Facebook è stato costretto da IRS, l’Agenzia delle Entrate americana, a trasferire la sede sociale dall’Irlanda agli USA, per questioni fiscali
Facebook è stato appena costretto da IRS, l’Agenzia delle Entrate americana, a trasferire la sede sociale dall’Irlanda agli Stati Uniti, per questioni fiscali e dopo l'abbandono di milioni di utenti WhatsApp prende tempo
Guiness birra irlandese
Dopo l'abbandono di milioni di utenti verso altre piattaforme WhApp cambia di nuovo la privacy
Privacy WhatsApp: cosa cambia adesso
La decisione di WhatsApp per far fronte a questa tempesta, anche mediatica, e alle pesantissime critiche ricevute (con conseguente migrazione di molti utenti verso Signal o Telegram), è stata quella di prendere tempo: “Abbiamo posticipato la data in cui richiederemo ai nostri utenti di rivedere e accettare i termini. L’8 febbraio, nessun account verrà sospeso o eliminato“.
Il gruppo Facebook è stato appena costretto dalla US Internal Revenue Service (IRS, l’Agenzia delle Entrate americana) a trasferire la sede sociale dall’Irlanda agli Stati Uniti, per questioni fiscali "e ciò vuol dire che, se WhatsApp vuole scambiare anche un solo dato con Facebook, rischia la sanzione."
Proprietà intellettuale torna negli Usa dopo azione Agenzia tributi
"La scelta di chiudere le divisioni irlandesi e riportare la proprietà intellettuale negli Stati Uniti è arrivata dopo che l'Internal Revenue Service, l'Agenzia governativa Usa deputata alla riscossione dei tributi, ha deciso di portare Facebook in tribunale sostenendo che il social deve versare più di 9 miliardi di dollari, legati al trasferimento, nel 2010, dei suoi profitti in Irlanda. "Le licenze di proprietà intellettuale relative alle nostre operazioni internazionali sono state rimpatriate negli Stati Uniti", ha dichiarato Facebook. "Tale cambiamento, che è entrato in vigore dal luglio di quest'anno."
VIDEO PUBBLICATO da RAFFAELE PALERMO il 16 gennaio 2021 su You Tube
"Sommersa dalle critiche e dopo essere finita sotto la lente del Garante per la privacy, WhatsApp ha fatto un passo indietro: ecco cosa cambia adesso.
“Siamo a conoscenza del fatto che il nostro recente aggiornamento abbia creato un po’ di confusione“, inizia così l’ultimo post sul blog ufficiale di WhatsApp, pubblicato dall’azienda del gruppo Facebook dopo giorni di polemiche feroci sulla nuova privacy policy in vigore dall’8 febbraio.
Un altro post per ribadire che “tutto ciò che condividi con familiari e amici rimane tra voi” e che WhatsApp non scambia i dati degli utenti con Facebook o con altre aziende terze e che, in ogni caso, i messaggi sono sempre protetti dalla crittografia end-to-end che impedisce a chiunque, WhatsApp compresa, di leggere cosa contengono. Eppure, se la nuova privacy policy di WhatsApp fosse così chiara e limpida non avrebbe attirato l’attenzione del Garante italiano per la Privacy, che la ritiene “poco chiara e intelligibile” e ha persino chiesto un pronunciamento in merito da parte dell’Edpb, la European Data Protection Board che riunisce tutte le autorità nazionali europee che si occupano di tutela della privacy. Questa richiesta, e il polverone che si è sollevato nei giorni scorsi, ha indotto WhatsApp a cambiare nuovamente idea sulla privacy policy.
Privacy WhatsApp: cosa cambia adesso
La decisione di WhatsApp per far fronte a questa tempesta, anche mediatica, e alle pesantissime critiche ricevute (con conseguente migrazione di molti utenti verso Signal o Telegram), è stata quella di prendere tempo: “Abbiamo posticipato la data in cui richiederemo ai nostri utenti di rivedere e accettare i termini. L’8 febbraio, nessun account verrà sospeso o eliminato“.
Ciò vuol dire che la nuova privacy policy di WhatsApp non entrerà più in vigore l’8 febbraio, ma circa tre mesi dopo. In questo modo WhatsApp ha ben 4 mesi per fare due cose importantissime: convincere gli utenti a restare sulla piattaforma e prepararsi a rispondere ad ogni singolo punto, appunto, dubbio o domanda che proverrà dall’Edpb o dalle singole autorità nazionali per la privacy.
Cosa rischia WhatsApp in Europa
La questione, quindi, è ben più complessa di quanto potrebbe sembrare e, per venirne a capo, WhatsApp ha bisogno di più tempo del previsto. Almeno fino al 15 maggio.
In Italia, e in Europa in generale, la situazione è diversa rispetto agli Stati Uniti: nel vecchio continente è in vigore la GDPR, General Data Protection Regulation, un corposo regolamento europeo che prevede sanzioni pesantissime e multe fino al 4% del fatturato per chi trasferisce illecitamente i dati degli utenti in altri Paesi. Altri Paesi come gli Stati Uniti, ad esempio.
I più attenti, a questo punto, potranno facilmente fare 2+2: il gruppo Facebook è stato appena costretto dalla US Internal Revenue Service (IRS, l’Agenzia delle Entrate americana) a trasferire la sede sociale dall’Irlanda agli Stati Uniti, per questioni fiscali e cio vuol dire che, se WhatsApp vuole scambiare anche un solo dato con Facebook, rischia la sanzione.
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