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"L’incredibile storia del consigliere Bellomo
Francesco Bellomo era un magistrato del Consiglio di stato, il supremo organo della giustizia amministrativa, quello a cui ci si appella contro le decisione dei famosi TAR, per intendersi. Bellomo vinse il concorso nel 2005 ed è descritto da alcuni giornali come una sorta di celebrità. Il Mattino, in un articolo scritto in sua difesa, lo ha definito “un magistrato tra i più brillanti e autorevoli in Italia”.
Bellomo ha o aveva un’altissima opinione di sé. Nel suo curriculum pubblicato sul sito della scuola scriveva di sé: «[Bellomo] È accreditato […] di un Q.I. = 188 (media umana = 100)». Bellomo si definisce anche «studioso delle discipline a carattere scientifico, nel cui ambito ha conseguito titoli internazionali». Il suo principale traguardo sarebbe l’applicazione della «teoria della relatività generale nel diritto (il cd. “agente superiore”)»: una teoria al centro di alcune delle accuse di molestie.
Oltre a svolgere il ruolo di magistrato del Consiglio di stato, Bellomo ricevette il permesso di tenere corsi privati agli aspiranti magistrati (una pratica molto diffusa all’interno della magistratura e spesso criticata). In poco tempo divenne direttore della scuola di formazione per magistrati in diritto amministrativo “Diritto e scienza”, che organizza corsi a Roma, Milano e Bari. Nel suo ruolo di direttore, Bellomo avrebbe commesso molestie e abusi. Bellomo è accusato di aver usato le borse di studio assegnate a studenti meritevoli per avvicinarsi alle allieve che riteneva più interessanti.
Bellomo mostrava alle studentesse selezionate un contratto da firmare per accedere alla borsa. Il contratto conteneva alcune condizioni comprensibili, come la scrittura di articoli per la rivista “Diritto e Scienza”, la partecipazione a studi e convegni, la promozione dell’immagine della società. È qui le principali stranezze: in un allegato al contratto veniva specificato l’abbigliamento che le borsiste avrebbero dovuto adottare durante le occasioni formali: una descrizione dettagliata al punto da specificare il tipo di scarpa (con tacchi alti), di trucco, di calze e la lunghezza della gonna (voluta particolarmente corta).
Tra queste condizioni c’erano altre che sembrano uscite da uno scherzo venuto male. Una clausola del contratto prevedeva la revoca della la borsa di studio se il borsista si fosse sposato. Il fidanzamento del o della borsista era consentito solo in seguito all’approvazione personale di Bellomo, che avrebbe dovuto valutare il quoziente intellettivo del potenziale compagno o compagna. Questo ruolo di autorità di Bellomo nei confronti del borsista raggiunge il culmine quando nel contratto si definisce «l’agente superiore» a cui il borsista deve «fedeltà» (l'”agente superiore” è la figura prodotta dalla filosofia di Bellomo, che prevede di mischiare diritto e teoria della relatività). Nel contratto era scritto «i risultati dell’attività di addestramento possono essere oggetto di analisi nella rivista». Significa che, in alcuni casi, le relazioni di Bellomo con studentesse e le relazioni di queste con i loro compagni sono state discusse da Bellomo sulla dispensa online a cui avevano accesso gli studenti del suo corso.
Almeno otto studentesse hanno raccontato a giornali e magistrati cosa significassero in pratica queste istruzioni. Rosa Calvi, 28 anni, ha raccontato al Corriere della Sera che – dopo essere stata selezionata per ricevere la famosa borsa di studio – Bellomo la incontrò in privato: «Mi chiese subito della mia vita privata: quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: “Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione”». Pochi istanti dopo «provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata». Nei giorni successivi Bellomo continuò a contattarla, invitandola a un corso a Milano. Per partecipare, però, Calvi avrebbe dovuto affrontare una serie di prove: «Andare in Ferrari con lui ad alta velocità oppure passeggiare in una via di locali e scegliere il migliore. Mi sembrarono delle cose assurde e decisi che era il caso di restare a Roma».
Il caso è quello di una studentessa di Piacenza che, con la denuncia presentata dai suoi genitori, ha dato avvio all’intera vicenda. Una giornalista del Corriere della Sera, Virginia Picolillo, ha intervistato il padre della ragazza, che ha preferito restare anonimo. Sua figlia, a quanto emerge dal racconto, ha avuto una relazione con Bellomo, anche se il padre sospetta che sia stata in qualche maniera costretta. Quando però la studentessa ha deciso di terminare la relazione, Bellomo avrebbe iniziato a perseguitarla, pubblicando dettagli intimi della loro relazione sulla rivista web che era accessibile a tutti gli studenti della scuola, sempre raccontati attraverso la bizzarra metafora dell'”agente superiore”. Il padre ha raccontato al Corriere:
«Lui ha denunciato anche me. È la sua tecnica, fa terra bruciata. Ma io devo difendere mia figlia. Lei — spiega — era stata insieme con Bellomo (a questo punto non so quanto volontariamente o per contratto). Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolari intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizione degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o l’altro, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente. Era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare».
Bellomo è stato destituito dalla sua posizione. Secondo l’accusa formulata dal Consiglio, Bellomo avrebbe costretto i suoi borsisti a firmare un contratto che «non rispetta la libertà e la dignità della persona». Con il suo comportamento avrebbe «violato il prestigio della magistratura».
Il Consiglio Superiore della Magistratura, l’ordine di autogoverno della magistratura ordinaria, avrebbe inoltre deciso su Davide Nalin, pubblico ministero di Rovigo, accusato di essere un complice di Bellomo, usato spesso come “tramite” per convincere alcune ragazze ad accettare il corteggiamento del consigliere. Bellomo si è difeso dalle accuse in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee».
Il Consiglio Superiore della Magistratura, l’ordine di autogoverno della magistratura ordinaria, avrebbe inoltre deciso su Davide Nalin, pubblico ministero di Rovigo, accusato di essere un complice di Bellomo, usato spesso come “tramite” per convincere alcune ragazze ad accettare il corteggiamento del consigliere. Bellomo si è difeso dalle accuse in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee».
Fonte: Il Post (vedi articolo integrale)
Un inconsueto show pubblico in di un eterno "efebo" in coerenza con se stesso. Un "porco" (come lo ha definito Mentana )? "Un porco efebo agente superiore"? Like a special race.
Un inconsueto show pubblico in di un eterno "efebo" in coerenza con se stesso. Un "porco" (come lo ha definito Mentana )? "Un porco efebo agente superiore"? Like a special race.