sabato 21 marzo 2015

L'ATTRIBUZIONE di STATUS di AVVOCATO è DIRITTO della PERSONALITA'



Immagine | via   http://laragazzadagliocchigrandi.blogspot.it/
GABRIELLA FILIPPONE

Ferve l'impegno dei Colleghi dell'Insorgenza Forense che ci offrono un'anticipazione del Ricorso avverso il Regolamento - in itinere - attuativo ex art. 21, comma 1, legge n° 247/2012 (c.d. Regolamento Bonifica Albo):




"Si evince chiaramente che il previo superamento dell'Esame di Stato e il successivo formale giuramento avanti il Giudice Togato (oggi impegno solenne avanti il Coa) costituiscono ATTRIBUZIONE DI STATUS (nella specie di Avvocato) - che è DIRITTO DELLA PERSONALITA' - e per tale motivo nessuna revoca o degrado dello status è ammissibile se non in forza di una grave commissione di illecito deontologico accertata con tutte le garanzie del e nel processo para-penalistico del Giudice Disciplinare che rendono la condotta dell'Iscritto incompatibile con l'appartenenza a una Comunità Professionale Deontologica. 

Ora, il procedimento di espulsione dall'Albo, normato nell'art. 21 comma 1-7, NON è un procedimento disciplinare (come molti erroneamente lo considerano) NON essendo prevista per l'attivazione di tale procedimento nessuna commissione di illecito deontologico.

NON è di competenza del Giudice Disciplinare (ad oggi il Consiglio distrettuale di Disciplina), ma è una MISURA SANZIONATORIA DISCRIMINATORIA per motivi di censo del Coa, composto da esponenti che non sono imparziali e terzi in quanto hanno interessi personali - ed oggi con la normativa in vigore ISTITUZIONALI - ad eliminare dal mercato propri diretti concorrenti


Quindi, affermo, con logica conseguente, che se il "regolamento Continuità" dovesse essere approvato, così come proposto dal Ministero della Giustizia, la Categoria degli Avvocati perderebbe la sua caratterizzazione plurisecolare, ossia di essere una Comunità Professionale Deontologica (Mortati direbbe una "corporazione territoriale esponenziale pubblica necessaria della comunità deontologica degli Avvocati").

Anche per tale motivo invito chi mi legge a ritirare e far ritirare il Regolamento Continuità così come attualmente predisposto, anche in considerazione che il passaggio successivo logicamente inesorabile e conseguente alla visione mercatista della L.P. vigente porterà a far sì che l'Ordine sia abolito, in quanto sarà facile (di)mostrare che la selezione compete al Mercato e non a chi ha rendite di posizione per motivi anagrafici/parentali etc."


Immagine: "Lesueur: Club Patriotique de Femmes  | "Società patriottica e della beneficenza delle amiche della verità " | via Wikipedia 











mercoledì 7 giugno 2017

IL "PISCIATORE" PUBBLICO e il suo sfogo (pure pubblico)


POVERACCIO: Un "PISCIATORE" PUBBLICO. PATETICO e IRRISOLTO. PERSONAGGIO PRIVATO e pseudo pubblico con  SERI PROBLEMI COMPORTAMENTALI e di AGGRESSIVITA'.

Non mi rappresenta, al massimo può rappresentare solo sé stesso e la caricatura di sé stesso.




" E' TRISTE RITROVARSI ADULTI SENZA ESSERE CRESCIUTI, LA MALDICENZA INSISTE BATTE LA LINGUA SUL TAMBURO FINO A DIRE CHE UN NANO E' UNA CAROGNA DI SICURO, PERCHE' HA IL CUORE TROPPO TROPPO VICINO AL BUCO DEL CULO!!! OGNUNO HA GLI PSICONANI CHE SI MERITA."





 I DELIRI DEL "COMBATTENTE PISCIATORE"  




Salvatore Lucignano: "Il cognome omesso rende questo sfogo una cosa senza senso. Potrebbe averlo scritto anche Paperino. Se si vuole cominciare ad uscire dall'onanismo e combattere, si abbia il coraggio di pagare i PREZZI, si cominci a firmare ciò che si scrive, si comincino ad affrontare gli esposti e le ritorsioni della cupola, come fa NAD. Il resto è iconografia masturbatoria del disagio e dei disagiati."


Rimuovi
Salvatore Lucignano: "Usate il nostro gruppo pubblico per ottenere visibilità, beandovi delle nostre lotte, ma il 20 aprile, a dormire sotto la Cassa Forense, c'eravamo noi, c'era SOLO NAD. SOLI. Senza nessuno, senza che un cane vigliacco si degnasse di prendere posizione i...Altro..."
Salvatore Lucignano: " Io ci piscio addosso su queste letterine anonime di inerti disagiti, che vengono utilizzati per lavarvi la coscienza. Postate nel nostro gruppo l'immondizia scritta da un certo Paolo Rosa, un rottame, un insignificante vecchio istituzionalizzato che si...Altro..."


Salvatore Lucignano: "Ho pisciato addosso a gente molto più in gamba di voi. Ho affrontato, assieme a pochissimi colleghi seri, una folla di scimmie e paperi inferocita, che a Rimini mi voleva linciare. Ho messo in gioco la mia vita, la mia tranquillità familiare e professionale, mi sono caricato sulle spalle le istanze e i bisogni di migliaia di colleghi. NON I MIEI, io non ho ALCUN PROBLEMA professionale. Faccio disobbedienza civile, faccio sciopero contributivo, metto in gioco la mia vita per questa guerra. Sradicatevi dai miei coglioni, sterminatevi fuori dalle mie palleCOMBATTETE o LEVATEVI DAL CAZZOvoi e le vostre letterine anonime di merda"



Gabriella Filippone: "no comment"





Marco Linelli:  "La sensibilità di rispettare un/una Collega dopo una lettera del genere non dovrebbe mai venire meno, soprattutto in chi sta conducendo questa battaglia con tutte le sue forze. Bisogna capire che ci vuole coraggio anche solo a rendere pubblico uno sfogo del genere e che non tutti sono uguali. Che la sofferenza ha bisogno di un abbraccio, di sostegno, non va aggreditaMi farebbe piacere se rimodulassi il tuo pensiero, pur esprimendo certi concetti che ritieni essenziali per combattere questa battaglia, ma senza trascurare i "modi"Mi permetto di non condividere anche le considerazioni sul Collega Paolo Rosa, che in materia previdenziale sta aprendo gli occhi a tanti di noi, senza alcun tornaconto personale. Mi spiace sinceramente leggere uno sfogo del genere sotto un post del genere."


Salvatore Lucignano: "Ma che cacchio scrivi Marco? Ma coraggio de che? Ma tu hai idea di cosa stiamo facendo noi di NAD mentre voi vi grattate le palle? Coraggio a fare una letterina anonima? Ma sei serio?"


Salvatore Lucignano: " Per non parlare dell'analfabetismo funzionale della Filippone e del plagio del vecchio rincoglionito. Il virgolettato nell'articolo, attribuito a Paolo Rosa, è mio, non suo, anche perché lui non sa scrivere. Insomma, veniamo trollati da professionisti dell'onanismo, che scrivono qui sopra solo per titillare i loro ego, gente che non ha un voto, che non fa una battaglia, che non prende una posizione. E poi.. Paolo Rosa a che apre gli occhi sulla previdenza? A chi? Che cazzo ne sa Paolo Rosa di previdenza? Ma è un level?"

Gabriella Filippone:
 "stai alla larga da me"





Gabriella Filippone:  "è una lettera del 2014 e la privacy è un diritto. non può toccarla nemmeno quel tizio, quel lucignani. tanto meno può calpastare nessuno, al limite sé stesso. Credo che la collega si sia cancellata nel 2014, ad ogni modo è un mio contatto fb. molti amici chiesero l'amicizia su fb a quella avvocato. non ho altro da precisare. lucignani è disastroso. poveraccio."






FonteNAD 











DELLA SERIE: RIBREZZO E FASTIDIO, IL MIO


 A me disturba molto quel tipo

Nessuna stima per lui. Non lo tratto e l'ho bloccato da tantissimo tempo su fb. Lo ritengo pericoloso per sé e per gli altri. Peggio di una mina vagante. Si togliesse lui "dai cosidetti". Saluti e baci (si fa per dire) dall' analfabeta funzionale - come il poveretto mi ha definita - specie e unicamente se il tipastro riuscirà quanto meno in futuro a starmi lontano  a distanza di sicurezza. La mia sicurezza, non la sua. In quanto alla sua, è affar suo, problema suo, al limite guaio suo. "NON E' MIO PROBLEMA".

Quel soggetto che fa nella vita? Piscia e cogita sul senso della vita e della sua professione a rischio? Sbraita e urla rigorosamente con la erre moscia? Si piange addosso e rompe le scatole agli altri dietro alla sua sventolata e solopresunta meritevolezza? 


Meritevolezza presunta (e solo quella mette in tavola) in base alla quale pretenderebbe una posizione di vantaggio che gli consenta, insieme a Nunzio, 
contro gli altri e ad ogni costo (possibilmente SOLO a costo degli altri) e con ogni mezzo in suo possesso, di discriminare, tagliare/tagliuzzare/taglieggiare e offendere altri avvocati, cercando puerilmente ed inutilmente, in modo maldestro ed insano,  di ottenere e ricevere un vantaggio personale (dal suo mitico prestigioso Nunzio/Nunziatì, meritevole dalla nascita grazie ai suoi natali e dominante nei nostri confronti stante la carica ed il ruolo carismatico/coercitivo e di potere istituzionale che tale soggetto ultimo ricopre). 

Rappresentasse sé stesso e chi lo regge, non me. Non lo sopporto.



Immagine: Le avventure di Pinocchio 

Seguo a distanza e di tanto in tanto le movimentazioni di quella associazione forense cui a capo della quale c'è anche un tipastro di cui non mi fido affatto, per controllare anche dove vada  a parare e chi vorrebbe colpire, come di fatto ha colpito e danneggiato in passato (parlo di anni recenti e purtroppo non ha danneggiato solo sé stesso). Mi piacerebbe ottenessero risultati positivi per tutti gli avvocati, temo però il contrario. Giudico il tipastro alla stregua di un radicale libero, corrosivo, dannoso ed invecchiante. Da tenere molto a distanza.

PRESUNTO MERITEVOLE certamente borioso e A RISCHIO PROFESSIONALE: SCHIAVO DI POTERE SCARPARO, nel senso che se ci riesce ti fa scarpe e contro scarpe. Servizio che amerebbe elargire alla sua Colleganza, se potesse.




Cassa Forense ha una sua posizione anacronistica e bizzarra in proposito: "Pagare kontributen sennò tuo merito valere zero. Capiten o no capiten? A noi servire tanti soldi, noi crante strutturen di rikken avvocaten. Noi accettare solo rikki avvocaten meritevoli. Poveri non ci interessano. Noi volere solo avvocaten riccastri. Tu poveraccen ora e pure domani. Capiten?"







Immagine: Mangiatori di spaghetti Giorgio Sommer (1834–1914): Spaghetti eaters (Naples), before 1886 | via Wikipedia











LETTERA ANONIMA? Non fu affatto una lettera anonima. La Collega  inviò la missiva al suo COA. La missiva fu firmata.

Quando i Colleghi diffusero la lettera, on line su fb, fu evitato di indicare il nominativo. E' comprensibile. NON tutti amano esporre loro stessi a cani e porci, a sconosciuti. Necessità, sentimento e stato d'animo forse incomprensibili a Lucignano.



"Sfogo di un Avvocato siciliano, Elisabetta, che ha sentito di dover inviare una missiva al suo COA di appartenenza".


























.
FABRIZIO DE ANDRE' - UN GIUDICE 
Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura
Ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente
O la curiosità di una ragazza irriverente
Che li avvicina solo per un suo dubbio impertinente
Vuole scoprir se è vero quanto si dice intorno ai nani
Che siano I più forniti della virtù meno apparente
Fra tutte le virtù la più indecente
Passano gli anni I mesi, e se li conti anche I minuti
È triste trovarsi adulti senza essere cresciuti
La maldicenza insiste, batte la lingua sul tamburo
Fino a dire che un nano è una carogna di sicuro
Perché ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo
Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore
Che preparai gli esami, diventai procuratore
Per imboccare la strada che dalle panche di una cattedrale
Porta alla sacrestia quindi alla cattedra di un tribunale
Giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male
E allora la mia statura non dispensò più buonumore
A chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore"
E di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio
Prima di genuflettermi nell'ora dell'addio
Non conoscendo affatto la statura di Dio
Written by Fabrizio De Andre, Giuseppe Bentivoglio, Nicola Piovani


Segue uno stralcio  dell'articolo COMMENTATO (MALE) nel post di cui sopra dal tizio"COMBATTENTE" (alias "pisciatore" combattente e maleodorante di urina o più precisamente acido urico)









ANNO 2014

LA LETTERA SFOGO DI UNA COLLEGA AVVOCATO E IL TAM TAM TRA I COLLEGHI


CI VOGLIONO COSI'?


. - Pubblico l'amaro e triste sfogo di un Avvocato siciliano, Elisabetta, che ha sentito di dover inviare una missiva al suo COA di appartenenza. 

La missiva è stata poi diffusa anche on line dai Colleghi, come un "tam tam" tra i gruppi forensi.

Un "J'accuse" perché si sappia, questa è la condizione di tanti liberi professionisti in Italia, avvocati, architetti, ingegneri, medici geometri ... ed è anche quella di altri, lavoratori autonomi quali gli artigiani, i commercianti, piccoli imprenditori,insomma un po' tutto il cd. "popolo dei professionisti e delle partite IVA" è interessato al fenomeno sociale ed economico in atto.

Il problema è che non solo c'è poco lavoro o è mal distribuito (secondo le opinioni correnti) è che vogliono proprio incastrarci di debiti, sbatterci fuori. E ad oggi, per quanto riguarda specificamente la nostra categoria forense, hanno dimostrato di poterlo farlo, imponendo il famigerato regolamento.

Ci pretendono  in Cassa e pretendono soldi, anche se e quando non hai prodotto reddito. Non ci lasciano in pace. Si sono inventati i contributi minimi obbligatori. Una sorta di mixture  tra "mobbing e stalking professionale" molto spinta, nella "complice" o "compiacente" indifferenza statale/governativa. Uno Stato indebitato che vuole anche noi indebitati.


Stiamo reagendo, è stato impugnato davanti al Tar del Lazio il noto Regolamento di Cassa Forense, ne è stata chiesta  la sospensiva.

Ci stiamo provando ad evitare l'esodo dall'Albo dei Colleghi, considerati dall'Ordinamento Forense una "zavorra" e precipitati dalla Cassa di categoria in una situazione di debitori legali in quanto il titolo è considerato presuntivo di reddito (magari!).


Ammiro la dignità della Collega e pubblico di seguito la sua missiva. Un'avvertenza: qualcuno/a ha ammesso di averpianto o di essersi ritrovata/o a trattenere le lacrime agli occhi durante o a seguito della lettura. Potrebbe accadere anche a Voi. Se non volete assumerVi questa possibilità, questo rischio, evitate di leggere.





"Questa lettera non vuole essere nient'altro che quello che è: lo sfogo di chi non ce la fa più a tenersi tutto dentro nell'ennesima giornata in cui si cercano risposte al perché è andata così.


Sono un avvocato, mi sono laureata con il massimo dei voti 11 anni fa, ho fatto pratica in uno studio "importante", mi sono subito abilitata alla professione. Ho anche conseguito un Dottorato presso la nostra Università con cui mi onoro di continuare a collaborare, ovviamente senza percepire compensi ed oggi, a 37 anni, io non ho un euro in tasca. Quest'anno non ho guadagnato nulla; ma non il nulla che si dice tanto per dire o perché si deve evadere; NULLA NULLA. Faccio parte del popolo della Partita Iva, quello degli evasori per antonomasia; ma di quella parte di quel popolo a cui piacerebbe poter evadere il fisco per una ragione diversa dalla sopravvivenza. Io non percepisco disoccupazionenon godo di Cassa Integrazione né di procedure di mobilitá, non ci sono ammortizzatori sociali per me che ho perso il lavoro ma non posso dirlo: perché nessuno ti crede, perché un avvocato non può aver perso il lavoro e non può essere disperato. Non ho un cognome potente ma due genitori che mi hanno insegnato che la dignità viene prima di ogni cosa e per questo non mi sono venduta ad un sistema in cui se fai il "parafangaro", di sinistri falsi ancor meglio, sei sistemato alla grande! Ho sempre pensato che il Diritto fosse una cosa diversa da un colpo di frusta, che il Diritto fosse studio, ricerca, scoperta, invenzione, educazione, moralità, rispetto delle regole. E, invece, ho capito che non serve nemmeno scrivere in corretto Italiano.



Sono un avvocato che non lavora e che ogni giorno va a caccia di un’idea che le permetta di cambiare pagina e vita cercando di ripetere a se stessa che non ha buttato nella spazzatura gli anni migliori della propria vita.

Non sarò ricevuta dal Papa nè da Renzi perché, fondamentalmente, non esisto. Nessuno crede a un avvocato senza lavoro e senza soldi! Nemmeno la mia cliente che seguo col gratuito e che va far le pulizie riesce a credere che lei guadagna più di me! Certo in un paese normale non dovrebbe essere così; io e il mio cervello dovremmo essere impegnati in ben altro che nell'invidiare la dichiarazione dei redditi della Colf che il “parafangaro” di cui sopra ha appena assunto, in nero, nella sua bella villetta comprata con l'ultimo sinistro in cui, grazie a Dio, c'è scappato il morto!



Io la mia tragedia me la sono vissuta in silenzio e come me tanti e tanti colleghi con cui ti ritrovi a parlare silenziosamente e mestamente. Ma non è giusto. Tutti giustamente protestano, tutti vanno in TV, tutti si straziano pubblicamente e perché io, che a dicembre, come tanti altri, mi cancellerò da quell'Albo in cui con tanta fatica ho scritto anche il mio nome, dovrei farlo in silenzio? Perché? Per la falsa presunzione che ancora alberga nella gran parte della gente, compresi i parenti più stretti, che l'Avvocato è benestante di default?


Io mi licenzierò perché non posso pagare più la polizza per la responsabilità professionale, perché non potrò iscrivermi alla Cassa Forense, perché devo ancora pagare le tasse dello scorso anno, perché non posso pagare la stampante nuova e nemmeno il toner, perchè.......non ce la faccio più ad umiliare me stessa.

Provo un grande senso di vergogna, oltre che di profonda tristezza, perché quando un libero professionista perde, molla, chiude, non ha nessuno contro cui protestare; non ha datore di lavoro con cui prendersela, perché licenzia sè stesso. Il bello della libera professione......

Ma la vergogna non può essere la mia, non deve essere la mia; la vergogna se la prenda chi ha distrutto una generazione di professionisti, di lavoratori, di giovani; inutile fare penosi elenchi.



Io che il giorno dopo la laurea sognavo file di professionisti che suonavano il campanello di casa mia per offrirmi lavoro; io che non me ne sono voluta andare via, che ho voluto lasciare il mio cervello qui dove era nato, a respirare il respiro del Vulcano, io che ancora credo nel merito personale di ognuno, dico solo che mi dispiace e lo dico rivolgendomi a mio padre che se ne è andato da poco e che ancora si inorgogliva nel dire a tutti che sua figlia era "Avvocato".



Avv. Elisabetta" ( il cognome è omesso a tutela dei dati sensibili della Collega)





______________________






Chiederei ora a chi mi legge: quanti di noi hanno perso la serenità dopo l'emanazione del regolamento attuativo dei contributi minimi obbligatori? Quanti hanno visto vacillare la loro professionalità umiliati o spaventati dalle misure adottate da Cassa Forense? Quanti prima del regolamento stavano male e ora stanno peggio? Moralmente intendo!



Non ho certo scelto la professione di avvocato per diventare un bersaglio della "casta". Eppure lo sono. Sicuramente dal 2012. Non sono certo io a procurarmi frustrazione, è indotta, e sappiamo da chi.



Mi chiedo anche: qual'è il limite tra la veterana buona fede forense, la salvaguardia del prestigio sociale, dello status forense, da una parte, e la pirateria, i ricatti di casta, la più meschina e sordida dietrologia elitaria, dall'altra?


Io sento questo, percepisco questo: pur muovendoci, come ci siamo mossi e ci muoviamo, la violenza emozionale di cui siamo vittime non ci permette di rialzarci. L'attacco massiccio ed insano che subiamo è troppo violento. Ci scaricano addosso tutte le loro problematiche, le loro esigenze di rimpinguare le casse dell'ente, di far fuori la concorrenza, di mantenere in vita l'aurea di quella che è stata un'avvocatura potente e ricca, cui sono stati abituati, in altri contesti, in altri tempi. In nome del loro prestigio, ci stanno "frantumando" come individui.
Un gioco feroce e d'azzardo il loro, dissociato dalla realtà, spaventevole, opprimente, ostativo, signorilmente beffardo - perché possono concederselo - che siamo costretti a giocare, malgrado noi e malgrado la NOSTRA Costituzione.



Pubblico uno stralcio del commento, rilasciato on line, in un gruppo pubblico forense, dell'Avvocato Valenti Giuseppe alla lettera della Collega: "...Il caso della collega è ovviamente più estremo e paradossale, ma non necessariamente infrequente, e lo si deve all'ostinazione che l'avvocatura ha avuto, quanto meno negli ultimi anni, di inseguire un modello professionale obsoleto cui si riteneva di avere "diritto costituzionale" e che ha invece generato quell'avvocatura binaria baroni/braccianti prefigurata da nonno zazza già nel 1999. qui ha ragione annamaria introini, che fece con me la nottata epica di napoli 2005, quando dice che senza il risconoscimento di ciò non si può dare risposta alcuna. così come ha ragione michele loiudice, nell'indicare quelle soluzioni, che però non sono praticabli senza l'ntima e collettiva accettazione dell'idea che non esiste, in senso macroeconomico la possibilità di scelta tra un modello di avvocato "tradizionale" o "nazionale" e uno di avvocato "globale", ma solo tra qust'ultimo e l'avvocato marginale, e un numero troppo elevato di avvocati marginali non può sopravvivere. la scelta individuale è quindi tra cambiare o resistere sperando che gli altri cambino o spariscano, quella collettiva è, deve essere, promuovere, accelerare e governare il cambiamento, perchè qui nessuno si salva da solo ... nemmeno il principe prospero e la sua corte di amici gaudenti. non è facile e non darà risultati dall'oggi a domani, ma un grande cammino comincia con un piccolo passo. e per rendere esplicito e concreto il discorso posso dire che per esempio ho qui una giovane collega molto brava e preparata cui nell'attuale assetto non posso offrire alcuna possibilità, diversamente da ciò che sarebbe nel contesto disegnato da michele. e io sono un avvocato di provncia estrema del regno delle due sicilie..."







Altri commenti alla lettera della Collega, spulciati nei gruppi pubblici on line, nei social network,  che qui voglio richiamare:

Giuseppe Pinna: "Chiarissima Collega
Tu hai capito che "essere Avvocati" è cosa diversa dal "fare gli avvocati". La differenza non è solo lessicale! Ti auguro di avere.
"



Ester Ajar: "Cara, forza!!! Non siamo avvocati, facciamo gli avvocati...e la vita è troppo breve per perdere tempo e continuare a pensarci. Abbiamo fallito? Forse. Ci cancelleremo? Molto probabile, ma hai risorse inaspettate come tutti. Io sono nella tua stessa situazione, come molti, ma dopo un periodo di vera depressione ho detto basta, la vita è una e posso anche fare altro. Poi, potrò sempre riscrivermi al famoso albo...l'importante è non prostrarsi al punto da dimenticare che si e' anche altro e che si ha altro dal quale poter ripartire a prescindere o meno dall'avvocatura."

Isabella de Bari : "La mia sincera solidarietà. Hai creduto sino ad oggi nel merito nella tua intelligenza nella serietà non "costa "nulla crederci ancLora....qualcuno si affaccerà "alla tua porta" non cambierà di molto la tua vita ma ti darà forza per insistere e promuoverà un cambiamento .Non mollare ,hai tutte le qualità per" essere"e "fare"un buon avvocato competente ed affidabile .Hai dato prova con questa lettera di grande coraggio ,di forza morale e di dignità oppositiva .Ho trentadueanni di professione consolidata ed apprezzatase dovessi aver bisogno sxeglirei te come mio difensore mi sentirei al sicuro .e tutelata".





Giuseppe Libertino: "…se hai letto l’accorato sfogo di una Collega (che comprendo e condivido pienamente) e rimani sgomento, per le Sue denunce e per le difficoltà espresse, oramai comuni ad una larga fascia di giovani professionisti, non solo Avvocati, ma anche Medici, Architetti, Ingegneri, ecc. …ed ancor di più, resti attonito di fronte ad alcuni commenti che giustificano tale situazione rifacendosi a (non si sa quali) logiche del mercato, all’elevato numero degli avvocati (e qui sguazza il luogo comune del numero degli avvocati francesi!). Le difficoltà espresse dalla Collega, non riguardano solo i neoavvocati od i praticati, non riguardano solo gli avvocati che hanno volumi d’affari inferiori al minimo stabilito per l’iscrizione alla Cassa: il problema oramai investe anche molti Colleghi che, pur avendo incassi da (ex) ceto medio, si ritrovano oggi a fare la fame, non per logiche di mercato, ma per illogiche politiche calate dall’alto tese ad eliminare, di sana pianta, il “piccolo” per favorire il “grande”. Vorrei solo ricordare che il 60% circa dei parlamentari italiani sono avvocati, peraltro, fra i più “organizzati”: non mi si venga a raccontare che alcuni provvedimenti legislativi siano stati adottati a caso, senza valutarne le conseguenze e gli effetti pratici. Il vittimismo non è nel mio stile, mi piace parlare su dati di fatto. E allora, facciamo i conti in tasca all’avvocato!!! La tabella che segue si riferisce al “piccolo” professionista che lavora in proprio, senza l’ausilio di segreteria, ovvero di altri collaboratori di studio – le cifre sono meramente indicative (mi scusino i commercialisti ed i tecnici per le eventuali castronerie):

Fatturato lordo annuo € 31.720,00

Iva 22% € 5.720,00

Cap 4% € 1.000,00

Imponibile € 25.000,00

Spese su base annua 

Carburante € 2.000,00

Usura auto (olio, filtri, gomme, ecc.) € 600,00

Assicurazione auto € 1.200,00

Bollo auto € 350,00

Canoni di locazione Studio (in condivisione) € 2.500,00

Elettricità, telefono € 750,00

Adsl € 250,00

Consumabili per ufficio (carta, toner, fotocopie ecc.) € 600,00

Pos € 150,00

Assicurazione professionale € 400,00

Contributo Ordine Forense € 130,00

Formazione obbligatoria € 100,00

Aggiornamento codici, riviste e libri € 600,00

Aggiornamento software, servizi telematici, Pec, Pct € 600,00

TOTALE € 10.230,00



Imponibile al netto di Iva, Cap, detratte spese al 100% € 14.770,00

Irpef 23% € 3.397,10

Cassa forense € 3.750,00



Totale netto annuo € 7.622,90

Totale netto mensile € 635,24




Il prospetto non si riferisce alla mia situazione personale, ma intende dimostrare come gli introiti, valutati nella media, portino alla fame i tanti che lavorano, in proprio, con Partita Iva (professionisti, commercianti, artigiani, ecc.)…qui le logiche di mercato, il riferimento al liberismo economico, non mi sembra molto pertinente…il peso di tasse, contributi, obblighi, spese e balzelli lascia ben poco nelle tasche di chi, dignitosamente, crede ancora nella professione. L’inadeguatezza di una classe dirigente che tutela gli interessi dei pochi, lasciando che il “mercato” fagociti i più, rappresenta il “perché” dello status quo, le colpe sono, ahimè, da ricercare all’interno della Nostra stessa Categoria, incapace di alzare la voce, pronta a recepire ogni decisione imposta dall’alto senza un fiato, senza un lamento."










Fonte:









Sull'argomento vedi:


















































Rassegna News Giuridiche by Avv. Gabriella Filippone    
Gabriella Filippone Blog

6 commenti:

  1. Riporto qui repliche e considerazioni del Collega CESARE BUONGIOVANNI: " "status" di avvocato... non cambieremo mai poi hanno ragione a dire che gli avvocati vogliono essere una casta
    Io ho un solo "status" quello di "cittadino"
    "FACCIO" l'avvocato ma è un lavoro come un altro non uno "status"

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  2. E le mie repliche al Collega Buongiovanni: "E' un lavoro come un altro che ti vogliono denegare. Non fai il medico perché ti passa per la testa di farlo, lo fai se hai il titolo e quindi lo status di medico, ciò vale anche per l'avvocato. Oppure datti alla stregoneria, quella è aperta a tutti ;-)

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  3. Il Collega BUONGIOVANNI: "Io il "titolo" l'ho preso ma non lo ritengo indispensabile per fare l'avvocato.
    La licenza media può bastare"

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  4. Pregiudizialmente non ho nulla in contrario all'affermazione del Collega Buongiovanni. Significo soltanto che "loro", ALTRI AVVOCATI, ritengono che se ti tolgono il titolo non puoi lavorare. A loro può bastare questo.

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  5. Ho 33 anni, Avvocato dal 2010. Ogni giorno ho un unico pensiero: "Potessi tornare indietro...".
    Che delusione questa Casta! Siamo qui a scrivere e commentare sulla nostra triste situazione; triste per colpa dei nostri stessi Colleghi. Quelli di noi che guadagnano. Quelli che senza noi schiavetti in studio non potrebbero certo gestire i loro "pacchettoni" di clienti. Hanno bisogno di noi! Eppure ci pagano meno delle signore che fanno le pulizie nel loro studio. Continuo a lavorare così, senza alternative. Qualunque altra attività è incompatibile con la professione.
    Grazie a tutti i Colleghi dalla "personalità chiarissima ed illibata", che certo non staranno leggendo questo blog, perché i nostri problemi non li toccano!

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  6. ciao a tutti , anche io ho impiegato sette anni per conseguire l'abilitazione di Avvocato, se potessi tornare indietro mi sarei iscritto ad una facoltà per conseguire una seconda laurea e vivere nuove esperienze, purtroppo nessuno ne tra colleghi avvocati ne tra amici e familiari mi hanno informato dell 'enorme crisi economica e di concorrenza nel mercato economico. Per quanto sia come Avvocato richiesta una buona dote di intrapendenza , intelligenza e cultura , oggi vedendo che solo numericamente siamo 250,000 in Italia, ritengo che sia diventerà un affare economico anche la gestione del titolo di Avvocato, tipo un patentino a punti.

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