Ministro dell’Ambiente Sergio Costa: il bracconaggio è un reato «odioso» che andrebbe «inserito nel codice penale», entrando a «far parte dei reati contro l’ambiente».
Luglio 2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
Luglio 2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
Rassegna e commenti notizie on line
LAC-Lega per l’Abolizione della Caccia:“ Serve un’attività costante delle autorità di vigilanza statali e locali, norme e sanzioni più severe per prevenire e reprimere il grave fenomeno del bracconaggio che viola la normativa europea continuando a mettere a repentaglio la vita di milioni di uccelli, anche particolarmente protetti.
Le Direttive europee per la conservazione degli habitat naturali e della fauna selvatica impongono agli Stati membri di attuare tutte le azioni tese a limitare il bracconaggio.”
Il ministro Sergio Costa, dopo aver preso posizione nei giorni scorsi contro le leggi trentine e altoatesine in materia di lupi e orsi, alla presentazione del nuovo Rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente oggi parla della volontà di fare un “tagliando” alla legge sugli ecoreati. La proposta del ministro dell’Ambiente darebbe attuazione al Contratto del Governo di cambiamento che prevedeva “la revisione e l’inasprimento delle leggi attuali riguardanti i reati ambientali e quelli nei confronti degli animali garantendo maggiore tutela rispetto a fatti gravi ancora non adeguatamente perseguiti e per un maggiore contrasto al bracconaggio”.
Costa ritiene sia necessario un «daspo ambientale» per chi inquina, e nel percorso di «tagliando» della legge sugli ecoreati di «un Fondo unico di garanzia ambientale»."
Fonte notizia: LAC-Lega per l’Abolizione della Caccia
Il bracconaggio, noto anche come caccia di frodo e pesca di frodo, consiste nella caccia e nella pesca svolte in violazione delle normative vigenti.
Storia
Nell'antichità la selvaggina era considerata res nullius, cioè di proprietà di nessuno.
Con la nascita della proprietà privata tribale e poi con il medioevo, la selvaggina divenne un esclusivo patrimonio dei feudatari, dei regnanti e dei loro ospiti. Ciò privò il popolo di una delle fonti alimentari, dando vita al bracconaggio. Si suppone che i primi ad istituire il sistema delle riserve di caccia siano stati i Franchi, il cui scopo era sia di riservarsi tutta la selvaggina, sia come simbolo del prestigio e della predominanza nei loro possedimenti. Il bracconaggio venne quindi inserito nei codici penali di regnanti e feudatari come furto verso la loro proprietà.
Con l'avvento delle leggi moderne sulla caccia negli anni '90 la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato. Solo chi esercita la caccia con regolare licenza di porto di fucile, nel rispetto della Legge in materia di "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio." (e leggi regionali in materia venatoria) e rispettivi regolamenti provinciali può prelevare, mediante l'abbattimento con i mezzi, nei luoghi e nei tempi indicati dalla legge, i capi di fauna selvatica cacciabile nel numero consentito e ne diventa legittimo proprietario. Qualsiasi altra forma di abbattimento o cattura di fauna selvatica è considerata bracconaggio perseguibile penalmente.
Con l'avvento delle leggi moderne sulla caccia negli anni '90 la selvaggina è patrimonio indisponibile dello Stato. Solo chi esercita la caccia con regolare licenza di porto di fucile, nel rispetto della Legge in materia di "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio." (e leggi regionali in materia venatoria) e rispettivi regolamenti provinciali può prelevare, mediante l'abbattimento con i mezzi, nei luoghi e nei tempi indicati dalla legge, i capi di fauna selvatica cacciabile nel numero consentito e ne diventa legittimo proprietario. Qualsiasi altra forma di abbattimento o cattura di fauna selvatica è considerata bracconaggio perseguibile penalmente.
Caratteristiche
Nel bracconaggio rientrano una miriade di atti e azioni, direttamente connesse all'abbattimento, alla cattura o alla detenzione di animali selvatici, in violazione alle norme:
- La caccia e la pesca all'interno di aree protette
- la caccia e la pesca fuori dagli orari e dai periodi prestabiliti
- la caccia e la pesca fatta senza l'apposita licenza
- la caccia fatta senza rispettare i limiti massimi di carniere giornalieri e/o stagionali
- la caccia con balestre e strumenti non contemplati nei mezzi di caccia consentiti
- la caccia di animali di proprietà o per i quali qualcun altro ha legalmente il diritto esclusivo di caccia
- la caccia fatta usando tecniche illegali (uso di lacci; tagliole; reti; armi non previste dalla legge quadro o capaci di esplodere più cartucce rispetto a quanto la stessa norma prevede; richiami acustici a funzionamento meccanico, elettromagnetico o elettromeccanico, con o senza amplificazione del suono; sparando da automobili, natanti etc.)
- la caccia di animali che appartengono a specie a rischio, così come stabilito dalla legge quadro in materia o dal calendario venatorio vigente nella rispettiva regione di competenza, altresì sono specie particolarmente protette o protette, tutte le altre specie oggetto di tutela da parte di direttive comunitarie, convenzioni internazionali o con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, poiché dichiarate in via d'estinzione.
- l'uccellagione nonché la cattura e la detenzione di fauna selvatica oggetto di tale apprensione illecita.
- la pesca effettuata usando tecniche illegali (esplosivi, corrente elettrica, veleni, pesca con autorespiratori, raccolta dei datteri di mare, ecc.)
- la cattura di pesci al di sotto le misure minime
- la pesca di una quantità di pesci superiore al massimo giornaliero consentito
- l'utilizzo di armi da fuoco con matricola abrasa, di modo che non si possa risalire al possessore
Antibracconaggio
In Italia, sul fronte della lotta al bracconaggio risultano attive numerose associazioni di protezione ambientale, che tramite propri volontari o guardie giurate venatorie volontarie, attuano attività di contrasto al fenomeno.
Istituzionalmente, gli organi di polizia sono tutti competenti in ordine ai reati di bracconaggio; tuttavia sono particolarmente impegnati e specializzati, la Polizia provinciale, il Comando unità per la tutela forestale, ambientale e agroalimentare (ed in particolare il Nucleo Operativo Antibracconaggio) e i corpi forestali regionali e delle province autonome.
Diverse sono le normative per la prevenzione e repressione del bracconaggio, a partire dalla Legge n.157/1992 in materia di "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio." e alle varie leggi regionali, anche quelle sulla tutela della cd. fauna minore.
In relazione all'esercizio della caccia, le regioni e le province possono emanare regolamenti e disposizioni, oltre al calendario venatorio, per disciplinare l'attività. A tutela di molte specie, sono intervenute nel tempo, diverse direttive comunitarie, convenzioni internazionali e decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Per la recente giurisprudenza, chi è colto nell'apprensione di fauna selvatica, privo di regolare licenza di caccia è passibile, oltre che delle violazioni specifiche previste dalle vigenti normative, anche del delitto di furto aggravato ai sensi degli artt. 624 - 625 c.p., altre norme del codice penale o in materia di armi e munizioni possono concorrere in diversi casi di bracconaggio.
Impatto delle leggi contro il bracconaggio sui popoli indigeni
L'applicazione delle leggi sulla fauna selvatica e contro il bracconaggio hanno molto spesso un impatto negativo sulle comunità indigene in tutto il mondo, che dipendono dalla caccia per la propria sopravvivenza [2][3]. Ad esempio, i Boscimani del Botswana vengono arrestati, torturati e persino uccisi dalle guardie forestali se sorpresi a cacciare.
Gli indigeni, inoltre, vengono spesso accusati falsamente di contribuire al declino della fauna selvatica. In Asia sono i più colpiti dalle misure per la conservazione della tigre nonostante vi siano studi che dimostrano che nelle aree in cui gli indigeni continuano a vivere vi è un numero maggiore di tigri (come emerge da una ricerca nel Chitwan National Park in Nepal).
Survival International, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni, denuncia che “i popoli indigeni vengono sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della ‘conservazione’, ma in realtà sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro: sono i migliori conservazionisti. Oggi gli indigeni vengono accusati di ‘bracconaggio' perché cacciano per procurarsi il cibo, mentre i collezionisti di trofei sono incoraggiati a uccidere grandi animali in cambio di denaro.[8]”
Nel 2015 Survival International, insieme a numerose organizzazioni indigene del mondo ed esperti di popoli cacciatori-raccoglitori, ha lanciato un appello per chiedere ai leader mondiali di riconoscere " il diritto dei popoli indigeni a cacciare per sopravvivere"[9]
Nel 2015 Survival International, insieme a numerose organizzazioni indigene del mondo ed esperti di popoli cacciatori-raccoglitori, ha lanciato un appello per chiedere ai leader mondiali di riconoscere " il diritto dei popoli indigeni a cacciare per sopravvivere"[9]
Fonte: Wikipedia
«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accessoalla conoscenza» (Lev Tolstoj)
La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo.
Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.
Gabriella Filippone Blog | Giuridica News | Rassegna news giuridiche Avv. Gabriella Filippone
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un commento