sabato 6 ottobre 2018

ARANCIA MECCANICA E GLI AVVOCATI | SIMILITUDINI

Scena in cui Alex (il progonista del film "Arancia meccanica") attacca 2 dei suoi "drughi" per far capire chi comanda. | un pò come avviene con cassa forense, l'avvocatura in genere, le associazioni forense e i cd. sincacati di categoria, nonchè  non figurativamente e non con le stesse modalità, nella "real life" di tutti i giorni.

Ottobre 2018 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna e commenti notizie on line













CHI COMANDA CHI


















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mercoledì 7 giugno 2017



IL "PISCIATORE" PUBBLICO e il suo sfogo (pure pubblico)



Un patetico ed irrisolto "PISCIATORE" PUBBLICO: personaggio privato e pseudo pubblicocon  SERI PROBLEMI COMPORTAMENTALI e di AGGRESSIVITA'.

Non mi rappresenta, al massimo può rappresentare solo sé stesso e la caricatura di sé stesso.




Video: " E' TRISTE RITROVARSI ADULTI SENZA ESSERE CRESCIUTI, LA MALDICENZA INSISTE BATTE LA LINGUA SUL TAMBURO FINO A DIRE CHE UN NANO E' UNA CAROGNA DI SICURO, PERCHE' HA IL CUORE TROPPO TROPPO VICINO AL BUCO DEL CULO!!! OGNUNO HA GLI PSICONANI CHE SI MERITA."




 I DELIRI DEL "COMBATTENTE PISCIATORE"  




Salvatore Lucignano: "Il cognome omesso rende questo sfogo una cosa senza senso. Potrebbe averlo scritto anche Paperino. Se si vuole cominciare ad uscire dall'onanismo e combattere, si abbia il coraggio di pagare i PREZZI, si cominci a firmare ciò che si scrive, si comincino ad affrontare gli esposti e le ritorsioni della cupola, come fa NAD. Il resto è iconografia masturbatoria del disagio e dei disagiati."


Rimuovi
Salvatore Lucignano: "Usate il nostro gruppo pubblico per ottenere visibilità, beandovi delle nostre lotte, ma il 20 aprile, a dormire sotto la Cassa Forense, c'eravamo noi, c'era SOLO NAD. SOLI. Senza nessuno, senza che un cane vigliacco si degnasse di prendere posizione i...Altro..."
Salvatore Lucignano: " Io ci piscio addosso su queste letterine anonime di inerti disagiti, che vengono utilizzati per lavarvi la coscienza. Postate nel nostro gruppo l'immondizia scritta da un certo Paolo Rosa, un rottame, un insignificante vecchio istituzionalizzato che si...Altro..."


Salvatore Lucignano: "Ho pisciato addosso a gente molto più in gamba di voi. Ho affrontato, assieme a pochissimi colleghi seri, una folla di scimmie e paperi inferocita, che a Rimini mi voleva linciare. Ho messo in gioco la mia vita, la mia tranquillità familiare e professionale, mi sono caricato sulle spalle le istanze e i bisogni di migliaia di colleghi. NON I MIEI, io non ho ALCUN PROBLEMA professionale. Faccio disobbedienza civile, faccio sciopero contributivo, metto in gioco la mia vita per questa guerra.Sradicatevi dai miei coglioni, sterminatevi fuori dalle mie palleCOMBATTETE o LEVATEVI DAL CAZZOvoi e le vostre letterine anonime di merda"



Gabriella Filippone: "no comment"





Marco Linelli:  "La sensibilità di rispettare un/una Collega dopo una lettera del genere non dovrebbe mai venire meno, soprattutto in chi sta conducendo questa battaglia con tutte le sue forze. Bisogna capire che ci vuole coraggio anche solo a rendere pubblico uno sfogo del genere e che non tutti sono uguali. Che la sofferenza ha bisogno di un abbraccio, di sostegno, non va aggreditaMi farebbe piacere se rimodulassi il tuo pensiero, pur esprimendo certi concetti che ritieni essenziali per combattere questa battaglia, ma senza trascurare i "modi"Mi permetto di non condividere anche le considerazioni sul Collega Paolo Rosa, che in materia previdenziale sta aprendo gli occhi a tanti di noi, senza alcun tornaconto personale. Mi spiace sinceramente leggere uno sfogo del genere sotto un post del genere."


Salvatore Lucignano: "Ma che cacchio scrivi Marco? Ma coraggio de che? Ma tu hai idea di cosa stiamo facendo noi di NAD mentre voi vi grattate le palle? Coraggio a fare una letterina anonima? Ma sei serio?"


Salvatore Lucignano: "Per non parlare dell'analfabetismo funzionale della Filippone e del plagio del vecchio rincoglionito. Il virgolettato nell'articolo, attribuito a Paolo Rosa, è mio, non suo, anche perché lui non sa scrivere. Insomma, veniamo trollati da professionisti dell'onanismo, che scrivono qui sopra solo per titillare i loro ego, gente che non ha un voto, che non fa una battaglia, che non prende una posizione. E poi.. Paolo Rosa a che apre gli occhi sulla previdenza? A chi? Che cazzo ne sa Paolo Rosa di previdenza? Ma è un level?"

Gabriella Filippone:
 "stai alla larga da me"





Gabriella Filippone:  "è una lettera del 2014 e la privacy è un diritto. non può toccarla nemmeno quel tizio, quel lucignani. tanto meno può calpastare nessuno, al limite sé stesso. Credo che la collega si sia cancellata nel 2014, ad ogni modo è un mio contatto fb. molti amici chiesero l'amicizia su fb a quella avvocato. non ho altro da precisare. lucignani è disastroso. poveraccio."


FonteNAD 


LETTERA ANONIMA? Non fu affatto una lettera anonima. La Collega  inviò la missiva al suo COA. La missiva fu firmata.

"Sfogo di un Avvocato siciliano, Elisabetta, che ha sentito di dover inviare una missiva al suo COA di appartenenza".

Quando i Colleghi diffusero la lettera, on line su fb, fu evitato di indicare il nominativo. 
E' comprensibile. NON tutti amano esporre loro stessi a cani e porci, a sconosciuti. Necessità, sentimento e stato d'animo forse incomprensibili a Lucignano.






















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FABRIZIO DE ANDRE' - UN GIUDICE 
Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura
Ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente
O la curiosità di una ragazza irriverente
Che li avvicina solo per un suo dubbio impertinente
Vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno ai nani
Che siano I più forniti della virtù meno apparente
Fra tutte le virtù la più indecente
Passano gli anni I mesi, e se li conti anche I minuti
È triste trovarsi adulti senza essere cresciuti
La maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo
Fino a dire che un nano è una carogna di sicuro
Perché ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo
Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore
Che preparai gli esami, diventai procuratore
Per imboccare la strada che dalle panche di una cattedrale
Porta alla sacrestia quindi alla cattedra di un tribunale
Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male
E allora la mia statura non dispensò più buonumore
A chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore"
E di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio
Prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
Non conoscendo affatto la statura di Dio
Written by Fabrizio De Andre, Giuseppe Bentivoglio, Nicola Piovani


Segue uno stralcio  dell'articolo COMMENTATO (MALE) nel post di cui sopra dal tizio"COMBATTENTE" (alias "pisciatore" combattente e maleodorante di urina o più precisamente acido urico)




ANNO 2014

LA LETTERA SFOGO DI UNA COLLEGA AVVOCATO E IL TAM TAM TRA I COLLEGHI


CI VOGLIONO COSI'?


. - Pubblico l'amaro e triste sfogo di un Avvocato siciliano, Elisabetta, che ha sentito di dover inviare una missiva al suo COA di appartenenza. 

La missiva è stata poi diffusa anche on line dai Colleghi, come un "tam tam" tra i gruppi forensi.

Un "J'accuse" perché si sappia, questa è la condizione di tanti liberi professionisti in Italia, avvocati, architetti, ingegneri, medici geometri ... ed è anche quella di altri, lavoratori autonomi quali gli artigiani, i commercianti, piccoli imprenditori,insomma un po' tutto il cd. "popolo dei professionisti e delle partite IVA" è interessato al fenomeno sociale ed economico in atto.

Il problema è che non solo c'è poco lavoro o è mal distribuito (secondo le opinioni correnti) è che vogliono proprio incastrarci di debiti, sbatterci fuori. E ad oggi, per quanto riguarda specificamente la nostra categoria forense, hanno dimostrato di poterlo farlo, imponendo il famigerato regolamento.

Ci pretendono  in Cassa e pretendono soldi, anche se e quando non hai prodotto reddito. Non ci lasciano in pace. Si sono inventati i contributi minimi obbligatori. Una sorta di mixture  tra "mobbing e stalking professionale" molto spinta, nella "complice" o "compiacente" indifferenza statale/governativa. Uno Stato indebitato che vuole anche noi indebitati.


Stiamo reagendo, è stato impugnato davanti al Tar del Lazio il noto Regolamento di Cassa Forense, ne è stata chiesta  la sospensiva.

Ci stiamo provando ad evitare l'esodo dall'Albo dei Colleghi, considerati dall'Ordinamento Forense una "zavorra" e precipitati dalla Cassa di categoria in una situazione di debitori legali in quanto il titolo è considerato presuntivo di reddito (magari!).


Ammiro la dignità della Collega e pubblico di seguito la sua missiva. Un'avvertenza: qualcuno/a ha ammesso di averpianto o di essersi ritrovata/o a trattenere le lacrime agli occhi durante o a seguito della lettura. Potrebbe accadere anche a Voi. Se non volete assumerVi questa possibilità, questo rischio, evitate di leggere.





"Questa lettera non vuole essere nient'altro che quello che è: lo sfogo di chi non ce la fa più a tenersi tutto dentro nell'ennesima giornata in cui si cercano risposte al perché è andata così.


Sono un avvocato, mi sono laureata con il massimo dei voti 11 anni fa, ho fatto pratica in uno studio "importante", mi sono subito abilitata alla professione. Ho anche conseguito un Dottorato presso la nostra Università con cui mi onoro di continuare a collaborare, ovviamente senza percepire compensi ed oggi, a 37 anni, io non ho un euro in tasca. Quest'anno non ho guadagnato nulla; ma non il nulla che si dice tanto per dire o perché si deve evadere; NULLA NULLA. Faccio parte del popolo della Partita Iva, quello degli evasori per antonomasia; ma di quella parte di quel popolo a cui piacerebbe poter evadere il fisco per una ragione diversa dalla sopravvivenza. Io non percepisco disoccupazionenon godo di Cassa Integrazione né di procedure di mobilitá, non ci sono ammortizzatori sociali per me che ho perso il lavoro ma non posso dirlo: perché nessuno ti crede, perché un avvocato non può aver perso il lavoro e non può essere disperato. Non ho un cognome potente ma due genitori che mi hanno insegnato che la dignità viene prima di ogni cosa e per questo non mi sono venduta ad un sistema in cui se fai il "parafangaro", di sinistri falsi ancor meglio, sei sistemato alla grande! Ho sempre pensato che il Diritto fosse una cosa diversa da un colpo di frusta, che il Diritto fosse studio, ricerca, scoperta, invenzione, educazione, moralità, rispetto delle regole. E, invece, ho capito che non serve nemmeno scrivere in corretto Italiano.



Sono un avvocato che non lavora e che ogni giorno va a caccia di un’idea che le permetta di cambiare pagina e vita cercando di ripetere a se stessa che non ha buttato nella spazzatura gli anni migliori della propria vita.

Non sarò ricevuta dal Papa nè da Renzi perché, fondamentalmente, non esisto. Nessuno crede a un avvocato senza lavoro e senza soldi! Nemmeno la mia cliente che seguo col gratuito e che va far le pulizie riesce a credere che lei guadagna più di me! Certo in un paese normale non dovrebbe essere così; io e il mio cervello dovremmo essere impegnati in ben altro che nell'invidiare la dichiarazione dei redditi della Colf che il “parafangaro” di cui sopra ha appena assunto, in nero, nella sua bella villetta comprata con l'ultimo sinistro in cui, grazie a Dio, c'è scappato il morto!



Io la mia tragedia me la sono vissuta in silenzio e come me tanti e tanti colleghi con cui ti ritrovi a parlare silenziosamente e mestamente. Ma non è giusto. Tutti giustamente protestano, tutti vanno in TV, tutti si straziano pubblicamente e perché io, che a dicembre, come tanti altri, mi cancellerò da quell'Albo in cui con tanta fatica ho scritto anche il mio nome, dovrei farlo in silenzio? Perché? Per la falsa presunzione che ancora alberga nella gran parte della gente, compresi i parenti più stretti, che l'Avvocato è benestante di default?


Io mi licenzierò perché non posso pagare più la polizza per la responsabilità professionale, perché non potrò iscrivermi alla Cassa Forense, perché devo ancora pagare le tasse dello scorso anno, perché non posso pagare la stampante nuova e nemmeno il toner, perchè.......non ce la faccio più ad umiliare me stessa.

Provo un grande senso di vergogna, oltre che di profonda tristezza, perché quando un libero professionista perde, molla, chiude, non ha nessuno contro cui protestare; non ha datore di lavoro con cui prendersela, perché licenzia sè stesso. Il bello della libera professione......

Ma la vergogna non può essere la mia, non deve essere la mia; la vergogna se la prenda chi ha distrutto una generazione di professionisti, di lavoratori, di giovani; inutile fare penosi elenchi.



Io che il giorno dopo la laurea sognavo file di professionisti che suonavano il campanello di casa mia per offrirmi lavoro; io che non me ne sono voluta andare via, che ho voluto lasciare il mio cervello qui dove era nato, a respirare il respiro del Vulcano, io che ancora credo nel merito personale di ognuno, dico solo che mi dispiace e lo dico rivolgendomi a mio padre che se ne è andato da poco e che ancora si inorgogliva nel dire a tutti che sua figlia era "Avvocato".



Avv. Elisabetta" ( il cognome è omesso a tutela dei dati sensibili della Collega)





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Chiederei ora a chi mi legge: quanti di noi hanno perso la serenità dopo l'emanazione del regolamento attuativo dei contributi minimi obbligatori? Quanti hanno visto vacillare la loro professionalità umiliati o spaventati dalle misure adottate da Cassa Forense? Quanti prima del regolamento stavano male e ora stanno peggio? Moralmente intendo!



Non ho certo scelto la professione di avvocato per diventare un bersaglio della "casta". Eppure lo sono. Sicuramente dal 2012. Non sono certo io a procurarmi frustrazione, è indotta, e sappiamo da chi.



Mi chiedo anche: qual'è il limite tra la veterana buona fede forense, la salvaguardia del prestigio sociale, dello status forense, da una parte, e la pirateria, i ricatti di casta, la più meschina e sordida dietrologia elitaria, dall'altra?


Io sento questo, percepisco questo: pur muovendoci, come ci siamo mossi e ci muoviamo, la violenza emozionale di cui siamo vittime non ci permette di rialzarci. L'attacco massiccio ed insano che subiamo è troppo violento. Ci scaricano addosso tutte le loro problematiche, le loro esigenze di rimpinguare le casse dell'ente, di far fuori la concorrenza, di mantenere in vita l'aurea di quella che è stata un'avvocatura potente e ricca, cui sono stati abituati, in altri contesti, in altri tempi. In nome del loro prestigio, ci stanno "frantumando" come individui.
Un gioco feroce e d'azzardo il loro, dissociato dalla realtà, spaventevole, opprimente, ostativo, signorilmente beffardo - perché possono concederselo - che siamo costretti a giocare, malgrado noi e malgrado la NOSTRA Costituzione.



Pubblico uno stralcio del commento, rilasciato on line, in un gruppo pubblico forense, dell'Avvocato Valenti Giuseppe alla lettera della Collega: "...Il caso della collega è ovviamente più estremo e paradossale, ma non necessariamente infrequente, e lo si deve all'ostinazione che l'avvocatura ha avuto, quanto meno negli ultimi anni, di inseguire un modello professionale obsoleto cui si riteneva di avere "diritto costituzionale" e che ha invece generato quell'avvocatura binaria baroni/braccianti prefigurata da nonno zazza già nel 1999. qui ha ragione annamaria introini, che fece con me la nottata epica di napoli 2005, quando dice che senza il risconoscimento di ciò non si può dare risposta alcuna. così come ha ragione michele loiudice, nell'indicare quelle soluzioni, che però non sono praticabli senza l'ntima e collettiva accettazione dell'idea che non esiste, in senso macroeconomico la possibilità di scelta tra un modello di avvocato "tradizionale" o "nazionale" e uno di avvocato "globale", ma solo tra qust'ultimo e l'avvocato marginale, e un numero troppo elevato di avvocati marginali non può sopravvivere. la scelta individuale è quindi tra cambiare o resistere sperando che gli altri cambino o spariscano, quella collettiva è, deve essere, promuovere, accelerare e governare il cambiamento, perchè qui nessuno si salva da solo ... nemmeno il principe prospero e la sua corte di amici gaudenti. non è facile e non darà risultati dall'oggi a domani, ma un grande cammino comincia con un piccolo passo. e per rendere esplicito e concreto il discorso posso dire che per esempio ho qui una giovane collega molto brava e preparata cui nell'attuale assetto non posso offrire alcuna possibilità, diversamente da ciò che sarebbe nel contesto disegnato da michele. e io sono un avvocato di provncia estrema del regno delle due sicilie..."







Altri commenti alla lettera della Collega, spulciati nei gruppi pubblici on line, nei social network,  che qui voglio richiamare:

Giuseppe Pinna: "Chiarissima Collega
Tu hai capito che "essere Avvocati" è cosa diversa dal "fare gli avvocati". La differenza non è solo lessicale! Ti auguro di avere.
"



Ester Ajar: "Cara, forza!!! Non siamo avvocati, facciamo gli avvocati...e la vita è troppo breve per perdere tempo e continuare a pensarci. Abbiamo fallito? Forse. Ci cancelleremo? Molto probabile, ma hai risorse inaspettate come tutti. Io sono nella tua stessa situazione, come molti, ma dopo un periodo di vera depressione ho detto basta, la vita è una e posso anche fare altro. Poi, potrò sempre riscrivermi al famoso albo...l'importante è non prostrarsi al punto da dimenticare che si e' anche altro e che si ha altro dal quale poter ripartire a prescindere o meno dall'avvocatura."

Isabella de Bari : "La mia sincera solidarietà. Hai creduto sino ad oggi nel merito nella tua intelligenza nella serietà non "costa "nulla crederci ancLora....qualcuno si affaccerà "alla tua porta" non cambierà di molto la tua vita ma ti darà forza per insistere e promuoverà un cambiamento .Non mollare ,hai tutte le qualità per" essere"e "fare"un buon avvocato competente ed affidabile .Hai dato prova con questa lettera di grande coraggio ,di forza morale e di dignità oppositiva .Ho trentadueanni di professione consolidata ed apprezzatase dovessi aver bisogno sxeglirei te come mio difensore mi sentirei al sicuro .e tutelata".





Giuseppe Libertino: "…se hai letto l’accorato sfogo di una Collega (che comprendo e condivido pienamente) e rimani sgomento, per le Sue denunce e per le difficoltà espresse, oramai comuni ad una larga fascia di giovani professionisti, non solo Avvocati, ma anche Medici, Architetti, Ingegneri, ecc. …ed ancor di più, resti attonito di fronte ad alcuni commenti che giustificano tale situazione rifacendosi a (non si sa quali) logiche del mercato, all’elevato numero degli avvocati (e qui sguazza il luogo comune del numero degli avvocati francesi!). Le difficoltà espresse dalla Collega, non riguardano solo i neoavvocati od i praticati, non riguardano solo gli avvocati che hanno volumi d’affari inferiori al minimo stabilito per l’iscrizione alla Cassa: il problema oramai investe anche molti Colleghi che, pur avendo incassi da (ex) ceto medio, si ritrovano oggi a fare la fame, non per logiche di mercato, ma per illogiche politiche calate dall’alto tese ad eliminare, di sana pianta, il “piccolo” per favorire il “grande”. Vorrei solo ricordare che il 60% circa dei parlamentari italiani sono avvocati, peraltro, fra i più “organizzati”: non mi si venga a raccontare che alcuni provvedimenti legislativi siano stati adottati a caso, senza valutarne le conseguenze e gli effetti pratici. Il vittimismo non è nel mio stile, mi piace parlare su dati di fatto. E allora, facciamo i conti in tasca all’avvocato!!! La tabella che segue si riferisce al “piccolo” professionista che lavora in proprio, senza l’ausilio di segreteria, ovvero di altri collaboratori di studio – le cifre sono meramente indicative (mi scusino i commercialisti ed i tecnici per le eventuali castronerie):

Fatturato lordo annuo € 31.720,00

Iva 22% € 5.720,00

Cap 4% € 1.000,00

Imponibile € 25.000,00

Spese su base annua 

Carburante € 2.000,00

Usura auto (olio, filtri, gomme, ecc.) € 600,00

Assicurazione auto € 1.200,00

Bollo auto € 350,00

Canoni di locazione Studio (in condivisione) € 2.500,00

Elettricità, telefono € 750,00

Adsl € 250,00

Consumabili per ufficio (carta, toner, fotocopie ecc.) € 600,00

Pos € 150,00

Assicurazione professionale € 400,00

Contributo Ordine Forense € 130,00

Formazione obbligatoria € 100,00

Aggiornamento codici, riviste e libri € 600,00

Aggiornamento software, servizi telematici, Pec, Pct € 600,00

TOTALE € 10.230,00



Imponibile al netto di Iva, Cap, detratte spese al 100% € 14.770,00

Irpef 23% € 3.397,10

Cassa forense € 3.750,00



Totale netto annuo € 7.622,90

Totale netto mensile € 635,24




Il prospetto non si riferisce alla mia situazione personale, ma intende dimostrare come gli introiti, valutati nella media, portino alla fame i tanti che lavorano, in proprio, con Partita Iva (professionisti, commercianti, artigiani, ecc.)…qui le logiche di mercato, il riferimento al liberismo economico, non mi sembra molto pertinente…il peso di tasse, contributi, obblighi, spese e balzelli lascia ben poco nelle tasche di chi, dignitosamente, crede ancora nella professione. L’inadeguatezza di una classe dirigente che tutela gli interessi dei pochi, lasciando che il “mercato” fagociti i più, rappresenta il “perché” dello status quo, le colpe sono, ahimè, da ricercare all’interno della Nostra stessa Categoria, incapace di alzare la voce, pronta a recepire ogni decisione imposta dall’alto senza un fiato, senza un lamento."








Fonte:












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mercoledì 13 giugno 2018


QUANDO LA POLITICA FORENSE E' PIU' VELOCE DI "FURIA A CAVALLO DEL WEST"

Voglio rimembrare qui, "remember remember", di essere stata cancellata (estromessa senza spiegazioni, ovviamente si può fare) da un gruppo fb che già seguivo poco causa la noia e il fastidio che mi suscitava, ci pubblicavo articoli e basta, commentavo ed intervenivo pochissimo alle loro diatribe, non mi importava una cippa di socializzare coi membri di quel gruppo o di discutere con loro: gruppo denominato "Politica Forense". Il tutto è avvenuto in piena clima di propaganda politica PD per il referendum costituzionale. E' accaduto immediatamente dopo aver lì pubblicato nel mese di novembre 2016 un articolo su Calamandrei!
Avete letto bene: CALAMANDREI: Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte.
Che furore! Che sveltezza nell'escludere! Manco "Furia a cavallo del West che beve solo caffè" poteva essere più lesto!

Saranno rimasti forse piccati? Certamente non hanno apprezzato, dissentendo di fatto, censurando la curatrice dell'articolo. 

Così è se ci sembra e non solo se ci pare.

LA POLITICA FORENSE, quella pseudo ufficiale e di parte, al servizio dei politici di turno, ha un palese e smaccato scopo di intento: mantenere una pozione privilegiata e di tornaconto, in certi casi in danno degli stessi avvocati. 

Di certo,  quelli che si reputano oggi gli unici detentori della politica forense né mi interessano e né mi rappresentano nella loro meschinità. 

Per questo ho creato non senza ironia il gruppo fb "POLITICANTI FORENSI O PRESUNTI TALI".

Preferisco non commentare ulteriormente l'episodio. Mi lascia indifferente.
Si tenessero il loro brodo (o minestrina ospedaliera) che io mi tengo il mio brodo di gallina ruspante.







Segue l'articolo che ha procurato, in clima di referendum costituzionale, la mia estromissione dal "gruppetto fb" Politica forense, per insindacabile giudizio dell'amministratore o degli amministratori del gruppo in oggetto.




lunedì 28 novembre 2016


Piero Calamandrei. Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano nel 1955


Il discorso fu pronunciato da Piero Calamandrei nel 1955 in occasione di un ciclo di conferenze sulla Costituzione italianaorganizzato da un gruppo di studenti universitari e medi per illustrare in modo accessibile a tutti i principi morali e giuridici a fondamento della vita associativa. 







Immagine: Piero Calamandrei | via Wikipedia



Piero Calamandrei (Firenze, 21 aprile 1889  Firenze, 27 settembre 1956) è statoun politico, avvocato e accademico italiano, nonché uno dei fondatori del Partito d'Azione.

Biografia

Origini e formazione.

Si laureò in Giurisprudenza all'Università di Pisa nel 1912. Si trasferì quindi a Roma. Partecipò a vari concorsi universitari. Nel 1915 fu nominato professore di procedura civile all'Università di Messina. Nel 1918 fu chiamato all'Università di Modena e Reggio Emilia,  poi passò a quella di Siena diventandone ordinario nel 1919. Della commissione incaricata a valutarne le capacità faceva parte il giurista Alfredo Rocco. Nel 1924, scelse la nuova facoltà giuridica di Firenze, dove tenne la cattedra di diritto processuale civile.
Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario nel 218º reggimento di fanteria; ne uscì col grado di capitano e fu successivamente promosso tenente colonnello. Preferì lasciare l'esercito per proseguire la carriera accademica.

Il ventennio fascista e l'attività di giurista.

Quando nel 1924 fu istituita la Commissione per la riforma dei codici. Calamandrei fu inserito nella sottocommissione incaricata di riformare il codice di procedura penale. La commissione terminò il proprio compito nel 1926, ma le proposte rimasero sulla carta
Dopo il delitto Matteotti fece parte del movimento Unione Nazionale, un partito liberale e antifascista, entrando nel consiglio direttivo. Partecipò alla direzione di Italia Libera, un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Nel 1925 sottoscrisse il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Durante il ventennio fascista fu uno dei pochissimi professori e avvocati a non chiedere la tessera del Partito Nazionale Fascista e collaborò con la testata Non Mollare, ma nel 1931 giurò fedeltà al regime fascista.
Negli anni seguenti vi furono altri tentativi di riformare i codici ma non ebbero sviluppo pratico. Nel 1939 divenne nuovo ministro di Grazia e Giustizia il bolognese Dino Grandi che riprese in mano l'idea di riformare i codici. Grandi affidò subito l'incarico almagistrato Leopoldo Conforti e decise di coinvolgere in maniera diretta i più importanti studiosi di procedura civile dell'epoca che erano Enrico Redenti, Francesco Carnelutti e Calamandrei. Il 16 ottobre 1939 il ministro Grandi in un discorso indicò quali erano le linee in base alle quali avrebbe dovuto svolgersi la riforma dei codici, poi richiese il parere dello stesso Calamandrei; il 13 novembre tutti e tre i giuristi furono invitati ad esprimere parere sul  lavoro del magistrato Conforti. 
Nel corso del 1940 Grandi, diventato Presidente della Camera dei fasci e delle corporazioni decise di privilegiare il rapporto con lo stesso Calamandrei che convocò il 26 aprile 1940. All'inizio della seconda guerra mondiale Calamandrei fu richiamato al fronte ma ottenne una dispensa per intervento di Grandi che lo aveva incaricato nel frattempo di svolgere l'ultima revisione del codice di procedura civile.
Nella relazione preparata per il Re Calamandrei espose come nel nuovo codice di procedura civile fossero presenti i principi legislativi cui si erano ispirati. Il nuovo codice di procedura civile fu promulgato il 28 ottobre 1940 ed entrò definitivamente in vigore il 21 aprile 1942. Il codice di procedura civile emanato nel 1942 è in parte ancora in vigore in Italia
Calamandrei partecipò ai lavori preparatori per il nuovo codice civile; partecipò attivamente alla stesura del VI° libro. Si dimise da professore universitario per non sottoscrivere una lettera di sottomissione al duce che gli venne chiesta dal rettore del tempo.


Il dopoguerra e l'attività politica.


Avvocato di fama, fu presidente del Consiglio Nazionale Forense dal 1946 alla morte. Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, fu direttore della Rivista di diritto processuale, de Il Foro toscano e del Commentario sistematico della Costituzione italiana

Il 26 gennaio 1955 tenne a Milano un famoso discorso presso la Società Umanitaria di Milano, rivolto ad alcuni studenti universitari e delle scuole medie superiori che avevano autonomamente organizzato un ciclo di conferenze sulla Costituzione italiana, nonostante la contrarietà delle loro scuole e la contestazione  di altri studenti, sui principi della Costituzione Italiana e della Libertà, il cui finale è rimasto celebre:

« Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione »

(Piero Calamandrei, 26 gennaio 1955)




Immagine: via pixabay

Il discorso qui riprodotto fu pronunciato da Piero Calamandrei nel salone degli Affreschi della Società Umanitaria di Milano il 26 gennaio 1955 in occasione dell’inaugurazione di un ciclo di sette conferenze sulla Costituzione italiana.
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L’art.34 dice: “i capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.” E se non hanno mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo, che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo; non impegnativo per noi che siamo al desinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare la scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’articolo primo “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro” corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica.
Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la Società. E allora voi capite da questo che la nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinnanzi!
E’ stato detto giustamente che le Costituzioni sono delle polemiche, che negli articoli delle Costituzioni, c’è sempre, anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime. Se voi leggete la parte della Costituzione che si riferisce ai rapporti civili e politici, ai diritti di libertà voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate, riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute: quindi polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino, contro il passato.
Ma c’è una parte della nostra Costituzione che è una polemica contro il presente, contro la Società presente. Perché quando l’articolo 3 vi dice “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce, con questo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma non è una Costituzione immobile, che abbia fissato, un punto fermo.
E’ una Costituzione che apre le vie verso l’avvenire, non voglio dire rivoluzionaria, perché rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente; ma è una Costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini, di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi polemica contro il presente, in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente.
Però vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.
Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. ”La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: “Che me ne importa, non è mica mio!”.
Questo è l’indifferentismo alla politica. È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica.
La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo.
Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo – io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui – queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.
Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato.
Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria.
Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti.

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

Fonti: Wikipedia |  video You Tube | Piero Calamandrei: Discorso sulla Costituzione, pubblicato da Pierpaolo Farina in Il RompiballeStoria 


Matteo Renzi  così come lo vede  Michelangelo Tagliaferri

"Referendum costituzionale? Campagna pop contro la semplificazione autoritaria di Renzi"






"Renzi è un prodotto pubblicitario". Parola di Tagliaferri, decano della comunicazione(video)











































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sabato 21 luglio 2018


IL DRAMMA DEGLI AVVOCATI IDIOTI E PRESUNTOSI


Immagine: Mussolini nel 1925 | via Wikipedia
Immagine: Mussolini socialista interventista | Mussolini mentre viene arrestato a Roma l'11 aprile 1915 dopo un comizio a favore dell'intervento dell'Italia nella guerra. | via Wikipedia 


"Secondo una nota scritta nel novembre 1922 dai servizi segreti francesi a RomaMussolini (che venne dichiarato in un'altra nota degli stessi servizi «un agente del Ministero francese a Roma») avrebbe incassato nel 1914 dal deputato francese Charles Dumas, capo di gabinetto del ministro francese Jules Guesde, socialista, dieci milioni di franchi "per caldeggiare sul suo Popolo d'Italia l'entrata in guerra dell'Italia al fianco delle potenze alleate".(Wikipedia)


Foto di proprietà di Gabriella Filippone
"Emerge un fascismo caratterizzato, nella sua concreta realizzazione storica, come un movimento autoritarionazionalista e antidemocratico. Nel 1931 Mussolini esplicitò il proprio rifiuto della democrazia, definendo la disuguaglianza come «feconda e benefica» e in "Dottrina del Fascismo" scrisse che «regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di essere sovrano, mentre la vera effettiva sovranità sta in altre forze talora irresponsabili e segrete».[274]
Il fascismo fu sempre considerato dai suoi aderenti un movimento rivoluzionario, trasgressivo e ribelle (emblematico in tal senso il motto «me ne frego») in radicale contrasto col liberalismo dell'Italia pre-fascista. Pur avendo inizialmente tutelato gli interessi della borghesia industriale, Mussolini respinse ogni ipotesi di collusione con essa." (Wikipedia).

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Antonello Tintinaglia a Gli AVVOCATI di Facebook
Il dramma della categoria è il sovrannumero, che si regola in due soli modi: o numero chiuso nelle università, o limiti all’accesso alla professione (es: tre prove utili poi cambi mestiere). Tertium non datur.




Io sono contraria agli idioti presuntuosi, con o senza numero chiuso, che pensano che la professione la devono fare solo loro tagliando altri, è un ragionamento che si confà perfettamente a mafiosi, camorristi e compagnia bella. Per me sono solo loro il dramma della categoria.








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Buongiorno. In data di ieri ho pubblicato un inserto dove auspicavo una regolamentazione agli accessi nella professione forense, post che ha suscitato una discussione anche accesa ma nel complesso civile. Questa mattina scopro che tale Gabriella FILIPPONE mi ha diffamato in più gruppi facebook a tema, dandomi dell’idiota e del camorrista mafioso. L’episodio è grave e devo richiamare l’amministratore sul punto, dovendo valutare tristemente querela per diffamazione aggravata contro questa signora, sempre che il suo profilo sia reale. Chiedo scusa a tutti

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Ahah
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Antonio Iovino evita la denuncia e cerca un chiarimento in privato. I toni politici attuali sono molto accesi. Su facebook spesso ci si lasci andare. Non è il primo caso ma passare querelarsi tra colleghi per diffamazione non è il massimo. Oggi il dibattito politicoAltro...

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Stefano Baldoni sul copia e incolla comunque è un mostro 

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Giampiera Polignano Una Collega non si sarebbe mai permessa.
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Gabriella Filippone problemi suoi e di quello che scopre. lei si diffama da solo non mette me di mezzo, io la ignoro e continuerò ad ignorarlo Antonello Tintinaglia
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Benedetta Manfredonia Complimenti per l’italiano

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Gabriella Filippone lei è libero di esprimere delle opinioni sulla avvocatura ed io sono libera di esprimere le mie. se le serve a corroborare le sue posizioni si "diffami" da solo e non disturbi me. Auodiffamarsi è un'operazione tenicamente impossibile comunque auguri, magari qualcuno la apprezzerà e la compatirà. io continuerò ad ignorarla. mi tengo e mi sono tenuta molto distante da lei, non ho niente da spartire con lei. per me si può autodiffamare, cioè diffamare da solo. problemi suoi che non mi coinvolgono. auguri.
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Giuseppe Gea Cosentino Probabilmente è un avvocato che sta a fame!
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Gabriella Filippone pensi per lei, magari è obeso.
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Gabriella Filippone gli avvocati di facebook è un gruppo pubblico, non segreto. è possibile condividere post senza con questo diffamare qualcuno. si informi e mi stia alla larga e non mi disturbi con le sue larvate minacce che restituisco pari pari al mittente, egregio collega.
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Gabriella Filippone utenti che postate fate pure, nel caso sarà mia cura denunciarvi per il tenore dei vostri commenti.
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Luca Cupolino "Denunciarvi", già l'uso di questo termine invece di quello giuridicamente corretto, spiega il rodimento di fondoschiena.
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Gabriella Filippone Luca Cupolino pensi al suo fondoschiena, ammesso che ne abbia uno. Denunciare un fatto a me non fa rosicare il fondoschiena, non so a lei. ad ogni modo si tenga pronto a rosicare il suo, per ogni evenienza.
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Luca Cupolino Gabriella Filippone sempre pronto, aspetto notizie dalla procura del magico paese immaginario nel quale evidentemente vive, dato che non si é neppure in grado di esprimersi correttamente, figurare il valutare la sussistenza di concreti elementi di diritto a sostegno di una querela (e non denuncia).

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Luca Cupolino Gabriella Filippone ps il fondoschiena immagino di averlo, ogni giorno mi siedo dietro la mia scrivania senza piangermi addosso, senza farmi sospendere dall'ordine di appartenenza e sopratutto senza insultare e diffamare altri Colleghi (quelli con la maiuscola ossia quelli corretti e non sospesi).

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Luca Tantalo Denuncia, assolutamente
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Gabriella Filippone Paolo Rosa ti informo di questo post
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Benedetta Manfredonia Come ha fatto a diventare avvocato?
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Mariassunta-Susy Lombardi Un Avvocato non può scrivere queste cose.

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Gabriella Filippone notiziierò il suo COA della sua supponenza offensiva. Stesso discorso per gli altri "fenomeni" che postano qui. Maria Mariassunta-Susy Lombardi
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Mariassunta-Susy Lombardi Ahahahah. . . Il mio COA ha talmente tanta stima di me, che quando arriverà la Sua denuncia, utilizzerà uno dei tanti cestini presenti nelle varie stanze. Anche se la denuncia dovesse provenire da una " preziosa persona " . . .
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Gabriella Filippone immagino che sia membro del suo COA, oltre a dimostrarsi autocelebrante. a me basta conoscere le norme deontologiche per affermaLe che notizierò il suo COA di provernienza che "tanto la stima" Mariassunta-Susy Lombardi
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Gabriella Filippone pensi a ciò che scrive lei e a come lo scrive e pensi al suo mondo immaginario. semmai sono ignorante nel senso che la ignoro. il resto che lei ama qui esternare sarà esaminato dal suo COA. Luca Tantalo

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Luca Cupolino É il CDD distrettuale che valuta la condotta degli avvocati, non il COA. Neppure questo

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Luca Tantalo Desidera? Dica, dica. Almeno cerchi di taggare il Luca giusto  

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Luca Cupolino Luca Tantalo ed io che cercavo di capire la connessione tra un Collega ed il mio ordine di appartenenza Ahahah
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Fabrizio Cravero Vacanze gratis!
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Benedetta Manfredonia Sta parlando con me? Mi sta facendo morire dal ridere. Non è ignorante non conosce l’italiano, c’è differenza sa? Visto che è così preparata mi può dire perché il suo post non è offensivo visto che è su un gruppo pubblico e quello che si scrive qui sul suo curioso atteggiamento lo sarebbe??? Faccia esaminare da chi vuole. Viene con me però?
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Ernesto Rossi Io propongo che nessuno possa più fare l'Avvocato, anche con valore retroattivo.
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JULIA ROBERTS E IL TEAM DI AVVOCATI Incontro Erin Brockovich avvocati | SCENA FILM


SCENA FILM: Incontro Erin Brockovich avvocati

Incontro Erin Brockovich avvocati

Fonte: You Tube







Enrico Brignano - Gli avvocati dei politici | You Tube



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INCONTRO TRA MUSSOLINI E D'ANNUNZIO

«D’Annunzio Mussolini i carissimi nemici». Un rapporto turbolento quello tra Gabriele D’Annunzio, il poeta immaginifico, lo scrittore, il politico, il soldato-eroe della Prima guerra mondiale e Benito Mussolini, il futuro duce del fascismo, che in D’Annunzio vide la sua guida, il suo Vate. Le strade dei due si incontrano nel 1919. Alla fine della Prima guerra mondiale. L’Italia non ebbe  la Dalmazia, uno smacco che provò indignazione e rabbia. "È una vittoria mutilata", disse D’Annunzio che, con Mussolini, era tra i più accesi interventisti. L’interventismo è il collante tra i due di un rapporto di odio e amore che alcuni storici giudicano fondamentale per la Storia. (Fonte: Onlinenews)




Immagine:Interventismo | Filippo Tommaso Marinetti, Guerra sola igiene del mondo | Wikipedia




Immagine: Italia nella prima guerra mondiale | Poster propagandistico con una crocerossina e la scritta "Chi darà un bicchier d'acqua in Nome Mio, non perderà la sua ricompensa". |Wikipedia


Immagine: Italia nella prima guerra mondiale | Poster di propaganda | Wikipedia



Immagine: Società italiana durante il fascismo | (Val d'Aosta): le facciate di molti edifici vennero usate per esibire motti propagandistici del regime |  Wikipedia










Immagine: via Flickr 

Murales storico del periodo fascista in Italia con l'effige di Mussolini in elmetto da guerra e la dicitura originale: "VI HO ABITUATO AI MIEI DISCORSI ADESSO ABITUATEVI AI MIEI SILENZI" | Località: Civitella Casanova Abruzzo (dove viveva mio nonno). | [dallo spagn. (pintura) mural «pittura murale»,  (murales). – Rappresentazione pittorica di scene per lo più d’ispirazione social-popolare, eseguita, su muri, facciate di edifici, generalm. posti in luoghi aperti, in cui la semplicità, spontanea o voluta, del tratto, insieme con i colori, creano un effetto di grande immediatezza visiva.

Mio nonno Vincenzo viveva in un paese in Abruzzo. Da giovane si rifiutò di iscriversi al partito fascista. Il tutto senza conseguenze dannose alla sua persona. Forse al suo paese era possibile. 
Durante la guerra salvò due suoi figli, mio padre e mio zio, nascondendoli in campagna, mentre i tedeschi, che stavano perdevano storicamente la guerra, rastrellavano in paese giovani italiani per ucciderli in rappresaglia o magari deportarli e destinarli ai lavori forzati o peggio. remember, gli amarcord di mio padre. 
Mio nonno è morto, in tempi relativamente moderni e di pace, all'età di 90 anni. Sicuramente una persona avveduta, accorta. O semplicemente non si sentiva fascista. 





Il vostro invece? O il vostro bisnonno o trisnonno? 


Dipende ovviamente dall'età di chi legge

Era un camerata? Olalà  (francesismo) era uno squadrista? Si macchiò di sangue umano? Trucidò qualcuno contrario al regime?
Indossava il fez fascista? Chi erano loro? Chi erano i vostri antenati?  Fatti vostri dopotutto.


Fidarsi è bene ma non fidarsi forse 
è spesso  inevitabile.






Immagine: Adunata di balilla | Opera nazionale balilla | via Wikipedia 


L'Opera nazionale Balilla per l'assistenza e per l'educazione fisica e morale della gioventù (nome esteso, nota come Opera nazionale Balilla, in sigla ONB) fu un'organizzazione giovanile del Regno d'Italia, istituita nel 1926, durante il ventennio fascista, poi soppressa e confluita nella Gioventù italiana del Littorio (GIL), a partire dal 1937.




Immagine: fez copricapo fascista | Fotografia scattata in Italia ed è nel pubblico dominio poiché il copyright è scaduto | via Wikipedia














Benito Mussolini e il fascismo raccontati da Indro Montanelli



Indro Montanelli,  (Fucecchio22 aprile 1909 – Milano22 luglio 2001), è stato un giornalistasaggista e commediografo italiano.
Considerato il più grande giornalista italiano del Novecento[3] e dotato di una scrittura di straordinaria concisione e limpidezza, Montanelli era in grado di spaziare dall'editoriale, al reportage, al corsivo pungente. Fu per circa quattro decenni l'uomo-simbolo del principale quotidiano italiano, il Corriere della Sera, e per vent'anni condusse un altro importante quotidiano fondato da lui stesso, il Giornale. Fu anche autore di una collana di libri di storia molto popolari. In ciascuno di questi ruoli seppe conquistarsi un largo seguito di lettori.


Sin da ragazzo, Montanelli incominciò a soffrire di depressione, un male che lo segnò per tutta la vita:
« La prima crisi fu a undici anni. Mi svegliai una notte urlando "Muoio, muoio!". Una mano mi attanagliava la gola, mi sentivo soffocare. Accorsero i miei genitori, un po' mi quietai, ma smisi di dormire e di mangiare per mesi, avevo paura di tutto, un vero terrore, e mi sentivo addosso la tristezza del mondo intero. Dovetti abbandonare la scuola per quell'anno. I sintomi si sono poi ripresentati identici più o meno ogni sette anni, ciclicamente[12]. »
Probabilmente Montanelli soffriva di disturbo bipolare.


Il 22 luglio 2001, Montanelli si spense a Milano nella clinica La Madonnina (lo stesso luogo dove 29 anni prima era scomparso l'amico Dino Buzzati): operato agli inizi del mese per un tumore all'intestino, morì a causa di complicazioni. Il giorno seguente il direttore del Corriere della SeraFerruccio de Bortoli, pubblicò in prima pagina il necrologio di Montanelli, scritto da lui stesso pochi giorni prima di morire:
« Mercoledì 18 luglio 2001, ore 1:40 del mattino. Giunto al termine della sua lunga e tormentata esistenza – Indro Montanelli – giornalista – Fucecchio 1909, Milano 2001 – prende congedo dai suoi lettori ringraziandoli dell'affetto e della fedeltà con cui lo hanno seguito. Le sue cremate ceneri siano raccolte in un'urna fissata alla base, ma non murata, sopra il loculo di sua madre Maddalena nella modesta cappella di Fucecchio. Non sono gradite né cerimonie religiose, né commemorazioni civili. »
(Corriere della Sera, 23 luglio 2001.)
Migliaia di persone sfilarono nella camera ardente per rendergli omaggio. (Wikipedia)



"Il fascismo fu Mussolini e soltanto Mussolini. Chi vi cerca altre cose, fonti ideologiche, è completamente fuori strada(cit. Indro Montanelli)

"Dalla fine della guerra in poi non c'erano stati dei governi capaci di governare. Per lo stesso motivo per cui non lo sono ancora i governi attuali. Erano dei  governi di coalizione che non andavano d'accordo.

Nella piazza dominava la violenza che prima era stata rossa e che poi era diventata la violenza nera. Arrivò Mussolini e rimise ordine.
La difficoltà più grossa fu quella di quella di  inquadrare e di ordinare le quadre fasciste

Mussolini non ha mai amato i fascisti. Questo sia detto tra noi. Potrebbe essere il capitolo di una storia nuova, diciamoLi detestava. 
Queste squadre, i manganellatori, non ubbidivano mica a Mussolini. Obbedivano ai vari RAS provinciali. Erano autonomi. Rissosi, poi litigavano anche fra loro.
Mussolini ricorse a un sistema intelligente e sicuro, li inquadrò in una istituzione: creò la milizia fascista, che aveva una sua gerarchia e una sua disciplina poco rispettate però, insomma, che impedivano certe iniziative.
Non si fermò qui, Mussolini chiamò accanto, a sé a formare il governo, quanto c'era di meglio in Italia, sia che fosse fascista o che non lo fosse
Perchè lui affidò la riforma dei codici a Rocco che non veniva dai quadri fascisti!
Affidò la riforma scolastica, ed è l'unica buona riforma che l'Italia ha avuto in questo secolo, a Gentile che, anche se simpatizzava, non veniva dai ranghi fascisti.Questo Mussolini durò  cinque e sei anni e si capisce perché e come raccolse il consenso di quasi tutta l'Italia."
"Poi successe a Mussolini quello che succede sempre a chi esercita per troppo tempo un potere assolutoPerse il senso della realtà.
Lui era stato un realista, tempista, politico eccellente, non uomo di Stato, ma politico eccellente, appunto per il senso del tempo e della misura che aveva avuto, si allontanò dalla realtà e  diventò il monumento di sé stesso, la caricatura di sé stesso. 
Quindi l'impero, la pretesa di essere non soltanto il protagonista della storia d'Italia, lo era effettivamente, ma della storia d'Europa. Far recitare all'Italia una parte cui era assolutamente impreparata e incapace. Fuori dalla realtà completamente, il che finì per renderlo prigioniero di Hitler". (Indro Montanelli)


Immagine: Decorazioni milizie  fasciste | via Wikipedia











PEDOFILA E FASCISMO. LE VISCERE DELLA FOLLIA

"Quello che fece Montanelli si chiamava “madamato” ed era una pratica molto in voga nel 1936tutti i fascisti avevano la propria madama minorenne dentro al letto.
Montanelli acquistò una moglie dodicenne durante il colonialismo fascista in Eritrea.

Correva l’anno 1936, quella che sarebbe diventata una delle penne più prestigiose d’Italia scriveva nel numero di gennaio del periodico “Civilta’ Fascista” un articolo in cui si sosteneva che “non si sarà mai dei dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorità. Coi negri non si fraternizza. Non si può, non si deve. Almeno finché non si sia data loro una civiltà“.

Evidentemente non tutte le “fraternizzazione” erano sgraditi a Montanelli, come ha raccontato il diretto interessato in una intervista rilasciata a Enzo Biagi per la Rai nel 1982: “aveva dodici anni, ma non mi prendere per un Girolimoni, a dodici anni quelle lì erano già donne. L’avevo comprata a Saganeiti assieme a un cavallo e un fucile, tutto a 500 lire. (…) Era un animalino docile, io gli (sic) misi su un tucul (semplice edificio a pianta circolare con tetto conico solitamente di argilla e paglia) con dei polli. E poi ogni quindici giorni mi raggiungeva dovunque fossi insieme alle mogli degli altri ascari“.
L’episodio era gia’ stato rievocato in precedenza nel 1969, durante il programma “L’ora della verita’”, in cui Montanelli descriveva la sua esperienza coloniale: “Pare che avessi scelto bene – racconto’ Montanelli – era una bellissima ragazza, Milena, di dodici anni. Scusate, ma in Africa e’ un’altra cosa. Cosi’ l’avevo regolarmente sposata, nel senso che l’avevo comprata dal padre.
La moglie bambina di Montanelli (abbandonata al suo Tucul e al suo destino quando il giornalista rientrò in Italia); le leggi razziali proibivano di elevare al rango di moglie vera e propria una “madama” acquistata per i soggiorni nelle colonie.
Il “madamato” non era un vero e proprio matrimonio con parita’ di diritti e doveri, ma una forma di “contratto sociale” segnata dal dominio autoritario del colonizzatore sull’indigeno, dell’uomo sulla donna, dell’adulto sul bambino, del libero sul prigioniero, del ricco sul povero, del forte sul debole. E alla fine avevi qualcosa che era meno di una moglie e poco piu’ che una schiava"
Fu importante che queste relazioni di dominio con le “belle abissine” non sconfinassero mai nei sentimenti. Nel Regio Decreto 740 del 19 aprile 1937, dal titolo eloquente “Sanzioni per rapporti di indole coniugale tra cittadini e sudditi“, si stabilì che “il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione d’indole coniugale con persona suddita dell’Africa Orientale Italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell’Africa Orientale Italiana è punito con la reclusione da uno a cinque anni“.
Fonte: PEDOFILA E FASCISMO. LE VISCERE DELLA FOLLIA | Sorrento News










CHI VOLEVA LA GUERRA E CHI NO | chi apprezzava il regime e chi no



La storia siamo noi.





Immagine: Hitler a Roma | via Wikipedia 





25 aprile 1945: Mussolini abbandona la prefettura di Milano. A sinistra il tenente Fritz Birzer, capo scorta delle SS. Questa è l'ultima foto che ritrae Mussolini vivo




I corpi di Mussolini (secondo da sinistra) e di Petacci (riconoscibile dalla gonna) esposti a Piazzale Loreto Milano. Il primo cadavere a sinistra è di Nicola Bombacci. Gli ultimi due a destra sono Pavolini e Starace. | via Wikipedia






L'esecuzione di Mussolini avvenne il 28 aprile 1945.



Nell'aprile 1945, Mussolini, sempre più isolato e impotente, dopo che il fronte della Linea Gotica ha ceduto e le forze tedesche in Italia sono in rotta, Mussolini si trasferisce a Milano. Il 25 aprile, ottiene un incontro con il cardinale Schuster, che sta tentando di mediare con il CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) la resa delle forze fasciste, nella speranza di evitare spargimenti di sangue. Tuttavia l'indecisione di Mussolini e l'intransigenza delle parti rendono impossibile qualsiasi accordo. I comandi delle SS tedesche (generale Wolff), poco prima dell'arrivo del duce, fanno sapere al cardinale di non aver più bisogno di lui, avendo essi nel frattempo stretto un patto separato con gli Alleati (all'oscuro di Hitler, ovviamente) e con uomini vicini al CLN.[246] "Appresa da Schuster la notizia, Mussolini si sente tradito e definitivamente abbandonato anche dai tedeschi, interrompe la discussione e lascia precipitosamente l'arcivescovado".


Alessandro Pertini detto Sandro (San Giovanni di Stella, 25 settembre 1896 -- Roma, 24 febbraio 1990) è stato un politico, giornalista e antifascista italiano. Fu il settimo presidente della Repubblica Italiana, in carica dal 1978 al 1985, il secondo socialista (dopo Giuseppe Saragat) a ricoprire la carica. Sandro Pertini racconta ad Enzo Biagi il suo incontro con Benito Mussolini avvenuto durante l'insurrezione di Milano presso l'Arcivescovado di Milano.





Nonostante il parere contrario di parte del suo seguito, Mussolini decide quindi di lasciare Milano. I motivi della decisione non sono del tutto chiari. Vi è chi ritiene che fosse stato concordato un incontro segreto con emissari alleati provenienti dalla Svizzera, ai quali Mussolini si sarebbe dovuto consegnare portando con sé importanti documenti. Si è anche supposto che Mussolini, nell'improbabilità di uscirne indenne, volesse a tutti i costi evitare di cadere nelle mani degli Alleati, pur nella consapevolezza che se fosse finito in mano ai partigiani sarebbe stato certamente giustiziato. Nel tardo pomeriggio del 25 aprile, la colonna di Mussolini parte dalla Prefettura alla volta di Como, per poi proseguire verso Menaggio, lungo la sponda occidentale del lago (anziché verso la più sicura sponda orientale, come proposto dal capo del Partito Fascista Repubblicano Alessandro Pavolini). Mussolini trascorre l'ultima notte da uomo libero pernottando in un albergo  a pochi chilometri dal confine svizzero. Il giorno dopo Mussolini, insieme a pochi fedeli e a Claretta Petacci, che lo aveva frattanto raggiunto, ridiscende verso il lago. Sulla statale Regina si unisce ad una colonna della contraerea tedesca in ritirata.
La colonna viene fermata a Musso la mattna presto dai partigiani della 52ª Brigata Garibaldi. Dopo lunghe trattative, si giunge all'accordo che i tedeschi possono proseguire dopo una perquisizione, mentre gli italiani devono essere consegnati. Mussolini viene convinto dal tenente SS Birzer, incaricato di custodirlo dal suo comando poco prima della partenza da Gargnano, a nascondersi su un camion tedesco indossando un cappotto da sottufficiale e un elmettoDopo pochi chilometri la colonna viene fermata a Dongo e, durante l'ispezione, Mussolini viene riconosciuto dal partigiano Giuseppe Negri "Biondinoe subito arrestatodal vice commissario.
Nel municipio di Dongo viene interrogato e in serata, per sicurezza, viene trasferito a Germasino, nella caserma della Guardia di Finanza. Durante la notte viene ricongiunto con Claretta Petacci e insieme si pensa di trasferirli a Brunate per poi condurli in un secondo tempo a Milano, ma durante il percorso numerosi posti di blocco convincono gli accompagnatori Luigi Canali "Neri", Michele Moretti "Pietro" e Giuseppina Tuissi "Gianna" a desistere e a trovare una diversa destinazione. Per questo vengono portati a Bonzanigo.
Giorni prima era stato emesso un comunicato del CLN[253] nel quale si esprimeva la necessità di una rinascita sociale e politica dell'Italia, attuabile solo attraverso l'uccisione di Mussolini e la distruzione di ogni simbolo del partito fascista. Il documento era a firma di tutti i componenti del CLN (Partito comunistaPartito Socialista Italiano di Unità ProletariaDemocrazia del Lavoro, il Partito d'Azione, la Democrazia Cristiana, il Partito Liberale Italiano).

La decisione di dar corso al comunicato fu presa da coloro che detenevano Mussolini nell'arco di poche ore, in un contesto in cui era molto difficile mettersi in contatto con Roma e far riunire il Comitato di Liberazione Nazionale

I partigiani che lo avevano catturato informarono (usando il telefono di una centrale idroelettrica) il comando di Milano.

Secondo Raffaele Cadorna,[254] venne presa la decisione che facesse il miglior interesse dell'Italia. Cadorna sosteneva che se Mussolini fosse stato consegnato agli Alleati ne sarebbe scaturito un processo a un intero ventennio di politica italiana, nel quale sarebbe stato difficile separare le responsabilità di un popolo da quelle del suo condottiero, con conseguente discredito. La mattina del 28 aprile Leo Valiani portò a Cadorna un ordine di esecuzione a firma del CLNAI, riferendogli che si trattava della decisione raggiunta da Valiani medesimo insieme con Luigi LongoEmilio Sereni e Sandro Pertini la sera precedente: uccidere Mussolini senza processo, data l'urgenza.[255]





Mussolini fu fucilato assieme a Claretta Petacci, a Giulino di Mezzegra, in Lombardia.


La versione ufficiale


"Il mitra di Walter Audisio", nome di battaglia "Valerio", "fa cilecca". L'arma di Walter Audisio ("il colonnello"), un mitra Thompson, fu successivamente riconsegnata al commissario politico senza essere stata utilizzata .


Mussolini pertanto potrebbe essere stato fucilato materialmente dal partigiano comunista di Como Michele Moretti, nome di battaglia, "Pietro". Moretti era armato di mitra francese MAS, calibro 7,65 lungo.

Michele Moretti fu un personaggio schivo, in merito alla morte di Benito Mussolini, sostenne sempre la versione ufficiale confermando Walter Audisio quale esecutore della condanna. Tra gli storici però c'è chi sostiene che fu lo stesso commissario garibaldino a premere il grilletto del mitra MAS 7,65 lungo e ad uccidere l'ex duce del fascismo. Il mitra del colonnello “Valerio” si sarebbe inceppato, e il capo partigiano avrebbe chiamato Moretti che portò il suo. Con tale arma Audisio/Valerio avrebbe scaricato una raffica mortale sull'ex capo del fascismo e sulla Petacci. 
Con riguardo alle vicende di cui fu protagonista nel 1945, Moretti mantenne sempre una rigorosa riservatezza. Nelle poche interviste sostenne la versione ufficiale circa la morte di Benito Mussolini.


I tempi e i modi dell'esecuzione furono dettati anche dalla volontà di evitare interferenze da parte degli alleati, che avrebbero preferito catturare Mussolini e processarlo davanti ad una corte internazionale.




Walter Audisio, nome di battaglia Colonnello Valerio  (Alessandria28 giugno 1909 – Roma11 ottobre1973), è stato un partigiano e politico italiano; il 28 aprile 1945 eseguì la sentenza di morte di Benito Mussolini e, durante la notte successiva, provvide al trasporto del suo cadavere e di quello di altri 17 giustiziati, in Piazzale Loreto, a Milano. (Wikipedia)






La verità su Dongo. Il colonnello Valerio.

 
Walter Audisio rievoca le fasi della cattura e della condanna di Mussolini e della Petacci.









In seguito il corpo di Mussolini fu trasportato a Piazzale Loreto, Milano. Venne scaricato nel medesimo luogo in cui il 10 agosto 1944 erano stati fucilati e lasciati esposti al pubblico quindici partigiani (come rappresaglia per un attentato non rivendicato).[259]



 

"Nello stesso momento in cui gli americani stanno entrando in città: è il 29 aprile 1945". La gente accorsa in piazza prese ad insultare i cadaveri, infierendo su di loro con sputi, calci, spari e altri oltraggi, accanendosi in particolare sul cadavere di Mussolini. Il servizio d'ordine, composto di pochi partigiani e vigili del fuoco, decise quindi di appendere i corpi a testa in giù alla pensilina di un distributore di benzina.

L'uccisione di Mussolini e della Petacci, e la decisione di esporre i corpi al pubblico ludibrio, ricevettero numerose critiche anche da parte di esponenti della Resistenza antifascista. Ferruccio Parri, definì la vicenda "uno spettacolo da macelleria messicana" e Sandro Pertini dichiarò: «A Piazzale Loreto l'insurrezione si è disonorata» (Wikipedia)

















VERDENA: COME PUOI VIVERE A TESTA IN GIU' 














Montanelli e il futuro dell'Italia e degli italiani, analisi spietatamente corretta.
















Sull'argomento puoi vedere:





La "longa manus" di Cassa Forense in Australia. Collega all'estero obbligata a contributo previdenziale CF



















































Giuridica News | Avv. Gabriella Filippone


«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)
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