mercoledì 24 maggio 2017

SCHIAVIZZARE L'AVVOCATO: sottrarlo alla libertà intellettuale e al lavoro libero



Maggio 2017 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna stampa notizie on line |




La colonna di Marco Aurelio  | via Wikidedia

"NAD sta combattendo contro un business che parte dalla visione esplicitata professionale: quella che l'avvocato sia un professionista "diminuito", che abbia bisogno di acquisire successivi attestati, idoneità, possibilità di offrire garanzie ai clienti e alle istituzioni forensi.

La distruzione della figura libera e liberale dell'avvocato non è casuale, né inevitabile. Si tratta di una precisa scelta politica: occorreva schiavizzare l'avvocato, sottrarlo alla libertà intellettuale, da un lato, e al lavoro libero, dall'altro. 

Nel rapporto fiduciario tra avvocato e cliente si inseriscono l'obbligo di preventivo scritto, l'assicurazione obbligatoria, le specializzazioni obbligatorie, gli albi ristretti, le short list, i requisiti reddituali per avere accesso alle convenzioni con i grossi gestori di contenzioso.











Molto è già stato fatto: la fascistizzazione della rappresentanza politica, detenuta dal Consiglio Nazionale Forense non esercitata in favore degli avvocati, ma contro gli avvocati, l'imposizione ai professionisti che superano l'esame di abilitazione di una serie di vessazioni, pesi, vincoli, più adatti alla scuola dell'obbligo che ad un giurista maturo e consapevole.

NAD non ci sta. Combatte questo assetto, pretende che l'avvocato sia considerato un individuo libero, che la professione possa svolgersi, ANCHE SENZA CONTINUITA'.

NAD pretende norme che diano all'avvocato la possibilità di essere imprenditore intellettuale, professionista liberale, responsabile ed indipendente, ripudia la concezione dell'avvocato "diminuito", e non si piegherà alle vessazioni imposte dall'Ordine forense. 

Combatteremo. Non abbiamo alternative."



















Piero Calamandrei. Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano nel 1955


Il discorso fu pronunciato da Piero Calamandrei nel 1955 in occasione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana organizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici a fondamento della vita associativa. 







Immagine: Piero Calamandrei | via Wikipedia



Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889  Firenze, 27 settembre 1956) è stato un politico, avvocato e accademico italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione.

Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte.



Biografia

Origini e formazione.

Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Pisa nel 1912. Si trasferì quindi a Roma. Partecipò a vari concorsi universitari. Nel 1915 fu nominato professore di procedura civile all'Università di Messina. Nel 1918 fu chiamato all'Università di Modena e Reggio Emilia,  poi passò a quella di Siena diventandone ordinario nel 1919. Della commissione incaricata a valutarne le capacità faceva parte il giurista Alfredo Rocco. Nel 1924, scelse la nuova facoltà giuridica di Firenze, dove tenne la cattedra di diritto processuale civile.
Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario nel 218º reggimento di fanteria; ne uscì col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Preferì lasciare l'esercito per proseguire la carriera accademica.


Immagine: Mussolini nel 1925 | via Wikipedia

Il ventennio fascista e l'attività di giurista.

Quando nel 1924 fu istituita la Commissione per la riforma dei codici. Calamandrei fu inserito nella sottocommissione incaricata di riformare il codice di procedura penale. La commissione terminò il proprio compito nel 1926, ma le proposte rimasero sulla carta
Dopo il delitto Matteotti fece parte del movimento Unione Nazionale, un partito liberale e antifascista, entrando nel consiglio direttivo. Partecipò alla direzione di Italia Libera, un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati a non chiedere la tessera del Partito Nazionale Fascista e collaborò con la testata Non Mollare, ma nel 1931 giurò fedeltà al regime fascista.
Negli anni seguenti vi furono altri tentativi di riformare i codici ma non ebbero sviluppo pratico. Nel 1939 divenne nuovo ministro di Grazia e Giustizia il bolognese Dino Grandi che riprese in mano l'idea di riformare i codici. Grandi affidò subito l'incarico al magistrato Leopoldo Conforti e decise di coinvolgere in maniera diretta i più importantistudiosi di procedura civile dell'epoca che erano Enrico Redenti, Francesco Carnelutti e Calamandrei. Il 16 ottobre 1939 il ministro Grandi in un discorso indicò quali erano le linee in base alle quali avrebbe dovuto svolgersi la riforma dei codici, poi richiese il parere dello stesso Calamandrei; il 13 novembre tutti e tre i giuristi furono invitati ad esprimere parere sul  lavoro del magistrato Conforti. 
Nel corso del 1940 Grandi, diventato Presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni decise di privilegiare il rapporto con lo stesso Calamandrei che convocò il 26 aprile 1940. All'inizio della seconda guerra mondiale Calamandrei fu richiamato al fronte ma ottenne una dispensa per intervento di Grandi che lo aveva incaricato nel frattempo di svolgere l'ultima revisione del codice di procedura civile.
Nella relazione preparata per il Re Calamandrei espose come nel nuovo codice di procedura civile fossero presenti i principi legislativi cui si erano ispirati. Il nuovo codice di procedura civile fu promulgato il 28 ottobre 1940 ed entrò definitivamente in vigore il 21 aprile 1942. Il codice di procedura civile emanato nel 1942 è in parte ancora in vigore in Italia
Calamandrei partecipò ai lavori preparatori per il nuovo codice civile; partecipò attivamente alla stesura del VI° libro. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli venne chiesta dal rettore del tempo.




Il dopoguerra e l'attività politica.


Calamandrei fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, fu direttore della Rivista di diritto processuale, de Il Foro toscano e del Commentario sistematico della Costituzione italiana

Il 26 gennaio 1955 tenne a Milano un famoso discorso presso la Società Umanitaria di Milano, rivolto ad alcuni studenti universitari e delle scuole medie superiori che avevano autonomamente organizzato un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana, nonostante la contrarietà delle loro scuole e la contestazione  di altri studenti, sui principi della Costituzione Italiana e della Libertà, il cui finale è rimasto celebre:


« Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione »

(Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955)





Immagine: Mussolini socialista interventistaMussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'intervento dell'Italia nella guerra. | via Wikipedia 


"Secondo una nota scritta nel novembre 1922 dai servizi segreti francesi a Roma, Mussolini (che venne dichiarato in un'altra nota degli stessi servizi «un agente del Ministero francese a Roma») avrebbe incassato nel 1914 dal deputato francese Charles Dumas, capo di gabinetto del ministro francese Jules Guesde, socialista, dieci milioni di franchi "per caldeggiare sul suo Popolo d'Italia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco delle potenze alleate".(Wikipedia)

"Emerge un fascismo caratterizzato, nella sua concreta realizzazione storica, come un movimento autoritarionazionalista e antidemocratico. Nel 1931 Mussolini esplicitò il proprio rifiuto della democrazia, definendo la disuguaglianza come «feconda e benefica» e in "Dottrina del Fascismo" scrisse che «regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete».[274]
Il fascismo fu sempre considerato dai suoi aderenti un movimento rivoluzionario, trasgressivo e ribelle (emblematico in tal senso il motto «me ne frego») in radicale contrasto col liberalismo dell'Italia pre-fascista. Pur avendo inizialmente tutelato gli interessi della borghesia industriale, Mussolini respinse ogni ipotesi di collusione con essa." (Wikipedia).



FontiWikipedia |  video You Tube | Piero Calamandrei: Discorso sulla Costituzione, pubblicato da Pierpaolo Farina in Il RompiballeStoria 




***






Posso solo rimembrare qui, "remember remember", di essere stata cancellata (estromessa senza spiegazioni, ovviamente si può fare)  da un gruppo fb che già seguivo poco causa la noia e il fastidio che mi suscitava, ci pubblicavo articoli e basta, commentavo ed intervenivo pochissimo alle loro diatribe, non mi importava una cippa di socializzare coi membri di quel gruppo o di discutere con loro: gruppo denominato "Politica Forense".  Il tutto è avvenuto in piena clima di propaganda politica PD per il referendum costituzionale.  E' accaduto immediatamente dopo aver lì pubblicato nel mese di novembre 2016 un articolo su Calamandrei!

Avete letto bene: CALAMANDREI: Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte


Che furore! Che sveltezza nell'escludere!  Manco "Furia a cavallo del West che beve solo caffè" poteva essere più lesto!
Saranno rimasti  forse piccati? Certamente non hanno apprezzato, dissentendo di fatto,  censurando l'autrice dell'articolo. 
Così è se ci sembra



I POLITICANTI FORENSI O PRESUNTI TALI. Di certo non mi rappresentano né mi interessano. 
Preferisco non commentare ulteriormente l'episodio. Mi lascia indifferente.
Tenetevi il vostro brodo (o minestrina ospedaliera) che io mi tengo il mio brodo di gallina ruspante. 
















INCONTRO TRA MUSSOLINI E D'ANNUNZIO

«D’Annunzio Mussolini i carissimi nemici». Un rapporto turbolento quello tra Gabriele D’Annunzio, il poeta immaginifico, lo scrittore, il politico, il soldato-eroe della Prima guerra mondiale e Benito Mussolini, il futuro duce del fascismo, che in D’Annunzio vide la sua guida, il suo Vate. Le strade dei due si incontrano nel 1919. Alla fine della Prima guerra mondiale. L’Italia non ebbe  la Dalmazia, uno smacco che provò indignazione e rabbia. "È una vittoria mutilata", disse D’Annunzio che, con Mussolini, era tra i più accesi interventisti. L’interventismo è il collante tra i due di un rapporto di odio e amore che alcuni storici giudicano fondamentale per la Storia. (Fonte: Onlinenews)




Immagine:Interventismo | Filippo Tommaso Marinetti, Guerra sola igiene del mondo | Wikipedia




Immagine: Italia nella prima guerra mondiale | Poster propagandistico con una crocerossina e la scritta "Chi darà un bicchier d'acqua in Nome Mio, non perderà la sua ricompensa". | Wikipedia


Immagine: Italia nella prima guerra mondiale | Poster di propaganda | Wikipedia



Immagine: Società italiana durante il fascismo | Donnas (Val d'Aosta): le facciate di molti edifici vennero usate per esibire motti propagandistici del regime |  Wikipedia












Immagine: via Flickr 

Mio nonno Vincenzo viveva in un paese in Abruzzo. Da giovane si rifiutò di iscriversi al partito fascista. Il tutto senza conseguenze dannose alla sua persona. Forse al suo paese era possibile. 
Durante la guerra salvò due suoi figli, tra cui mio padre, nascondendoli in campagna, mentre i tedeschi, perdendo storicamente, rastrellavano in paese giovani italiani per ucciderli in rappresaglia o magari deportarli e destinarli ai lavori forzati o peggio. I remember, gli amarcord di mio padre.
Mio nonno è morto, in tempi relativamente moderni e di pace, all'età di 90 anni. Sicuramente una persona avveduta, accorta. O semplicemente non si sentiva fascista. 

Il vostro invece? O il vostro bisnonno? 

Dipende ovviamente dall'età di chi legge. 

Era un camerata? Olalà  (francesismo) era uno squadrista? Indossava il fez fascista? Chi erano loro? Fatti vostri dopotutto.


Fidarsi è bene ma non fidarsi forse 
è spesso  inevitabile.





Immagine: Adunata di balilla | Opera nazionale balilla | via Wikipedia 


L'Opera nazionale Balilla per l'assistenza e per l'educazione fisica e morale della gioventù (nome esteso, nota come Opera nazionale Balilla, in sigla ONB) fu un'organizzazione giovanile del Regno d'Italia, istituita nel 1926, durante il ventennio fascista, poi soppressa e confluita nella Gioventù italiana del Littorio (GIL), a partire dal 1937.




Immagine: fez copricapo fascista | Fotografia scattata in Italia ed è nel pubblico dominio poiché il copyright è scaduto | via Wikipedia














Benito Mussolini e il fascismo raccontati da Indro Montanelli



Indro Montanelli,  (Fucecchio22 aprile 1909 – Milano22 luglio 2001), è stato un giornalistasaggista e commediografo italiano.
Considerato il più grande giornalista italiano del Novecento[3] e dotato di una scrittura di straordinaria concisione e limpidezza, Montanelli era in grado di spaziare dall'editoriale, al reportage, al corsivo pungente. Fu per circa quattro decenni l'uomo-simbolo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, e per vent'anni condusse un altro importante quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale. Fu anche autore di una collana di libri di storia molto popolari. In ciascuno di questi ruoli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori.


Sin da ragazzo, Montanelli incominciò a soffrire di depressione, un male che lo segnò per tutta la vita:
« La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente[12]. »
Probabilmente Montanelli soffriva di disturbo bipolare.


Il 22 luglio 2001, Montanelli si spense a Milano nella clinica La Madonnina (lo stesso luogo dove 29 anni prima era scomparso l'amico Dino Buzzati): operato agli inizi del mese per un tumore all'intestino, morì a causa di complicazioni. Il giorno seguente il direttore del Corriere della SeraFerruccio de Bortoli, pubblicò in prima pagina il necrologio di Montanelli, scritto da lui stesso pochi giorni prima di morire:
« Mercoledì 18 luglio 2001, ore 1:40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli – giornalista – Fucecchio 1909, Milano 2001 – prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili. »
(Corriere della Sera, 23 luglio 2001.)
Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio. (Wikipedia)




"Il fascismo fu Mussolini e soltanto Mussolini. Chi vi cerca altre cose, fonti ideologiche, è completamente fuori strada.
Dalla fine della guerra in poi non c'erano stati dei governi capaci di governare. Per lo stesso motivo per cui non lo sono ancora i governi attuali. Erano dei  governi di coalizione che non andavano d'accordo.

Nella piazza dominava la violenza che prima era stata rossa e che poi era diventata la violenza nera. Arrivò Mussolini e rimise ordine.
La difficoltà più grossa fu quella di quella di  inquadrare e di ordinare le quadre fasciste

Mussolini non ha mai amato i fascisti. Questo sia detto tra noi. Potrebbe essere il capitolo di una storia nuova, diciamoLi detestava. 
Queste squadre, i manganellatori, non ubbidivano mica a Mussolini. Obbedivano ai vari RAS provinciali. Erano autonomi. Rissosi, poi litigavano anche fra loro.
Mussolini ricorse a un sistema intelligente e sicuro, li inquadrò in una istituzione: creò la milizia fascista, che aveva una sua gerarchia e una sua disciplina poco rispettate però, insomma, che impedivano certe iniziative.
Non si fermò qui, Mussolini chiamò accanto, a sé a formare il governo, quanto c'era di meglio in Italia, sia che fosse fascista o che non lo fosse
Perchè lui affidò la riforma dei codici a Rocco che non veniva dai quadri fascisti!
Affidò la riforma scolastica, ed è l'unica buona riforma che l'Italia ha avuto in questo secolo, a Gentile che, anche se simpatizzava, non veniva dai ranghi fascisti.Questo Mussolini durò  cinque e sei anni e si capisce perché e come raccolse il consenso di quasi tutta l'Italia."
"Poi successe a Mussolini quello che succede sempre a chi esercita per troppo tempo un potere assoluto. Perse il senso della realtà.
Lui era stato un realista, tempista, politico eccellente, non uomo di Stato, ma politico eccellente, appunto per il senso del tempo e della misura che aveva avuto, si allontanò dalla realtà e  diventò il monumento di sé stesso, la caricatura di sé stesso. 
Quindi l'impero, la pretesa di essere non soltanto il protagonista della storia d'Italia, lo era effettivamente, ma della storia d'Europa. Far recitare all'Italia una parte cui era assolutamente impreparata e incapace. Fuori dalla realtà completamente, il che finì per renderlo prigioniero di Hitler". (Indro Montanelli)


Immagine: Decorazioni milizie  fasciste | via Wikipedia











PEDOFILA E FASCISMO. LE VISCERE DELLA FOLLIA

"Quello che fece Montanelli si chiamavamadamato” ed era una pratica molto in voga nel 1936; tutti i fascisti avevano la propria madama minorenne dentro al letto.
Montanelli acquistò una moglie dodicenne durante il colonialismo fascista in Eritrea.

Correva l’anno 1936, quella che sarebbe diventata una delle penne più prestigiose d’Italia scriveva nel numero di gennaio del periodico “Civilta’ Fascista” un articolo in cui si sosteneva che “non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà“.

Evidentemente non tutte le “fraternizzazione” erano sgraditi a Montanelli, come ha raccontato il diretto interessato in una intervista rilasciata a Enzo Biagi per la Rai nel 1982: “aveva dodici anni, ma non mi prendere per un Girolimoni, a dodici anni quelle lì erano già donne. L’avevo comprata a Saganeiti assieme a un cavallo e un fucile, tutto a 500 lire. (…) Era un animalino docile, io gli (sic) misi su un tucul (semplice edificio a pianta circolare con tetto conico solitamente di argilla e paglia) con dei polli. E poi ogni quindici giorni mi raggiungeva dovunque fossi insieme alle mogli degli altri ascari“.
L’episodio era gia’ stato rievocato in precedenza nel 1969, durante il programma “L’ora della verita’”, in cui Montanelli descriveva la sua esperienza coloniale: “Pare che avessi scelto bene – racconto’ Montanelli – era una bellissima ragazza, Milena, di dodici anni. Scusate, ma in Africa e’ un’altra cosa. Cosi’ l’avevo regolarmente sposata, nel senso che l’avevo comprata dal padre.
La moglie bambina di Montanelli (abbandonata al suo Tucul e al suo destino quando il giornalista rientrò in Italia); le leggi razziali proibivano di elevare al rango di moglie vera e propria una “madama” acquistata per i soggiorni nelle colonie.
Il “madamato” non era un vero e proprio matrimonio con parita’ di diritti e doveri, ma una forma di “contratto sociale” segnata dal dominio autoritario del colonizzatore sull’indigeno, dell’uomo sulla donna, dell’adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. E alla fine avevi qualcosa che era meno di una moglie e poco piu’ che una schiava"
Fu importante che queste relazioni di dominio con le “belle abissine” non sconfinassero mai nei sentimenti. Nel Regio Decreto 740 del 19 aprile 1937, dal titolo eloquente “Sanzioni per rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi“, si stabilì che “il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione d’indole coniugale con persona suddita dell’Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell’Africa Orientale Italiana è punito con la reclusione da uno a cinque anni“.
Fonte: PEDOFILA E FASCISMO. LE VISCERE DELLA FOLLIA | Sorrento News










CHI VOLEVA LA GUERRA E CHI NO | chi apprezzava il regime e chi no



La storia siamo noi.





Immagine: Hitler a Roma | via Wikipedia 





25 aprile 1945: Mussolini abbandona la prefettura di Milano. A sinistra il tenente Fritz Birzer, capo scorta delle SS. Questa è l'ultima foto che ritrae Mussolini vivo






I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto Milano. Il primo cadavere a sinistra è di Nicola Bombacci. Gli ultimi due a destra sono Pavolini e Starace. | via Wikipedia






L'esecuzione di Mussolini avvenne il 28 aprile 1945.



Nell'aprile 1945, Mussolini, sempre più isolato e impotente, dopo che il fronte della Linea Gotica ha ceduto e le forze tedesche in Italia sono in rotta, Mussolini si trasferisce a Milano. Il 25 aprile, ottiene un incontro con il cardinale Schuster, che sta tentando di mediare con il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) la resa delle forze fasciste, nella speranza di evitare spargimenti di sangue. Tuttavia l'indecisione di Mussolini e l'intransigenza delle parti rendono impossibile qualsiasi accordo. I comandi delle SS tedesche (generale Wolff), poco prima dell'arrivo del duce, fanno sapere al cardinale di non aver più bisogno di lui, avendo essi nel frattempo stretto un patto separato con gli Alleati (all'oscuro di Hitler, ovviamente) e con uomini vicini al CLN.[246] "Appresa da Schuster la notizia, Mussolini si sente tradito e definitivamente abbandonato anche dai tedeschi, interrompe la discussione e lascia precipitosamente l'arcivescovado".


Alessandro Pertini detto Sandro (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 -- Roma, 24 febbraio 1990) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, il secondo socialista (dopo Giuseppe Saragat) a ricoprire la carica. Sandro Pertini racconta ad Enzo Biagi il suo incontro con Benito Mussolini avvenuto durante l'insurrezione di Milano presso l'Arcivescovado di Milano.





Nonostante il parere contrario di parte del suo seguito, Mussolini decide quindi di lasciare Milano. I motivi della decisione non sono del tutto chiari. Vi è chi ritiene che fosse stato concordato un incontro segreto con emissari alleati provenienti dalla Svizzera, ai quali Mussolini si sarebbe dovuto consegnare portando con sé importanti documenti. Si è anche supposto che Mussolini, nell'improbabilità di uscirne indenne, volesse a tutti i costi evitare di cadere nelle mani degli Alleati, pur nella consapevolezza che se fosse finito in mano ai partigiani sarebbe stato certamente giustiziato. Nel tardo pomeriggio del 25 aprile, la colonna di Mussolini parte dalla Prefettura alla volta di Como, per poi proseguire verso Menaggio, lungo la sponda occidentale del lago (anziché verso la più sicura sponda orientale, come proposto dal capo del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini). Mussolini trascorre l'ultima notte da uomo libero pernottando in un albergo  a pochi chilometri dal confine svizzero. Il giorno dopo Mussolini, insieme a pochi fedeli e a Claretta Petacci, che lo aveva frattanto raggiunto, ridiscende verso il lago. Sulla statale Regina si unisce ad una colonna della contraerea tedesca in ritirata.
La colonna viene fermata a Musso la mattna presto dai partigiani della 52ª Brigata Garibaldi. Dopo lunghe trattative, si giunge all'accordo che i tedeschi possono proseguire dopo una perquisizione, mentre gli italiani devono essere consegnati. Mussolini viene convinto dal tenente SS Birzer, incaricato di custodirlo dal suo comando poco prima della partenza da Gargnano, a nascondersi su un camion tedesco indossando un cappotto da sottufficiale e un elmetto. Dopo pochi chilometri la colonna viene fermata a Dongo e, durante l'ispezione, Mussolini viene riconosciuto dal partigiano Giuseppe Negri "Biondino" e subito arrestato dal vice commissario.
Nel municipio di Dongo viene interrogato e in serata, per sicurezza, viene trasferito a Germasino, nella caserma della Guardia di Finanza. Durante la notte viene ricongiunto con Claretta Petacci e insieme si pensa di trasferirli a Brunate per poi condurli in un secondo tempo a Milano, ma durante il percorso numerosi posti di blocco convincono gli accompagnatori Luigi Canali "Neri", Michele Moretti "Pietro" e Giuseppina Tuissi "Gianna" a desistere e a trovare una diversa destinazione. Per questo vengono portati a Bonzanigo.

Giorni prima era stato emesso un comunicato del CLN[253] nel quale si esprimeva la necessità di una rinascita sociale e politica dell'Italia, attuabile solo attraverso l'uccisione di Mussolini e la distruzione di ogni simbolo del partito fascista. Il documento era a firma di tutti i componenti del CLN (Partito comunista, Partito Socialista Italiano di Unità ProletariaDemocrazia del Lavoro, il Partito d'Azione, la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale Italiano).

La decisione di dar corso al comunicato fu presa da coloro che detenevano Mussolini nell'arco di poche ore, in un contesto in cui era molto difficile mettersi in contatto con Roma e far riunire il Comitato di Liberazione Nazionale

I partigiani che lo avevano catturato informarono (usando il telefono di una centrale idroelettrica) il comando di Milano.

Secondo Raffaele Cadorna,[254] venne presa la decisione che facesse il miglior interesse dell'Italia. Cadorna sosteneva che se Mussolini fosse stato consegnato agli Alleati ne sarebbe scaturito un processo a un intero ventennio di politica italiana, nel quale sarebbe stato difficile separare le responsabilità di un popolo da quelle del suo condottiero, con conseguente discredito. La mattina del 28 aprile Leo Valiani portò a Cadorna un ordine di esecuzione a firma del CLNAI, riferendogli che si trattava della decisione raggiunta da Valiani medesimo insieme con Luigi LongoEmilio Sereni e Sandro Pertini la sera precedente: uccidere Mussolini senza processo, data l'urgenza.[255]





Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci, a Giulino di Mezzegra, in Lombardia.


La versione ufficiale


"Il mitra di Walter Audisio", nome di battaglia "Valerio", "fa cilecca". L'arma di Walter Audisio ("il colonnello"), un mitra Thompson, fu successivamente riconsegnata al commissario politico senza essere stata utilizzata .


Mussolini pertanto potrebbe essere stato fucilato materialmente dal partigiano comunista di Como Michele Moretti, nome di battaglia, "Pietro". Moretti era armato di mitra francese MAS, calibro 7,65 lungo.

Michele Moretti fu un personaggio schivo, in merito alla morte di Benito Mussolini, sostenne sempre la versione ufficiale confermando Walter Audisio quale esecutore della condanna. Tra gli storici però c'è chi sostiene che fu lo stesso commissario garibaldino a premere il grilletto del mitra MAS 7,65 lungo e ad uccidere l'ex duce del fascismo. Il mitra del colonnello “Valerio” si sarebbe inceppato, e il capo partigiano avrebbe chiamato Moretti che portò il suo. Con tale arma Audisio/Valerio avrebbe scaricato una raffica mortale sull'ex capo del fascismo e sulla Petacci. 
Con riguardo alle vicende di cui fu protagonista nel 1945, Moretti mantenne sempre una rigorosa riservatezza. Nelle poche interviste sostenne la versione ufficiale circa la morte di Benito Mussolini.


I tempi e i modi dell'esecuzione furono dettati anche dalla volontà di evitare interferenze da parte degli alleati, che avrebbero preferito catturare Mussolini e processarlo davanti ad una corte internazionale.




Walter Audisio, nome di battaglia Colonnello Valerio  (Alessandria28 giugno 1909 – Roma11 ottobre1973), è stato un partigiano e politico italiano; il 28 aprile 1945 eseguì la sentenza di morte di Benito Mussolini e, durante la notte successiva, provvide al trasporto del suo cadavere e di quello di altri 17 giustiziati, in Piazzale Loreto, a Milano. (Wikipedia)






La verità su Dongo. Il colonnello Valerio.


Walter Audisio rievoca le fasi della cattura e della condanna di Mussolini e della Petacci.









In seguito il corpo di Mussolini fu trasportato a Piazzale Loreto, Milano. Venne scaricato nel medesimo luogo in cui il 10 agosto 1944 erano stati fucilati e lasciati esposti al pubblico quindici partigiani (come rappresaglia per un attentato non rivendicato).[259]






"Nello stesso momento in cui gli americani stanno entrando in città: è il 29 aprile 1945". La gente accorsa in piazza prese ad insultare i cadaveri, infierendo su di loro con sputi, calci, spari e altri oltraggi, accanendosi in particolare sul cadavere di Mussolini. Il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise quindi di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina.

L'uccisione di Mussolini e della Petacci, e la decisione di esporre i corpi al pubblico ludibrio, ricevettero numerose critiche anche da parte di esponenti della Resistenza antifascista. Ferruccio Parri, definì la vicenda "uno spettacolo da macelleria messicana" e Sandro Pertini dichiarò: «A Piazzale Loreto l'insurrezione si è disonorata» (Wikipedia)

















VERDENA: 'COME PUOI VIVERE A TESTA IN GIU' 














Montanelli e il futuro dell'Italia e degli italiani, analisi spietatamente corretta.























Giuridica News | Avv. Gabriella Filippone







«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)


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Sull'argomento puoi vedere:





La "longa manus" di Cassa Forense in Australia. Collega all'estero obbligata a contributo previdenziale CF



























































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