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ALBERT SPEER, l'«architetto del diavolo», interpretò l'architettura nazista di Adolf Hitler e fu ministro per gli armamenti del Reich. A Norimberga sfuggì all'impiccagione

 

ALBERT SPEER,  l'«architetto del diavolo», fu interprete massimo dell'architettura nazista di Adolf Hitler e ministro per gli armamenti del Reich. A Norimberga sfuggì all'impiccagione



ALBERT SPEER, fu architetto personale di Adolf Hitler, ruolo che gli valse il soprannome di «architetto del diavolo» e ministro per gli armamenti del Reich, oltre che uno dei massimi interpreti dell'architettura nazista.
"Albert Speer (Mannheim, 19 marzo 1905 – Londra, 1º settembre 1981) è stato un architetto, politico e scrittore tedesco."

L'ARCHITETTO DI HITLER, era pure incaricato degli armamenti tedeschi, sapeva tutto di quanto accadeva nei campi di concentramento. SFUGGI' ALLA PENA CAPITALE CON LE SUE MENZOGNE. FECE SOLO 20 ANNI DI CARCERE E POI ENTRO' NEI SALOTTI EUROPEI e MONDIALI COME IL NAZISTA PENTITO. INGANNO' così IL MONDO INTERO, ORA CI SONO LE PROVE dei suoi CRIMINI, quelli che aveva occultati omettendoli.

Nel 1944, lo scrittore e giornalista Sebastian Haffner, sul giornale londinese The Observer, scrisse di lui:

«Albert Speer non è il solito nazista appariscente e ottuso... è molto più del semplice uomo che raggiunge il potere, simboleggia invece un tipo d'uomo che sta assumendo sempre più importanza in tutti i Paesi belligeranti: il tecnico puro, l'abile organizzatore, il giovane brillante uomo senza bagaglio e senza altro scopo che seguire la propria strada, senza altri mezzi che le proprie capacità tecniche e manageriali. Degli Hitler e degli Himmler ce ne sbarazzeremo, ma con gli Speer dovremo fare i conti ancora a lungo...
(Sebastian Haffner)

La maggior parte degli storiografi ritiene che nei suoi libri Speer minimizzi il proprio ruolo personale nelle atrocità di quel periodo. Alcuni documenti scoperti dopo la morte di Speer provarono inoltre, senza ombra di dubbio, che già nel 1943 Speer era a conoscenza di ciò che veramente accadeva ad Auschwitz. Nello stesso anno, Speer autorizzò l'invio di materiale per ampliare il campo di sterminio di Birkenau. Nei documenti ritrovati, che recavano la firma di Speer, si faceva esplicito riferimento a forni crematori, obitori e torri di guardia.[21]

In precedenza, altri crimini di Speer erano venuti alla luce, tanto che durante un colloquio tra Speer e Simon Wiesenthal, avvenuto alla fine degli anni settanta, il celebre «cacciatore di nazisti» ebbe modo di dire all'architetto:
«Se a Norimberga avessimo saputo quello che sappiamo adesso, lei sarebbe stato impiccato

(Simon Wiesenthal)

Fonte: Wikipedia


Albert Speer e Tribunale di Norimberga




Video pubblicato da dangelosante.info il 2 marzo 2021 sul canale You Tube

"Albert Speer è stato aiutato ad evitare la condanna a morte durante il Tribunale Internazionale di Norimberga? Davvero non sapeva niente di ciò che accadeva nei campi di concentramento?"



L'architetto ufficiale del Führer

Speer nel 1934 in compagnia di Hitler e dell'architetto Ruff mentre fa visionare i propri progetti per lo stadio di Norimberga
Welthauptstadt Germania (it. "Capitale mondiale Germania"): modellino dei progetti di Albert Speer per la nuova Berlino - si osservi l'asse principale (largo 120 metri e della lunghezza di 5 chilometri), la Große Halle e l'Arco di Trionfo (che, in tutta la loro monumentalità, si attestano alla fine di tale strada)

Nel 1934, Speer venne scelto da Hitler per sostituirlo come architetto capo del Partito. Una delle sue prime scommesse dopo la promozione divenne uno dei suoi lavori più noti: l'allestimento dello stadio Zeppelinfeld per il raduno di Norimberga, quello registrato nel celebre film di propaganda Triumph des Willens [Il trionfo delle volontà] da Leni Riefenstahl.

Soprattutto a partire dal 1933 Hitler era divenuto pienamente consapevole degli agghiaccianti effetti della messa in scena sulla psiche delle grandi masse. Per questo motivo, per affermare la grandiosità della sua regia politica e della sua persona, egli si servì non solo della cinematografia - curata, come si è visto, dalla Riefenstahl - e di appositi organi di propaganda, bensì anche dell'architettura, appannaggio dello Speer, il quale espresse la dittatorialità del terzo Reich con costruzioni pensate per esaltare i valori della patria e del sangue tedesco e per coagulare i consensi delle folle. Ciò era possibile riprendendo lo stile classico con l'opportuno filtro della tradizione germanica (dando così vita a uno stile, per così dire, «romano-alemanno») e ricorrendo a un esasperato gigantismo delle proporzioni. Il classicismo era valorizzato da Speer come un modello di perfezione: si trattava della trasfigurazione più compiuta dell'elemento naturale, creato da Dio e dunque orientato alla sua grandezza, nonché del portato stilistico della popolazione ellenica e dell'Impero dei Cesari, di cui Hitler d'altronde si sentiva legittimo erede.

Hitler conferisce ad Albert Speer, successore di Fritz Todt, lꞌonorificienza Anello di Fritz Todt

Il classicismo proposto da Speer, tuttavia, denuncia anche chiare tangenze con la cultura germanica, dalla quale riprende l'utilizzo del legno, la tipologia edilizia delle case a graticcio, il rigore longilineo degli elementi strutturali, ed altri elementi che per la loro autenticità ed endemicità erano particolarmente graditi dal Führer, il quale era del tutto insofferente verso quell'architettura razionalista (si pensi a Le Corbusier) che giudicava pericolosa, alienante e non compatibile con l'ordine e la disciplina della presunta «razza ariana». Questo connubio tra la ricercata raffinatezza della prassi classica e la vernacolare genuinità della tradizione germanica dava vita a uno stile asciutto, stilizzato, netto, forte, e filtrato attraverso proporzioni monumentali, quasi roboanti, se non titaniche, inducenti a un totalitario senso di rigore. Il teatrale gigantismo delle forme architettoniche ideate da Speer, infatti, era concepito in funzione coreografica per ribadire il prestigio del partito e la piccolezza materiale del cittadino tedesco, che doveva sentirsi nullo nei confronti del Nazismo (incarnato proprio dal manufatto edilizio stesso) confermando dunque la solidità e la forza del Reich. Nella progettazione dei monumentali edifici di regime, poi, Speer sostenne la teoria del «valore delle rovine» (Ruinenwert), entusiasticamente accolta da Hitler, per la quale tutti i nuovi edifici sarebbero stati costruiti in modo tale da lasciare rovine grandiose per migliaia di anni a venire, funzionali per testimoniare nonostante il loro inevitabile decadimento la grandezza del terzo Reich alle generazioni future, in maniera del tutto analoga alle rovine dell'Antica Grecia o dell'Impero Romano.

Esempi grandiosi di questa concezione architettonica ci sono dati dal già ricordato allestimento del raduno di Norimberga, basato su una scenografia in stile dorico che riprendeva l'altare di Pergamo (ricostruito a Berlino in quegli anni) ingrandita su una scala enorme (l'intero apparato, poi, venne potenziato grazie all'utilizzo di centotrenta riflettori da contraerea che, proiettando i propri potenti fasci di luce verso l'alto, davano la totalitaria e imponente impressione di una «cattedrale di luce»), dal padiglione tedesco per l'Esposizione parigina del 1937, concepito come baluardo nazista in diretta contrapposizione formale e simbolica con il dirimpettaio padiglione sovietico, e dal monumentale e ambizioso progetto della Welthauptstadt, un nuovo tessuto urbano che, imperniandosi intorno ad un asse viario principale (desunto dallo schema ippodameo classico) e al centro nevralgico della Große Halle (un faraonico edificio a cupola che, costituendosi come la sede delle principali manifestazioni del culto nazista, avrebbe simboleggiato in termini dimensionali l'ambizione hitleriana di dominare il mondo), avrebbe dovuto ridisegnare Berlino, capitale dello stato millenario pangermanico, al punto da renderla imperiale e universalmente invidiabile a livello urbanistico (questo progetto, con la deflagrazione della guerra in Europa, naufragò definitivamente per via della difficoltà di reperire materiali strategici).

Influenze sull'architettura italiana

Con lo stringersi dell'alleanza politico-militare tra l'Italia fascista e la Germania nazionalsocialista (Asse Roma-Berlino) l'architettura ufficiale italiana, fino ad allora improntata ad un prudente modernismo, incarnato dal compromesso stilistico tra funzionalità e classicismo tradizionale promosso da Marcello Piacentini, si orientò decisamente verso forme più classiche e monumentali. Su Architettura, la rivista del sindacato nazionale fascista architetti diretta da Marcello Piacentini, Milano, 1939-XVII, Fascicolo VIII, fu pubblicata un'ampia panoramica dell'architettura ufficiale tedesca; verso il classicismo si orientarono anche i progetti romani per la nuova stazione di Roma Termini di Angiolo Mazzoni e per il monumentale impianto dell'EUR.


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