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SUMMER TIME e l'inutilità di certi





Subtitolo: " MALVAGI GIOCO FORZA"

Andare al mare è meglio che avvilirmi appresso a Cassa Forense e ai suoi misfatti.

Mi hanno già danneggiata abbastanza e non permetterò loro di proseguire  in tal senso.

Li lascio a loro stessi e alle loro prese di posizione anti economiche, insensate, soffocanti, di censo, di negazione e dileggio, di scherno, dall'alto della loro posizione  di potere e dall'alto della meschinità di altri in cerca di potere.

scherno
schér·no/
sostantivo maschile

  1. Derisione accompagnata dal compiacimento di umiliare e di offendere: farsi s. di qualcuno; parole di s.; anche, motivo di derisione e di sollazzo.





SUMMER TIME AND THE  LIVIN'  IS EASY



Summertime
Ella Fitzgerald


Summertime, and the livin' is easy
Fish are jumpin' and the cotton is high
Oh, your daddy's rich and your ma is good-lookin'
So hush, little baby, don't you cry
One of these mornings you're gonna rise up singing
And you'll spread your wings and you'll take to the sky
But till that morning, there ain't nothin' can harm you
With daddy and mammy standin' by
One of these mornings you're gonna rise up singing
And you'll spread your wings and you'll take to the sky
But till












Senza dire che occuparmi di loro, a gratis, anzi a perdere, è una grave perdita di energia. Una dispersione di me stessa e dei mie interessi che gioca a loro vantaggio.

MEGLIO L'ABBRONZATURA AL MARE che stare dietro a quelli, "marcendo dentro".

io a Santa Maria di Leuca

Quanto ai Colleghi continuassero ad arrangiarsi come già si arrangiano, per alcuni peraltro l'antipatia è reciproca, il disprezzo ove ci sia lo restituisco al mittente. Non ho niente da spartire con certa gente, nemmeno le rivendicazioni professionali.

Un messaggio per loro. ARRANGIATEVI mi avete rotto. 
Ormai sono anni che mi tocca sopportare le menate di pseudo sindacati e associazioni forensi, rappresentati da personaggi lividi ed aggressivi, volgari, sgradevoli, gente di cui faccio a meno volentieri.
Per chi? Per colpa  di chi sono o sono stata a contatti con certi soggetti? Per colpa di Cassa Forense. Nel tentativo di contrastarla.

UN BUCO NELL'ACQUA e niente altro.


CIAO MOSTRI E MOSTRICIATTOLI

andate a stressare altra gente,non me.

Sono certa che sapete galleggiare, come tutti gli srt...  vero?

Sparite, VOI  e CASSA FORENSE.

Siete dei vuoti a perdere mentali. Siete CRISI e DANNO.

Siete maledetti dal cielo. Il vostro è molto tossico e inquinato.

Maledetta me a quando ho  scelto questo lavoro impossibile. Impossibile come VOI. ARRAFFONI e SACCENTI PERDENTI.


MALVAGI GIOCO FORZA.










Le istituzioni di mobbing sociale sono quelle che partecipano al confronto politico con il risultato, doloso o colposo, di accentuare gli effetti discriminatori della segmentazione sociale legale attuata dalle istituzioni di spoliazione legale.


Giugno 2017 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna stampa notizie on line |





"Esempio: un sindacato corporativo si batte per il riconoscimento di diritti su base occupazionale, poiché la previdenza sociale pubblica, è dimostrato dalla storia economica, non regge finanziariamente. 

L'effetto sarà di mobbing in quanto dei lavoratori dovranno subire un trattamento iniquo e questo sarà dispensato con la forza dello Stato quando esso applica leggi di spoliazione costituzionale.
Il risultato di queste istituzioni è che a differenza del mobbing fatto tra individui con i comportamenti reciproci, in questo caso si concretizza con le leggi incostituzionali che si vogliono fare applicare o mantenere in vita.



L'economista Susan George in un articolo lamentava che il movimento spagnolo contro la crisi non aveva saputo elaborare le idee per proporre una soluzione praticabile di superamento.

Poiché in una società democratica l'ineguaglianza nasce dalla spoliazione legale e dal patrimonio preda, se una istituzione che si prefigge di superare queste iniquità non riesce a focalizzare la sua azione contro delle semplici ed ovvie situazioni di saccheggio significa che, con dolo o colpa, è complice di esso.

Il dialogo tra gli iscritti se non si concretizza con un programma di eliminazione della spoliazione legale, trasforma l'istituzione di contrasto in una palestra per le nuove élite che attuano la personalizzazione della politica.



That's The Trouble (1976) DISCO Grace Jones


QUELLO E' IL PROBLEMA SE VUOI ESSERE LIBERO


Queste istituzioni si trasformano in una gabbia dove viene convogliata la rabbia dei saccheggiati illudendoli di avere trovato una istituzione utile per il contrasto alla spoliazione legale che subiscono.

In realtà sono destinati a restare in gabbia in quanto non vengono mai elaborati i concetti per superare le vessazioni ma anzi viene mantenuta l'ignoranza istruita.

Se queste istituzioni ignorano la Costituzione nei loro programmi, allora si conferma che il mobbing che esercitano è doloso.




Estrapolando il pensiero di Chomsky, prima ancora di eliminare le istituzioni che praticano la spoliazione legale, vanno eliminate le istituzioni che praticano il mobbing sociale, soprattutto se volontariamente insistono nell'ignorare la Carta.



Le battaglie perse

Una delle attività principali delle istituzioni di mobbing sociale è quella di cavalcare le battaglie perse ovvero marginali o inutili.

Le battaglie perse sono le battaglie non risolutive per contrastare la spoliazione legale e quindi il patrimonio preda.



Alcuni esempi di battaglie perse:
  • gli aumenti degli stipendi degli amministratori, dei compensi dei politici, consiglieri, delegati, revisori ecc. ecc.

(è vero che gli stipendi d'oro o i gettoni in alcuni casi sono esagerati ma il loro ridimensionamento non cambia la sostanza del saccheggio legale legato al patrimonio preda gestito da una istituzione di spoliazione legale

Se si elimina la istituzione di spoliazione legale non solo si elimina il problema degli aumenti, ma quello più sostanziale degli stipendi stessi.)

Il fine delle battaglie perse, quando non dovuto alla inettitudine, consiste nell'accreditarsi come opposizione al sistema quando in realtà lo si appoggia nei fatti."






Fonte: 

Il conflitto pensionistico/Istituzioni di mobbing sociale



Il conflitto pensionistico: Come la massoneria sta distruggendo l'Italia 

"L'autore, partendo dall'analisi del regolamento di previdenza Inarcassa 2012, arriva alla scoperta della "spoliazione legale" descritta nel 1850 da Frédéric Bastiat e, con le indicazioni dell'economista Susan George, del linguista Noem Chomsky e di Michele Boldrin descrive come le élite attraverso la neolingua e la complicità dei professori universitari coltiva l'egemonia culturale nel campo della previdenza sociale pubblica.
L'autore codifica per la prima volta la "tecnica della spoliazione legale" introducendo il concetto di "patrimonio preda", di "scopo di copertura" e di "norma illegittima costituzionalmente" come elementi essenziali della spoliazione legale.
Con la definizione del "modello della segmentazione sociale legale" spiega infine come la massoneria ha trasformato il Parlamento nella "Casa della spoliazione legalefacendogli sfornare tutte le leggi incostituzionali necessarie per saccheggiare gli italiani.
Dalla analisi del sistema pensionistico pubblico emerge dirompente l'assenza di una élite nelle opposizioni che abbia un minimo di comprensione dei meccanismi di spoliazione legale ed ancora meno che abbia una proposta sensata per eliminare la spoliazione legale in atto.
Si arriva anche a dimostrare come la "costruzione della verità" fatta nelle università di economia, di legge e nel parlamento italiano abbiano condizionato a tal punto la società che parlamentari ex CGIL e del Movimento 5 Stelle promuovono le teorie giuridico-economiche su cui si basa la spoliazione legale nel sistema pensionistico pubblico.
Il libro termina con un elenco di regole che le nuove élite, che si vogliono opporre al Pensiero Unico e all'egemonia culturale delle classi dominanti, dovrebbero conoscere per individuare come la massoneria gestisce, anche dal di dentro delle loro associazioni o movimenti, partiti o sindacati, i meccanismi di spoliazione legale."







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  • MOBBING: ABUSI - A cura dell’Avv. Gabriella Filippone, 


GABRIELLA FILIPPONE

MOBBING: ABUSI - A cura dell’Avv. Gabriella Filippone, Foro di Pescara -
(Articolo)

Da diversi anni sociologi e medici specializzati nello studio dei complessi e vari problemi del mondo del lavoro hanno scoperto uno strano e sconcertante fenomeno: il Mobbing, la pratica dell’insana persecuzione, ai danni di inconsapevoli lavoratori.
Il termine inglese potrebbe far pensare ad una nuova moda o ad uno sport estremo. Nulla di tutto ciò.
Il Mobbing (dal verbo inglese “to mob”: attaccare, assaltare) designa in etologia il comportamento di alcune specie animali, solite circondare un membro del gruppo e isolare il dipendente e nei casi più gravi ad espellerlo; pratiche il cui effetto è quello di intaccare gravemente l’equilibrio psichico del prestatore, menomandone la capacità lavorativa e la fiducia in sé stesso e provocando catastrofe emotiva, depressione e talora suicidio.

Il Mobbing può distinguersi in “orizzontale” e “verticale”, a seconda che i comportamenti ostili siano posti in essere dai colleghi o dai superiori.


La figura del Mobber viene impersonata all’interno delle aziende e dei luoghi di lavoro in genere, da un capo, da un collega o da un altro personaggio di per sé insignificante, i quali, in modo subdolo e nascosto, agiscono, senza una ragione apparente, all’interno della comunità dei lavoratori, per sottoporre a continua persecuzione, un lavoratore ignaro inconsapevole delle manovre perpetrate ai suoi danni.
L’accertamento diagnostico si rende ancor più difficile e incerto quando la pratica del Mobbing viene perpetuata da soggetti insospettabili, apparentemente amici e compagni di lavoro delle stesse vittime, come il vicino di scrivania, altrimenti da un personaggio insignificante e distante.
Caratteristica comune alle tipologie di Mobber sarebbe l’apparente indifferenza di tali soggetti nei confronti di quanto accade nel posto di lavoro, mentre intensa, ascosa, continua, permane la loro propensione alla maldicenza, al gusto di creare situazioni paradossali tra compagni di lavoro, annientando la personalità di qualcuno di essi: questo “qualcuno” è appunto, la vittima.


Tra gli studiosi sorge la domanda: i lavoratori mobbizzati sono veramente malati o sono malati, al contrario, i loro persecutori? Sorge il sospetto che il vero malato sia proprio il Mobber; tale personaggio però sfugge, mentre la vittima si ammala, perde giorni di lavoro, soffre di patologie mai prima accusate. 


In un intervento di Luigi Orsini, pubblicato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Pescara, sulla rivista quadrimestrale di giurisprudenza PQM n.II/99, si è fatto il punto sull’indagine svolta da medici e sociologi del lavoro e sull’orientamento giurisprudenziale e legislativo; sono stati quindi illustrati i punti sostanziali di uno studio recente esposto nell’Università di Teramo, per la Scuola di specializzazione in diritto del lavoro, dal Prof. Michele La Rosa – Ordinario di sociologia del lavoro nell’Università di Bologna –in cui si evidenziano i risultati statistici di indagini condotte in vari Stati dell’Unione Europea: nel 1998, oltre 12 milioni di lavoratori –cioè oltre l’8,1% dei lavoratori dell’Unione– certamente sono stati individuati come vittime del Mobbing; in tale quadro, in Italia, vanno compresi circa 1 milione di lavoratori tra i soggetti sottoposti a Mobbing, cioè il 5% della forza lavoro.
Le considerazioni svolte consentono di ritenere gli effetti del Mobbing come un aspetto socialmente rilevante nel mondo del lavoro e nell’intero quadro della vita economica e produttiva del nostro Paese. Invero ogni giorno, non si sa perché, molti lavoratori si ammalano, molti altri non sono in grado di produrre, altri cercano la via delle dimissioni, così risolvendo unilateralmente un rapporto di lavoro che è diventato assurdo, faticoso, ossessivo.
Gli studiosi ci avvertono che il Mobbing entra nelle varie realtà del mondo del lavoro, come un virus sconosciuto, che danneggia l’attività produttiva nei suoi due aspetti essenziali della quantità dei beni prodotti o dei servizi e della qualità dei medesimi: ciò perché esso attacca la sanità fisica e mentale dei lavoratori, i quali, quando sono fortunati si accorgono molto presto dell’origine dei loro mali e reagiscono ad essi per tempo, magari cercando un altro lavoro prima che sia troppo tardi, quando sono meno fortunati giungono all’abbandono del lavoro, mediante dimissioni incondizionate o addirittura tentano il suicidio.
Sociologi e medici del lavoro, cui si è fatto cenno, gli specialisti impegnati in tale campo nuovo e cosparso di insidie, meditano sui risultati accertati, per poter giungere a schemi di diagnosi precoci, essendo certi che il male, se lasciato alla sua voracità distruttiva, conduce a patologie irreversibili.

In questo quadro, si evidenziano taluni risultati della ricerca medico- sociologica che riconducono alla pratica del Mobbing. 

La diagnosi dei sintomi dei mali procurati al lavoratore è difficile ed incerta, spesso i disturbi attengono a mali comuni (come frequenti mal di testa, ulcere, dermatosi, tachicardia o malesseri vari accusati dal paziente quali mal di schiena, nausee e così via).

Quando il paziente è un lavoratore, che vive il proprio impegno di lavoro in una realtà aziendale dove vi sono tanti lavoratori, allora il diagnostico, medico o psicologo, deve esaminare anche altre sindromi denunziate dal paziente: perdita di memoria, insonnia, ansia, panico, depressione e così via.

La diagnosi precoce, essenziale in questi casi, va costruita con l’aiuto del paziente, come accade per tante patologie: trattandosi però di un sospetto di Mobbing, il medico chiamato ad accertare la causa di un mal di testa persistente o di un mal di schiena o di insonnia quasi irreversibile, deve ricondurre il sospetto sul piano lavorativo del paziente; questi sintomi ed altri ancora – a volte estremamente soggettivi – nel quadro completo della vita di un lavoratore, di un impiegato, di un dipendente, possono condurre alla scoperta del Mobbing. 

Colui che pratica la manovra del Mobbing, a danno della salute fisica e psichica del lavoratore, è individuabile per atteggiamenti che non sfuggono e che delineano comportamenti da affrontare con decisione.

Le diagnosi sul persecutore: si ritiene che costui possa essere un megalomane (individuo che crede di essere ciò che non è), oppure un frustrato (individuo ossessionato da proprie carenze e che cerca di scaricarne su altri i mortificanti effetti), ovvero un narcisista (indicato come “narcisista perverso”); la figura del narcisista è la più diffusa



Caratteristiche costanti in talune figure di Mobber: - trattasi, spesso, del capoufficio (o del capo), del caporeparto, del dirigente, del “caposquadra”, di un incaricato dell’organizzazione aziendale che non vi riesce e tenta di scaricare la propria incapacità sugli altri, ritrovando nella sofferenza altrui una parvenza di equilibrio del proprio essere; - trattasi spesso di personaggi che non vivono una propria vita lineare, non se ne sentono protagonisti ed avvertono interiormente un conflitto tra ciò che sono e ciò che vorrebbero essere: il cui conflitto non sfocia in una decisione di superamento del proprio stato, in quanto comporterebbe tutta la propria buona volontà necessaria per salire in alto o per restare sereni nella stessa posizione.
Indubbio che tutte le situazioni di tale complessità psichica generano dolore. Tale dolore, quando viene avvertito dal soggetto sotto forma di disagio, può e deve rientrare nel normale svolgimento della vita.
Quando il dolore non è avvertito, neanche come disagio, l’individuo diventa persecutore, maldicente, pronto ad usare tutte le astuzie per veder soffrire un altro individuo, diventa Mobber: ordisce la pratica del “transfert” del dolore, dell’inferiorità intimamente riconosciuta dalla sua subcoscienza. L’attuazione, quando riesce, del “transfert” in parola, comporta la presenza di due soggetti: il soggetto portatore originario della propria incapacità di vivere e del conseguente connesso “dolore” e il soggetto cui il dolore si trasferisce, nelle forme più varie, tutte riconducibili al Mobbing, che è persecuzione e tortura: la vittima si ammala e non sa il perché.


La letteratura in materia è ancora scarna, in assenza di studi definitivi e certi che espongano scientificamente le patologie del Mobbing, esistono risultati statistici, ottenuti con rigore scientifico, che rappresentano un primo supporto teorico per l’individuazione di un caso di Mobbing. 
La diagnosi non basta, dunque, occorre la terapia per guarire i mali che il Mobbing arreca alla salute del lavoratore che ne è vittima: la terapia possibile è quella di rimuovere la figura del Mobber dalla sua posizione subdola rendendolo innocuo; affrontare il persecutore per riportarlo alla realtà. L’opinione prevalente è che la tematica debba essere urgentemente esaminata dal Legislatore, discoprendosi nei comportamenti del Mobber, senza dubbio, un allarme sociale di enorme gravità. Gli studiosi del fenomeno ritengono che al di là della diagnosi del medico o dello psicologo, la pratica del Mobbing vada guardata nell’ambito delle norme del nostro Ordinamento penale che prevedono la tutela della persona umana e della sua salute.
Sul tema ancora molta strada dovranno percorrere gli operatori del diritto; si apre una prospettiva di indagini e di interventi per il sindacato, che opera in prima linea sul posto di lavoro. Il Legislatore, nel 1970 ha posto in gran rilievo la sanità psicofisica dei lavoratori: nellolo Statuto dei lavoratori è sancito il principio che il sindacato tramite le proprie strutture organizzative, può e deve attivarsi, in ogni possibile realtà lavorativa, per la sanità psicofisica dei lavoratori. 


La giurisprudenza già traccia sentieri percorribili per una individuazione di responsabilità del datore di lavoro, in ordine all’obbligo di risarcimento dei danni sofferti dal lavoratore in connessione e a causa di eventi verificatisi nel posto di lavoro e che abbiano cagionato nocumenti, a volte irreparabili, alla persona fisica del lavoratore ed alla sua psiche; dalla giurisprudenza formatasi su tale norma si riconducono situazioni e condizioni di lavoro che sottopongono il lavoratore al trauma del Mobbing.
La magistratura si sofferma sempre più sull’indagine delle condizioni ambientali e psicologiche che caratterizzano il posto di lavoro nella sua complessità, non solo sotto il profilo materiale –azienda, infrastrutture, condizioni climatiche e così via – anche sotto il profilo della serenità dei rapporti tra datore e lavoratore, facendosi riferimento ai rapporti interpersonali; della serenità dei rapporti personali tra i lavoratori, prescindendosi dalle mansioni che svolgono per ragioni di organizzazione tecnica della produzione.
L’orientamento della giurisprudenza del lavoro si incentra sull’esame dell’art.2087 cod. civile ( Tutela delle condizioni di lavoro), che attiene all’obbligo del datore di lavoro di tutelare “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”: quindi ad impedire e scoraggiare con efficacia contegni aggressivi e vessatori da parte di preposti e responsabili nei confronti dei rispettivi sottoposti.
Le strade sono già tracciate in tante decisioni dalla giurisprudenza, anche se riferite a situazioni in cui non si evidenzia in modo specifico la pratica del Mobbing, se ne indicano due tra le più significative: una della giurisprudenza di merito del 1998, Tribunale di Milano: “risponde di illecito contrattuale ex art.2087 c. c. e quindi con esclusione del danno morale, il datore di lavoro che, pur informato degli atti di molestia, non provveda alla tutela del dipendente molestato …”; l’altra della Cassazione Civile Sez. Lavoro n.8422/1997: “la disposizione di cui all’art.2087 c. c. rappresenta una norma di chiusura del sistema antinfortunistico estensibile a situazioni ed ipotesi non ancora espressamente previste dal Legislatore ed impone al datore di lavoro l’obbligo di tutelare l’integrità psicofisica dei dipendenti …”, sia in base al rilievo costituzionale del diritto alla salute, sia dei principi di correttezza e buona fede contrattuale. 

Di recente il Tribunale di Torino, con sentenza del 16.11.99 ha stabilito che il datore di lavoro è chiamato a rispondere del risarcimento del danno sofferto (sia biologico sia da dequalificazione professionale) da liquidarsi in via equitativa, oltre interessi legali. La citata sentenza pone delle conseguenze pesanti volte a colpire duramente i colpevoli diretti, nonché i superiori che fingessero di non vedere. 

Come contrastare il Mobbing. Il primo consiglio è armarsi di pazienza e raccogliere le prove (testimonianze, dichiarazioni scritte, ecc.) delle vessazioni subite ed in atto.


(Avv. Gabriella Filippone) 

Bibliografia e riferimenti: - “Interventi. “Mobbing. Abusi nel posto di lavoro” di Luigi Orsini, intervento pubblicato sulla rivista di giurisprudenza PQM n.II/98. - “Rapporti di lavoro. Siete affetti da mobbing?” articolo di Mario Gallotta pubblicato sulla rivista Bollettino del Lavoro n.350 luglio 00.




Pubblicato (parecchio tempo fa)  su Worldlawbook

Commenti

  1. buona vacanza! lo stress da lavoro è il peggior nemico della salute

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