Scena in cui Alex (il progonista del film "Arancia meccanica") attacca 2 dei suoi "drughi" per far capire chi comanda. | un pò come avviene con cassa forense, l'avvocatura in genere, le associazioni forense e i cd. sincacati di categoria, nonchè non figurativamente e non con le stesse modalità, nella "real life" di tutti i giorni.
Ottobre 2018 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna e commenti notizie on line
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CHI COMANDA CHI
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mercoledì 7 giugno 2017
IL "PISCIATORE" PUBBLICO e il suo sfogo (pure pubblico)
Non mi rappresenta, al massimo può rappresentare solo sé stesso e la caricatura di sé stesso.
Video: " E' TRISTE RITROVARSI ADULTI SENZA ESSERE CRESCIUTI, LA MALDICENZA INSISTE BATTE LA LINGUA SUL TAMBURO FINO A DIRE CHE UN NANO E' UNA CAROGNA DI SICURO, PERCHE' HA IL CUORE TROPPO TROPPO VICINO AL BUCO DEL CULO!!! OGNUNO HA GLI PSICONANI CHE SI MERITA."
I DELIRI DEL "COMBATTENTE PISCIATORE"
Salvatore Lucignano: "Usate il nostro gruppo pubblico per ottenere visibilità, beandovi delle nostre lotte, ma il 20 aprile, a dormire sotto la Cassa Forense, c'eravamo noi, c'era SOLO NAD. SOLI. Senza nessuno, senza che un cane vigliacco si degnasse di prendere posizione i...Altro..."
Salvatore Lucignano: " Io ci piscio addosso su queste letterine anonime di inerti disagiti, che vengono utilizzati per lavarvi la coscienza. Postate nel nostro gruppo l'immondizia scritta da un certo Paolo Rosa, un rottame, un insignificante vecchio istituzionalizzato che si...Altro..."
Salvatore Lucignano: "Ho pisciato addosso a gente molto più in gamba di voi. Ho affrontato, assieme a pochissimi colleghi seri, una folla di scimmie e paperi inferocita, che a Rimini mi voleva linciare. Ho messo in gioco la mia vita, la mia tranquillità familiare e professionale, mi sono caricato sulle spalle le istanze e i bisogni di migliaia di colleghi. NON I MIEI, io non ho ALCUN PROBLEMA professionale. Faccio disobbedienza civile, faccio sciopero contributivo, metto in gioco la mia vita per questa guerra.Sradicatevi dai miei coglioni, sterminatevi fuori dalle mie palle. COMBATTETE o LEVATEVI DAL CAZZO, voi e le vostre letterine anonime di merda"
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mercoledì 13 giugno 2018
QUANDO LA POLITICA FORENSE E' PIU' VELOCE DI "FURIA A CAVALLO DEL WEST"
Voglio rimembrare qui, "remember remember", di essere stata cancellata (estromessa senza spiegazioni, ovviamente si può fare) da un gruppo fb che già seguivo poco causa la noia e il fastidio che mi suscitava, ci pubblicavo articoli e basta, commentavo ed intervenivo pochissimo alle loro diatribe, non mi importava una cippa di socializzare coi membri di quel gruppo o di discutere con loro: gruppo denominato "Politica Forense". Il tutto è avvenuto in piena clima di propaganda politica PD per il referendum costituzionale. E' accaduto immediatamente dopo aver lì pubblicato nel mese di novembre 2016 un articolo su Calamandrei!
Avete letto bene: CALAMANDREI: Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte.
Che furore! Che sveltezza nell'escludere! Manco "Furia a cavallo del West che beve solo caffè" poteva essere più lesto!
Saranno rimasti forse piccati? Certamente non hanno apprezzato, dissentendo di fatto, censurando la curatrice dell'articolo.
Così è se ci sembra e non solo se ci pare.
LA POLITICA FORENSE, quella pseudo ufficiale e di parte, al servizio dei politici di turno, ha un palese e smaccato scopo di intento: mantenere una pozione privilegiata e di tornaconto, in certi casi in danno degli stessi avvocati.
Di certo, quelli che si reputano oggi gli unici detentori della politica forense né mi interessano e né mi rappresentano nella loro meschinità.
Per questo ho creato non senza ironia il gruppo fb "POLITICANTI FORENSI O PRESUNTI TALI".
Di certo, quelli che si reputano oggi gli unici detentori della politica forense né mi interessano e né mi rappresentano nella loro meschinità.
Per questo ho creato non senza ironia il gruppo fb "POLITICANTI FORENSI O PRESUNTI TALI".
Preferisco non commentare ulteriormente l'episodio. Mi lascia indifferente.
Si tenessero il loro brodo (o minestrina ospedaliera) che io mi tengo il mio brodo di gallina ruspante.
Segue l'articolo che ha procurato, in clima di referendum costituzionale, la mia estromissione dal "gruppetto fb" Politica forense, per insindacabile giudizio dell'amministratore o degli amministratori del gruppo in oggetto.
lunedì 28 novembre 2016
Piero Calamandrei. Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano nel 1955
Il discorso fu pronunciato da Piero Calamandrei nel 1955 in occasione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italianaorganizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici a fondamento della vita associativa.
Immagine: Piero Calamandrei | via Wikipedia |
Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889 – Firenze, 27 settembre 1956) è statoun politico, avvocato e accademico italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione.
Biografia
Origini e formazione.
Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Pisa nel 1912. Si trasferì quindi a Roma. Partecipò a vari concorsi universitari. Nel 1915 fu nominato professore di procedura civile all'Università di Messina. Nel 1918 fu chiamato all'Università di Modena e Reggio Emilia, poi passò a quella di Siena diventandone ordinario nel 1919. Della commissione incaricata a valutarne le capacità faceva parte il giurista Alfredo Rocco. Nel 1924, scelse la nuova facoltà giuridica di Firenze, dove tenne la cattedra di diritto processuale civile.
Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario nel 218º reggimento di fanteria; ne uscì col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Preferì lasciare l'esercito per proseguire la carriera accademica.
Il ventennio fascista e l'attività di giurista.
Quando nel 1924 fu istituita la Commissione per la riforma dei codici. Calamandrei fu inserito nella sottocommissione incaricata di riformare il codice di procedura penale. La commissione terminò il proprio compito nel 1926, ma le proposte rimasero sulla carta
Dopo il delitto Matteotti fece parte del movimento Unione Nazionale, un partito liberale e antifascista, entrando nel consiglio direttivo. Partecipò alla direzione di Italia Libera, un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati a non chiedere la tessera del Partito Nazionale Fascista e collaborò con la testata Non Mollare, ma nel 1931 giurò fedeltà al regime fascista.
Negli anni seguenti vi furono altri tentativi di riformare i codici ma non ebbero sviluppo pratico. Nel 1939 divenne nuovo ministro di Grazia e Giustizia il bolognese Dino Grandi che riprese in mano l'idea di riformare i codici. Grandi affidò subito l'incarico almagistrato Leopoldo Conforti e decise di coinvolgere in maniera diretta i più importanti studiosi di procedura civile dell'epoca che erano Enrico Redenti, Francesco Carnelutti e Calamandrei. Il 16 ottobre 1939 il ministro Grandi in un discorso indicò quali erano le linee in base alle quali avrebbe dovuto svolgersi la riforma dei codici, poi richiese il parere dello stesso Calamandrei; il 13 novembre tutti e tre i giuristi furono invitati ad esprimere parere sul lavoro del magistrato Conforti.
Nel corso del 1940 Grandi, diventato Presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni decise di privilegiare il rapporto con lo stesso Calamandrei che convocò il 26 aprile 1940. All'inizio della seconda guerra mondiale Calamandrei fu richiamato al fronte ma ottenne una dispensa per intervento di Grandi che lo aveva incaricato nel frattempo di svolgere l'ultima revisione del codice di procedura civile.
Nella relazione preparata per il Re Calamandrei espose come nel nuovo codice di procedura civile fossero presenti i principi legislativi cui si erano ispirati. Il nuovo codice di procedura civile fu promulgato il 28 ottobre 1940 ed entrò definitivamente in vigore il 21 aprile 1942. Il codice di procedura civile emanato nel 1942 è in parte ancora in vigore in Italia.
Calamandrei partecipò ai lavori preparatori per il nuovo codice civile; partecipò attivamente alla stesura del VI° libro. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli venne chiesta dal rettore del tempo.
Il dopoguerra e l'attività politica.
Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, fu direttore della Rivista di diritto processuale, de Il Foro toscano e del Commentario sistematico della Costituzione italiana.
Il 26 gennaio 1955 tenne a Milano un famoso discorso presso la Società Umanitaria di Milano, rivolto ad alcuni studenti universitari e delle scuole medie superiori che avevano autonomamente organizzato un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana, nonostante la contrarietà delle loro scuole e la contestazione di altri studenti, sui principi della Costituzione Italiana e della Libertà, il cui finale è rimasto celebre:
« Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione »
(Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955)
Immagine: via pixabay |
Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana.
***
L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica.
Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!
E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo.
E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.
Però vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: “Che me ne importa, non è mica mio!”.
Questo è l’indifferentismo alla politica. È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo.
Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo – io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui – queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato.
Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria.
Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
Fonti: Wikipedia | video You Tube | Piero Calamandrei: Discorso sulla Costituzione, pubblicato da Pierpaolo Farina in Il Rompiballe, Storia
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"Referendum costituzionale? Campagna pop contro la semplificazione autoritaria di Renzi"
"Renzi è un prodotto pubblicitario". Parola di Tagliaferri, decano della comunicazione(video)
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sabato 21 luglio 2018
IL DRAMMA DEGLI AVVOCATI IDIOTI E PRESUNTOSI
Immagine: Mussolini nel 1925 | via Wikipedia |
Immagine: Mussolini socialista interventista | Mussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'intervento dell'Italia nella guerra. | via Wikipedia |
"Secondo una nota scritta nel novembre 1922 dai servizi segreti francesi a Roma, Mussolini (che venne dichiarato in un'altra nota degli stessi servizi «un agente del Ministero francese a Roma») avrebbe incassato nel 1914 dal deputato francese Charles Dumas, capo di gabinetto del ministro francese Jules Guesde, socialista, dieci milioni di franchi "per caldeggiare sul suo Popolo d'Italia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco delle potenze alleate".(Wikipedia)
Foto di proprietà di Gabriella Filippone |
Il fascismo fu sempre considerato dai suoi aderenti un movimento rivoluzionario, trasgressivo e ribelle (emblematico in tal senso il motto «me ne frego») in radicale contrasto col liberalismo dell'Italia pre-fascista. Pur avendo inizialmente tutelato gli interessi della borghesia industriale, Mussolini respinse ogni ipotesi di collusione con essa." (Wikipedia).
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Io sono contraria agli idioti presuntuosi, con o senza numero chiuso, che pensano che la professione la devono fare solo loro tagliando altri, è un ragionamento che si confà perfettamente a mafiosi, camorristi e compagnia bella. Per me sono solo loro il dramma della categoria.
«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)
La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.
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