martedì 10 aprile 2018

IL TUTTOFARE | Un film di Valerio Attanasio | Pianeta e nebulosa avvocati



Aprile  2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
Rassegna e commenti notizie on line



La trama del film - "La storia di Antonio Bonocore (Gugliemo Poggi), praticante in legge che sogna un contratto nel prestigioso studio del suo mentore, il principe del foro Salvatore “Toti” Bellastella (Sergio Castellitto): professore di diritto penale, fine giurista, amante del mondo classico tanto che potrebbe sostenere una conversazione in latino e in greco antico, Bellastella è il non plus ultra tra gli avvocati italiani.

Per lui Antonio fa tutto: assistente, portaborse, autista e perfino cuoco personale, per il momento a fronte soltanto di un miserrimo rimborso spese. Il fatto è che lo studio è di proprietà di Titti (Elena Sofia Ricci), la moglie di Bellastella, e Titti è un po’ tirata in fatto di soldi e con il marito si è divisa i compiti: lui si occupa della parte legale, mentre lei sta alla cassa e gestisce un patrimonio di milioni di euro, tra ville a Capri, chalet a Cortina e immobili a Londra e New York.

Quando Antonio supera brillantemente l’esame di stato, sembra dischiudersi davanti a lui il promettente futuro tanto agognato: diventare socio dello studio con un compenso che supera ogni immaginazione, diecimila euro al mese. Eppure c’è ancora un piccolo favore personale da elargire al grande principe del foro: Antonio dovrà sposare Isabel (Maria Clara Alonso) l’amante argentina di Toti per assicurarle la cittadinanza italiana…Perché esitare? In fondo, come lo rassicura Bellastella, si tratta solo di una firmetta in Comune…e così il ragazzo accetta: niente di più sbagliato! Ora è davvero in un mare di guai…"

Fonte: https://www.youtube.com/watch?v=waH95YszVz4








Sull'argomento vedi altresì:


METODI PSYCO DI BELLOMO: CONTAMINAZIONI CON SCIENTOLOGY?


"L’incredibile storia del consigliere Bellomo


VIENE DA PENSARE AL FILM "PSYCO", A SCIENTOLOGY O  ALTRA SUBSPECIES DI "SETTA" |  MITOMANIA?


WELCOME TO THE WORLD          |                  NO ILLUSIONS


Francesco Bellomo era un magistrato del Consiglio di stato, il supremo organo della giustizia amministrativa, quello a cui ci si appella contro le decisione dei famosi TAR, per intendersi. Bellomo vinse il concorso nel 2005 ed è descritto da alcuni giornali come una sorta di celebrità. Il Mattino, in un articolo scritto in sua difesa, lo ha definito “un magistrato tra i più brillanti e autorevoli in Italia”.




Bellomo ha o aveva un’altissima opinione di sé. Nel suo curriculum pubblicato sul sito della scuola scriveva di sé: «[Bellomo] È accreditato […] di un Q.I. = 188 (media umana = 100)». Bellomo si definisce anche «studioso delle discipline a carattere scientifico, nel cui ambito ha conseguito titoli internazionali». Il suo principale traguardo sarebbe l’applicazione della «teoria della relatività generale nel diritto (il cd. “agente superiore”)»: una teoria al centro di alcune delle accuse di molestie.
Oltre a svolgere il ruolo di magistrato del Consiglio di stato, Bellomo ricevette il permesso di tenere corsi privati agli aspiranti magistrati (una pratica molto diffusa all’interno della magistratura e spesso criticata). In poco tempo divenne direttore della scuola di formazione per magistrati in diritto amministrativo “Diritto e scienza”, che organizza corsi a Roma, Milano e Bari. Nel suo ruolo di direttore, Bellomo avrebbe commesso molestie e abusi. Bellomo è accusato di aver usato le borse di studio assegnate a studenti meritevoli per avvicinarsi alle allieve che riteneva più interessanti.
Bellomo mostrava alle studentesse selezionate un contratto da firmare per accedere alla borsa. Il contratto conteneva alcune condizioni comprensibili, come la scrittura di articoli per la rivista “Diritto e Scienza”, la partecipazione a studi e convegni, la promozione dell’immagine della società. È qui le principali stranezze: in un allegato al contratto veniva specificato l’abbigliamento che le borsiste avrebbero dovuto adottare durante le occasioni formali: una descrizione dettagliata al punto da specificare il tipo di scarpa (con tacchi alti), di trucco, di calze e la lunghezza della gonna (voluta particolarmente corta).
Tra queste condizioni c’erano altre che sembrano uscite da uno scherzo venuto male. Una clausola del contratto prevedeva la revoca della la borsa di studio se il borsista si fosse sposato. Il fidanzamento del o della borsista era consentito solo in seguito all’approvazione personale di Bellomo, che avrebbe dovuto valutare il quoziente intellettivo del potenziale compagno o compagna. Questo ruolo di autorità di Bellomo nei confronti del borsista raggiunge il culmine quando nel contratto si definisce «l’agente superiore» a cui il borsista deve «fedeltà» (l'”agente superiore” è la figura prodotta dalla filosofia di Bellomo, che prevede di mischiare diritto e teoria della relatività). Nel contratto era scritto «i risultati dell’attività di addestramento possono essere oggetto di analisi nella rivista». Significa che, in alcuni casi, le relazioni di Bellomo con studentesse e le relazioni di queste con i loro compagni sono state discusse da Bellomo sulla dispensa online a cui avevano accesso gli studenti del suo corso.
Almeno otto studentesse hanno raccontato a giornali e magistrati cosa significassero in pratica queste istruzioni. Rosa Calvi, 28 anni, ha raccontato al Corriere della Sera che – dopo essere stata selezionata per ricevere la famosa borsa di studio – Bellomo la incontrò in privato: «Mi chiese subito della mia vita privata: quanti fidanzati avevo avuto e cosa facevano. E poi disse che se decidevo di accettare, avrei dovuto perdere cinque chili entro marzo. Poi mi guardò in viso e mi disse: “Hai le borse sotto gli occhi, con un paio di punturine risolviamo la situazione”». Pochi istanti dopo «provò a baciarmi. In un attimo mi sfiorò le labbra e io lo evitai. Rimasi pietrificata». Nei giorni successivi Bellomo continuò a contattarla, invitandola a un corso a Milano. Per partecipare, però, Calvi avrebbe dovuto affrontare una serie di prove: «Andare in Ferrari con lui ad alta velocità oppure passeggiare in una via di locali e scegliere il migliore. Mi sembrarono delle cose assurde e decisi che era il caso di restare a Roma».
Il caso è quello di una studentessa di Piacenza che, con la denuncia presentata dai suoi genitori, ha dato avvio all’intera vicenda. Una giornalista del Corriere della Sera, Virginia Picolillo, ha intervistato il padre della ragazza, che ha preferito restare anonimo. Sua figlia, a quanto emerge dal racconto, ha avuto una relazione con Bellomo, anche se il padre sospetta che sia stata in qualche maniera costretta. Quando però la studentessa ha deciso di terminare la relazione, Bellomo avrebbe iniziato a perseguitarla, pubblicando dettagli intimi della loro relazione sulla rivista web che era accessibile a tutti gli studenti della scuola, sempre raccontati attraverso la bizzarra metafora dell'”agente superiore”. Il padre ha raccontato al Corriere:
«Lui ha denunciato anche me. È la sua tecnica, fa terra bruciata. Ma io devo difendere mia figlia. Lei — spiega — era stata insieme con Bellomo (a questo punto non so quanto volontariamente o per contratto). Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolari intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizione degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o l’altro, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente. Era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa e le vince tutte e la clausola era da 100mila euro. Quando non voleva più andare è stata denunciata anche lei. Ma una borsa di studio non dovrebbe essere un premio a cui poter rinunciare? Invece lui l’ha fatta cercare dai carabinieri. Noi non sapevamo nulla. La vedevamo deperire. È alta 1,72 era arrivata a 41 chili. Un giorno, all’arrivo dei carabinieri, è svenuta. L’abbiamo dovuta ricoverare. A quel punto ho cominciato a investigare».



Bellomo è stato destituito dalla sua posizione. Secondo l’accusa formulata dal Consiglio, Bellomo avrebbe costretto i suoi borsisti a firmare un contratto che «non rispetta la libertà e la dignità della persona». Con il suo comportamento avrebbe «violato il prestigio della magistratura». 
Il Consiglio Superiore della Magistratura, l’ordine di autogoverno della magistratura ordinaria, avrebbe inoltre deciso  su Davide Nalin, pubblico ministero di Rovigo, accusato di essere un complice di Bellomo, usato spesso come “tramite” per convincere alcune ragazze ad accettare il corteggiamento del consigliere. Bellomo si è difeso dalle accuse in un’intervista al Corriere della Sera in cui ha detto: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee».
Fonte: Il Post (vedi articolo integrale)



Un inconsueto show  pubblico in di un eterno "efebo" in coerenza con se stesso. Un "porco" (come lo ha definito Mentana )"Un porco efebo agente superiore"? Like a special race.









ROSA CALVI avvocato ed ex corsista
< Lui ci teneva moltissimo a rimarcare la sua superiorità. Lui era "un agente superiore". Dovevo perdere cinque chili entro marzo, eravamo a novembre. Mi guardò le occhiaie che erano piuttosto marcate e mi disse "vabbè con due punturine e una telefonata a una mia amica risolviamo la situazione"Parlando delle mie occhiaie mi si è avvicinato  dicendomi "scusa un attimo"  e mi ha sfiorate le labbra con le sue labbra. Io mi sono spostata. Non capisco la connessione tra tutto questo e il concorso in magistratura. E lui mi rispose: "Certo che non puoi capirla. Si tratta di passare da individuo ad agente superiore" >




Mi chiedo se le punturine le avrebbe pagate la scuola di Bellomo e se le cd. punturine presentano qualche grado tossicita' o di rischio per gli umani. Argomento, quella della tossicità intrinseca, che presumibilmente non ha nemmeno sfiorato il Bellomo, così preso dalla sua storia dell'agente superiore.







Passiamo o quantomeno proviamoci a passare ad altro soprassedendo sul film "Psyco e sulla presunta somiglianza (somatica?) da molti evocata nei social, tra l'ex Consigliere e l'attore Antohony Perkins.

Anthony Perkins (New York4 aprile 1932 – Hollywood12 settembre 1992) è stato un attoreregista e sceneggiatore statunitense, conosciuto soprattutto per il ruolo di Norman Bates nel film Psyco di Alfred Hitchcock e nei suoi tre sequel.




Fonte: Wikipedia













Sull'argomento vedi:









































































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    Puoi vedere:



    E' NUNZIO LUCIANO IL MOLISANO DELL'ANNO 2018 | il Nunziatissimo nostro di noi avvocati


    Titolo: Nunzio Luciano, molisano dell’anno
    Autore: Enzo Di Gaetano

    Immagine: Contado Di Molise e Principato Ultra | via Wikimedia


    Il Presidente di Cassa Forense è molisano, si è candidato al senato con Forza Italia ed ha perso contro un candidato del M5S.




    Dopo l'attore internazionale Robert De Niro e dopo il politico nostrano Antonio Di Pietro, arriva terzo Nunzio Luciano,  potrei dire, per notorietà e fama, nonché soldi
    Suvvia gente, gentina, servi della gleba, schiavi più o meno emancipati e gentaglia, basta parlare di famE o di gavetta e tantomeno di vessazioni.
    Acclamiamo piuttosto il nostro enfant prodige. 










    Immagine: Shirley Temple - Wikipedia
    Wikipedia | Shirley Temple ne La piccola principessa




    Gennaio 2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
    Rassegna e commenti notizie on line



    "Tutti lo ricordano come il Golden boy di Forza Italia, agli albori del movimento in Molise, quandoa soli 29 anni, nel 1996, divenne coordinatore regionale del partito di Berlusconi, uno tra i più giovani d’Italia."
    Resse cinque anni, da puro liberale – eredità di famiglia – e scelse di andar via. Una scelta, quella di abbandonare la politica dal suo ruolo di vertice, che lo avrebbe ripagato.








    Oggi Nunzio Luciano, 55 anni, di Campobasso, avvocato civilista, è presidente della Cassa Forense Nazionale, un ente che amministra 12 miliardi di euro l’anno e che ha un attivo annuo consolidato superiore al miliardo
    .
    Tutto torna in ambito nazionale, l'ex cocco del Berlusca fa parte in qualche modo di quel folto gruppo di  "destresi" arruolati o comunque conclamati dal governo Renzi e dal PD. Gruppo in cui emerge quella che fa tante punture ai bambini con la scusa di vaccinarli, la Ministra della Salute Pubblica. Insomma quella tizia che prende il nome di Lorenzin. Tra gli avvocati ricordo poi il siculo Alfano e consorte, pure lei avvocato.






    Come ha fatto un avvocato di provincia, un’etichetta d’origine di cui lui è comunque orgoglioso, proveniente da una regione derelittadel Sud d’Italia, ad arrivare ai vertici di un ente privato di previdenza che ha un bilancio superiore dieci volte a quello della Regione Molise?
    "Abbiamo deciso di far sapere ai molisani come, uno di loro, ha scalato le vette di un ente importante come la Cassa Forense, restando praticamente nell’anonimato."
    In politica, nel ’96 Nunzio Luciano comincia a farsi conoscere, perché Berlusconi ha scelto lui, un giovane avvocato di soli 29 anni, per guidare il suo partito in Molise. Una scelta sorprendente, certamente.
    Luciano, giovane liberale, di famiglia liberale, rispondeva perfettamente ai requisiti berlusconiani di quel tempo. Ventinovenne, professionalmente autonomo, intraprendente.
    "Per Nunzio Luciano, la scuola della politica nostrana: cinque anni a discutere e litigare con i ‘boss’ dell’inciucio da bar molisano, fu sufficiente a fargli a capire come funziona il mondo. Un percorso di ‘sofferenza’ utile come scuola di vita




    Lasciata la politica per scelta autonoma, dicendo anche no a uno come il coordinatore nazionale Scajola, Luciano si dedica all’avvocatura, come presidente dei giovani legali dell’Aiga di Campobasso, si candida nel 2005 come delegato del Molise alla Cassa Forense Nazionale, l’ente previdenziale privato degli avvocati. Viene eletto tra gli ottanta delegati nazionali, è il più giovane con i suoi 39 anni."
    Dopo quattro anni, entra nel Consiglio d’amministrazione della Cassa e anche lì è il più giovane. Mai nessuno, alla sua età, era entrato nel Sancta Sanctorum di un ente che amministra dodici miliardi di euro annui, il bilancio di un ministero.
    Luciano nel 2011 viene eletto vicepresidente, nel 2013 presidente nazionale, a soli 51 anni, con 56 voti su 80, un record mai conseguito da nessun presidente di Cassa Forense. Il più giovane mai eletto. Una scalata prodigiosa, nel giro di dieci anni, 2003-2013, Nunzio Luciano si è arrampicato sulla gerarchia previdenziale degli avvocati italiani, arrivando al vertice dell’ente che paga le pensioni, le prestazioni e l’assistenza sanitaria a tutti i 240mila legali del Paese.
    Nel 2016 viene riconfermato per un altro quadriennio, fino al 2020, e viene eletto anche vicepresidente vicario dell’Adepp, l’Associazione degli enti di previdenza dei liberi professionisti, cui aderiscono 10 Casse di previdenza (medici, ingegneri ecc.) con un patrimonio complessivo di oltre 85 miliardi e oltre un milione e seicentomila iscritti. 
    Una sorta di longa manus o un riconoscimento alle sue capacità?
    L’avvocato Nunzio Luciano, 55 anni, molisano, di Campobasso, oggi è uno degli uomini più potenti d’Italia e in Molise lo sapevano quattro gatti. Qual è stato, a parte la freschezza generazionale, il segreto del successo di Nunzio Luciano?
    Presto detto, le novità. Il futuro. Il Web. Prima del suo ingresso in Cassa, l’ente era una specie di gerontocrazia imbalsamata dalle carte. Tanto prestigio, tanti Principi del foro, una burocrazia ottocentesca. Luciano, appena arrivato, comincia subito a rinnovare uomini e mezzi. Punta molto sulla comunicazione, chiama ad aiutarlo Francesco Giorgino, volto bello del Tguno. Fa partire il sito Web della Cassa, si comunica con la Pec e attraverso il sito. 
    Luciano è un infaticabile organizzatore di convegni, una cinquantina all’anno, in tutte le regioni, con l’obiettivo di essere vicino al territorio, vicino agli iscritti, ascoltare la loro voce, le loro richieste. Tutto viene ripreso e trasferito su YouTube. Nessun iscritto potrà mai affermare di non conoscere quello che fa la Cassa. 
    Un’opera di modernizzazione e "trasparenza" guidata con metodi innovativi e partecipativi. 
    Si, purtroppo, massicci metodi partecipativi imposti, come l'iscrizione coatta a Cassa forense cui è seguita, manifestandosi, la conseguente indignazione di tanti (ricordo, come una reazione allergica, come un effetto indesiderato, dal  2014 ad oggi, un mio personale spreco a perdere di energia e prostrazione dietro le gesta di Cassa forense).

    L'articolo prosegue: "basta comunicare bene per guidare un ente come la Cassa? No, serve anche altro. Serve produrre utili." 


    Serve creare ricchezza, perché se lo Stato tra poco non sarà più in grado di pagare le pensioni, la Cassa Forense non può permetterselo. Non è lo Stato, è un ente privato e deve garantire un futuro a tutti gli iscritti, in termini di assistenza, previdenza e rendite pensionistiche. Per questo motivo Nunzio Luciano chiama attorno a sé giovani professionisti della finanza. Bisogna investire il patrimonio della cassa e bisogna creare reddito, un guadagno che garantisca il futuro.
    Luciano mette in piedi un Ufficio Finanziario, dove lavorano otto esperti di finanza e mercati, un pool di gente in gamba che deve scovare le opportunità e deve garantire redditività.
    La Cassa di Nunzio Luciano si mette a caccia di opportunità, investe in F2I, il fondo infrastrutturale guidato da Vito Gamberale, che nell’ultimo anno ha generato un utile del 7% per gli investimenti fatti dall’ente. Investe anche in CdpReti, l’ente che gestisce le reti gas ed elettriche, e pure lì sono guadagni.
    Investimenti anche su Eni, Enel, Telecom e Poste. Infine soldi alla Fei/Bei, il fondo europeo che investe sulle medie e piccole imprese. Luciano ci tiene a far sapere che la Cassa punta molto a sostenere il tessuto produttivo del Sud d’Italia perché il criterio che lo ispira è sempre stato lo stesso: “Se cresce il Sud, cresce il Paese e se cresce il Paese, crescono anche i redditi dei professionisti”. Un concetto elementare, ma sintomatico del modo di fare di Nunzio Luciano un avvocato  partito da Campobasso. 

    Nell'articolo non viene fatta menzione dell'attività di legale in senso proprio dell'avvocato Luciano, non ci è quindi dato di conoscere alcunché circa il suo studio legale ed eventuali meriti.











    CAMPOBASSO | Gennaio 2018 |
    ‘Totocandidature’, spunta il nome di Nunzio Luciano. Campobassano, 55 anni, avvocato cassazionista e presidente nazionale della Cassa Forense, potrebbe essere lui a correre per Forza Italia al Senato. Il presidente nazionale della Cassa Forense dovrebbe essere il nome di Forza Italia al Senato, con la coordinatrice azzurra capolista blindata alla Camera.
















    «La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

    La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo. 

    Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.

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