pubblicato in
Diritto e Giustizia
In previdenza i diritti quesiti non esistono, esistono
solo aspettative di diritto più o meno legittime
di Paolo Rosa - Avvocato
Ci attende un autunno caldissimo anche sul versante
previdenziale. È bene sgombrare il campo da troppi equivoci che si
diffondono sul tema dei diritti quesiti. In mancanza di una definizione
normativa di “diritto quesito”, appare necessario fare ricorso ai principi
generali dell’ordinamento e all’elaborazione giurisprudenziale in materia.
Irretroattività
delle leggi. Sotto il primo profilo, rileva il
principio dell’irretroattività delle leggi, sancito dall’art.
11 delle pre-leggi: «la legge non dispone che per l’avvenire: essa non ha effetto
retroattivo».
Tale principio, ispirato all’esigenza superiore della certezza del diritto,
esclude (in linea generale) che una norma giuridica possa applicarsi ad atti,
fatti, eventi o situazioni verificatesi prima della sua entrata in vigore, per
i quali si suole parlare di “diritti quesiti”.
Poiché il principio dell’irretroattività delle leggi, pur costituendo un valore di civiltà e principio generale dell’ordinamento, non è
stato elevato a dignità costituzionale (se si accentua la previsione dell’art.
25 Cost. limitatamente all’irretroattività della legge penale incriminatrice),
può in teoria essere derogato.
Il legislatore, fermo restando il predetto limite dell’irretroattività della legge
penale, può emanare norme con efficacia retroattiva «a condizione che la
retroattività trovi adeguata giustificazione sul piano della ragionevolezza e
non si ponga in contrasto con altri valori e interessi costituzionalmente
prodotti» (Corte Costituzionale, sentenza n. 263/02; 136/01; 374/00 e 229/99).
La teoria
del “fatto compiuto”. In pratica, è problematico individuare diritti effettivamente quesiti per via delle numerose
eccezioni previste da legislazioni più o meno transitorie.
A causa dell’indeterminatezza della nozione, ha trovato affermazione la diversa teoria del “fatto compiuto” (facta praeterita), in virtù della quale le nuove norme non estendono la loro efficacia ai fatti compiuti sotto il vigore della legge precedente, benché dei fatti stessi siano pendenti gli effetti.
A causa dell’indeterminatezza della nozione, ha trovato affermazione la diversa teoria del “fatto compiuto” (facta praeterita), in virtù della quale le nuove norme non estendono la loro efficacia ai fatti compiuti sotto il vigore della legge precedente, benché dei fatti stessi siano pendenti gli effetti.
Una nuova disposizione non può trovare
applicazione nei riguardi di rapporti giuridici che hanno esaurito i propri
effetti, altrettanto non può dirsi con riferimento ai rapporti di durata
(Cassazione, sez. lavoro, sentenza n. 19351/07 laddove si afferma che «l’unico
limite in materia è dato dall’intangibilità di quei diritti che siano già
entrati a far parte del patrimonio del lavoratore, quale corrispettivo di una
prestazione già resa o di una fase del rapporto già esaurita. Ne consegue –
aggiunge la Suprema Corte – che la tematica dei diritti quesiti attiene
unicamente a queste ultime posizioni»).
Il
diritto pensionistico. E’ consolidato l’orientamento giurisprudenziale
secondo cui il diritto pensionistico diventa “quesito”, solo nel momento in cui l’interessato perfeziona il
diritto alla pensione , maturando i requisiti necessari per essere collocato a
riposo. Ciò determina il nascere di un vero e proprio diritto soggettivo con
applicazione del conseguente trattamento di quiescenza secondo le norme in
vigore in detto momento. Precedentemente l’interessato può vantare solo
un’aspettativa ad un determinato trattamento di quiescenza e non può dolersi di
eventuali modifiche in peius delle disposizioni previdenziali
incidenti anche sul proprio trattamento, ma solo il rispetto del principio del pro
rata temporis!
Il problema è capire fino a che punto la legge possa disporre per il passato, specie
laddove venga a impattare sull’erogazione di prestazioni per le quali vengano
in rilievo «altri valori e interessi costituzionalmente protetti», come nel
caso della corresponsione della retribuzione o, per quanto qui rileva, delle
prestazioni previdenziali (I limiti costituzionali alla revisione delle
pensioni: le prospettive per il futuro, di Antonella Valeriani).
Dire che il trattamento pensionistico è ormai maturato e che nessuno lo può più toccare è un non senso a livello sistematico.
Dire che il trattamento pensionistico è ormai maturato e che nessuno lo può più toccare è un non senso a livello sistematico.
Le
argomentazioni utilizzate dalla giurisprudenza costituzionale a favore dei
diritti acquisiti si basano principalmente sull’art. 36 Cost. e sull’art. 38
Cost. che enuncia il principio di adeguatezza dei mezzi di sostentamento in
caso di vecchiaia.
Le pensioni
vengono dalla giurisprudenza equiparate a un reddito
differito dove lo Stato non potrebbe, tendenzialmente, ridurre successivamente
l’entità delle pensioni senza violare il principio di ragionevolezza, di
affidamento e di adeguatezza del trattamento.
Bisogna fare una distinzione assolutamente fondamentale tra le prestazioni
pensionistiche che sono state finanziate dal montante contributivo versato e
quelle che sono risultate più generose rispetto alla contribuzione versata.
Le prime sono le
uniche intangibili mentre le altre, per la parte non
finanziata dalla contribuzione versata possono essere ridotte a equità di
fronte all’insostenibilità finanziaria del sistema previdenziale e in un
contesto di risorse limitate.
La recente
sentenza n. 124/17 della Corte Costituzionale ha ribadito la correttezza di
questa impostazione.
La Corte Costituzionale ha dichiarato non fondante le questioni di legittimità costituzionale in relazione a diversi parametri costituzionali sottolineando che la disciplina del tetto massimo di € 240.000,00 annui si iscrive in un contesto di risorse limitate, che devono essere ripartite in maniera congrua e trasparente.
La Corte Costituzionale ha dichiarato non fondante le questioni di legittimità costituzionale in relazione a diversi parametri costituzionali sottolineando che la disciplina del tetto massimo di € 240.000,00 annui si iscrive in un contesto di risorse limitate, che devono essere ripartite in maniera congrua e trasparente.
Il limite delle
risorse disponibili, scrive la Corte, vincola il legislatore a scelte
preordinate a bilanciare molteplici valori di rango costituzionale, tra i quali
spiccano il diritto dei funzionari a una retribuzione proporzionata
alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e a un’adeguata tutela previdenziale,
ma anche la solidarietà tra le diverse generazioni che interagiscono nel
mercato del lavoro, in una prospettiva volta a garantire un equo ed effettivo
accesso alle opportunità di occupazione che si presentano.
In questo
contesto il legislatore gode di un’ampia discrezionalità nel bilanciare i
diversi valori coinvolti, purché la disciplina non sia manifestamente
irragionevole.
Criteri per determinare se una disciplina sia o meno manifestamente
irragionevole. Anzitutto
occorre valutare quali siano le finalità perseguite.
Non è
irragionevole che, in presenza di risorse limitate, il legislatore ponga misure di contenimento e di razionalizzazione della spesa
pubblica.
L’intervento del legislatore non può essere discriminatorio nel senso che gli
interventi debbono avere una valenza generale, per esempio, per l’intero
comparto pubblico.
La lezione che
si ricava dalla sentenza n. 124/17 della Corte Costituzionale è che i
trattamenti retributivi e quelli previdenziali, cosi come qualsiasi altra
prestazione attribuita nell’ambito di un rapporto di durata, com’è tipicamente
quello previdenziale, ben possono essere oggetto di una rivalutazione ponderata
degli effetti di lungo periodo che prevalgono su altri interessi generali.
In un quadro di politiche economiche e sociali in evoluzione, spetta al legislatore elaborare soluzioni e modulare le posizioni di vantaggio in rapporto alle mutevoli esigenze di riassetto della spesa e di riqualificazione delle risorse in favore delle nuove generazioni.
Unico limite all’intervento riduttivo del legislatore è dato dalle sole prestazioni pensionistiche interamente finanziate dal montante contributivo versato.
In un quadro di politiche economiche e sociali in evoluzione, spetta al legislatore elaborare soluzioni e modulare le posizioni di vantaggio in rapporto alle mutevoli esigenze di riassetto della spesa e di riqualificazione delle risorse in favore delle nuove generazioni.
Unico limite all’intervento riduttivo del legislatore è dato dalle sole prestazioni pensionistiche interamente finanziate dal montante contributivo versato.
previdenza forense | 08 Settembre 2017
Le aspettative di diritto e la solidarietà
intergenerazionale quale strumento di giustizia redistributiva
di Paolo Rosa - Avvocato
Nel
precedente intervento ho trattato dei diritti quesiti in previdenza.
La Suprema Corte
di Cassazione in tema di rapporti di durata (come quello previdenziale) e di
successione di leggi: "Il principio
della irretroattività della legge costituisce un principio generale del
nostro ordinamento, comporta che la legge nuova non possa essere applicata, oltre
che ai rapporti giuridici esauriti prima della sua entrata in vigore, a quelli
sorti anteriormente ed ancora in vita, se in tal modo si disconoscano gli
effetti già verificatisi del fatto passato o si venga a togliere efficacia, in
tutto o in parte, alle conseguenze attuali e future dello stesso; lo stesso
principio comporta che la legge nuova possa essere applicata ai fatti,
agli status e alle situazioni esistenti o sopravvenute alla data della sua
entrata in vigore, ancorché conseguenti a un fatto passato, quando essi, ai
fini della disciplina disposta dalla nuova legge, debbano essere presi in
considerazione in sé stessi, prescindendosi totalmente dal collegamento con il
fatto che li ha generati, in modo che resti escluso che, attraverso tale
applicazione, sia modificata la disciplina giuridica del fatto generatore" (Cass. S.U. n. 2926 del 1967, Cass. 3231 del 1987, Cass. 4462 del 1999, Cass.
2433 del 2000, Cass. 14073 del 2002 e Cass. 20680 del 2016).
Il rapporto previdenziale è un tipico rapporto di durata. Ha origine nel momento in cui vengono ad esistenza le condizioni previste dalla legge e si protrae nel tempo, fino a quando si verifichino altre condizioni di fatto fissate dal legislatore per la sua estinzione.
Nel caso in cui nel corso del rapporto si verifichi una successione di legge, secondo i principi richiamati, la nuova legge, mentre non può incidere negativamente sul diritto alla prestazione previdenziale, le cui condizioni di esistenza restano definitivamente regolate dalla legge abrogata, può legittimamente disciplinare gli effetti giuridici che derivano dal predetto diritto, in quanto danno luogo a situazioni che si protraggono nel tempo successivo alla sua entrata in vigore.
Il rapporto previdenziale è un tipico rapporto di durata. Ha origine nel momento in cui vengono ad esistenza le condizioni previste dalla legge e si protrae nel tempo, fino a quando si verifichino altre condizioni di fatto fissate dal legislatore per la sua estinzione.
Nel caso in cui nel corso del rapporto si verifichi una successione di legge, secondo i principi richiamati, la nuova legge, mentre non può incidere negativamente sul diritto alla prestazione previdenziale, le cui condizioni di esistenza restano definitivamente regolate dalla legge abrogata, può legittimamente disciplinare gli effetti giuridici che derivano dal predetto diritto, in quanto danno luogo a situazioni che si protraggono nel tempo successivo alla sua entrata in vigore.
La nuova legge non può escludere il diritto alla prestazione previdenziale sorto sotto il vigore della legge abrogata, può regolare diversamente,
a partire dalla data della sua entrata in vigore, le modalità di erogazione
della prestazione. (Cass. 20680/2016).
Tutela
della pensione minima Nella
giurisprudenza della Corte Costituzionale, risulta la
distinzione tra la tutela della pensione minima e l’intangibile discrezionalità
del legislatore nella determinazione dell’ammontare delle prestazioni previdenziali
e nella variazione dei trattamenti.
Mentre il
conseguimento della pensione al minimo è un bene costituzionalmente protetto,
altrettanto non può dirsi per il raggiungimento di trattamenti pensionistici e
benefici ulteriori (ex plurimis sentenza n. 227 del 1997 e sentenza n.
33 del 2013).
Nell’odierno
scenario di endemica crisi economica (che siamo fuori dal tunnel lo ha detto di
seguito Berlusconi, Monti, Letta, Renzi e, da ultimo a Cernobbio, anche
Gentiloni) assumono centrale rilievo tra i i doveri di
solidarietà economica e sociale.
Solidarietà
intergenerazionale. Ai doveri inderogabili di solidarietà
l’ordinamento attribuisce il compito di mitigare l’esercizio dei diritti,
specie quelli previdenziali finanziariamente condizionati, al precipuo scopo di
preservare le condizioni di un loro godimento futuro da parte di altre
generazioni.
In periodi di
persistente crisi economica si richiedono quindi al legislatore interventi
eccezionali di giustizia redistributiva.
Nella sentenza n.
173/2016 la Corte Costituzionale ha affermato in ambito
pensionistico il principio della mutualità intergenerazionale.
Il
tema della responsabilità tra generazioni e un tema noto e di più ampio
respiro.
Un principio di responsabilità fra le generazioni: la Corte Costituzionale implicitamente afferma la dimensione intertemporale dei diritti e dei doveri,
gli uni inscindibilmente connessi e dipendenti dagli altri, anche se
riconducibili a diverse generazioni.
In questa
prospettiva è facile cogliere l’obiettivo di giustizia sostanziale che un
prelievo forzoso sulle pensioni di importo più elevato realizza attraverso il
reimpiego delle somme all’interno del circuito previdenziali.
In tal modo, il
futuro godimento di uno o più diritti sociali per alcuni è necessariamente
correlato all’attuale imposizione su altri di uno o più doveri di solidarietà
economica.
Doveri che il legislatore può introdurre nel rispetto dei principi di ragionevolezza e di proporzionalità.
La questione della solidarietà intergenerazionale si presenta quale questione redistributiva di giustizia sociale.
Doveri che il legislatore può introdurre nel rispetto dei principi di ragionevolezza e di proporzionalità.
La questione della solidarietà intergenerazionale si presenta quale questione redistributiva di giustizia sociale.
Il rapporto intergenerazionale va considerato un rapporto giuridico regolato
dai principi di responsabilità, equità e solidarietà.
La prospettiva del futuro deve essere necessariamente inclusa nell’orizzonte
della tutela giuridica (La solidarietà intergenerazionale quale strumento di
giustizia redistributiva dell’avv. Gabriele Pepe, in www.lavocedeldiritto.it).
Applicando
questi principi ormai acquisiti nella giurisprudenza della Corte Costituzionale
e della Corte di Cassazione, alla previdenza forense abbiamo che tutti gli
iscritti hanno, come diritto costituzionale, il diritto al conseguimento
della pensione minima.
Una ragione per una modifica strutturale dell’assetto previdenza forense così da
introdurre la pensione sociale forense al fine di evitare il default quando gli
iscritti a basso reddito chiederanno al Giudice, in luogo della pensione
contributiva, la pensione minima retributiva.
Il tutto con uno sforzo di solidarietà da parte dei più fortunati.
Il tutto con uno sforzo di solidarietà da parte dei più fortunati.
previdenza forense | 15 Settembre 2017
Drop in Cassa Forense
di Paolo Rosa - Avvocato
Che cosa è il drop? Si tratta di una delle situazioni
classiche nelle quali ci si trova quando ci capita di dover comprare una giacca
o un nuovo abito. Sul cartellino troviamo la scritta “taglia 48, drop 6”, ma
non sappiamo in alcun modo cosa significhi.
Cerchiamo allora di comprendere insieme che cosa
è il drop nell'ambito della sartoria e a cosa serve.
La
definizione tecnica è semplice. Il drop è la differenza tra la
semimisura del torace e quella della vita e serve a rendere più equilibrata la
scelta di un abito, personalizzandone il taglio e migliorando in maniera
esponenziale la vestibilità complessiva del vestito, sia per quanto riguarda la
giacca che per i pantaloni.
Per assicurarsi un abito che calzi a pennello è fondamentale conoscere il proprio numero di drop: possibilità che abbiamo per garantirci giacche e pantaloni che possano essere
indossati in maniera armoniosa e compatta.
Gli abiti di confezione industriale, quindi non su misura ma pronti per essere
indossati, vengono realizzati a partire da rilevazioni antropometriche che
individuano le proporzioni del corpo umano, al fine di sviluppare tagli
sartoriali che si adeguino in maniera quasi perfetta a gran parte delle
tipologie fisiche.
I drop ci
permettono di scegliere con serenità un abito perfetto per la nostra
struttura corporea, assicurando un equilibrio complessivo tra torace, vita e
altezza.
Il drop
degli avvocati. Attualmente in Cassa Forense ci sono soltanto due
misure: la pensione retributiva e, residuale, la pensione contributiva.
240 mila
avvocati sono costretti a misurarsi con due soli drop.
Come ha detto recentemente Mario Draghi: «Bisogna avere occhi liberi, non gravati dalla difesa di paradigmi precedentemente detenuti che hanno perso ogni potere esplicativo».
Di fronte ad una realtà composita la offerta previdenziale e assistenziale deve conformarsi alle varie esigenze per non fungere da camicia di forza come oggi sta avvenendo.
Come ha detto recentemente Mario Draghi: «Bisogna avere occhi liberi, non gravati dalla difesa di paradigmi precedentemente detenuti che hanno perso ogni potere esplicativo».
Di fronte ad una realtà composita la offerta previdenziale e assistenziale deve conformarsi alle varie esigenze per non fungere da camicia di forza come oggi sta avvenendo.
La proposta. Con gli altri
amministratori del gruppo FB Previdenza forense, Daniela Nazzaro, Lucia
Iannone, Carmen Picariello e Francesca Scudiero, abbiamo lanciato questa
proposta:
MANIFESTO PROGRAMMATICO DI RIFORMA DELLA PREVIDENZA FORENSE
A. LE FONTI DEL DIRITTO TRIBUTARIO
La classificazione delle fonti del diritto
tributario ricalca quella della gerarchia delle fonti in generale.
Avremo, in una ipotetica “scaletta“, la Costituzione, la legge
ordinaria, il decreto legislativo, il decreto legge, la legge regionale, nonché
le fonti secondarie quali regolamenti e decreti ministeriali.
- LA
COSTITUZIONE
Nel nostro
sistema, fonte primaria del diritto tributario è la Costituzione,
la quale sancisce i principi cui il legislatore deve necessariamente attenersi
nell’emanazione di norma fiscali.
Tali PRINCIPI sono:
Tali PRINCIPI sono:
a) la riserva di
legge (art. 23): «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere
imposta se non in base alla legge»;
b) la capacità
contributiva (art. 53), ogni soggetto è tenuto all’adempimento
della prestazione in ragione della sua capacità contributiva;
c)
l’universalità dell’imposta (art. 53), «tutti sono tenuti a
concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva»;
d) la
progressività del sistema tributario (art. 53), principio programmatico,
attuabile mediante varie forme (progressività per detrazione, per
classi, per scaglioni, progressività continua);
e) l’uguaglianza
(relativa) dell’onere tributario (art. 3), secondo il quale l’onere fiscale
deve essere suddiviso fra tutti i soggetti d’imposta in proporzione della
propria capacità contributiva;
f)
l’inabrogabilità delle norme tributarie a mezzo referendum (art. 75);
g)
l’impossibilità di introdurre nuovi tributi con la legge di approvazione del
bilancio (art. 81).
h) la sussidiarietà della legge regionale (art. 119).
h) la sussidiarietà della legge regionale (art. 119).
- LO STATUTO DEL
CONTRIBUENTE
«I principi
generali dell’ordinamento tributario» sono suscettibili di essere derogati o
modificati solo con legge ordinaria e mai da leggi speciali (art. 1, l. n.
2012/2000)
- IL DIRITTTO
COMUNITARIO
I Regolamenti
hanno portata generale, sono obbligatori e sono direttamente applicabili in
ciascuno stato membro senza necessità di ratifica; le Direttive vincolano
invece gli stati quanto al fine da perseguire lasciando agli stessi un certo
grado di discrezionalità per quanto riguarda la ratifica, in questo caso
necessaria.
B. LA NORMATIVA PREVIDENZIALE FORENSE
- LA LEGGE PROFESSIONALE n. 247/2012
Art. ,1 comma 1,
lett. d). «favorisce l'ingresso alla professione di
Avvocato e l'accesso alla stessa, in particolare alle giovani generazioni, con
criteri di valorizzazione del MERITO».
Art. 21, comma 1. «Le modalità di accertamento dell'esercizio effettivo, continuativo, abituale e prevalente della professione, le eccezioni consentite e le modalità per la reiscrizione sono disciplinate con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 1 e con le modalità nello stesso stabilite, CON ESCLUSIONE DI OGNI RIFERIMENTO AL REDDITO PROFESSIONALE».
Art. 21, comma 1. «Le modalità di accertamento dell'esercizio effettivo, continuativo, abituale e prevalente della professione, le eccezioni consentite e le modalità per la reiscrizione sono disciplinate con regolamento adottato ai sensi dell'articolo 1 e con le modalità nello stesso stabilite, CON ESCLUSIONE DI OGNI RIFERIMENTO AL REDDITO PROFESSIONALE».
- Il d.lgs. n. 509/94 concernente la
«trasformazione in persone giuridiche private di enti gestori di forme
obbligatorie di previdenza e assistenza» ... «a condizione che non usufruiscano
di finanziamenti pubblici o altri ausili pubblici di carattere finanziario»
(art. 1). La norma disciplina la gestione economico-finanziaria (art. 2) e i
poteri degli organi di Vigilanza (art. 3).
C. LA DOTTRINA
La dottrina si
esprime in prevalenza nel senso della natura di imposta dei contributi
previdenziali abbandonando la risalente concezione dei contributi come salario previdenziale.
D. LA GIURISPRUDENZA
- CASSAZIONE III
PENALE n. 20845 del 25 maggio 2011.
La Corte ha
rilevato che in tema di omesso versamento delle ritenute previdenziali, la
giurisprudenza di legittimità ha escluso ogni rilevanza dello stato di dissesto
dell’impresa. "Lo stato di dissesto dell’imprenditore, il quale prosegua nell’attività d’impresa senza adempiere all’obbligo previdenziale
e neppure a quello retributivo, non elimina il carattere di illiceità penale
dell’omesso versamento dei contributi. I contributi non costituiscono
parte integrante del salario ma un tributo, in quanto tale da pagare, indipendentemente dalle vicende finanziarie dell’azienda. La sua “ratio” è nelle finalità, costituzionalmente garantite, che
siano assicurati i benefici assistenziali e previdenziali a favore dei
lavoratori. La commisurazione del contributo alla retribuzione
deve essere considerata un mero criterio di calcolo per la quantificazione del
contributo stesso." (cfr. Cass. n. 11962/1999).
E. LA RIFORMA
In base all'
art. 2 dello STATUTO CF deve assicurare a tutti gli Avvocati che abbiano
esercitato la professione con continuità e ai loro superstiti un trattamento
previdenziale in attuazione dello art. 38 della Costituzione. Oggi per motivi
demografici, reddituali e di sostenibilità di lungo periodo si impone una
riforma strutturale dell' attuale assetto informata ai seguenti:
PRINCIPI
1) abolizione della contribuzione minima, sia soggettiva che integrativa: la contribuzione va informata ai principi di progressività e proporzionalità rispetto al reddito, modulata secondo scaglioni;
2) va esercitata la opzione al sistema di calcolo contributivo della pensione, equo e solidale, in pro rata, con armonizzazione equa con il pregresso;
1) abolizione della contribuzione minima, sia soggettiva che integrativa: la contribuzione va informata ai principi di progressività e proporzionalità rispetto al reddito, modulata secondo scaglioni;
2) va esercitata la opzione al sistema di calcolo contributivo della pensione, equo e solidale, in pro rata, con armonizzazione equa con il pregresso;
3) esenzione
totale per i redditi al di sotto della soglia di povertà;
4) inserimento,
accanto alla pensione minima, della pensione sociale forense, pari al minimo
INPS (501,89 euro);
5) liquidazione
di tutte le prestazioni assistenziali con rigorosa applicazione del criterio
nazionale ISEE;
6) cancellazione del ruolo esattoriale per tutti gli iscritti, previa rinegoziazione, mediante predisposizione di piani di rientro INDIVIDUALI del debito contributivo, con priorità di recupero rispetto ai GRANDI DEBITORI (oltre i 100.000 euro);
6) cancellazione del ruolo esattoriale per tutti gli iscritti, previa rinegoziazione, mediante predisposizione di piani di rientro INDIVIDUALI del debito contributivo, con priorità di recupero rispetto ai GRANDI DEBITORI (oltre i 100.000 euro);
7) va previsto un
regime di incompatibilità tra la erogazione della pensione e la permanenza
negli Albi, in alternativa inserire un tetto tra pensione e reddito da
professione, secondo i principi della sentenza 124/2017 della Corte
Costituzionale;
8) indicazione
di un limite in percentuale agli investimenti, finalizzato a vincolare il
patrimonio al raggiungimento dello scopo assistenziale e previdenziale (si
potrebbe ipotizzare un massimo del 30 % del patrimonio, in analogia con i fondi
pensione sottoposti alla medesima vigilanza COVIP);
9) per essere
eletti delegati sono necessari requisiti di professionalità nelle materie
previdenziale o finanziaria (fonti d.lgs. n. 231/01 - TUF - DM 79/2007);
10) riduzione
del numero dei delegati e dei costi di gestione;
11) pubblicazione
di tutte le delibere e delle rendicontazioni;
12) la
rappresentanza, attiva e passiva, spetta ad ogni iscritto;
13) promuovere
l' azione di recupero (o compensazione) delle somme prelevate a titolo di spending
review (Corte Cost. n. 7/17);
14) va avviato,
nel lungo periodo , un processo di armonizzazione tra le Casse esistenti, per
la creazione di sinergie che dovrebbero portare ad una UNICA CASSA di
previdenza e assistenza per i professionisti italiani;
F. IL COMITATO SCIENTIFICO
Il tutto sostenuto da rigorosi studi attuariali,
proiettando dati reali e non attesi ed ipotizzando la formazione di un Comitato
Scientifico tra associazioni e gruppi convergenti.
«La vita è come andare in bicicletta, se vuoi stare in equilibrio ti devi muovere»: lo ripeteva Einstein e vale anche al contrario.
«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)
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Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.
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IL MIO COMMENTO ALL'ARTICOLO
Se la Cassazione assume che "il limite delle risorse disponibili, vincola il legislatore a scelte preordinate a bilanciare molteplici valori di rango costituzionale, tra i quali spiccano il diritto a una retribuzione proporzionata (viene fatto il caso degli impiegati statali, tra cui posso includere i giudici di Cassazione) e alla quantità e alla qualità del lavoro svolto e a un’adeguata tutela previdenziale, ma anche la solidarietà tra le diverse generazioni che interagiscono nel mercato del lavoro, in una prospettiva volta a garantire un equo ed effettivo accesso alle opportunità di occupazione che si presentano", posso sostenere che la solidarietà ed il suo principio vale anche nei confronti dei cd. anziani verso le altre generazioni "meno fortunate. Con inversione di obblighi solidali a loro carico. L'attuale politica forense di Cassa Forense & Company non tiene conto di ciò, limitandosi a vessare chi ritengono di voler vessare, malgrado l'età dei vessati.
Altra questione: che ne è di quei lavoratori (avvocati) che non possono interagire col mercato del lavoro per svariati motivi? Tra cui il bilanciamento in loro danno della politica forense previdenziale? Ed a vantaggio di altri: i cd. meritevoli. Compresi i membri di CF e altre "diavolerie di sigle come CNF (Consiglio Nazionale Forense e forse CONIGLIO Nazionale Forense o come cavolo si chiama) ed altre sigle popolari. Meritevoli di cosa? Non certo di medaglia. I famigerati "meritevoli". Quelli che fanno danno con merito.
Che scrivere ora?
Beati loro che possono interagire con la classe forense e la società tutta tenendosi stretto il merito, come i francesi si tengono stretta sotto le ascelle la loro baguette. Questione di puzze diverse, a volte asfissianti
Che scrivere ora?
Beati loro che possono interagire con la classe forense e la società tutta tenendosi stretto il merito, come i francesi si tengono stretta sotto le ascelle la loro baguette. Questione di puzze diverse, a volte asfissianti
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