Immagine: The rainbow at the entrance of the European Parliament in Brussels | via Flickr |
Una ns. Collega propone di lanciare una petizione "per la difesa della ns categoria e l'indipendenza del titolo di avvocato dall'appartenenza alla cassa forense".
Sebbene siano già state lanciate delle petizioni, che sono circolate e ancora circolano on line per la raccolta firma tra i vari gruppi, Vi segnalo alcuni link tramite i quali lanciare una petizione.
Il problema sta nel riuscire a farla passare tra più Colleghi possibili, non solo tra quelli impegnati on line, sensibilmente attenti al "dramma" che viviamo.
Segnalo quindi
LA COMMISSIONI PETIZIONI PRESSO IL PARLAMENTO EUROPEO
Immagine: L'emiciclo di Bruxelles del Parlamento europeo | via Wikipedia |
"La procedura di petizione dinanzi al Parlamento europeo è finalizzata a garantire la possibilità di comunicare con il Parlamento e di esercitare il proprio diritto di petizione, che costituisce uno dei diritti fondamentali di tutti i cittadini e residenti europei, come stabilito sia dal trattato sia dalla Carta dei diritti fondamentali (cfr. il trattato di Lisbona).
Grazie alle petizioni ricevute il Parlamento, tramite la sua commissione per le petizioni, è in grado di esercitare un controllo concreto e costante del modo in cui è attuata la legislazione europea e di valutare la misura in cui le istituzioni europee rispondono alle preoccupazioni sollevate dai cittadini.
L'obiettivo della commissione per le petizioni è di rispondere a tutte le petizioni indicando, se possibile, una riparazione extragiudiziale alle legittime preoccupazioni sollevate dai firmatari su questioni relative agli ambiti di attività dell'UE.
Questo portale consente di presentare la propria petizione per via elettronica mediante una procedura di registrazione intuitiva; esso fornisce inoltre informazioni sintetiche sulle questioni sollevate da terzi come pure sulle petizioni già ricevute. La funzione di ricerca permette di concentrarsi sugli aspetti di maggiore interesse per i cittadini e di conoscere le posizioni di terze parti sulle questioni riguardanti l'UE. Il portale consente altresì di fornire il proprio sostegno online alle petizioni aperte dichiarate ricevibili dai membri della commissione per le petizioni.
Per le petizioni in formato cartaceo non è necessario compilare alcun modulo né seguire un formato standard.
Tuttavia la petizione deve:
La petizione può contenere allegati, incluse le copie di eventuali documenti giustificativi.
La petizione va inviata al seguente indirizzo:
Presidente della commissione per le petizioni
European Parliament
B-1047 BRUSSELS"
In ultimo Vi segnalo un importante recente COMUNICATO delle associazioni forensi A.Gi.For. e A.F.G. sul Regolamento Bonifica Albo
"Care Colleghe e cari Colleghi,
il Ministero della Giustizia, con il consenso del Consiglio Nazionale Forense, sta approvando un regolamento attuativo della Legge Professionale che complessivamente legittima un criterio di permanenza all’Albo fondato sul censo e non sulla qualità e preparazione deontologica e professionale dell’iscritto.
L’A.Gi.For. e A.F.G. continuano a chiedere con forza al C.N.F. e ai C.O.A. territoriali di rappresentare al Ministero la necessità di “cambiare indirizzo” per espungere il “censo” quale motivo di giusta causa di cancellazione dall'Albo e di intervenire affinché il Parlamento provveda al più presto ad abrogare l'intero art. 21 della Legge Professionale.
Tutto il Regolamento c.d. Permanenza Albo, il cui schema è stato fatto circolare dal C.N.F., fondando la permanenza dell’iscrizione all’Albo sul numero di affari o pratiche e altri canoni censuari, e non sulla dedizione esclusiva alla professione e/o sulla osservanza delle regole deontologiche, positivizza un obbligo di successo professionale, quale condizione per la permanenza all’Albo, in modo contorto ed eccentrico rispetto alle altre professioni ordinistiche.
Nessun’altra professione prevede una “pulizia etnica” delle Colleghe e dei Colleghi da parte degli Organi esponenziali della Categoria.
Attualmente, in nessun Ordine, salvo in quello Forense, il profilo previdenziale condiziona la possibilità di esercizio della professione.
Ciò stride fortemente con il principio di “solidarietà” tra Avvocati, che sotto il profilo deontologico spesso viene riaffermato in numerosi simposi o Convegni di aggiornamento professionale, e poi non realizzato e non praticato purtroppo a livello di iniziative legislative e regolamentari.
Noi crediamo che infierire da parte dei C.O.A. sui Colleghi più sfortunati, impedendo loro di lavorare, sia indegno della Civiltà Giuridica e dello Stato di Diritto per la cui costruzione, storicamente, si è tanto battuta l'Avvocatura Italiana.
Come Associazione Giovanile Forense e Alleanza Forense per la Giustizia chiediamo, pertanto, al Consiglio Nazionale Forense - cui compete di esprimere il parere sullo Schema di Regolamento proposto dal Ministero della Giustizia - di rappresentare la necessità di apportare sostanziali modifiche, eliminando ogni riferimento ai canoni latamente censitari e reddituali tipizzati nel Regolamento, in contrasto peraltro con la norma primaria (art. 21 commi 1-7).
Intendiamo informare che nostri Colleghi Soci attivisti stanno predisponendo il Ricorso avverso il Regolamento Continuità, qualora non fossero ascoltate le istanze della base dell'Avvocatura.
Detto lavoro di studio verrà messo a disposizione dei Consigli dell’Ordine affinchè, nell’ipotesi che la trattativa politica avesse esito negativo, sia l’Autorità Giudiziaria, in estrema e dolorosa ratio, a salvaguardare la dignità e l’indipendenza dei professionisti forensi. Reputiamo che, proprio in forza del nuovo assetto ordinamentale, i Consigli degli Ordini Forensi, di fatto privati della loro funzione storica - ossia il controllo deontologico - debbano svolgere una funzione “sindacale” e “politica”, e, quindi, difendere anche giudizialmente i diritti ondamentali della persona-avvocato, come quello di poter continuare ad esercitare la professione, a prescindere dalle proprie condizioni economiche e familiari.
La procedura di bonifica censitaria, normata nell'art. 21, commi 1-7, è, infatti, talmente farraginosa e mortificante per la dignità dell'Ordine (che rischia il commissariamento in caso di inosservanza dell’obbligo) che prevediamo non poche “obiezioni di coscienza” o quantomeno “coscienze infelici” per dover applicare una normativa palesemente incostituzionale.
E’ facile prevedere che dette cancellazioni comporteranno un forte intasamento della Giurisdizione. Avverso il provvedimento di cancellazione si potrà ricorrere prima al C.N.F. con effetto sospensivo e poi alle Sezioni Unite della Cassazione, con ogni conseguente rischio di blocco della giurisdizione domestica.
Non sono da escludere eventuali rinvii alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia della UE.
La permanenza all'Albo come la fuoriuscita da esso devono continuare ad essere libere scelte e come tali non coercibili ovvero oggetto di pressioni che minano l'indipendenza e la libertà dell'Avvocato. A.Gi.For. e A.F.G. assumono l'impegno di far impugnare, con i Colleghi associati, il Regolamento Continuità dal nostro Ordine (che deve essere la Casa di tutti gli Avvocati romani e non solo di quelli più fortunati) per ristabilire la vera Colleganza e Solidarietà della Categoria. Se non dovessimo essere ascoltati agiremo in proprio! Anche per questo è NECESSARIO VOLTARE PAGINA.
L’A.Gi.For. e A.F.G. continuano a chiedere con forza al C.N.F. e ai C.O.A. territoriali di rappresentare al Ministero la necessità di “cambiare indirizzo” per espungere il “censo” quale motivo di giusta causa di cancellazione dall'Albo e di intervenire affinché il Parlamento provveda al più presto ad abrogare l'intero art. 21 della Legge Professionale.
Tutto il Regolamento c.d. Permanenza Albo, il cui schema è stato fatto circolare dal C.N.F., fondando la permanenza dell’iscrizione all’Albo sul numero di affari o pratiche e altri canoni censuari, e non sulla dedizione esclusiva alla professione e/o sulla osservanza delle regole deontologiche, positivizza un obbligo di successo professionale, quale condizione per la permanenza all’Albo, in modo contorto ed eccentrico rispetto alle altre professioni ordinistiche.
Nessun’altra professione prevede una “pulizia etnica” delle Colleghe e dei Colleghi da parte degli Organi esponenziali della Categoria.
Attualmente, in nessun Ordine, salvo in quello Forense, il profilo previdenziale condiziona la possibilità di esercizio della professione.
Ciò stride fortemente con il principio di “solidarietà” tra Avvocati, che sotto il profilo deontologico spesso viene riaffermato in numerosi simposi o Convegni di aggiornamento professionale, e poi non realizzato e non praticato purtroppo a livello di iniziative legislative e regolamentari.
Noi crediamo che infierire da parte dei C.O.A. sui Colleghi più sfortunati, impedendo loro di lavorare, sia indegno della Civiltà Giuridica e dello Stato di Diritto per la cui costruzione, storicamente, si è tanto battuta l'Avvocatura Italiana.
Come Associazione Giovanile Forense e Alleanza Forense per la Giustizia chiediamo, pertanto, al Consiglio Nazionale Forense - cui compete di esprimere il parere sullo Schema di Regolamento proposto dal Ministero della Giustizia - di rappresentare la necessità di apportare sostanziali modifiche, eliminando ogni riferimento ai canoni latamente censitari e reddituali tipizzati nel Regolamento, in contrasto peraltro con la norma primaria (art. 21 commi 1-7).
Intendiamo informare che nostri Colleghi Soci attivisti stanno predisponendo il Ricorso avverso il Regolamento Continuità, qualora non fossero ascoltate le istanze della base dell'Avvocatura.
Detto lavoro di studio verrà messo a disposizione dei Consigli dell’Ordine affinchè, nell’ipotesi che la trattativa politica avesse esito negativo, sia l’Autorità Giudiziaria, in estrema e dolorosa ratio, a salvaguardare la dignità e l’indipendenza dei professionisti forensi. Reputiamo che, proprio in forza del nuovo assetto ordinamentale, i Consigli degli Ordini Forensi, di fatto privati della loro funzione storica - ossia il controllo deontologico - debbano svolgere una funzione “sindacale” e “politica”, e, quindi, difendere anche giudizialmente i diritti ondamentali della persona-avvocato, come quello di poter continuare ad esercitare la professione, a prescindere dalle proprie condizioni economiche e familiari.
La procedura di bonifica censitaria, normata nell'art. 21, commi 1-7, è, infatti, talmente farraginosa e mortificante per la dignità dell'Ordine (che rischia il commissariamento in caso di inosservanza dell’obbligo) che prevediamo non poche “obiezioni di coscienza” o quantomeno “coscienze infelici” per dover applicare una normativa palesemente incostituzionale.
E’ facile prevedere che dette cancellazioni comporteranno un forte intasamento della Giurisdizione. Avverso il provvedimento di cancellazione si potrà ricorrere prima al C.N.F. con effetto sospensivo e poi alle Sezioni Unite della Cassazione, con ogni conseguente rischio di blocco della giurisdizione domestica.
Non sono da escludere eventuali rinvii alla Corte Costituzionale e alla Corte di Giustizia della UE.
La permanenza all'Albo come la fuoriuscita da esso devono continuare ad essere libere scelte e come tali non coercibili ovvero oggetto di pressioni che minano l'indipendenza e la libertà dell'Avvocato. A.Gi.For. e A.F.G. assumono l'impegno di far impugnare, con i Colleghi associati, il Regolamento Continuità dal nostro Ordine (che deve essere la Casa di tutti gli Avvocati romani e non solo di quelli più fortunati) per ristabilire la vera Colleganza e Solidarietà della Categoria. Se non dovessimo essere ascoltati agiremo in proprio! Anche per questo è NECESSARIO VOLTARE PAGINA.
Avv. Carlo Testa, Presidente Nazionale A.Gi.For.
Avv. Paolo Nesta, Presidente A.F.G."
Rassegna News Giuridiche by Avv. Gabriella Filippone Gabriella Filippone Blog
I COA non mi pare che abbiano perso la loro primaria funzione di tutelare i proprii iscritti! Non mi pare esista alcuna norma che lo abbia previsto. Piuttosto è grave l'assordante silenzio dei COA italiani che nulla hanno avuto da ridire sulla 247 e sul relativo regolamento ex art. 21. Eppure i COA sono sulla stessa nostra barca, per cui se (come ormai sta avvenendo) ci cancelliamo in massa perchè impossibilitati a pagare l'imposta fissa annuale (tale ormai è) chiamata "contributi minimi cassa forense" i COA che fine faranno? Come campano? Chi gli pagherà tutte le tasse di iscrizione che smetteranno di percepire dai neocancellati? Se lo ricordano i COA di essere anch'essi "nel mirino" perchè da tempo si parla di cancellare gli ordini professionali?? Non temono di essere spazzati via o di essere ridotti a riunirsi in una stanzetta-tugurio dei tribunali?? Per il resto concordi pienamente con l'articolo, soprattutto a proposito del fatto che la nostra è l'unica professione che la politica italiana intende distruggere. Ed il fatto che la stessa politica italiana sia piena zeppa di nostri "colleghi" fa rabbrividire. Da qui la necessità di rivolgerci urgentemente all'Europa perchè condanni con fermezza il suo stato membro Italia per aver legiferato un qualcosa di vergognoso che si chiama "legge 247/2012".
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