Tra i danni al tessuto sociale causati dalla pandemia da Coronavirus c’è anche il mancato utilizzo di mesi di abbonamento a piscine e palestre, chiuse a seguito del provvedimento governativo fino al 24 maggio 2020. Dal 25 maggio, infatti, dopo quasi due mesi e mezzo di lockdown, i centri sportivi hanno potuto riprendere la loro regolare attività, adottando principi di igiene, sicurezza e distanziamento.
Come fare dunque con i mesi non goduti e già pagati con regolare abbonamento sottoscritto con i gestori della palestra o con la palestra?
Immagine foto: POMPEI Palestra grande | Wikipedia
“A seguito della sospensione delle attività sportive, disposta con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri attuativi dei citati decreti legge 23 febbraio 2020, n. 6, e 25 marzo 2020, n. 19, e a decorrere dalla data di entrata in vigore degli stessi, ricorre la sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta in relazione ai contratti di abbonamento per l’accesso ai servizi offerti da palestre, piscine e impianti sportivi di ogni tipo, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1463 del codice civile. I soggetti acquirenti possono presentare, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, istanza di rimborso del corrispettivo già versato per tali periodi di sospensione dell’attività sportiva, allegando il relativo titolo di acquisto o la prova del versamento effettuato. Il gestore dell’impianto sportivo, entro trenta giorni dalla presentazione dell’istanza di cui al periodo precedente, in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva”.
Per cui la soluzione optata dal Governo Conte è quella di richiedere entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della Legge di conversione del Decreto Rilancio, la restituzione di quanto già pagato, per il periodo relativo alla chiusura e, conseguentemente, del mancato godimento del servizio (attenzione però, la richiesta va presentata allegando l’abbonamento o la documentazione del pagamento effettuato).
“Il gestore dell’impianto sportivo, entro trenta giorni dalla presentazione dell’istanza di cui al periodo precedente, in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva”.
Attenzione, le parole “incondizionatamente utilizzabili”, perché presuppongono il fatto che non sia previsto alcun obbligo ulteriore dell’utilizzatore.
Infatti, è stato presentato un ricorso all’AGCM (Autorità garante della concorrenza e del mercato) depositato dall’UNC (Unione Nazionale Consumatori) che denuncia come molti impianti, in maniera considerata illegittima, richiedano la sottoscrizione di un nuovo abbonamento per poter godere del suddetto rimborso. In caso di rifiuto del consumatore, il ricorso denuncia che in alcuni casi la piscina o la palestra si sarebbe rifiutata di rimborsare o di emettere un voucher come previsto dal Decreto.
Vedremo l’esito di questo ricorso. Per ora, il diritto al rimborso sembra essere sacrosanto, non condizionato alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento, tale ultima attività, tale richiesta di alcune palestre che risulta in evidente contrasto con quanto espressamente previsto dalla normativa in vigore.
Entro trenta giorni dalla presentazione della domanda il gestore dell’impianto sportivo può, in alternativa al pagamento del rimborso, proporre di rilasciare un buono (voucher) dello stesso valore del rimborso, che può essere utilizzato senza alcuna condizione dal consumatore, da utilizzarsi entro un anno nella stessa struttura presso la quale si è sottoscritto l’abbonamento.
I dubbi on line di un utente, che sono gli stessi di tanti altri utenti:
Con l’emergenza Coronavirus, la mia palestra mi ha proposto di “congelare” il mio abbonamento annuale (ad ingresso libero) dicendomi che avrei potuto riprenderlo quando l’emergenza sarà finita. Ho accettato il “congelamento”, ma adesso che le attività sono ricominciate con la fine del lockdown non mi sento tranquillo a ricominciare. La palestra non ne vuole sapere e ha riattivato l’abbonamento.
PALESTRE, PISCINE, CENTRI SPORTIVI
Sono sospese le attività di palestre, centri sportivi, piscine il consumatore ha diritto al rimborso della quota parte di abbonamento del quale non può usufruire (o del singolo titolo di ingresso) ma anche qui sono stati recentemente introdotti i voucher che il Decreto Rilancio (D.L. 34/2020) prevede espressamente siano “incondizionati”: ciò significache la palestra non può costringere a stipulare un nuovo abbonamento per utilizzare i voucher!
Si è osservato questa durante l'estate 2020 che alcuni operatori stanno proponendo ai consumatori di “congelare” gli abbonamenti per poi riprenderli a emergenza finita, ma questa è un’opzione che il consumatore è libero di accettare o meno, visto che non è detto che abbia interesse a prolungare la frequentazione.
Se si è stipulato un contratto di finanziamento per la palestra o la piscina si può interrompere il versamento delle rate comunicando alla finanziaria per iscritto l’impossibilità di frequentare.
Per avere ulteriori informazioni, vedi leggi Palestre: denuncia all’Antitrust per i rimborsi
L'Unione Nazionali Consumatori (Consumatori.it):
"Palestre: denuncia all’Antitrust per i rimborsi"
L'Unione Nazionali Consumatori prende posizione e ribadisce che l’atteggiamento di una buona parte delle palestre è inaccettabile: "continuano a raccontare favole ai clienti ignorando (o interpretando a loro piacimento) le regole stabilite dal Decreto Rilancio. Per questo (come riportato in anteprima in questo articolo del Sole24ore), abbiamo presentato un ampio dossier all’Autorità Antitrust perché accerti le eventuali responsabilità delle palestre. Ecco l’elenco dei brand oggetto della nostra indagine:
- For Me Fitness Club
- Imperial Fitness Club
- Mcfit Italia S.r.l.
- Pegaso Fitness
- Sportsman Club
- Virgin Active"
"In alcuni casi, abbiamo registrato la testimonianza di veri e propri atteggiamenti vessatori da parte degli operatori che si fanno forti del fatto di aver incassato le quote per gli abbonamenti anche durante i mesi del lockdown": gli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori registrano un picco di segnalazioni e reclami aventi ad oggetto palestre, centri fitness e centri sportivi, "gli operatori, non appena hanno ricevuto il via libera del Governo, stanno cercando di salvare il salvabile, ma a farne le spese sono i consumatori!"
In questi mesi alcune associazioni di categoria del mondo wellness preferiscono forse gestire i casi singolarmente, sperando che il consumatore creda al fatto che non si possono avere rimborsi o che i voucher siano condizionati al rinnovo dell’abbonamento.
Questa sembra essere l’accusa più grave mossa dai clienti delle palestre: come è noto, l’art. 216, comma 4 del Decreto Rilancio prevede quanto segue: “in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva.”
Ebbene, a giudicare dai reclami che hanno allegato nel dossier presentato all’Antitrust, le pratiche commerciali adottate da molte delle citate palestre, sembrano configurare delle palesi violazioni di quanto disposto dal Decreto Rilancio, con conseguente danno per i clienti abbonati, i quali, è evidente, stanno subendo una riduzione della tutela dei loro diritti: si osservi che le pratiche segnalate rischierebbero di frustrare la tutela prevista dall’art. 216, comma 4, in quanto alcuni club non riconoscono alcun voucher, ma (dopo aver “congelato” l’abbonamento durante la chiusura) hanno cominciato a farlo riprendere già dai giorni di riapertura, pur senza un esplicito consenso del consumatore che, invece, avrebbe diritto ad un voucher da attivare (secondo il suo interesse) nell’arco di un anno, come previsto dalla normativa.
Il legislatore dell’emergenza, dispone esplicitamente che il voucher deve essere “incondizionatamente utilizzabile”: è evidente che concedere al consumatore l’utilizzo del voucher in un periodo determinato oppure (come molti operatori stanno facendo) condizionarne la spendibilità all’attivazione di un nuovo abbonamento, più lungo e oneroso del voucher, rappresenta una pratica, a loro avviso, scorretta.
A ciò si aggiunga la radicale difformità dei servizi rispetto a quelli originariamente acquistati: da palestre che impongono al cliente di trattenersi al massimo 90 minuti all’interno dei club a quelle che hanno dovuto chiudere piscine, saune e altri servizi accessori che facevano la differenza agli occhi dei consumatori.
Pur in presenza di tali difformità, la maggior parte delle palestre rifiutano il legittimo diritto del consumatore di recedere dal contratto di abbonamento per la parte residua: ricordiamo, infatti, che un ulteriore elemento di squilibrio a danno del consumatore utente deriva dal fatto che l’operatore (tanto che conceda il voucher per i periodi utilizzati, tanto che lo neghi) pretende che il consumatore prosegua nella fruizione (nel pagamento) dei mesi mancanti allo spirare del suo abbonamento. Cosa che il consumatore potrebbe non essere interessato tanto per ragioni di tutela della propria salute, tanto per l’appariscente riduzione dei servizi offerti dal club. Mentre, nessun operatore consente al consumatore di considerare le mutate condizioni di fruizione del servizio come giusta causa di recesso.
Come gestire a questo punto i complicati rapporti con la palestra? Il primo consiglio è quello di formulare per iscritto (via email o pec) una richiesta di voucher per i giorni non goduti durante il lockdown. Aggiungere (qualora non si sia interessati a frequentare il club durante la corrente ria pertura), una richiesta di recesso dal contratto giustificato dalle mutate condizioni contrattuali.
"A tal scopo si può usare il modulo allegato.
Se volete inviarci anche voi la vostra segnalazione su palestre, centri fitness o centri sportivi potete farlo attraverso i nostri sportelli.
Guarda il video di Massimiliano Dona “Palestre, piscine e impianti sportivi: come chiedere il rimborso per i mesi del lock-down”
Autore: Massimiliano Dona
Data: 8 giugno 2020
Fonte notizia: Unione Nazionali Consumatori (Consumatori.it)
Palestre, piscine e impianti sportivi: come chiedere il rimborso per i mesi del lock-down
Giova, pertanto, a questo punto ricordare che l'atteggiamento di alcune palestre potrebbe configurare praticamente l'ipotesi legislativa astratta e già prevista dal nostro ordinamento di arricchimento ingiustificato.
Coronavirus: i RIMBORSI più frequenti
Corona virus: modello, fac-simile di comunicazione di sospensione o recesso da inviare al centro fitness, da completare adeguandolo alle proprie esigenze
Propongo un modello, un fac-simile di comunicazione da inviare al Vostro centro fitness, da completare adeguandolo alle proprie precipue esigenze.
"RIF: ABBONAMENTO ANNUALE (o indicare altra durata) presso VS. STRUTTURA
- sto corrispondendo ogni mese la somma di Euro _______________
- ho già corrisposto la somma totale di Euro ________________
Stante l'elemento di squilibrio nella Vostra prestazione a danno del consumatore/ utente/ abbonato presso la Vostra struttura (indicare dati della palestra/piscina) derivante dal fatto che pretendete quali operatori (tanto che si conceda il voucher, tanto che lo neghi) che il consumatore/abbonato prosegua nell'immediato alla fruizione dei mesi mancanti al termine del mio abbonamento, Vi comunico formalmente quanto segue.
Poiché il consumatore/abbonato potrebbe non essere interessato tanto per ragioni di tutela della propria salute, tanto per l’appariscente riduzione dei servizi offerti dal club, mentre, il Vs. operatore al box office a cui ho fatto personalmente richiesta di sospensione, ed in quanto tale temporanea, non la consente in base alla regola generale contrattuale di cui alla clausola relativa alle sospensioni, presento pertanto formale contestazione.
Contesto i Vostri appigli contrattuali in quanto sono mutate le condizione di accesso e fruizione della palestra e del servizio in genere.
Mutate condizioni non previste e non regolate dal Vostro contratto stipulato presso di Voi in data ... ( modulo di contratto da voi predisposto e unilateralmente stampato), e formalizzo con questa mail la mia richiesta/comunicazione di sospensione (o recesso).
Innanzitutto, Vi formulo per iscritto (via email o p.e.c.) una richiesta di voucher per i giorni non goduti durante il lockdown.
Ho seguito le Vostre indicazioni mesi fa per cui, tramite il Vostro sito, ho inviato richiesta di voucher (o rimborso) e non ho ricevuto conferma dell'invio.
Comunico nel contempo di non essere interessato a frequentare il Vostro club alle condizioni rese necessarie per fronteggiare l'emergenza sanitaria e governativa in corso), pertanto formulo una richiesta di sospensione (o recesso) dal contratto giustificata dalle mutate condizioni contrattuali .
Insisto nel riconoscimento del voucher dovuto a causa del Lockdown disposto, da utilizzare entro un anno dal termine dell'emergenza sanitaria causata dall'evento pandemico.
Opportuno a questo punto ricordare che l'atteggiamento non collaborativo di alcune palestre potrebbe configurare praticamente l'ipotesi legislativa astratta e già prevista dal nostro ordinamento di arricchimento ingiustificato.
In attesa di Vostro obbligato e cortese riscontro porgo distinti saluti.
(Firma)"
__________________________________________________
Nota Bene:
L'Unione Nazionali Consumatori (Consumatori.it):
"Palestre: denuncia all’Antitrust per i rimborsi"
L'Unione Nazionali Consumatori prende posizione e ribadisce che l’atteggiamento di una buona parte delle palestre è inaccettabile: "continuano a raccontare favole ai clienti ignorando (o interpretando a loro piacimento) le regole stabilite dal Decreto Rilancio. Per questo (come riportato in anteprima in questo articolo del Sole24ore), abbiamo presentato un ampio dossier all’Autorità Antitrust perché accerti le eventuali responsabilità delle palestre. Ecco l’elenco dei brand oggetto della nostra indagine:
- For Me Fitness Club
- Imperial Fitness Club
- Mcfit Italia S.r.l.
- Pegaso Fitness
- Sportsman Club
- Virgin Active"
"In alcuni casi, abbiamo registrato la testimonianza di veri e propri atteggiamenti vessatori da parte degli operatori che si fanno forti del fatto di aver incassato le quote per gli abbonamenti anche durante i mesi del lockdown": gli sportelli dell’Unione Nazionale Consumatori registrano un picco di segnalazioni e reclami aventi ad oggetto palestre, centri fitness e centri sportivi, "gli operatori, non appena hanno ricevuto il via libera del Governo, stanno cercando di salvare il salvabile, ma a farne le spese sono i consumatori!"
In questi mesi alcune associazioni di categoria del mondo wellness preferiscono forse gestire i casi singolarmente, sperando che il consumatore creda al fatto che non si possono avere rimborsi o che i voucher siano condizionati al rinnovo dell’abbonamento.
Questa sembra essere l’accusa più grave mossa dai clienti delle palestre: come è noto, l’art. 216, comma 4 del Decreto Rilancio prevede quanto segue: “in alternativa al rimborso del corrispettivo, può rilasciare un voucher di pari valore incondizionatamente utilizzabile presso la stessa struttura entro un anno dalla cessazione delle predette misure di sospensione dell’attività sportiva.”
Ebbene, a giudicare dai reclami che hanno allegato nel dossier presentato all’Antitrust, le pratiche commerciali adottate da molte delle citate palestre, sembrano configurare delle palesi violazioni di quanto disposto dal Decreto Rilancio, con conseguente danno per i clienti abbonati, i quali, è evidente, stanno subendo una riduzione della tutela dei loro diritti: si osservi che le pratiche segnalate rischierebbero di frustrare la tutela prevista dall’art. 216, comma 4, in quanto alcuni club non riconoscono alcun voucher, ma (dopo aver “congelato” l’abbonamento durante la chiusura) hanno cominciato a farlo riprendere già dai giorni di riapertura, pur senza un esplicito consenso del consumatore che, invece, avrebbe diritto ad un voucher da attivare (secondo il suo interesse) nell’arco di un anno, come previsto dalla normativa.
Il legislatore dell’emergenza, dispone esplicitamente che il voucher deve essere “incondizionatamente utilizzabile”: è evidente che concedere al consumatore l’utilizzo del voucher in un periodo determinato oppure (come molti operatori stanno facendo) condizionarne la spendibilità all’attivazione di un nuovo abbonamento, più lungo e oneroso del voucher, rappresenta una pratica, a loro avviso, scorretta.
A ciò si aggiunga la radicale difformità dei servizi rispetto a quelli originariamente acquistati: da palestre che impongono al cliente di trattenersi al massimo 90 minuti all’interno dei club a quelle che hanno dovuto chiudere piscine, saune e altri servizi accessori che facevano la differenza agli occhi dei consumatori.
Pur in presenza di tali difformità, la maggior parte delle palestre rifiutano il legittimo diritto del consumatore di recedere dal contratto di abbonamento per la parte residua: ricordiamo, infatti, che un ulteriore elemento di squilibrio a danno del consumatore utente deriva dal fatto che l’operatore (tanto che conceda il voucher per i periodi utilizzati, tanto che lo neghi) pretende che il consumatore prosegua nella fruizione (nel pagamento) dei mesi mancanti allo spirare del suo abbonamento. Cosa che il consumatore potrebbe non essere interessato tanto per ragioni di tutela della propria salute, tanto per l’appariscente riduzione dei servizi offerti dal club. Mentre, nessun operatore consente al consumatore di considerare le mutate condizioni di fruizione del servizio come giusta causa di recesso.
Come gestire a questo punto i complicati rapporti con la palestra? Il primo consiglio è quello di formulare per iscritto (via email o pec) una richiesta di voucher per i giorni non goduti durante il lockdown. Aggiungere (qualora non si sia interessati a frequentare il club durante la corrente ria pertura), una richiesta di recesso dal contratto giustificato dalle mutate condizioni contrattuali.
"A tal scopo si può usare il modulo allegato.
Se volete inviarci anche voi la vostra segnalazione su palestre, centri fitness o centri sportivi potete farlo attraverso i nostri sportelli.
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Autore: Massimiliano Dona
Data: 8 giugno 2020
Fonte notizia: Unione Nazionali Consumatori (Consumatori.it)
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