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La Spoliazione legale | Frédéric Bastiat :“la spoliation” (spoliazione), “viol” (stupro), “vol” (furto), e “saccheggio”

La Spoliazione legale nel pensiero di Frédéric Bastiat


Giugno 2017 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna on line







Secondo Bastiat: Vi sono solo due modi per acquisire le risorse che sono necessarie a conservare e a rendere bella e migliore l’esistenza: la PRODUZIONE e la SPOLIAZIONE.

Spoliazione legale: “spoliation” (spoliazione), “viol” (stupro), “vol” (furto), e “saccheggio”







La Storia della Spoliazione, l’opera mai scritta di Frédéric Bastiat, si configura come uno fra i più grandi libri libertari che non hanno mai visto la luce. Se fosse vissuto molto, anziché lasciare questo modo terreno all’età di 49 anni, Bastiat avrebbe sicuramente terminato la sua opera principale, Armonie Economiche, e avrebbe altresì completato la sua indagine sulla spoliazione.
Nei sei brevi anni che lo videro attivo come scrittore e uomo politico (1844-1850), Bastiat produsse sei ponderosi volumi di lettere, di pamphlets, di articoli e libri, che la Liberty Fund sta traducendo come parte integrante dei suoi Collected Works of Frédéric Bastiat (2011–2015).
Emerge da un esame  dei suoi scritti la sua graduale presa di consapevolezza che lo Stato  costituisse una grande macchina appositamente progettata per sottrarre la proprietà ad alcune persone, senza il loro consenso beninteso, e trasferirla ad altre. Il termine che Bastiat, durante questa fase, utilizzò con sempre maggiore frequenza per inquadrare le azioni perpetrate dallo Stato è “la spoliation” (spoliazione), ancorché non difettasse di impiegare altri vocaboli, quali “parassita”, “viol” (stupro), “vol” (furto), e “saccheggio”, che rendono comunque bene l’idea. 

Nei suoi scritti sulla rapina operata dallo Stato, elaborati antecedentemente alla rivoluzione del 1848, egli identificò i gruppi che avevano avuto accesso alle leve del potere dello Stato nei diversi momenti della storia, con la  finalità di depredare la gente comune. Questi gruppi includevano guerrieri, proprietari di schiavi, la Chiesa Cattolica, e in anni più recenti i monopolisti commerciali ed industriali
Per come aveva definito lo Stato prima della rivoluzione del 1848, Bastiat si sarebbe probabilmente così espresso: “Lo Stato è il meccanismo mediante il quale un piccolo gruppo privilegiato di persone vive alle spalle di tutti gli altri”.
Lo scoppio della rivoluzione nel febbraio 1848 a Parigi mutò radicalmente l’ordine dei fattori, costringendo Bastiat a cambiare la sua strategia di lotta contro la rapina perpetrata dallo Stato. Prima della rivoluzione piccole minoranze privilegiate erano in grado di prendere il controllo dello Stato e di taglieggiare la maggior parte delle persone a proprio vantaggio: i proprietari di schiavi erano nella condizione di sfruttare i propri schiavi; i proprietari terrieri aristocratici potevano tranquillamente abusare dei propri servi; i monopolisti privilegiati potevano facilmente approfittarsi dei propri clienti; e così si fece strada una sorta di brutale sentimento per cui una piccola minoranza potesse soverchiare e depredare la maggioranza.
La strategia di Bastiat prima del 1848: identificare gli interessi speciali che avevano tratto e traevano vantaggio dall’essere così contigui con la “stanza dei bottoni”, disvelandoli al pubblico per via della sua attività giornalistica, condotta spesso con critiche caustiche e con la satira: si occupò delle élite di latifondisti che avevano beneficiato della protezione tariffaria, delle élite industriali che avevano goduto di monopoli e sovvenzioni statali, nonché della monarchia e delle élite aristocratiche che avevano estratto enormi rendite parassitarie insediandosi  in posizioni strategiche in seno all’apparato amministrativo e all’esercito.
L’ascesa al potere dei gruppi socialisti nel 1848 fece sì che fossero indotti ad abbracciare gli stessi metodi da sempre impiegati dalle minoranze privilegiate, benché lo facessero per il bene di “tutti”, anziché di una ristretta élite. Il problema, come si avvide Bastiat, consisteva nel fatto che era impossibile per una maggioranza cercare di vivere a spese della maggioranza medesima. Dal momento che, alla fine, il conto deve pur sempre essere presentato a qualcuno, la maggioranza avrebbe pagato in tasse ciò che la stessa avrebbe poi ricevuto in “benefici” sociali,  sotto forma di sovvenzioni pubbliche, al netto chiaramente di quanto viene drenato dallo Stato e dai suoi servitori lungo il tragitto. Questo enigma lo condusse a coniare la sua celebre definizione, a metà del 1848: lo Stato è la grande finzione attraverso la quale ognuno cerca di vivere a spese di tutti gli altri. Bastiat dovette in quel momento cambiare la propria strategia e tentare di convincere i lavoratori generici che le promesse di posti di lavoro pubblico, di sussidi di disoccupazione finanziati dallo Stato, così come di misure di controllo dei prezzi, fossero di per sé autolesioniste e impossibili da perseguire.
Bastiat non fu in grado di concludere vittoriosamente questo dibattito intellettuale e politico a causa della sua scomparsa prematura, avvenuta nel dicembre del 1850; peraltro, le forze socialiste furono infine sconfitte, almeno temporaneamente, dalla morsa oppressiva esercitata dall’esercito e dalle forze di polizia,  (il “partito dell’ordine”),  il quale supportò l’ascesa di Luigi Napoleone (che ben presto si autoproclamò  imperatore, con il nome di Napoleone III). Tuttavia, le debolezze strutturali del welfare vennero chiaramente identificate da Bastiat nel 1848.
Partendo da questo prospettiva più ampia, è stata esaminata la teoria della spoliazione di Bastiat, sì da poterne inquadrare più nitidamente il pensiero ed  apprezzarne la potenza della sua analisi.
Bastiat sviluppò la sua teoria in una decina di articoli e di specifici capitoli di libri, elaborati tra la fine del 1845 e la metà del 1850. 
Esiste una filosofia morale assoluta che è incardinata sulla legge naturale. Le leggi naturali possono essere in parte scoperte attraverso l’osservazione scientifica, empirica delle società umane (soprattutto avvalendosi dell’economia e della storia) ed in parte per mezzo della rivelazione divina [Bastiat attinse al suo deismo e al suo cristianesimo morale]. Questa filosofia morale si applica a tutti gli esseri umani indistintamente, senza eccezione alcuna (e si applica ai sovrani e ai politici).
Ci sono solo due modi con cui la ricchezza (la proprietà) può essere acquisita: in primo luogo, in virtù dell’attività individuale volontaria e degli scambi liberamente concordati con gli altri (“servizio in corrispettivo di un altro servizio”), posti in essere dai cosiddetti “produttori”;  in secondo luogo, si può far ricorso al furto (coercizione o frode) perpetrato da una terza parte, che possiamo definire “predazione”. 
L’esistenza della predazione è una questione scientifica, un fenomeno empiricamente dimostrato dallo studio della storia.
 I predatori si sono storicamente organizzati in Stati e hanno cercato di giustificare le loro attività quali un’eccezione ai principi morali universali, introducendo leggi atte a “ratificare” la spoliazione, ed un codice morale inteso a “magnificarla”. 
I predatori tendono ad ingannare le loro vittime per mezzo di “stratagemmi” (inganni, raggiri, frodi) e uso di “sofismi”  per legittimare e mascherare ciò che stanno compiendo. È compito degli economisti politici come Bastiat svelare i trucchi, gli espedienti e le menzogne usate dai predatori.

Esaminiamo ora alcuni aspetti della sua teoria.
Come sostenitore dell’idea della legge naturale e dei diritti naturali, Bastiat era convinto esistessero dei principi morali che potessero essere riconosciuti ed elaborati dagli esseri umani e che fossero altresì suscettibili di applicazione universale: non possono operare contestualmente due distinti codici morali, uno applicabile ai governanti ed ai funzionari governativi, e l’altro al resto dell’umanità. Uno di questi principi universali postula il diritto inviolabile di un individuo a disporre dei propri legittimi titoli di proprietà, unitamente alla corrispondente intimazione di non violare il corrispettivo diritto altrui con la violenza o con la frode.
Secondo Bastiat: Vi sono solo due modi per acquisire le risorse che sono necessarie a conservare, e a rendere bella e migliore, l’esistenza: la PRODUZIONE e la SPOLIAZIONE. (“La fisiologia della Spoliazione”, in Sofismi Economici II ).
Affermò che la spoliazione consiste nel mettere al bando con l’inganno o con la violenza la libertà di negoziare, al fine di ricevere un servizio senza rendere nulla in contropartita.
La spoliazione con la violenza è esercitata nel modo seguente: la gente aspetta che un uomo produca qualcosa e poi se ne impadronisce brandendo le armi.
Questa condotta è formalmente condannata nei dieci comandamenti: “Non rubare”.
Quando ha luogo tra individui, la condotta in parola viene definita “furto” e conduce dritta dritta in galera; quando si svolge tra gli Stati, si parla invece di conquista e porta alla gloria.
Bastiat cita i Dieci Comandamenti, il codice penale francese, nonché il dizionario dell’Accademia di Francia per definire il furto, rimarcandone la sua proibizione universale. Sulla scorta di tali definizioni, nel pensiero di Bastiat le politiche del governo francese non erano altro che “furto perpetrato con il sussidio”, “furto realizzato con i dazi doganali”, “furto incrociato” di tutti i francesi attraverso una combinazione di sussidi e dazi protettivi, e così via. Complessivamente essi hanno eretto un sistema omnipervasivo di “spoliazione”, che si è via via evoluto nel corso dei secoli.
A causa della ubiquità della predazione nella storia dell’umanità, diventa essenziale per l’economia politica prendere seriamente in considerazione tale fenomeno, quando si discute del funzionamento del mercato e dei suoi “fattori di disturbo”.

A prescindere da quale possa essere il grado di benevolenza e di ottimismo che scaldi il cuore di un uomo, questi è obbligato a riconoscere che la  SPOLIAZIONE viene esercitata su vasta scala a questo mondo ed è troppo universalmente interrelata con tutti i principali eventi nella storia dell’umanità, perché la scienza morale e l’economia politica, possano sentirsi legittimate nel non prenderla nemmeno in considerazione.
Una caratteristica fondamentale della spoliazione, che la contraddistingue dalla acquisizione di ricchezza attraverso lo scambio volontario, è l’ uso della violenza, associato a quello che Bastiat chiamava “stratagemmi” (frode o inganno).
All’interno della categoria di “spoliazione” possono individuarsi due principali fattispecie, che attirarono l’attenzione di Bastiat: il “saccheggio illegale”, intrapreso da ladri, rapinatori e banditi,  e il “saccheggio legale”, che viene esercitato dallo Stato sotto l’egida del sistema giuridico, il quale consente di dispensare sovrani e funzionari governativi dal rispetto del divieto comune, in tema di acquisizione della proprietà altrui per mezzo della forza. Bastiat era meno interessato al saccheggio illegale, posto che questo veniva universalmente condannato e la sua natura era piuttosto ben compresa dai teorici del diritto e dagli economisti. Bastiat intese concentrarsi sulla spoliazione legalizzata, la quale ben difficilmente veniva ravvisata come un problema dagli economisti, sebbene fosse sempre esistita su vasta scala nel corso della storia e ne costituisse uno dei motori trainanti. Come ebbe a notare nella sua “importante arguzia finale”, che conduce alle “Conclusioni” dei Sofismi Economici, parte I.

Ne “La fisiologia della Spoliazione”  Bastiat delineò le principali tipologie di rapina che erano emerse nel corso della storia: dalla guerra  alla schiavitù, dalla teocrazia al monopolio. Storicamente, le società e le loro classi dirigenti,  che vivevano taglieggiando il resto della popolazione, si erano evolute attraverso degli alterni periodi di conflitto. In una lettera a Mme  Cheuvreux (23 giugno 1850) Bastiat osservò che <>.Le immediate origini storiche dello Stato francese moderno erano da rinvenirsi nelle élites aristocratiche e teologiche, le quali assursero alla posizione dominante nel Vecchio regime e che furono poi avversate,  per ottenere il controllo dello Stato, prima dai riformisti, più orientati al socialismo, rappresentati da Robespierre durante il Terrore, e poi da parte delle élites militari durante il regno Napoleone. La sconfitta di quest’ultimo aveva condotto ad un ritorno temporaneo delle élite aristocratiche e teologiche, finché non furono di nuovo rovesciate nel corso di un’altra rivoluzione, quella in cui lo stesso Bastiat giocò un ruolo attivo come politico eletto, giornalista e analista economico.
Nel periodo in cui visse, lo Stato moderno si era evoluto al punto che una imponente e permanente classe professionale di burocrati metteva in atto la volontà del potere sovrano – non importa che fosse re Luigi Filippo durante la monarchia di Luglio (1830-1848), o il “popolo” nel corso della Seconda Repubblica, a seguito della rivoluzione del febbraio 1848 – di tassare, regolamentare  e sovvenzionare una parte crescente dell’economia francese. Sono tre gli aspetti della crescita dello Stato sui quali Bastiat incentrò la sua opposizione nella seconda metà degli anni  ’40 del secolo XIX:  le tariffe protezionistiche sulla importazione delle merci, la tassazione e i sussidi governativi a favore dei disoccupati nei Laboratori Nazionali durante il 1848. Come lo Stato ampliò le proprie dimensioni e il perimetro d’azione delle sue attività, esso iniziò a erogare una gamma sempre maggiore di “servizi pubblici” finanziati dai contribuenti.
Bastiat aveva una visione severa circa questi sviluppi e reputava qualsiasi “servizio pubblico” che andasse al di là del minimo indispensabile per garantire i servizi di polizia e di amministrazione della giustizia come “una forma disastrosa di parassitismo” (“Gli intermediari” in Ciò che si vede e ciò che non si vede) . 
Bastiat pensava che il moderno Stato burocratico e pianificatore del suo tempo fosse basato su una miscela di totale violenza e di coercizione da un lato, e sugli inganni e le fallacie (sofismi) dall’altro. La violenza e la coercizione rivenivano dalle imposte, dalle tariffe, dalla regolamentazione, alle quali erano sottoposti i contribuenti, i commercianti e i produttori; la dimensione ideologica che garantiva la classe di parassiti al comando originava da una nuova serie di “sofismi politici ed economici”, volti a confondere, ingannare e raggirare una nuova generazione di “gonzi” nel supportare il sistema. La scienza dell’economia politica, secondo Bastiat , doveva costituire il mezzo con cui i sofismi economici del presente sarebbero stati disvelati, confutati, e infine neutralizzati, deprivando così la casta di rapinatori che ci comanda del proprio sostentamento e del proprio potere. (“Fisiologia della Spoliazione”).
Bastiat, nell’elaborare i saggi che compongono i due volume della raccolta dei Sofismi Economici, intendeva avviare  il lungo processo di demolizione intellettuale dei machiavelli, delle frodi, e  delle fallacie utilizzate dalle élite privilegiate per difendere i propri interessi acquisiti e il loro sistematico taglieggiamento delle persone comuni.
Bastiat era anche alquanto scettico riguardo al  fatto che la moralità religiosa sarebbe riuscita a modificare il punto di vista dei detentori del potere  Bastiat preferiva di gran lunga colpire il potere dal basso, cercando di far aprire gli occhi ai babbei e agli illusi, per mezzo delle verità che l’economia politica è in grado di fornire, incoraggiando il dubbio e la sfiducia nella giustizia delle azioni dei governanti, e deridendo l’élite politica  avvalendosi del sarcasmo e  del “mordente del ridicolo”.  

Fonti: 

Articolo di David Hart su The Freeman
Traduzione di Cristian Merlo

Ludwig von Mises Italia








Giuridica News | Avv. Gabriella Filippone







«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

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