La Corte di cassazione, con la sentenza 1822, considera documenti i messaggi whatsapp, gli sms e le mail conservate sul telefono.
Documenti, che possono essere acquisiti nell'ambito di un'indagine senza la particolare procedura prevista per le intercettazioni o il sequestro della corrispondenza.
I giudici di legittimità respingono il ricorso contro l'ordinanza con la quale i giudici d'appello confermavano la legittimità del sequestro probatorio di mail e di uno smartphone, nel corso di un'inchiesta per reati fallimentari.
L'indagata contestava la modalità seguita per l'acquisizione dei dati, attraverso la c.d. copia forense. Secondo la ricorrente gli inquirenti, per entrare in possesso dei messaggi e delle mail, avrebbero dovuto adottare la procedura prevista dagli articoli 266 e seguenti del codice penale.
Secondo la difesa, inoltre, era stato violato il principio di proporzionalità e adeguatezza. Nessuna delle due contestazioni è stata però accolta.
«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)
La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.
Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.
|
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un commento