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BYOBLU: "DENUNCI I CRIMINI DEL BATTAGLIONE AZOV? ORA GOOGLE (e You Tube) TI PUÒ DEMONETIZZARE"




Riporto un po' una sintesi di quanto è stato osservato sul tema dalla redazione di ByoBlu


Immagine: Il silenzio degli innocenti


Da molti del main stream la guerra tra Russia e Ucraina viene dipinta in Occidente come l’attacco di un regime autoritario contro la libertà e le democrazie. E' una rappresentazione corrispondente alla realtà? Possiamo considerarci un modelli di libertà e democrazia per il resto del mondo?

Presunzione opinabile  da molti osservando come in occidente certe libertà possono essere somministrate o meno a seconda di cosa viene deciso nel consiglio di amministrazione della multinazionale di turno.

In questi giorni, fa capolino, via mail, l’ultimo avvertimento di Google.

L’ultimo messaggio che l’azienda americana Google ha inviato a tutti coloro che usufruiscono del servizio di pubblicità per i propri siti web targato Adsense. “Gentile publisher, a causa della guerra in Ucraina, metteremo in pausa la monetizzazione dei contenuti finalizzati a sfruttare, ignorare o giustificare la guerra”.

Google annuncia l’intenzione di bloccare qualsiasi possibilità di guadagno per tutti quei siti web che non rispettano questi principi. Ma cosa significa secondo Google “sfruttare, ignorare o giustificare la guerra”?

Lo spiega la stessa multinazionale nella mail, fornendo alcuni esempi concreti: “Questa sospensione della monetizzazione riguarda, a titolo esemplificativo, dichiarazioni secondo cui le vittime sono responsabili della propria tragedia o affermazioni simili di condanna delle vittime, ad esempio dichiarazioni secondo cui l’Ucraina sta commettendo un genocidio o sta attaccando deliberatamente i suoi stessi cittadini”. La presa di posizione di Google appare così chiaramente sbilanciata verso una delle due parti in causa, l’Ucraina, e rischia così di inquinare il libero dibattito sul conflitto nonché l’essenza della libertà di espressione e informazione. Perché?

Google monetizza contenuti che lodano i neonazisti

Allo stesso tempo però la stessa Google autorizza i banner pubblicitari in quei siti dove si minimizza il ruolo dei neonazisti ucraini o addirittura ne vengono elogiate le gesta. La pubblicità di Google è poi presente e attiva sull’articolo dell’Huffington Post dal titolo: “Perché l’Ucraina per difendersi usa anche i nazisti ma non è nazista”, dove si cerca di ripulire l’immagine del reparto.

La stessa pubblicità di Google è poi visibile nell’articolo del Foglio a firma di Giuliano Ferrara dal titolo: “Ora che sta per soccombere, il battaglione Azov merita solo rispetto”. E' così dove si elogiano i neonazisti, Google permette di guadagnare soldi.

Google si sostituisce a tribunale internazionale


Come scritto su Byoblu, per episodi simili è necessaria prudenza, soprattutto occorre affidarsi ad indagini indipendenti. Evidentemente Google pensa così di potersi sostituire ad un tribunale internazionale, l’unico organo preposto dal diritto per riconoscere le responsabilità di eventuali stragi.

Con questa nuova politica Google non interverrà però solo in episodi controversi per riscrivere la storia. Se è vietato descrivere le uccisioni di massa fatte dagli ucraini diventa allora impossibile descrivere le attività del battaglione Azov, il noto reparto neonazista inserito nella Guardia Nazionale di Kiev. Ricordiamo che secondo l’OSCE e Amnesty International tale reparto ucraino è stato riconosciuto colpevole di uccisioni di massa, occultamento di cadaveri e tortura. Con la nuova policy, Google vieta così di citare report internazionali.

Pubblicità anche sui bambini soldato

Non finisce qui, perché al netto delle tanto proclamate policy contro l’odio e la violenza, la multinazionale americana permette la pubblicità dove si elogia l’utilizzo dei bambini soldato. 

Insomma per Google non si possono sollevare dubbi sul conflitto, ma è legittimo elogiare criminali neonazisti e sdoganare l’utilizzo dei bambini in guerra. Ricordiamo che già in passato Google ha imposto le sue policy in maniera del tutto pretestuosa bloccando le pubblicità su siti senza legittime motivazioni, come nel caso di Byoblu. La multinazionale americana si pone così nel ruolo di sovrano legibus solutus, che dispensa le libertà a proprio piacimento, solo che a differenza dei monarchi del passato non reprime il dissenso con la violenza fisica, ma può semplicemente spegnerlo. In occidente siamo tutti liberi, di dire o gridare la nostra opinione su certi argomenti , senza che nessuno ci senta.

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