Villa azzurra in Piemonte "il manicomio dei bambini": legati ai letti e torturati con gli elettrodi. Un vero e proprio lager chiuso definitivamente nel 1979.
Villa azzurra in Piemonte "il manicomio dei bambini": legati ai letti e torturati con gli elettrodi. Un vero e proprio lager chiuso definitivamente nel 1979.
Il trattamento era praticato quasi sempre senza anestesia e, a volte, senza pomata e gomma in bocca, facendo così saltare i denti al paziente. Giorgio Coda, durante il processo, ha ammesso di aver praticato circa 5000 elettromassaggi.
Qual è la sottile linea che demarca la medicina dalla tortura? Esiste una classificazione oggettiva? Qualunque essa sia, Giorgio Coda la oltrepasso', abusando dell'elettroshock. La terribile vicenda di uno psichiatra noto ai più come "l'elettricista".
Immagine via I VIAGGITORI IGNORANTI
Giuseppe Coda andò a processo come imputato a seguito dell'invio di un rapporto al Tribunale per i minorenni da parte dell'assistente sociale Maria Repacidel Centro di tutela minorile di Torino. Il rapporto riguardava i fatti di villa Azzurra. A settembre 1970, Giogio Coda viene incriminato per il reato di "abuso dei mezzi di correzione" e venne applicata l'amnistia (DPR n. 238 del 22 maggio 1970).
Il 14 dicembre 1970 il giudice istruttore ricevette un esposto dell'Associazione per la lotta contro le malattie mentali, decisivo per far ripartire l'inchiesta e il processo. L'11 luglio 1974 arriva la sentenza e Coda è dichiarato "responsabile del reato ascritto limitatamente ai fatti relativi all'ospedale psichiatrico di Collegno".
Giorgio Giuseppe Antonio Maria Coda, divenuto noto come "l'elettricista"per il suo uso improprio dell'elettroshock.
Il 2 dicembre 1977 alle 18.30 quattro uomini facenti parte dell'organizzazione armata di estrema sinistra Prima Linea penetrano nell'appartamento dove Coda fa visite private e gli sparano alle gambe dopo averlo legato a un termosifone.
Giorgio Coda è tuttora vivente.
Molti dei suoi pazienti, malgrado avessero il favore dell’età, non gli sopravvissero.
Ci furono diverse morti sospette durante il trattamento di Giorgio Coda. Alcuni suicidi verificatisi negli istituti fecero nascere il sospetto che possano essere stati provocati dalla paura della sofferenza dei trattamenti.
Cosa accadeva all’interno delle strutture gestire e dirette da Giorgio Coda?
Il trattamento medico, se così vogliamo chiamarlo, consisteva nell’applicazione di scariche di elettroshock durature ai genitali ed alla testa. Queste scariche non facevano perdere la coscienza al torturato ma gli provocavano lancinanti dolori. Secondo l’illuminata testimonianza di Giorgio Coda, psichiatra, tale trattamento avrebbe dovuto curare il paziente. La fantomatica cura era chiamata da Coda Elettroshock o elettromassaggio, a seconda che venisse praticato alla testa o ai genitali. Le scariche di elettroshock erano praticate senza anestesia e, quasi sempre, senza pomata e gomma in bocca. In questo modo al paziente saltavano i denti.
Durante il processo, Giorgio Coda ammise d’aver praticato circa 5000 elettromassaggi.
L’elettromassaggio era una vera tortura, come una folgorazione continuata a intensità crescente, che produce una vibrazione terribile al cervello e la sensazione di impazzire, nonché uno scintillamento continuo di luminosità: un veder le stelle. Durante l’applicazione.
La cura elettrica era applicata su alcolisti, tossicodipendenti, omosessuali e masturbatori, anche su bambini.
All’interno del libro Portami su quello che canta, del giornalista Alberto Papuzzi, si può riscontrare il sentimento reale che induceva Giorgio Coda, ed i suoi aiutanti, ad operare tali procedimenti violenti: sia l’elettroshock che l’elettromassaggio non erano strumenti di cura ma, bensì, atroci torture e punizioni.
Utilizzati anche su bambini.
Un’ultima piccola annotazione per il titolo del libro Portami su quello che canta, processo ad uno psichiatra: il titolo deriva da un’affermazione di Coda, il quale avrebbe sentito un malato cantare in un cortile dell’ospedale ed avrebbe deciso di praticargli un elettromassaggio, chiedendo all’infermiere: “portami su quello che canta”.
Lo psichiatra Giorgio Coda a processo (foto tratta dal giornale La Stampa del 5 luglio 1974
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Il caso Coda scosse e fatto discutere l'opinione pubblica. Il dibattito scaturito portò alla cosiddetta Legge Basaglia (legge 13 maggio 1978 n. 180), che ha abolito i principali articoli della precedente legge (14 febbraio 1904, n. 36) e istituito il TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), restringendo di molto il suo campo di applicazione e definendo procedure a più livelli per la sua attuazione.
Villa Azzurra Il manicomio dei bambini dimenticati
#VillaAzzurra#Manicomi#Bambini#GiorgioCoda
Una volta in Italia c’erano i manicomi in cui venivano rinchiusi gli adulti ma anche i bambini.
Villa Azzurra è uno dei padiglioni degli ex manicomi di Torino, chiuso definitivamente nel 1979 dopo essere stato un lager per quasi 40anni.
Villa azzurra a Torino "il manicomio dei bambini": un lager al confine fra Grugliasco e Collegno chiuso definitivamente nel 1979.
Immagine: Vincent van Gogh - WikipediaVincent van Gogh, Notte stellata (Saint-Rémy, giugno 1889); olio su tela, 73,7×92,1 cm, Museum of Modern Art, New York.
Villa Azzurra esiste ancora, ma versa in stato di abbandono.
Si trova al confine fra Grugliasco e Collegno, un luogo macabro
che non rimandava alle fiabe.
Giorgio Coda(Torino, 21 gennaio1924) psichiatra e professore universitarioitaliano. È stato vicedirettore dell'ospedale psichiatrico di Collegno e direttore di villa Azzurra (struttura per bambini), a Grugliasco,Torino.
Il suo nome completo è Giorgio Giuseppe Antonio Maria Coda, divenuto noto come "l'elettricista"per il suo uso improprio dell'elettroshock.
Il trattamento era praticato quasi sempre senza anestesia e, a volte, senza pomata e gomma in bocca, facendo così saltare i denti al paziente. Giorgio Coda, durante il processo, ha ammesso di aver praticato circa 5000 elettromassaggi.
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"Legati ai letti, imbottiti di medicine e spesso con gli elettrodi applicati ai loro genitali per ‘educarli e domarli’. Se i muri di Villa Azzurra, il cosiddetto manicomio dei bambini, potessero parlare racconterebbero proprio questo orrore. Di cosa succedeva al suo interno.Un vero e proprio lager chiuso definitivamente nel 1979, ma l’imponente Villa Azzurra esiste ancora, ma versa in uno stato di abbandono. Si trova al confine fra Grugliasco e Collegno, in fondo alla via Lombroso a Torino e per tanto tempo è stato un luogo macabro che non somigliava né a una villa e né rimandava alle fiabe.
Gli orrori dentro Villa Azzurra
Bambini che venivano internati perché ‘ineducabili’ e ‘pericolosi a sé e agli altri’, avevano anche tra i 3 ai 4 anni e venivano legati ai cancelli del giardino o ai termosifoni bollenti, al letto e fuori al freddo se mostravano troppa vivacità o erano 'lagnosi'.
E le testimonianze raccontano di violenze, torture, decessi provocati dalle cure ai limiti, tra presunta scienza sperimentale e stregoneria.
La foto di una bimba di 10 anni, legata al proprio letto, nuda e con gli occhi rassegnati pubblicata dall'Espresso il 26 luglio 1970 aveva fatto scoppiare lo scandalo al manicomio diretto dal professor Giorgio Coda (poi processato e condannato per maltrattamenti). Era Coda a incentivare l’utilizzo degli elettrodi applicati ai genitali quando i bambini facevano la pipì a letto ed era sempre lui a farli lottare tra loro.
La condanna di Coda
L’11 luglio 1974 arriva la sentenza Coda è colpevole di “abuso di mezzi di correzione” e viene condannato a 5 anni di detenzione, al pagamento delle spese processuali e a 5 anni di interdizione all’esercizio della professione medica."
Lo psichiatra Giorgio Coda (foto tratta dal giornale La Stampa del 5 luglio 1974
Giorgio Coda(Torino, 21 gennaio1924) psichiatra e professore universitarioitaliano.
Il suo nome completo è Giorgio Giuseppe Antonio Maria Coda, divenuto noto come "l'elettricista"per il suo uso improprio dell'elettroshock.È stato vicedirettore dell'ospedale psichiatrico di Collegno e direttore di villa Azzurra (struttura per bambini), a Grugliasco (Torino). Fu processato nel periodo 1970-1974 per maltrattamenti con relativa condanna a cinque anni di detenzione, al pagamento delle spese processuali e all'interdizione dalla professione medica per cinque anni.
Il trattamento medico consisteva nell'applicazione di scariche di elettroshock durature ai genitali e alla testa che non facevano perdere coscienza al malato pur provocandogli lancinanti dolori e che avrebbero dovuto, secondo Giorgio Coda, curare il paziente. Il trattamento era chiamato da Coda "elettroshock" o "elettromassaggio" a seconda che venisse praticato alla testa o ai genitali.[8] Altre volte, la parola elettromassaggio era usata come sinonimo di elettroshock. Il trattamento era praticato quasi sempre senza anestesia e, a volte, senza pomata e gomma in bocca, facendo così saltare i denti al paziente. Giorgio Coda, durante il processo, ha ammesso di aver praticato circa 5000 elettromassaggi.
Il trattamento era praticato anche sualcolisti, tossicodipendenti, omosessuali[10] emasturbatori, e generava un fortissimo senso di paura, tale da far desistere i pazienti, perlomeno temporaneamente. Il processo e la sentenza, raccolti e analizzati nel libro Portami su quello che canta del giornalista Alberto Papuzzi, hanno messo in luce il carattere coercitivo e punitivo degli elettromassaggi, i quali non erano strumenti di cura ma atroci strumenti di tortura e punizione usati anche su bambini.
Alcune morti sospette durante l'elettroshock e alcuni suicidi verificatisi negli istituti hanno fatto nascere il sospetto che possano essere stati provocati (almeno in parte) dalla paura della sofferenza dei trattamenti.
Il caso, ai suoi tempi, è stato interpretato da taluni in chiave politica, secondo le chiavi di lettura del Novecento. In quest'ottica, il medico "borghese" si accaniva contro le fasce più deboli del "proletariato".
Biografia
Di famiglia benestante, Giorgio Coda è il figlio unico di Carlo Coda, un piccolo industriale torinese che "regolava la vita della famiglia come se fosse una fabbrica" e di Alda Vacchieri."A scuola Giorgio Coda eccelleva in condotta; quanto al profitto non era brillante, ma molto diligente. Qualche compagno lo ricorda sgobbone."
Nel 1943 Giorgio Coda si iscrive alla facoltà di Medicina dell'Università di Torino e si laurea nel 1948 con una tesi in antropologia criminale. Il 16 aprile 1955 sposa Giovanna Roviera. Dopo essere divenuto medico capo di sezione (equivalente all'odierno primario), il 3 aprile 1963 ottiene la libera docenza in psichiatria.
Il processo che lo vide come imputato nacque a seguito dell'invio di un rapporto al Tribunale per i minorenni da parte dell'assistente sociale Maria Repacidel Centro di tutela minorile di Torino. Il rapporto riguardava i fatti di villa Azzurra. A settembre 1970, Giogio Coda viene incriminato per il reato di "abuso dei mezzi di correzione" e venne applicata l'amnistia (DPR n. 238 del 22 maggio 1970).
Il 14 dicembre 1970 il giudice istruttore ricevette un esposto dell'Associazione per la lotta contro le malattie mentali, decisivo per far ripartire l'inchiesta e il processo. L'11 luglio 1974 arriva la sentenza e Coda è dichiarato "responsabile del reato ascritto limitatamente ai fatti relativi all'ospedale psichiatrico di Collegno". Successivamente, il difensore di Coda interpone appello contro la sentenza di primo grado.[18]
Il 2 dicembre 1977 alle 18.30 quattro uomini facenti parte dell'organizzazione armata di estrema sinistra Prima Linea penetrano nell'appartamento dove Coda fa visite private e gli sparano alle gambe dopo averlo legato a un termosifone.
Effetti
Il caso Coda ha scosso e fatto discutere l'opinione pubblica. Il dibattito scaturito ha portato alla cosiddetta Legge Basaglia (legge 13 maggio 1978 n. 180), che ha abolito i principali articoli della precedente legge (14 febbraio 1904, n. 36) e istituito il TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), restringendo di molto il suo campo di applicazione e definendo procedure a più livelli per la sua attuazione.
Il provvedimento prevede l'intermediazione del sindaco e del giudice tutelare, la possibilità di richiedere la revoca o la modifica del TSO da parte di chiunque (anche del paziente stesso), la possibilità da parte di chiunque (anche del paziente stesso) di proporre "ricorso contro il provvedimento convalidato dal giudice tutelare", e la possibilità per il paziente di comunicare con chiunque durante il TSO. Il paziente ha anche diritto al cambio della struttura di cura.
Sebbene la legge non prevedesse esplicitamente che gli ospedali psichiatrici venissero chiusi, essa ha di fatto chiuso la maggior parte degli istituti psichiatrici in Italia, chiusura che è stata del tutto completata nei decenni successivi.
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