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VITTORIA COLONNA MARCHESA DI PESCARA moglie di Francesco Ferrante d'Avalos e poetessa amica di M. Buonarroti

File:Vittoria colonna, sonetti, ferrara (forse), 1540 (ashburnham 1153).jpg

Vittoria colonna, sonetti, ferrara (forse), 1540 | Wikimedia Commons

VITTORIA COLONNA MARCHESA DI PESCARA


moglie di Francesco Ferrante d'Avalos e poetessa amica di Michelangelo Buonarroti













Agosto 2020 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna notizie on line e pensieri e riflessioni miei o  altrui |

La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo o altro materiale (testata, autore, titolo)  





Vittoria Colonna (Marinoaprile 1490 o 1492 – Roma25 febbraio 1547) è stata una poetessa e nobildonna italiana.

Ritratto Vittoria Colonna (disegno Cesare Giuliani)
Non è chiara la data di nascita di Vittoria Colonna: la data canonica  è del 1490 mentre in un studio tedesco del 1916 si propone quella del 1492

Appartenente alla nobile famiglia romana dei Colonna, in quanto figlia di Fabrizio Colonna e di Agnese di Montefeltro. Ottenne il titolo di marchesa di Pescara

Fanciulla di rara bellezza adornava le sue chiome, dai riflessi dorati, di fiori leggeri, come viene raffigurata in un  ritratto. I suoi genitori la indirizzarono nello studio delle Lettere e le inculcarono virtù morali a cui comunque era naturalmente predisposta. Crebbe tanto in sapere e in bellezza sia interiore che esteriore che i Duchi di Savoia e di Braganza chiesero la sua mano.


L'amicizia tra le  famiglie D'Avalos e Colonna

I Colonna, che per ragioni politiche si erano trasferiti a Napoli, entrarono in amicizia con la famiglia D’Avalos che li ospitò per molti anni al Castello di Ischia. Grazie alla presenza colta e raffinata di Costanza D’Avalos, duchessa di Francavilla, il maniero era diventato uno dei centri culturali della corte aragonese: un mondo nel contempo frivolo, sofisticato e grondante di dottrina umanistica che Vittoria ebbe intorno nella sua adolescenza. L’amicizia fra le due famiglie, i Colonna e i D’Avalos, fu consolidata dalla decisione di concordare il matrimonio tra i propri figli, ancora bambini di cinque anni, col beneplacito di re Federico, favorevole a un’unione che avrebbe rafforzato il legame tra i Colonna e la Corona Spagnola.

I Colonna erano dunque, in quegli anni, alleati della famiglia D'Avalos e, per suggellare tale alleanza, concordarono il matrimonio fra Vittoria e Fernando Francesco quando ancora erano bambini. I due si sposarono il 27 dicembre 1509 ad Ischia, nel Castello Aragonese.





Corteo nuziale del matrimonio di Vittoria Colonna e Ferrante D' Avalos






E’ probabile che la marchesa, durante i festeggiamenti di nozze, non abbia potuto fare a meno di pensare che, sposando il giovane, valoroso, quanto ambizioso capitano, avrebbe condiviso il destino di solitudine di sua madre Agnese di Montefeltro, sposa di Fabrizio Colonna, uno dei più valenti capitani del tempo, tanto che la sua fama d'uomo d'armi indusse il Machiavelli a farne uno degli interlocutori nei suoi «Dialoghi sull'arte della guerra”.

Ben presto Ferrante, infatti, insignito anche del titolo di marchese di Pescara, lasciò la giovane sposa, e partì agli ordini del suocero Fabrizio Colonna, militando sotto le bandiere spagnole nella guerra che opponeva Ferdinando il Cattolico al re di Francia.


Donna sensibile, affascinante e colta è legata alla città di Pescara sia in quanto sposa di Francesco Ferrante D’Avalos, marchese di Pescara sia perché ha portato questo titolo in giro per il mondo come sua firma. Contrariamente alla comune usanza ella, infatti, come ricorda Corrado Gizzi, non si firmava nella corrispondenza col proprio nome e cognome, ma sempre e con compiacenzaMarchesa di Pescara per devozione verso il marito, ma anche forse perché prediligeva la città in cui ha soggiornato.

Molte sue lettere sono infatti datate da Pescara e non poche liriche hanno, come sfondo ai sentimenti di solitudine, di dolore e di amore, il paesaggio fluviale e marittimo pescarese. Vittoria va ricordata più di qualsiasi personaggio in quanto ha fatto, fa e farà conoscere il capoluogo adriatico nel mondo.

Figura centrale della cultura del ‘500 , questa straordinaria creatura incarna l’espressione più alta e viva del Rinascimento in quanto entra nei dibattiti culturali e teologici del tempo prendendo posizione di apertura e di dialogo verso le nuove teorie luterane in un momento complesso per la Chiesa come quello della Riforma e la Controriforma. Ma Vittoria rimane nella storia soprattutto perché fu una delle più grandi poetesse del ‘500 tanto che venne definita “la Petrarca al femminile”.



Fu anche decantata per la sua virtù e bellezza tanto da ispirare poeti come Ludovico Ariosto che, nell’Orlando Furioso, dice che il nome le deriva dall’essere “nata fra le vittorie” e la paragona alle donne più celebri della mitologia e dell’antichità. Papi ed imperatori le attribuiscono un animo, uno spirito e un intelletto da uomo. Il papa Paolo III Farnese tenne in considerazione i suoi consigli. Inoltre Vittoria, per evitare uno scisma nella chiesa, si avvicinò ai porporati progressisti propensi al dialogo con i seguaci di Lutero e Calvino. Questi cercavano di porre le basi di un rinnovamento della Chiesa nell’aspirazione ad un ritorno al primitivo spirito del Vangelo. Non ultimo suo merito è quello di aver saputo, come nessun altro, parlare al cuore scontroso del grande Michelangelo: per la sua natura eccelsa la marchesa di Pescara riuscì a plasmarne l’anima, facendone l’opera d’arte perfetta nell’ambito dello spirito e influenzando lo stile delle opere nelle quali l’artista esprimeva la sua religiosità, come testimoniano le sculture e le pitture della cosiddetta “terza maniera”.



La vita nel castello

Vittoria dopo il suo matrimonio dimorò quasi ininterrottamente a Ischia nel Castello Aragonese dal 1509 al 1536.


Durante la sua permanenza nell’isola strinse amicizia con la duchessa Costanza di Francavilla, castellana colta ed energica.





La sua vita si svolse in un momento culturalmente assai felice e infatti la poetessa fu circondata dai migliori artisti e letterati del secolo, tra cui Michelangelo BuonarrotiLudovico Ariosto, Jacopo SannazaroGiovanni PontanoBernardo TassoAnnibale CaroPietro AretinoGirolamo BritonioAngelo di Costanzo e molti altri.

Il matrimonio con D'Avalos, sebbene combinato per servire le politiche di famiglia, riuscì anche dal punto di vista sentimentale, anche se i due coniugi non trascorsero molto tempo insieme a Ischia dove si erano stabiliti. Nel 1511 Fernando Francesco partì in guerra agli ordini del suocero per combattere per la Spagna contro la Francia, venendo catturato durante la battaglia di Ravenna nel 1512 e deportato in Francia.
Grazie all'intervento di uno dei più eminenti generali dell'esercito francese, l'italiano Gian Giacomo Trivulzio, che gli era parente per via di matrimonio, gli fu concesso di riscattarsi per 6.000 ducati, e fu rilasciato alla fine della guerra della Lega Santa.

Nonostante la sua nascita a Napoli, Francesco D'Avalos si considerò sempre spagnolo, parlò sempre lo spagnolo, anche con sua moglie, e si circondò sempre di soldati e ufficiali spagnoli, o italo-spagnoli, tra i quali gli appartenenti alla famigerata famiglia siculo-spagnola dei Cossines. La sua considerazione degli italiani, ad esclusione dei napoletani e dei siciliani inquadrati a fianco degli spagnoli nei temuti tercios, come combattenti fu scarsa e la espresse apertamente. Egli fu quinto marchese di Pescara e terzo della famiglia d'Avalos. Non ebbe figli il suo titolo passò al cugino.

Vittoria, donna molto sensibile, nutrì un grande affetto per il piccolo Alfonso di Vasto, cuginetto di Ferrante, che fu amato dalla poetessa al pari di un figlio. Una maternità spirituale così sentita che lo designò suo erede ed ebbe per lui parole di grande orgoglio quando, rispondendo anche ai pettegolezzi di corte della sua presunta sterilità, affermò “non son sterile veramente , sento nato dal mio intelletto costui”.



Divenne un ufficiale dell'esercito di Carlo V ma rimase gravemente ferito durante la battaglia di Pavia, nel 1525.


Non molto tempo dopo a causa delle infermità seguite ai combattimenti il Marchese divenne sempre più debole e nessuna medicina gli procurava sollievo. Ritenendosi in fin di vita ne diede avviso alla moglie affinchè si recasse a Milano in modo che la potesse rivedere prima di morire. In pochi giorni egli peggiorò tanto che, sentendosi vicino alla morte, fece chiamare a sé il Marchese di Vasto suo cugino e gli raccomandò l’amatissima moglie e, dal momento che non aveva avuto figlioli in 19 anni di matrimonio, la dichiarò erede di tutto il suo patrimonio. Vittoria non seppe subito o non comprese la gravità dell’ infermità del marito, ma, alla notizia del peggioramento del suo stato di salute, partì col suo seguito, passò per Roma , dove fu accolta con grandi onori e si accinse poi a proseguire verso Milano , ma a Viterbo, ebbe la notizia funesta della morte del suo amato sposo. Non poteva la sorte percuoterla con maggior colpo: si abbandonò al suo dolore tanto che perse i sensi e cadde da cavallo.
"Vittoria partì subito per raggiungerlo ma la notizia della sua morte la colse mentre era in viaggio. Cadde in depressione e meditò il suicidio ma riuscì a riprendersi anche grazie alla vicinanza degli amici."
Nei sette anni successivi alla vedovanza pianse costantemente la morte di lui e compose Rime in suo onore lasciando ai posteri un raro esempio di costanza e fedeltà coniugale.
Tornata a Roma chiese il permesso di ritirarsi nel convento di san Silvestro in Capite a papa Clemente VII, il quale acconsentì, ma con espresso divieto di prendere il velo. Questo fu solo l’inizio del suo peregrinare che la condusse di preferenza nella quiete dei conventi, dove scrisse versi e lettere pieni di rimpianto per il "bel sole” perduto"

Allora Vittoria aveva 35 anni e, ancora di fresca bellezza, era divenuta celebre come poetessa e letterata perciò alla sua mano aspiravano vari principi verso i quali cercavano di disporla i suoi fratelli per ragioni politiche, ma lei, ben lontana dall’ascoltarli, usava loro rispondere “ che il suo sole , quantunque dagli altri fosse riputato morto, appresso di Lei, sempre vivea”.



Decise di ritirarsi in convento a Roma (il convento delle Clarisse) e strinse amicizia con varie personalità ecclesiastiche che alimentavano una corrente di riforma all'interno della Chiesa Cattolica, tra cui, soprattutto, Juan de Valdés e Bernardino Ochino.
Non rimase a lungo in pace perché il fratello, Ascanio I Colonna, entrò in conflitto con papa Clemente VII, e in tale occasione si trasferì a Marino e poi di nuovo a Ischia per cercare di mediare fra i contendenti. Questo le evitò di vivere in prima persona la traumatica esperienza del Sacco di Roma del 1527 e le consentì di prestare aiuto alla popolazione e di riscattare prigionieri anche grazie ai propri beni.  

"Il pontefice Clemente VII , per vendicarsi degli oltraggi subiti, comandò di radere al suolo i castelli del Colonna costringendoli alla fuga. La stessa Vittoria, nonostante in ogni modo cercasse di mettere pace tra i contendenti, dovette fuggire da Marino a Napoli e poi al caro rifugio di Ischia.
Durante il Sacco di Roma dei lanzichenecchi del 1527, perpetrato dalle milizie mercenarie di Carlo V che mise a ferro e a fuoco la Città Eterna, ebbe gran parte negli aiuti alla popolazione romana: scrisse a quanti potevano intervenire per mitigare gli effetti di quella tragedia, offrì le proprie sostanze per riscattare i prigionieri e, insieme a Costanza D’Avalos (succeduta al fratello Inigo II alla guida dell’isola) accolse le molte dame e letterati che cercarono rifugio sull’isola. Diede inoltre il suo contributo alla salvezza dello stesso papa ottenendo poi da lui il dono del feudo di Pescocostanzo. A proposito di questa cittadina è da notare che, passata sotto la signoria di Vittoria, non solo vi cominciò a fiorire l’arte ma ,mediante la cosiddetta “Commissione della signora” da lei promulgata, attuò una programmazione urbanistica rigorosa , illuminata e armonica seguendo i canoni rinascimentali. Una specie di piano regolatore che è stato rispettato e si è conservato mirabilmente attraverso i secoli resistendo a guerre e a sismi testimone stesso nel tempo dell’impegno statutario di salvaguardia del patrimonio di bellezze culturali e ambientali."


Passato e Presente Alessandro Barbero -1527, il sacco di Roma -


VIDEO DI HISTORIA MAGNA
"Alessandro Barbero Paolo Mieli rai storia"






Ritornata a Roma nel 1531, conobbe Pietro Carnesecchi nel 1535 e intrecciò con l'umanista fiorentino un rapporto di amicizia. In seguito volle compiere un viaggio in Terra Santa; si trasferì quindi a Ferrara nel 1537, in attesa di ottenere i permessi dal Papa, con l'intenzione di imbarcarsi da Venezia. Tuttavia non partì: la salute malferma la costrinse a rinunciare all'idea


Non manca chi offre una diversa interpretazione e ricostruzione storica:

"Nella metà del '500 all'Isola d'Ischia viveva la più grande poetessa del Rinascimento, una nobildonna esempio di virtù e di intelletto artistico, vittima di un matrimonio infelice con un Signore della Guerra

Amante della poesia e dell'arte strinse una profonda amicizia con Michelangelo Buonarroti, trasformando il suo castello in un cenacolo di letterati ed artisti. Il suo nome era Vittoria Colonna.

Profondamente cristiana, Vittoria sognava una riforma religiosa che riavvicinasse la Chiesa al messaggio di Cristo. La sua ansia riformista le costò l'accusa di eresia.

Il Tribunale dell'Inquisizione intentò un processo contro di lei. Vittoria morì prima di essere condannata. 

Gli inquisitori cercarono il suo cadavere per bruciarlo ma non riuscirono a trovarlo. Qualcuno aveva portato Vittoria al sicuro in un luogo segreto. Chi?

Una studiosa ricercatrice americana, Wicky Walton, è convinta che sia stato suo fratello Ascanio Colonna, un folle alchimista convinto di aver trovato la formula dell'immortalità. 

Ascanio voleva riportare in vita la sorella ma il suo esperimento fallì.

Dove fu seppellito il corpo di Vittoria? A Napoli nella Chiesa di San Domenico Maggiore c'è una piccola sacrestia, qui riposano i principi aragonesi sepolti dal XV secolo in preziose arche di legno. Tra esse  nell'arca numero 28 riposa Ferrante D'Avalos, marito di Vittoria Colonna. Dentro l'arca numero 28, accanto al cadavere di Ferrante ne è stato trovato un altro con indosso abiti femminili. E' forse il corpo di Vittoria?  


Dove si trova nascosto il corpo di Vittoria?


In laboratorio di alchimisti?


In una fossa comune di un convento?


In un'antica Chiesa dentro una preziosa arca di legno?


O nel castello di Ischia in una segreta cappella costruita dall'amico Michelangelo Buonarroti? "



The Secret of VITTORIA COLONNA



Video di TWINKLES PICTURES - MULTIMEDIA COMPANY

"Teaser di un progetto di docufiction ideato da Gian Luca Caruso e incentrato sulla vita della grande poetessa del Rinascimento, Vittoria Colonna. Il Concept è stato selezionato dal Roma Fiction Fest per la sezione internazionale "speed dating". Sinossi: Vicky Walton è una studentessa americana giunta a Roma per realizzare il suo sogno: ritrovare la tomba segreta della nobildonna Vittoria Colonna. Dove si trova nascosto il suo corpo? In una cappella segreta costruita dal grande Michelangelo?"





Nel 1536 o 1538 è da collocarsi il primo incontro con Michelangelo BuonarrotiNel 1539 rientrò a Roma dove crebbe l'amicizia con Michelangelo, che la stimò enormemente e su cui ebbe una grande influenza, verosimilmente anche religiosa.

Nacque un’amicizia indissolubile e profonda: un legame forte e segreto fatto di ideali e di fede, di cui è testimone tra l’altro il giovane portoghese Francisco de Hollanda, che raccoglie nei “Dialoghi romani” i ricordi del suo soggiorno italiano.

Nel libro la poetessa e l’artista figurano come interlocutori uniti da un intenso scambio di idee e da comuni interessi poetici. Il colloquio tra Vittoria e Michelangelo, iniziato negli incontri romani e rinsaldato nelle lettere, non può non esprimersi anche nella poesia, come documenta lo scambio di rime tra i due.

Mantenne per molti anni una stretta corrispondenza epistolare con il grande artista, di cui restano oggi due missive michelangiolesche e cinque della marchesa. 

Il Buonarroti nel 1540 le inviò un piccolo quadro, una Crocifissione per la propria cappella privata; i bozzetti della Crocifissione sono attualmente conservati al British Museum di Londra e al Louvre di Parigi: l'artista aveva dipinto soltanto il Cristo, la Vergine e la Maddalena e, quando nel 1547 Vittoria morì, Michelangelo modificò il quadro raffigurando Vittoria come Maddalena


"Il Buonarroti comprese in pieno la figura e la personalità di Vittoria: perfetta espressione del secolo , connubio profondo di cristianesimo e platonismo autrice di versi di grande forza di persuasione che suscitarono l’ammirazione dei contemporanei . Michelangelo così poeticamente la definisce “Un uomo in una donna, anzi un dio”.
Quando il conforto che gli arrecava l’affetto di Vittoria era ormai prossimo ad abbandonarlo per l’aggravarsi del suo stato di salute, rimane, come testimonia il biografo di Michelangelo Ascanio Condivi, “sbigottito e come insensato” e si lascia andare sempre più alla sua angosciosa solitudine.
Il Buonarroti, suo ammiratore devoto, la vegliò fino all’ultimo e inconsolabile per il dolore di questa perdita scrisse: “Morte mi tolse un grande amico”. Quando Vittoria si spegne il 25 febbraio 1547 dopo lunghissima malattia, l’artista è a Roma, lontano dalla sua Firenze quindi in “Roma straniera”.

Michelangelo visita la salma di Vittoria Colonna di Francesco Jacovacci.
Preso da grande sconforto compone in sua memoria il “Lamento per la morte di Donna Vittoria Colonna Marchesa di Pescara” che è, come lui stesso lo definisce, “un compianto su se stesso per la morte di Vittoria”.
L’Inquisizione, intanto, andava raccogliendo prove contro di lei che, con le sue idee e posizioni di avanguardia, assunte negli ultimi anni della sua vita, fu sospettata di eresia. Secondo lo storico Nunzio Albanelli e anche altri studiosi, la Colonna stava per essere sottoposta ad un processo, forse fu la morte avvenuta il 25 febbraio 1547, a sottrarla ad un giudizio molto pericoloso in quegli anni che, peraltro, subirono molti suoi compagni dei cenacoli di un tempo accusati di eresia. E proprio quel sospetto che aleggiava sulla marchesa di Pescara è probabilmente all’origine della scomparsa delle sue spoglie mortali. Albanelli si è dedicato con grande passione a fare luce su questo aspetto della storia di Vittoria Colonna, consegnando le sue conclusioni al libro “ Vittoria Colonna e il suo mistero”. “Vorrei che ci si adoperasse per ritrovare con un’iniziativa ufficiale il corpo di Vittoria Colonna” ha sottolineato lo studioso isolano. E del mistero della marchesa probabilmente ne sentiremo ancora parlare in quanto gli studi continuano.
Ricostruzione storiografica a cura di Elisabetta Mancinelli 
I documenti e le immagini sono tratti da “Michelangelo e Dante” di Corrado Gizzi
“Il sacco di Roma” di Antonio Di Pierro
“Rime di Vittoria Colonna” di Giambattista Rota
“Vittoria Colonna e Michelangelo” di Vittoria Romani
“Vittoria Colonna e il suo mistero” di Nunzio Albanelli."

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Vittoria Colonna e Michelangelo 


VIDEO DI SEETEN
"Mostra alla Casa Buonarroti residenza di Michelangelo a Firenze."

Nel 1541 il fratello entrò per la seconda volta in conflitto con papa Paolo III, giungendo a fomentare una rivolta. Vittoria, allora, si trasferì a Viterbo.


Nel 1544 rientrò a Roma dove, nel 1547 morì, salvandosi da una probabile inchiesta dell'Inquisizione che perseguitò molti dei suoi amici.


Scritti

Le sue opere comprendono poemi d'amore per il marito, le Rime, suddivise in Rime amorose e Rime Spirituali, ispirate allo stile di Francesco Petrarca, e composizioni in prosa di tema religioso tra cui il Pianto sulla passione di Cristo e l'Orazione sull'Ave Maria. Segue un elenco essenziale di alcune edizioni degli scritti di Vittoria Colonna, a cominciare da quelle pubblicate come poetessa ancora in vita:
  • Rime de la diuina Vittoria Colonna, in Parma, Antonio Viotti, 1538; e successive numerosissime edizioni.
  • Le rime spirituali della illustrissima signora Vittoria Colonna marchesana di Pescara. Non più stampate da pochissime infuori, le quali altroue corrotte, et qui corrette si leggono, In Vinegia, appresso Vincenzo Valgrisi1546; e successive edizioni;
  • Pianto della marchesa di Pescara sopra la passione di Christo. Oratione della medesima, sopra l'Aue Maria. Oratione fatta il Venerdì santo, sopra la passione di Christo, In Venetia, Paolo Manuzio1556; e successive edizioni;
  • Sonetti in morte di Francesco Ferrante d'Avalos marchese di Pescara,  Biblioteca nazionale di Napoli .

Lettere e carteggi

  • Rime e lettere di Vittoria Colonna, marchesana di Pescara, Firenze, G. Barbera, 1860;
  • Lettere di Vittoria Colonna tratte da un codice della Capitolar biblioteca di Verona, a cura di Barbara Masutti, Verona, Vicentini e Franchini, 1868;
  • Lettere inedite di Vittoria Colonna marchesana di Pescara e altri documenti storici relativi ai Colonnesi, Roma, Tip. Barbera, 1875
  • Lettere inedite di Vittoria Colonna e Benedetto Varchi, pubblicate con note da Abd-El-Kader Salza, Firenze, Tip. Pei minori corrigendi, 1898;
  • Nuove lettere inedite di Vittoria Colonna, a cura di Pietro Tacchi Venturi, Roma, tip. Poliglotta, 1901;
  • Carteggio di Vittoria Colonna marchesa di Pescara, raccolto e pubblicato da Ermanno Ferrero e Giuseppe Muller, Torino, E. Loescher, 1889.











DONNA RINASCIMENTALE: LA VITA DI VITTORIA COLONNA (NEW YORK UNIVERSITY)

Renaissance Woman: The Life of Vittoria Colonna 
(NEW YORK UNIVERSITY)

"Author Ramie Targoff in conversation with Jane Tylus (NYU).

Traduzione in italiano:


"Il mio nome è Jane Tylus sono una professoressa di studi italiani e letteratura contemporanea qui a New York University. E' un privilegio e una distinzione per noi avere la Professoressa Ramie Targoff, si celebra qui il suo nuovo libro dal titolo

DONNA RINASCIMENTALE: LA VITA DI VITTORIA COLONNA. 

Questo è uno dei primi libri scritti in inglese su Vittoria Colonna. E' affascinante e colorato, come sarà sentire di una vita molto difficile e ci farà incantare con i commenti della Professoressa Targoff a breve. "

"Ramie Targoff’s Renaissance Woman tells of the most remarkable woman of the Italian Renaissance: Vittoria Colonna, Marchesa of Pescara. Vittoria has long been celebrated by scholars of Michelangelo as the artist’s best friend—the two of them exchanged beautiful letters, poems, and works of art that bear witness to their intimacy—but she also had close ties to Charles V, Pope Clement VII and Pope Paul III, Pietro Bembo, Baldassare Castiglione, Pietro Aretino, Queen Marguerite de Navarre, Reginald Pole, and Isabella d’Este, among others. Vittoria was the scion of an immensely powerful family in Rome during that city’s most explosively creative era. Art and literature flourished, but political and religious life were under terrific strain. Personally involved with nearly every major development of this period—through both her marriage and her own talents—Vittoria was not only a critical political actor and negotiator but also the first woman to publish a book of poems in Italy, an event that launched a revolution for Italian women’s writing. Vittoria was, in short, at the very heart of what we celebrate when we think about sixteenth-century Italy; through her story the Renaissance comes to life anew.
Casa Italiana Zerilli-Marimò New York University
May 8, 2018"



Bibliografia

  • Alessandro Morpurgo, Vittoria Colonna. Cenni storici e letterari, Trieste, Stab. Tip. G. Caprin, 1888;
  • Alfred von Reumont, Vittoria Colonna marchesa di Pescara. Vita, fede e poesia nel secolo decimosesto, versione di Giuseppe Muller ed Ermanno Ferrero, 2. ed., Torino, Firenze, Roma, E. Loescher, 1892;
  • Guido Cimino, Il crocifisso di Michelangelo per Vittoria Colonna, storia di un ritrovamento, Roma, Cremonese, 1967;
  • Ettore Bonora " Le donne poetesse" in Storia della letteratura italiana Garzanti, vol.IV 1966;
  • Giorgio PatriziCOLONNA, Vittoria, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 27, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1982. URL consultato il 28 dicembre 2015.
  • Vittoria Colonna, Rime, Bari, G. Laterza, 1982.
  • Giuseppe Pietrocola, Vittoria Colonna (1492-1547), Vasto, Histonium, 1993;
  • Amy A. BernardyLa vita e l'opera di Vittoria Colonna, Firenze, Felice Le Monnier, 1927;
  • Isabella Teotochi AlbrizziRitratti e Vita di Vittoria Colonna, coi frammenti di un romanzo autobiografico di Ugo Foscolo; a cura di Tommaso Bozza, Roma, Tumminelli, 1946;
  • Carlo De Frede, Vittoria Colonna e il suo processo inquisitoriale postumo, Napoli, Giannini, 1989;
  • Emidio Campi, Michelangelo e Vittoria Colonna. Un dialogo artistico-teologico ispirato da Bernardino Ochino, Torino, Claudiana, 1994;
  • Restituta Carboni, Vittoria Colonna d'Avalos, Pescara, Ianieri, 2009;
  • Anderson Magalhães, All'ombra dell'eresia: Bernardo Tasso e le donne della Bibbia in Francia e in Italia, in Le donne della Bibbia, la Bibbia delle donne. Teatro, letteratura e vita, Atti del XV Convegno Internazionale di Studio organizzato dal Gruppo di Studio sul Cinquecento francese, Verona, 16-19 ottobre 2009, a cura di R. Gorris Camos, Fasano, Schena, 2012, pp. 159–218;
  • Maria Musiol, Vittoria Colonna. A Woman's Renaissance. An Approach to her life and to herself, Berlino, 2013.
  • Anderson Magalhães, Vittoria Colonna, donna di governo e mecenate al Castello Aragonese d’Ischia, in «Studi giraldiani. Letteratura e teatro», V (2019), pp. 139-183.
  • Bonaventura Zumbini - Vittoria Colonna.

Fonti: Wikipedia | PESCARA NEWS NET  "La storia di Vittoria Colonna, marchesa di Pescara" di Elisabetta Mancinelli









I Colonna - Rai Storia



Video pubblicato su You Tube da Associazione Dimore Storiche Italiane

"Un documentario, prodotto da Rai Storia con il patrocinio di ADSI, ripercorre la vicenda storica ed artistica della famiglia Colonna."


«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

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