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PABLO ESCOBAR, RE DELLA COCAINA COLOMBIANA, FU POLITICO ELETTO ALLA CAMERA



Pablo Escobar Mug.jpg

Pablo Emilio Escobar Gaviria nato a Rionegro, il 1º dicembre 1949 – deceduto a Medellín, il 2 dicembre 1993) è stato un criminale colombiano, uno dei più noti e ricchi trafficanti di cocaina di marijuana della storia.




Escobar nel 1977

Membro della Camera dei Rappresentanti
Durata mandato14 marzo 1982 –
20 gennaio 1984


Conosciuto come Il Re della cocaina, è considerato come il criminale più ricco in assoluto, con un patrimonio stimato di oltre 40 miliardi di dollari nei primi anni novanta. Nel 1983 ha inoltre avuto una breve carriera politica, venendo eletto alla Camera dei rappresentanti.




Pablo Emilio Escobar Gaviria nacque a Rionegro, il terzo di sette figli dell'agricoltore Abel de Jesús Escobar Echeverri e Hermilda Gaviria, un'insegnante di scuola elementare. Da adolescente crebbe per le strade di Medellín. Cominciò la sua carriera criminale commettendo piccoli furti e truffe.


Carriera criminale

Nel 1974 venne arrestato per furto d'auto, in seguito al quale venne trasferito nel carcere di Ladera, dove incontrò un importante contrabbandiere del luogo, Alberto Prieto. Dopo la scarcerazione, Escobar cominciò a lavorare per Prieto e, grazie al contrabbando, venne a conoscenza del nascente business della cocaina, nel quale iniziò a diventare protagonista nel 1975. La sua fama crebbe dopo che un narcotrafficante di Medellín fu assassinato nel 1975 – apparentemente proprio da Escobar – dopo aver acquistato 14 chilogrammi di droga. Quando il suo business guadagnò notorietà, Escobar divenne noto a livello internazionale.

Corruzione e intimidazione caratterizzavano il sistema colombiano durante l'apogeo di Escobar. Egli praticava un'efficace strategia nota come plata o plomo, in spagnolo letteralmente argento (soldi) o piombo, che consisteva nel proporre una alternativa a chi trovava sulla sua strada: lasciarsi corrompere o morire. Per applicare questa strategia, controllare le operazioni, 'eliminare' gli informatori, gli infiltrati o semplicemente chi potesse intralciare i suoi affari, Escobar si circondò fin dai primi anni di un gruppo di guardie personali, avevano il compito di organizzare gli spostamenti del capo, salvaguardare la sicurezza nella sua tenuta Napoles e dalla fine degli anni '80, organizzare omicidi, stragi con autobombe, sequestri.
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Immagini via tostadoro.it



Nella cultura di massa




Doppiaggio in Ita Blow scena  film Pablo Escobar | Johnny Depp


"Siamo stati fregati da quei cazzo di comunisti ma questa, questa è un'altra storia. Oggi però dobbiamo parlare di cocaina, giusto?"

Video pubblicato su You Tube da AmericoMalamente



Il successo

Quando il suo impero raggiunse la massima espansione, la rivista Forbes stimava che egli fosse il settimo uomo più ricco del mondo, controllando l'80% della cocaina del mondo e il 20% delle armi illecitamente circolanti
La sua organizzazione possedeva flotte di aerei, navi, veicoli costosi, così come ricche proprietà e vasti appezzamenti di terreno: le stime indicano che il cartello di Medellín incassasse 30 miliardi di dollari l'anno (circa 80 milioni di dollari al giorno). Ciò nonostante, Escobar era considerato un eroe per molti abitanti di Medellín, si trovava a suo agio nelle relazioni con il pubblico e riuscì ad accreditarsi la fama di benefattore dei poveri al fine di ottenere consenso politico.
Fanatico degli sport, fece costruire stadi di calcio sponsorizzando squadre locali, ma anche scuole e ospedali, coltivando così la sua immagine anche nella veste di "Robin Hood" distribuendo talvolta denaro ai poveri in cambio di fedeltà. La popolazione di Medellín, lo aiutava spesso fornendogli coperture, nascondendo informazioni alle autorità, o in ogni altro modo. Pablo Escobar, interessato a essere amato quanto temuto, venne così mitizzato da buona parte della popolazione povera colombiana nonostante le stragi senza precedenti di civili, poliziotti e militari colombiani di cui era responsabile.


La carriera politica

I primi passi di Pablo Escobar nel mondo della politica iniziarono con l'elezione a consigliere comunale di Envigado, nel 1979. Nel 1982 Escobar iniziò ad interessarsi alla politica nazionale, accettando di candidarsi in una lista del Movimento Rivoluzionario Liberale, una formazione che appoggiava la candidatura di Luis Carlos Galán, del partito Nuovo Liberalismo. Tuttavia, a causa dei sospetti legati alla natura truffaldina della fortuna di Escobar, Galán decise di rifiutare pubblicamente l'adesione del Movimento Rivoluzionario Liberale. Nonostante ciò, Escobar venne presentato al politico Alberto Santofimio Botero, leader della formazione politica Alternativa Liberal, del quale il narcotrafficante divenne presto esponente di spicco. Grazie al progetto "Medellín sin Tugurios", un piano per costruire oltre cinquecento abitazioni per famiglie povere, Escobar ottenne una grande popolarità nella propria città natale, tanto da essere definito "un Robin Hood" da una nota rivista colombiana. Al termine di una dura campagna elettorale, Pablo Escobar venne eletto alla Camera dei Rappresentanti il 14 marzo 1982.

La carriera politica di Escobar subì un duro colpo quando il quotidiano El Espectador pubblicò, nell' agosto di quell'anno, la notizia che il narcotrafficante era stato arrestato nel 1976 per essere stato trovato in possesso di un carico di cocaina. Il 26 ottobre la Camera privò Escobar dell'immunità parlamentare, e il narcotrafficante si dimise il 20 gennaio 1984.


Il 13 gennaio 1988, un'autobomba esplose davanti all'edificio Monaco, una delle abitazioni di Escobar, uccidendo due persone[18]. L'ordigno era stato piazzato da uomini del Cartello di Cali. Il narcotrafficante non si trovava in casa, ma nell'esplosione rimasero coinvolti la moglie e i figli. Esistono due versioni del perché iniziò la guerra tra le due più grandi organizzazioni mafiose colombiane.

Gli anni novanta e la caduta

Nel 1991 Escobar si consegnò spontaneamente alle autorità colombiane per evitare l'estradizione negli Stati Uniti, consapevole che non avrebbe potuto avere la stessa influenza che ebbe in Colombia. Il processo con cui Pablo Escobar giunse ad un accordo con il governo della Colombia che evitasse l'estradizione è stato raccontato da Gabriel García Márquez nel suo libro Notizia di un sequestro. In questo libro si spiega come Pablo Escobar avesse ordinato una serie di sequestri di giornalisti colombiani molto importanti per forzare la mano al governo colombiano affinché accettasse di non estradarlo negli Stati Uniti. 
Escobar fu rinchiuso nella sua prigione privata di lusso, La Catedral, che gli fu permesso di costruire come ricompensa per essersi costituito. Aveva infatti negoziato un accordo con il governo colombiano che prevedeva 5 anni di confinamento obbligatorio nella sua prigione in cambio di non essere estradato. Il premio Nobel Gabriel García Márquez scrive nel suo libro che quando Pablo Escobar vi entrò, questa avesse davvero l'aspetto di una prigione, ma come in meno di un anno fosse stata trasformata in una lussuosa fortezza. Ciò provocò uno scandalo, tanto più che Escobar mostrava ben poco rispetto per gli accordi, essendone uscito più volte per assistere a partite di calcio, fare compere a Medellín, frequentare luoghi pubblici e feste. Lui stesso invitò la nazionale di calcio colombiana a giocare una partita nel campetto adiacente la sua prigione. In seguito il portiere Higuita saltò il Campionato del mondo del 1994 poiché riconosciuto colpevole di favoreggiamento della prostituzione. Sulla stampa locale apparve un articolo con foto della cella piena di ogni comfort, nel quale si rivelava che Escobar aveva fatto uccidere molti suoi soci in affari che erano andati a trovarlo a La Catedral.
Il 22 luglio 1992 il governo decise di spostare Escobar in una prigione più convenzionale, ma i suoi contatti gli permisero di conoscere gli intenti del governo e di evadere al momento giusto da La Catedral. Nello stesso anno il reparto speciale dell'esercito statunitense Delta Force (e poi anche quello della marina dei Navy SEAL) furono dispiegati per la sua cattura. Con l'acuirsi del conflitto crebbe il numero dei suoi nemici e un gruppo conosciuto come Los Pepes, che riuniva i perseguitati da Pablo Escobar e dai suoi complici, cominciò una sanguinosa campagna nella quale più di trecento tra collaboratori e parenti di Escobar vennero uccisi e gran parte delle loro proprietà distrutte. Questo coordinamento sarebbe stato raggiunto tramite la condivisione delle informazioni di intelligence, per permettere ai Los Pepes di smontare la macchina organizzativa che proteggeva Escobar e i pochi alleati rimasti. Tutto ciò porta a discutere circa il ruolo che gli Stati Uniti d'America hanno giocato nel raccogliere informazioni di intelligence, poiché parte di queste furono poi utilizzate dai Los Pepes nelle loro azioni di giustizia sommaria.
Ad ogni modo, la guerra contro Escobar terminò il 2 dicembre 1993, quando una squadra colombiana di sorveglianza elettronica, il Bloque de búsqueda, utilizzando la tecnologia della triangolazione radio fornita dagli Stati Uniti, lo localizzò e circondò in un quartiere borghese di Medellín. Ne seguì uno scontro a fuoco con Escobar e la sua guardia del corpo. I due malviventi tentarono di fuggire correndo attraverso i tetti delle case adiacenti per raggiungere una strada secondaria, ma entrambi furono uccisi dalla polizia nazionale colombiana. Escobar subì colpi di arma da fuoco alla gamba e al busto e un colpo di arma da fuoco mortale alla testa (i parenti sostengono che si sia suicidato). Dopo la morte del suo leader, il cartello di Medellín si frammentò e il mercato della cocaina presto venne dominato dal cartello di Cali fino alla metà degli anni novanta, quando anche i leader di quest'ultimo furono uccisi o catturati.

Membri della Bloque de búsqueda, unità operativa della polizia colombiana, che festeggiano davanti al cadavere di Escobar, 2 dicembre 1993
Nell'ottobre del 2006 morì la madre Hermilda Gaviria. Il 28 ottobre 2006 le autorità ne approfittarono per esumare il cadavere di Escobar, alla presenza e con il consenso della vedova María Victoria, per un test sul DNA volto a confermare la reale identità della salma. Vi furono delle voci che la riesumazione fosse servita anche a dirimere la presunta paternità di un figlio illegittimo, smentite dai familiari.
Il 22 febbraio 2019, alla presenza del sindaco di Medellin e dei parenti delle vittime di Escobar, è stata demolita la leggendaria residenza e simbolo della ricchezza del capo del cartello di Medellin. Il palazzo “Monaco” di otto piani, che un tempo ospitava sulle sue pareti dipinti di artisti famosi e veicoli di lusso nel suo parcheggio, è stato fatto crollare con una carica controllata di 200 chilogrammi di esplosivo. Nel luogo in cui sorgeva l'edificio, sarà realizzato un parco chiamato "Inflexión" che ospiterà una scultura e una lapide in omaggio alle 46.612 vittime della guerra del narcotraffico nella città.










Una notizia del 2017 pubblicata dal TG LA7
CRONACA 05.05.2017

Non incredibile, ma vero: a Montecitorio tracce di cocaina in tutti i bagni










La Camera se la tira, Coca nei bagni di Montecitorio, l'anteprima dell'inchiesta del FQ (video)

pubblicato su You Tube  il 6 mag 2017

"Tracce di cocaina nei bagni maschili della Camera dei deputati. Più consistenti nelle giornate di voto. Le ha trovate un giornalista di FQ Millennium, il nuovo mensile dell’Editoriale Il Fatto, diretto da Peter Gomez e in edicola con una serie di inchieste e reportage. Come si vede nell’anticipazione video, il cronista ha condotto diversi test con salviettine Nark II, a base di cobalto tiocianato, acquistate in un negozio specializzato in dispositivi per indagini di polizia scientifica."










Luca Carboni, Fabri Fibra - Fisico & politico (videoclip)













Una vicenda controversa che rappresenta una minaccia seria per il mondo dell’informazione e del giornalismo investigativo.
Oggi l’Inghilterra sembra pronta a consegnare JULIAN ASSANGE, fondatore di WIKILEAKS, nelle mani degli Stati Uniti d’America dove, in assenza di colpi di scena, l’unico destino prevedibile per Assange è quello del carcere a vita. Una pena esemplare per un uomo ed un giornalista che ha permesso al mondo di venire a conoscenza di gravi crimini contro l’umanità e scandali taciuti, tutto ciò attraverso la pubblicazione degli innumerevoli documenti riservati che hanno mostrato il volto nascosto dei Governi oltre alle brutalità inaudite degli eserciti militari. Un archivio imponente e scottante al quale i lettori di tutto il mondo non avrebbero mai avuto accesso senza il lavoro dell’organizzazione di Wikileaks. In questa intervista STEFANIA MAURIZI ci aiuta a fare chiarezza su tutta la vicenda giudiziaria e umana di Julian Assange, con un’analisi chiara e approfondita riguardo alle ripercussioni che questa vicenda potrebbe avere sulla libertà di stampa e sul mondo del giornalismo."


Video di Casa del SoleTV   pubblicato su You Tube il 21 settembre 2020










Location: Punta Bianca, Agrigento | Giolì & Assia - #DiesisLive

 

Giolì & Assia - #DiesisLive @Punta Bianca, Agrigento


Video di Giolì & Assia

Giolì & Assia

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«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.
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Gabriella Filippone Blog | Giuridica News | Rassegna news giuridiche Avv. Gabriella Filippone















mercoledì 9 agosto 2017


LORENZIN e la "BAMBOLA ASSASSINA" | L 'INVADENZA DELLA ASL


Immagine: "l'immunità di gregge"
LORENZIN "BAMBOLA ASSASSINA" | L'INVADENZA DELLA ASL

"Assurdo: IL SOTTO SEGRETARIO PD DAVIDE FARAONE difende i vaccini obbligatori (vedi video).
Questo sottosegretario si è laureto dopo 12 anni in scienze politiche (e quindi non in medicina)" mentre la Lorenzin,  detta anche da alcuni "bambola assassina",  invece si è solo diplomata al classico e stop.
Diciamo che i secchioni sono altri, non loro. 











Per quanto ho sperimentato sulla mia pelle so che quando ero piccola ci furono dei casi di colera a Napoli. Conseguenze: per quanto vivessimo in un'altra regionei nostri genitori scelsero  il vaccino facoltativo per me e mio fratello. Da allora ed in conseguenza del vaccino diventai allergica gli antibiotici mentre mio fratello, se prendeva il Buscopan o altro farmaco, andava al pronto soccorso con la faccia gonfia come un pallone.



Sull'argomento vedi:









Mio fratello si affezionò così tanto al pronto soccorso (scherzo) che sposò  casualmente una psichiatra, figlia a sua volta di un primario in un ospedale di Bologna,  la città "dotta". 
Pure la madre di lei era dottoressa. 

Insomma, una DOCTORS FAMILY HOUSE




Non bastevole e pago di questa esperienza, ironizzo amara ora, in seguito si mise a convivere, convivenza more uxorio, con una dottoressa di pronto soccorso e guardia medica. Questa, invece, era figlia di un radiologo di ospedale (o qualcosa del genere)  e di un'insegnante. 

A dire di quella tizia, della dottoressa convivente, suo padre quando lei era una neonata,  la scaraventò a terra dalla culla perché piangeva e lui non riusciva a dormire. Un trauma.

Capito (regola della lingua italiana: non si dice, rivolgendosi agli altri: "capito?") certi indefessi dipendenti statali ASL tutti ligi al dovere e  "vizi privati e pubbliche virtù"?
Mio padre, commerciante, quindi autonomo,  era un santo a confronto col padre di lei,  come la stessa lo aveva  descritto, raccontando quell'episodio tristemente gravissimo della sua infanzia.
Sant'Antonio precisamente: "lu nemiche de lu demonio".

Particolare orrendo della relazione tra la dottoressa e mio fratello: la tipa faceva uso ed abuso di droga (cocaina) e dipsicofarmaci e farmaci per malati terminali.

Anche al lavoro si presentava in pessime condizioni (praticamente "fatta").

Stesse condizioni che dispensava generosamente a mio fratello. 

Lei potevaNon aveva avuto certo problemi, nel corso della loro relazione, a convincere mio fratelloridotto da lei ad un larva con dosi massicce e quasi mortali  di psicofarmaci ed altro (farmaci per malati terminali). 

Ridotto da chi sennò?

Poteva, se lo riteneva, ricettare, cioè prescrivere ricette, e continuare ad avvelenare il prossimo, specie se consenziente: dipendenza da psico farmaci.

In più tra i due  c'erano fiumi di  cocaina, di cui facevano largamente uso.

Una Bologna viziosa a tinte forte. Non solo rossa. Una storia italiana.





Ci sono cose che nessuno ti dirà ci sono cose che nessuno ti darà sei nato e morto qua nato e morto qua nato nel paese delle mezze verità Dove fuggi in Italia pistole in macchina -- in Italia Macchiavelli e Foscolo -- in Italia i campioni del mondo sono -- in Italia Benvenuto -- in Italia fatti una vacanza al mare -- in Italia meglio non farsi operare -- in Italia e non andare all'ospedale -- in Italia La bella vita -- in Italia le grandi serata, i gala -- in Italia fai affari con la mala -- in Italia il vicino che ti spara -- in Italia Ci sono cose che nessuno ti dirà ci sono cose che nessuno ti darà sei nato e morto qua sei nato e morto qua nato nel paese delle mezze verità Ci sono cose che nessuno ti dirà ci sono cose che nessuno ti darà sei nato e morto qua sei nato e morto qua nato nel paese delle mezze verità
















venerdì 1 febbraio 2019



UN'INUTILE DENUNCIA PRESSO LA PROCURA DI BOLOGNA (anno 1999)


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Personalmente ho superato la storia in sè ed ho elaborato il lutto e la perdita di mio fratello. E'  passato tanto tempo. Voglio però  far emergere pubblicamente questa storia tragica perché l'Italia continua a sbattersi negli stessi problemi ancora attualissimi


Gli spacciattori erano extracomunitari e il dottore che ricettava e somministrava a mio fratello, nonché a stessa,  una quantità abnorme e criminale  di psicofarmaci e potenti antidolorifici (farmaci per malati terminali) etc.ha un nome cognome: Paola Pesci. Per vicende simili mi raccontava mio fratello che la Pesci in precedenza fu sospesa dall'Albo di medici di Bologna.





AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI BOLOGNA

La sottoscritto Avv. Gabriella Filippone, nata a (omissis) residente in (omissis) in proprio,
Premesso
 che in data sabato 22 maggio 1999, la Questura di Bologna riceveva una telefonata anonima con cui una voce di accento straniero, extracomunitario, comunicava di un decesso  in Bologna alla via S. Stefano n.84. La Questura intervenuta sul luogo accertava il decesso nella sua abitazione di mio fratello Claudio Filippone (era nato a Milano il 18.2.1956) . Mio fratello veniva ritrovato sul suo letto con due siringhe vicino.


David Gilmour - Comfortably Numb Live in Pompeii 2016

Hello?
Is there anybody in there?
Just nod if you can hear me
Is there anyone at home?





Ritengo opportuno informarVi dei seguenti fatti.
Mia madre telefonava a mio fratello il giovedì precedente, 20 maggio, rispondeva però un estraneo con una voce impastata, il quale informava mia madre che Claudio stava dormendo. Mia madre chiamava nuovamente, la medesima voce rispondeva al telefono, la faceva attendere e dopo una certa pausa la comunicazione le veniva interrotta.


Mia madre mi comunicava l’accaduto, pertanto il venerdì 21 telefonavo più volte a mio fratello, sia al cellulare che risultava staccato che al numero di casa.
A casa di mio fratello rispondeva sempre una voce impastata, straniera, poco comprensibile. Chiedevo di mio fratello e mi diceva che dormiva e che aveva fatto fatica a svegliarlo. Perdevo quasi immediatamente la calma e minacciavo questo soggetto di denunciarlo, gli domandavo se era lui il padrone di casa o mio fratello e gli domandavo perché non me lo passava.   
Nel primo pomeriggio di venerdi 21, constata l’impossibilità di comunicare con mio fratello, telefonavo al 12 chiedendo il numero della Polizia o dei Carabinieri di Bologna.
Mi veniva fornito un numero cui  rispondeva un addetto della Questura di Bologna.
Lo informavo dell’accaduto premettendo che mio fratello si era trasferito a diciottanni da Pescara  per frequentare la facoltà di ingegneria dove si laureava brillantemente con tesi pubblicata che gli conferiva una borsa di studio come ricercatore universitario; si sposava con una psichiatra, dott.ssa Livia (omissis) di Bologna. Avevano un bambino nel 1998.
Pochi anni dopo si separava dalla moglie ed andava a convivere con una certa Paola Pesci, dottoressa, originaria di Castel S.Pietro, che ha fatto uso di sostanze stupefacenti e di psicofarmaci.
 Nel dicembre 97 mio fratello si licenziava dalla ATC di Bologna e riceveva una liquidazione di 180milioni. La Pesci si licenziava. Facevano un viaggio per l’Europa di qualche mese, il resto credo sia stato speso in droga pesante.Questi soldi di TFR finivano nel giro di un anno.
Nel febbraio 99 mio fratello e la Pesci, dopo un rapporto durato otto anni, litigavano e lei andava a stare dai genitori a Castel S.Pietro. Mio fratello entrava nel mese di marzo in una forte depressione, ci telefonava minacciando il suicidio se non gli riportavamo la sua Paola. Precisavo alla Questura che mio fratello aveva appena venduto una sua proprietà immobiliare, pervenutagli in eredità dal padre, deceduto nel 1995, per cui aveva disponibilità di denaro,   che a casa rispondeva un extracomunitario che non mi passava mio fratello, che avevo  motivo di ritenere che a casa di mio fratello potessero trovarsi quantitativi di droga pesanti superiori all’uso personale; che temevo per mio fratello in quanto aveva più volte minacciato di vole morire, chiedevo pertanto un intervento.
La Questura mi rispondeva che riteneva di non poter intervenire in quanto mio fratello era maggiorenne e consapevole, mi consigliava pertanto di telefonare alla Questura di Pescara, spiegando i fatti anzidetti, in quanto la Questura di Pescara doveva  autorizzare la Questura di Bologna a recarsi presso l’abitazione di mio fratello. Demoralizzata dalla risposta richiamavo il 12 chiedendo il numero dell’Antidroga di Bologna, mi veniva fornito il numero. Non riuscivo a contattare l’Antidroga in quanto nelle prime ore del pomeriggio di venerdì 21 ricevevo il segnale di avvio del fax. Provavo anche nelle ore di ufficio senza poter mettermi in contatto con l’Antidroga.
Non chiamavo la Questura di Pescara,  come consigliatomi, perché dopo la conversazione avuta con l’operatore di Bologna temevo di aver potuto esagerare nei confronti di mio fratello, rimandavo al giorno dopo sabato 22 per tentare di contattare l’Antidroga ritenendola più ricettiva  alle mie istanze.
Il giorno dopo mio fratello moriva, le circostanze della sua morte non sono ancora certe.

Rimane il fatto che ha lasciato uno scritto di nove pagine dove racconta alla sua Paola che in casa sua ci sono tre extracomunitari di cui uno “venditore all’ingrosso di coca” ed un altro che confezionava le “palline”, dosi monouso di eroina o cocaina.
All’interno dell’abitazione di mio fratello, domenica 23 maggio, abbiamo trovato siringhe usate quasi in ogni stanza, per terra, in un libro, sul tavolo della cucina; il secchio della spazzatura stracolmo di siringhe. L’ispettore Cantobelli con l’agente Lamparelli della Squadra Mobile di Bologna ha trovato e prelevato dei video porno della Pesci, una lettera di addio di mio fratello indirizzata alla sua Paola, agendine con degli indirizzi.
A me è sembrato di riconoscere la Pesci, con il viso in parzialmente  coperto, su una pagina di una rivista che propone scambi di coppie trovata a casa di mio fratello, insieme a diverse lettere di risposta ad un annuncio da loro stessi fatto pubblicare, sparse in camera da letto.
Faccio presente che nel 1992 mio fratello  prendeva in locazione un appartamento in via S Stefano n.84 dove andava a vivere con la Pesci.  Progettavano certo di rimanervi per molto in quanto ristrutturavano completamente il bagno e la cucina, per far questo mio fratello chiedeva un finanziamento.
Mio fratello non  si trovava bene all’ATC, per cui dal punto di vista lavorativo ci manifestava la sua insoddisfazione, progettava con la Pesci, specializzata in geriatria, con l’aiuto di soci finanziatori, di creare una casa di riposo  per anziani .Chiedevano altresì sovvenzioni statali di sostegno al progetto.
Nel contempo notavo in mio fratello, dopo alcuni mesi dalla morte di mio padre, dei mutamenti. 
Quando tornava a Pescara  non si metteva più in contatto con i suoi amici dei tempi del liceo, si chiudeva in camera con la Pesci per giorni a guardare la televisione, lei a leggere e dormire, lui a dormire, uscivano dalla stanza per mangiare o  andare in bagno.
Iniziavo a notare sul comodino della Pesci fiale consumate di medicinali quali il Valium ogni volta più numerose; schizzi di sangue sulla parete sopra il comodino della Pesci. Erano sempre pallidi e vestivano di nero. Sin dal 97 quando telefonavo a Bologna mio fratello rispondeva sempre con voce roca e impastata, confusa come se si fosse appena svegliato. Ho la certezza che mio fratello assumeva, oltre alla droga, quantitavi massicci di psicofarmaci, che ritengo gli somministrasse la Pesci.
Mio fratello nel 97 o 98 mi raccontava che Paola Pesci aveva una pistola, senza regolare licenza, che si era procurata in quanto svolgendo  il lavoro di guardia medica notturna temeva per la propria incolumità fisica. 
Mio fratello ha lasciato una lettera di addio alla sua Paola, spiegando che senza di lei non ce la faceva a vivere. 
Non credo che si sia ucciso per amore come lui scrive, piuttosto a causa del grave stato di prostrazione fisica e mentale in cui era caduto in conseguenza dell’uso di droghe pesanti e dell’abuso di psicofarmaci e potenti antidolorifici .
Ritengo che vi sia una responsabilità del medico che ha prescritto per anni a mio fratello detti farmaci, chiedo pertanto che si indaghi sul punto, in quanto ammesso che mio fratello necessitasse di psicofarmaci, questi gli sono stati prescritti e dunque assunti in misura sconsiderata.
I documenti rinvenuti a casa di mio fratello sono stati conservati  dalla dott.ssa Livia (omissis) , vedova di mio fratello.
Ai primi di maggio 99  mio fratello era sceso a Pescara in quanto non si sentiva bene ed aveva la febbre. Nel giro di qualche giorno si era ripreso ed aveva iniziato a mangiare dei pasti regolari. Chiedeva soldi a mia madre,  per procurarsi minimi quantitativi di cocaina.
Ci confessava di aver fatto di uso di eroina e di essere riuscito a smettere convincendo Paola nel dicembre 98 a chiudersi  in casa con lei  per una settimana senza praticamente mangiare.  Avevano però in seguito continuato a far uso di cocaina per endovena.
Ci diceva di non poter vivere senza di lei; che nel mese di febbraio l’aveva mandata via da casa perché non ce la faceva a vederla ciondoloni per casa incapace di fare nient’altro.
Lei era andata dai genitori; si erano in seguito riappacificati. Poi avevano un banale litigio, lei ha detto che andava a comprare le sigarette e non è più tornata, se non col padre e i carabinieri per riprendere le sue cose, rifiutandosi in seguito al telefono e di persona.
Raccontava a mia madre che Paola gli aveva rovinato la vita, che non faceva per lui, che gli amici comuni era contenti che si fossero lasciati.
Mio fratello era una persona molto brillante, estroverso ed intelligente. Con Paola aveva smesso di frequentare quasi tutti i suoi amici; quando lei è andata via è rimasto solo e disperato. “Sono morto per tutti” diceva.
Mi raccontava, sempre nel maggio scorso, di aver iniziato a far uso di eroina sei mesi dopo la morte del padre, mentre Paola aveva iniziato da giovanissima, intorno ai sedicianni. Era andata a convivere con un malvivente, dopo che questo aveva convinto il padre di lei a lasciarla andar via puntandogli una pistola in faccia.
Dopo un certo tempo lo aveva  lasciato ed era tornata a casa dei suoi.
Il ragazzo le mandava un mazzo di fiori che la madre gettava nell’immondizia, in seguito le madre le annunciava con estrema freddezza: "Maurizio Salvati si è ammazzato.".
Si era ammazzato per lei.  Mio fratello dunque era morbosamente attaccato a Paola Pesci: pur sapendo che un altro suo uomo è morto per lei, ha rinunciato a vivere, sconfitto dalla droga e dallla depressione in cui in ultimo  versava.
Claudio , il 16 maggio scorso, prima di ripartire per Bologna, aveva promesso alla madre che sarebbe tornato a pescara, tanto che le lasciava degli indumenti sporchi per ritrovarli puliti al suo ritorno. Mia madre gli aveva dato l’opportunità di un lavoro estivo a Pescara.
Lui sembrava avesse accettato, prometteva alla madre di salire a Bologna per dare la disdetta del contratto ai padroni di casa  e per un colloquio di lavoro a Vicenza presso la “Veneta System”.
Quando è morto sul suo letto a fianco a lui c’erano una cartina stradale aperta sul Veneto e l’orario dei treni aperto sulla pagina per Venezia, doveva partire per il colloquio, certamente aveva prelevato dei soldi dal conto  bancario, nel suo portafoglio non si è ritrovata una lira, così come mancava il suo cellulare che risultava staccato da tre giorni. 
Il suo declino è stato rapido: è arrivato a Bologna il 16 a sera ed è stato ritrovato morto vestito nel suo letto il 22 maggio. Ha iniziato con l’eroina nel 1996, non so quando abbia iniziato a far uso di psicofarmaci, tale tempo ritengo coincida con gli anni di convivenza con la Pesci.
 Motivo di crisi del loro rapporto è stato sin dall’inizio il padre di lei, Giulio (omissis), il quale sapendo che mio fratello era separato e con un figlio, aveva deciso di rompere qualsiasi rapporto con la figlia sino a quando non avesse rotto con mio fratello, la quale lamentava molto questa forzata separazione dai suoi genitori.
In ultimo mio fratello mi disse, nel maggio scorso, che Paola era falsa e che se avesse lanciato delle accuse nei suoi confronti per maltrattamenti lui avrebbe mostrato al giudice dei video che mostravano chiaramente quanto lei fosse masochista.
Permane in me l’amarezza per non essere riuscita salvare mio fratello, in quanto la Questura di Bologna, da me chiamata il giorno prima del suo decesso, non ha ritenuto di poter intervenire. Avrei preferito di gran lunga un fratello in carcere ad un fratello al cimitero. Ritengo che la Questura di Bologna abbia ingiustamente omesso di intervenire, precludendomi la possibilità di salvare mio fratello.
Chiedo in ultimo che venga analizzato il liquido prelevato dal medico legale sulla salma di mio fratello affinchè venga stabilita la sostanza che ha procurato la morte di mio fratello.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta
DENUCIA
I fatti sopraesposti per le determinazioni o le indagini che la S. V. vorrà prendere o disporre.
Pescara, 20.8.1999
____________________________




Se cerco Claudio Filippone sul motore di ricerca Google resta solo questo di mio fratello:

Welcome!

Hi! We are Paola and Claudio, living in Bologna - Italy.Write us, our favorite arguments are: sex, drug, rock and roll and even job!

Benvenuta/o!

Ciao! Siamo Paola e Claudio di Bologna.Scrivici, i nostri argomenti preferiti sono: sesso, droga, rock and roll e perfino lavoro!


 Paola 

(immagine di Paola Pesci)



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Ian Dury and the Blockheads - Sex and Drugs and Rock & Roll






Sex and drugs and rock and roll
Is all my brain and body need
Sex and drugs and rock and roll
Are very good indeed
Keep your silly ways or throw them out the window
The wisdom of your ways, I've been there and I know
Lots of other ways, what a jolly bad show
If all you ever do is business you don't like
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Is very good indeed
Every bit of clothing ought to make you pretty
You can cut the clothing, grey is such a pity
I should wear the clothing of Mr. Walter Mitty
See my tailor, he's called Simon, I know it's going to fit
Here's a little piece of advice
You're quite welcome it is free
Don't do nothing that is cut price
You know what that'll make you be
They will try their tricky device
Trap you with the ordinary
Get your teeth into a small slice
The cake of liberty
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex, drugs, rock, roll
Sex, drugs, rock, roll









Come è andata in Italia dagli anni 70' in poi. Date uno sguardo a quello che ha detto Barnard nel 2009, ben dieci anni fa


Ecco come morimmo (Paolo Barnard)



Mario Castelnuovo - Testo Lyrics Sette Fili Di Canapa

Testo della canzone

C'erano sette fili di canapa
e un Abele da uccidere,
sotto il cielo di rame

C'erano sette medici a tavola
e un amore già anemico
dissanguato, per strada

unirò sette fili ed avrò perduto,
unirò sette fili e sarò perduto

C'erano sette Cristi a Follonica
ed un ateo, sul Sinai,
bivaccava e aspettava

C'erano, poi, sette topi sull'edera
e più giù un cavaliere giovane
preso da una tagliola

unirò sette fili ed avrò perduto,
unirò sette fili e sarò perduto.







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