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I RIFERIMENTI PERSONALI SONO STATI OMESSI EH GIA'

mano persona la neve inverno bianco e nero ragazza bianca fotografia da solo tristezza giovane primavera umano capi di abbigliamento nero monocromo solitario adolescente cappuccio piangere lepre avvicinamento triste scultura arte paura schizzo disegno capo lacrime organo problema coniglietto perdita vittime emozione lutto depressione disperazione depresso bullismo disperato ansioso senza speranza preoccupazione tormento violento fotografia in bianco e nero indifeso tormentato
Immagine: via PxHere 


Ho ricevuto oggi una mail tramite:
Ne pubblico qui il contenuto per denunciare lo stato di prostrazione in cui vive inascoltata la donna che ha voluto contattarmi tramite il mio blog.
(i riferimenti personali, nome, cognome, status, e-mail, cellulare ed altro, sono stati rimossi)




TALKING HEADS - Psycho Killer | via You Tube






"VORREI ESSERE ASCOLTATA DA UN GIUDICE CHE SIA CONSAPEVOLMENTE A CONOSCENZA DI COME LA PSICHIATRIA PERSEGUITANO TRAMITE ASSISTENTI SOCIALI , QUANDO VOGLIONO TAPPARTI LA BOCCA, GIUSTAMENTE SIA IO NONNA DI OGGI 64 ANNI DI ANCHE IL FIGLIO DI MIA FIGLIA OGGI 42 ANNI , PRATICAMENTE CON CARTELLE FALSIFICATE SIN DAL 2000 ANNO DI NASCITA DEL FIGLIO TOLTO , POI RIDATO TRAMITE UN GIUDICE NEL 2006, SENZA AIUTI ECONOMICI , MIA FIGLIA LO HA CRESCIUTO CON BUON ESITO, FATTO DALLO STESSO GIUDICE CHE OGGI INSIEME AGLI ASSISTENTI STESSI, MI HA RESA INTERDETTA  IN MODO CHE NON POSSA RECUPERARE MIA FIGLIA RINCHIUSA DENTRO UNO SPIZIO PER ANZIANI TRATTATA CON FORTI DOSI DI PSICOFARMACI , DAL 2013 IO DOPO UN COMA DI 45 GIORNI , CONTINUO A DIRE E LO CONFERMO CHE HANNO TENTATO DI UCCIDERMI , LORO INVECE CHE SONO UNA FANATICA DEL SUICIDIO , ( A ME NESSUN DIRITTO DI DIFESA ) ETICA ANTICOSTITUZIONALE , ...... SONO UNA DONNA DIPLOMATA CHEF SEMPRE LAVORATO , NUTRENDOMI DI INFORMAZIONI SUI DIRITTI UMANI E LE INGIUSTIZIE ALL"UMANITA" E SCRITTRICE VOLONTARIA  SENZA FINI DI LUCRO ,  VORREI CHE SUL MIO CONTO ESSERE GIUDICATA IN MIA PRESENZA , E SERIAMENTE , DOPO ESSERE STATA ASCOLTATA , GRAZIE"               







Immagine: via Wikipedia
                                     





La mia risposta è stata questa:


Buonasera, mi spiace sinceramente per le persecuzioni cui accenna, comunque non sono un politico e non ho alcun potere sui giudici.
Le auguro di trovare ascolto tra gli stessi.
La saluto cordialmente.








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lunedì 21 maggio 2018



VIDEO E ARGOMENTI TEMATICI SUL DIRITTO ALLA SALUTE



Maggio  2018 | Avvocato Gabriella Filippone |


VIDEO E ARGOMENTI TEMATICI PUBBLICATI IN QUESTO BLOG SULLA SALUTE E SUL DIRITTO ALLA SALUTE 







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pubblicato il 26/08/17

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18/05/17


 


 
 

SCHIZOFRENIA: PROBLEMA DI CHI? | Guarigione dalla schizofrenia senza farmaci

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 pubblicato il 5/05/17



Farmaci che aggrediscono la salute: il Plasil (metoclopramide) aumenta il ris



Encefalite letargica
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pubblicato il 11/03/17



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pubblicato il 12/02/17


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Inventori di Malattie e cure farmacologiche
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pubblicato il 17/01/17



PLASIL da "bandire"? Le prove indicano che i rischi sono superiori ai benefici della metoclopramide. 
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15/01/17


L'economia è in cerca di food lawyers | Regolamento UE numero 1169 del 2011
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pubblicato il 20/12/16


L'avvocato, il dottore e la giovanilità negata, quasi ripudiata.
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23/09/15






ilDragoParlante: L'Igiene Naturale e le condizioni di salute


 

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La tortura in Italia non è prevista come reato. Le proposte di configurazione.
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pubblicato il 13/11/13


Le nazioni con i lavoratori più stressati secondo il rapporto dell’Agenzia Europea: 'Grecia,Cipro, Slovenia, Slovacchia, Malta, Portogallo, Italia, Repubblica Ceca, Bulgaria'
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pubblicato il 24/05/13

























SCHIZOFRENIA: PROBLEMA DI CHI? | Guarigione dalla schizofrenia senza farmaci


Immagine: Gustav Klimt | Ritratto di Adele Bloch-Bauer I (1907)| via Wikimedia 


Maggio 2017 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna stampa | Le notizie on line |



"Ali spezzate" Film documentario diretto da Daniel Mackler, regista ed ex-psicoterapeuta.

L'opera riguarda un argomento triste  e difficile, non si tratta certo di una comedy brillante o di una soap evasiva. 
Vuole dimostrare che i farmaci possono esacerbare il problema della schizofrenia, rendendo la guarigione improbabile, cronicizzando la malattia.

Daniel Mackler, illustra la possibilità di guarire pienamente dalla schizofrenia senza farmaci psichiatrici. 
Per molti di coloro che lavorano a vario titolo nel settore della salute mentale, e secondo l’industria farmaceutica, ciò non è possibile. Per motivi forse intuibili.




Le forme depressive e la schizofrenia sono affezioni mentali che colpiscono una percentuale significativa della popolazione mondiale.



schizofrenia


  1. Malattia mentale caratterizzata da dissociazione della personalità e delle altre attività psichiche fondamentali: presenta delirio, allucinazione, disordine percettivo, ideativo o del comportamento.









"Ali spezzate", Documentario sulla schizofrenia, Guarigione senza farmaci

 (italian subtitles)


"Ali spezzate" è un documentario sulla guarigione dalla schizofrenia senza farmaci, con Joanne Greenberg (autore del bestseller "Mai ti ho promesso un giardino di rose"), guarita da più di cinquant'anni, e Catherine Penney, guarita da più di trent'anni. Interviste con Peter Breggin, Robert Whitaker e Bertram Karon. Diretto da Daniel Mackler.








La guarigione dalla schizofrenia senza farmaci, con Joanne Greenberg (autore del bestseller "Mai ti ho promesso un giardino di rose"), guarita da più di cinquant'anni, e Catherine Penney, guarita da più di trent'anni.



Tratto dal film documentario di Daniel Mackler:




    Catherine Penney - " Non riuscivo a capire bene cosa dicevano. Non potevo nemmeno prendere una guida telefonica  per trovare un numero. Terrore è la sola parola che possa descrivere questa sensazione. 

    Fui ricoverata in Neuropsichiatria. Mi sedarono talmente tanto che potevo appena camminare. Reazioni distoniche. Non avevo speranza. Dissero a mia madre che avevo una malattia mentale da cui nessuno guarisce. La mia diagnosi era schizofrenia. "


    Joanne Greenberg - "Ti ritrovi aggrappato a un muro...in una pura posizione di difesa... Costruivo un muro."





    • Le radici della schizofrenia 

    Dott. Bertram Karon - "Non ho mai incontrato uno schizofrenico la cui vita non mi avrebbe fatto impazzire se fossi stato io a viverla. Non parlo della loro vita come è descritta nelle cartelle psichiatriche. Di persone che non vogliono sapere come è stata, ma della loro vita come l'hanno vissuta... 
    In questo caso non avrei dubbi che sarei malato come il paziente  e nella sua stessa condizione.
    E in effetti non ho mai lavorato con una persona schizofrenica senza uscire da una seduta pensando: Mio Dio questo uomo ha vissuto in questo modo."  


    • Cathrine Panney è nata nel 1950 

    Catherine Penney - "Mio padre morì in Corea quando avevo 10 mesi. Mia madre in quel momento era incinta di mia sorella Cindy. Uno dei miei primi ricordi è la depressione di mia madre e l'impressione che fosse colpa mia. E sento che questa esperienza ha lasciato su di me un'impronta permanente. Dovevo essere buonissima o mia madre o mia madre non sarebbe rimasta con me, avrebbe potuto avere voglia di abbandonarmi. Sentivo che era mio compito di mantenere il suo amore."

    Dott. Daniel Dorman - "Sua madre era una persona che non capiva le identità separate. La madre vedeva Catherine come la reincarnazione del padre morto. Così, Catherine era una specie di "non-persona".

    Catherine Penney - "Quando avevo 6 anni, mia madre sposò un altro Marine. All'epoca in cui si sposarono, non si capiva chiaramente che lui avesse dei problemi con l'alcool. Ma col tempo la cosa divenne sempre più chiara. Quando beveva diventava verbalmente... cattivo. Generalmente era ubriaco alla fine del pomeriggio e la sera, fino alle 9, quando andava a dormire. Ho sempre avuto paura che diventasse fisicamente violento perchè talvolta andava dritto da mia madre e le diceva: "Puttana!" E per una bambina piccola una cosa del genere è terrorizzante"

    Dott. Bertram Karon - "Quando si ha a che fare con una persona schizofrenica si deve presumere che la sua vita sia stata orribile. Bisogna anche presumere che sia terrorizzata. E naturalmente, se sei terrorizzato e se hai avuto una vita terrorizzante perché dovresti avere fiducia in qualcuno? Quale esperienza passata potrebbe darti la capacità di avere fiducia in qualcuno che dice "Sono qui per aiutarti..?" In effetti tanti lo hanno detto e non sono stati affatto utili, a partire dai genitori, ovviamente, e proseguendo con altre figure di autorità che non sono d'aiuto, inclusi i professionisti psichiatrici che hanno detto : "Sono qui per aiutarti" e hanno fatto cose molto spiacevoli." 




    • Joanna Greenberg è nata a  Brooklin, New York, nel 1932 

    Joanne Greenberg - "Ricordo che tutto è cominciato quando avevo 6 anni e stavo tornando a casa dopo tutte queste operazioni."

    Intervistarore - "Che operazioni?"


    Joanne Greenberg - "Avevo quattro reni e quattro ureteri. Me la facevo spesso addosso e per questo venivo punita ...e altro. E non c'era modo in cui potevo controllare questa cosa. Beh, alla fine scoprirono il problema e fecero gli interventi chirurgici ...Una volta era dolorosissimo. Quando tornai dall'ospedale pioveva, le lacrime colavano giù  sul finestrino della macchina e una voce disse: "E' così che sarà la tua vita."

    Catherine Penney - "Avevo 8 anni quando mi vennero i primi pensieri suicidari. Erano spaventosi. Non è che volessi pensare al suicidio. I miei pensieri erano "Uff.. voglio uscire da qui".
    Questa cosa ebbe delle ripercussioni anche a scuola. Cominciai a sentirmi molto diversa, molto strana.
    Venivo spesso presa in giro.
    Mi chiamavano "Occhi all'infuori", "Strega" e nomi del genere!" E per di più non potevo tornare a casa e dire ai miei quanto mi sentissi male, quanto mi sentissi strana e non piacevo a nessuno, perché se lo avessi fatto, li avrei fatti arrabbiare!


    Intervistarore - "Capito!"

    Catherine Penney - "Quindi a partire da un'età molto giovane cominciai a sviluppare un altro modo di di gestire tutto questo dolore, perché era una cosa estremamente dolorosa.



    Joanne Greenberg - "C'era una separazione tra me e le altre persone...finchè tutti divennero una sola persona qualsiasi. Avevo 10 anni quando gli "altri" vennero da me per dirmi "Tu non sei dei loro, appartieni a un altro luogo!

    Intervistarore - "Delle persone vennero da Lei?"


    Joanne Greenberg - "Non delle persone...certe cose "così."


    Dott. Peter Breggin - "Le persone che diventano psicotiche o qualsiasi termine si voglia usare...hanno perso il contatto con la realtà, in particolare con le altre persone. Non sentono più una connessione con gli altri esseri umani tale da sentirsi, anch'essi, esseri umani."

    Joanne Greenberg - "Non so quale impressione davo, tanto da far sì che la gente mi odiasse, o mi prendesse in antipatia, o si arrabbiasse. Ma certamente ci deve essere stato qualcosa, perché era una reazione quasi universale."



    • Prospettive a lungo termine per persone affette da schizofrenia


    Robert Whitaker giornalista e autore - "Nel campo dei neurolettici ci sono due studi a lunga durata. Il primo è stato effettuato daCourtenay Harding, che è ora all' Università di Boston. In questo studio sono stati eseguiti gli esiti a lungo termine di persone a cui, negli anni '50, era stata diagnosticata la schizofrenia, nel reparto cronici dell'ospedale dello stato di Vermont ed erano state date come perse... Negli anni '60, il caso ha voluto che il Vermont avesse un modello socialmente progressista per riabilitare queste persone. Fu quindi possibile ritrovare questi pazienti e intervistarli negli anni '80. Ecco cosa è stato osservato.

    E' stato osservato che un terzo dei pazienti erano completamente guariti: asintomatici, con una vita del tutto normale, non si potrebbe indovinare che sono stati schizofrenici. Altri 34% stavano abbastanza bene. Presentavano una funzionalità sociale piuttosto buona. Il 32% dei pazienti erano malati cronici. 
    E c'è un aspetto veramente cruciale in questo studio
    Coloro che erano stati completamente rimessi, presentavano una caratteristica comune. E questa caratteristica era: avevano tutti smesso di assumere farmaci.  

    Nessuna guarigione fra coloro che avevano seguito il paradigma di cura secondo il quale devi assumere farmaci a vita. 

    Il secondo studio, appena uscito...ha seguito per 15 anni pazienti diagnosticati di schizofrenia a Chicago. Hanno osservato, questo è stato pubblicato nel maggio 2007, che il 40% delle persone diagnosticate di schizofrenia, che hanno smesso di assumere farmaci sono guarite: non presentano sintomi e stanno bene. Solo il 5% di coloro che hanno continuato ad assumere medicinali sono guariti. Questo è il miglior studio a lungo termine di cui disponiamo nell'era moderna e dimostra piuttosto chiaramente che se si vuole guarire la gente dalla schizofrenia, se si vuole dar loro il massimo delle possibilità, bisogna smettere di somministrare farmaci

    Questo studio esiste ed è stato pagato da te e me, i contribuenti. E ora vai a trovare un giornale che ne abbia parlato!Perché no? Perché l'NIMIH non l'ha promosso,  la psichiatria non l'ha promosso e non l'hanno promosso perché non raccontava la storia che volevano. Se l'inverso fosse stato vero: guarigione del 40% di chi assume farmaci, contro il 5% di chi non li assume, allora questa storia sarebbe stata esposta su tutti i giornali.

    Questa è scienza disonesta di una disciplina disonestaperché quando ottengono risultati indesiderati, non li mostrano al pubblico.  La storia della Harding è forse famosa? Pensi che venga detto ai giovani psichiatri:  "Sapete abbiamo seguito dei pazienti schizofrenici per 30 anni e abbiamo visto, che ci crediate o no, che non bisogna disperare. Un terzo è completamente guarito. E nessuno di loro assumeva farmaci, perciò dovresti cercare di aiutare i pazienti a sospendere le medicine." 


    • Riflessioni sulla guarigione

    Intervistarore - "Facciamo finta che lei sia un'adolescente oggi...immaginiamo che lei abbia 14,15,16 anni... abbia la schizofrenia adesso..."

    Joanne Greenberg - "Dio mi aiuti"


    Joanne Greenberg - "Quel che mi succederebbe oggi...sarebbe molto peggio. Sarei messa in un reparto per adolescenti da qualche parte e poi morirei."




    • Le persone affette da schizofrenia sono più spesso vittime di violenza che violenti  

    Robert Whitaker |giornalista e autore| - "Raccontare questa storia è la cosa migliore che abbia mai fatto. La più gratificante. E la ragione è che tanti pazienti, tante persone che ci sono passate, inclusi tanti pazienti ricoverati che hanno sperimentato i neurolettici e li hanno trovati orribili mi hanno detto "Grazie per aver raccontato la nostra storia."







    Ali spezzate”, un lungometraggio di 75 minuti del regista ed ex-psicoterapeuta Daniel Mackler, illustra la possibilità di guarire pienamente dalla schizofrenia senza farmaci psichiatrici.  Per gran parte delle persone che operano nel campo della salute mentale, e secondo l’industria farmaceutica, ciò non è possibile.  Il film si focalizza sulle vite di due donne, due eroine, guarite entrambe da forme gravi di schizofrenia,  e segue le loro storie dai traumi infantili alla base della loro malattia  alla psicoterapia con psicologi di talento, che le porterà a ristabilirsi completamente.


    La prima è Joanne Greenberg (pienamente guarita da oltre cinquant’anni), insegnante di antropologia culturale e scrittura narrativa  e autrice del best-seller “Mai ti ho promesso un giardino di rose”.  
    La seconda è Catherine Penney (pienamente guarita da oltre trent’anni), infermiera psichiatrica in California, la cui storia di guarigione è stata raccontata dal suo terapeuta, Dott. Daniel Dorman, nel libro Dante’s Cure: A Journey Out of Madness.
    Le loro storie si intrecciano con interviste con colossi della guarigione dalla schizofrenia,  come il Dott. Peter Breggin , Robert Whitaker (giornalista autore di Mad in America and Anatomy of an Epidemic) e il Dott. Bertram Karon (autore di Psychotherapy of Schizophrenia:  Treatment of Choice).  

    Nel documentario appaiono anche oltre100 filmati di interviste con sconosciuti filmati nel Washington Square Park di New York, che danno i loro punti di vista sulla schizofrenia.


    Joanne Greenberg nasce a Brooklyn (New York) il 24 settembre 1932 e si laurea presso l'American University di Washington con una specializzazione in antropologia e letteratura inglese. Nel 1955 sposa Albert Greenberg che la incoraggia a scrivere il suo primo libro, The King's Persons, a cui seguiranno altri 12 romanzi e quattro raccolte di racconti. Oggi vive con il marito in una casa nei pressi di Lookout Mountain, Colorado, e insegna antropologia culturale e scrittura narrativa presso la Colorado School of Mines.

    Conosciuta nel mondo per l'autobiografia romanzata dal titolo Non ti ho mai promesso una giardino di rose, scritta con lo pseudonimo di Hannah Green, uscita negli Stati Uniti nel 1964 e adattata per il cinema nel 1977. Il libro è stato tradotto in 13 lingue e venduto in più di 6 milioni di copie.
    Pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1964 con lo pseudonimo di Hannah Green e nel 1992 e 2009 con il nome dell'autrice. Nel 2015 è uscito in Italia, pubblicato da L'Asino d'oro edizioni e tradotto da Cecilia Iannaco.

    In un primo momento Joanne Greenberg decide di pubblicarlo sotto pseudonimo;  scelta in parte dovuta ad un’esplicita richiesta della madre e in parte legata ai pregiudizi che potevano scatenarsi nei riguardi di una ex malata di mente. In seguito l’autrice decide di pubblicarlo a suo nome venendo alla scoperto senza più timori di giudizi e regalando al pubblico una parte della sua storia più intima.
    Pubblicando a suo nome la Greenberg difende anche il lavoro della sua psicoterapeuta in un momento storico, quello degli anni ’60,  nel quale la “pazzia” viene definitiva un modo come un altro di essere, una libertà esistenziale o una condizione oggettiva da accettare senza speranza.


    La Greenberg sa che non è così
     e la testimonianza più viva di questo pensiero è proprio questo lavoro che spiega con chiarezza il dramma della malattia.

    Nei vari capitoli  emergono i pensieri della ragazza fin da quando era bambina.
    Pagina dopo pagina affiora il rapporto di Deborah con la famiglia, con i compagni di scuola e con la sorella. La ragazza costruisce già in tenera età un mondo parallelo per difendersi dagli altri e da quello che crede di se stessa.
    Emergono i rapporti con le altre pazienti del reparto con le quali è costretta a convivere, gli infermieri, i dottori della clinica e il rapporto con la dottoressa Fried, un legame difficile all’inizio ma assolutamente indispensabile e costruttivo grazie al quale Deborah cambierà per sempre. E’ la dottoressa Fried a dire a Deborah non ti ho mai promesso un giardino di rose, per dirle che il mondo non è perfetto ma bisogna essere liberi, liberi dalla malattia, per poter essere in grado di scegliere.

    "Ho scritto questo romanzo, che è un'autobiografia romanzata, per dare un quadro di ciò che sente uno schizofrenico, di come e che cosa può essere realizzato in un rapporto di fiducia tra un terapeuta di talento e un paziente disponibile. Non è un caso clinico o di studio. Mi piace pensare che sia un inno alla realtà." (Joanne Greenberg)


    Fonte: Wild Truth Healing from Childhood Trauma | Wikipedia | Tracce di studio |










    IL BUSINESS DELLA MALATTIA

    Copia di antichi strumenti chirurgici, XV secolo. | via Filmati di Mare

    Roma oltre 2000 anni fa: si riteneva importante vivere con coscienza e con sobrietà. 

    La medicina non era vietata ma semplicemente tollerata, in ogni caso Roma a quel tempo rappresentava uno stile di vita, salute significava sapersi mantenere in ottima forma, senza un'ossessione. 
    La medicina moderna secondo Vaccaro: uno stile per farci star male, per farci ammalare, persino per farci scomparire o ridurre di numero, la malattia significa business.

    Fonte: Valdo Vaccaro






    CRIVEO : Valdo Vaccaro - Il perenne conflitto tra Igienismo e medicina Per un mondo basato sulla corretta alimentazione e non sui farmaci Conferenza di Valdo Vaccaro ad Ascoli Piceno presso la sala Docens del comune.  



    "La medicina convenzionale è colonizzata in modo clamoroso. Su quali basi possono strombazzare che guariscono
    La gente può solo guarire nonostante gli interventi medici. La gente guarisce per autoguarigione. Noi siamo esseri dotati di strumenti di autoguarigione
    Uno che affida il suo corpo alla medicina corre dei rischi gravissimi
    La gente che pensa di fare un salto nel buio lo fa quando affida se stesso alla medicina di oggi. 
    La medicina di oggi è sballante, è invasiva."



    "Non sono medico e mi vanto di non essere medico. Ho dei medici in famiglia. 
    Chi è medico è molto condizionato. Si imbottisce di farmaci e di farmacologia. A livello di cure è negato
    Immagine | via Wikimedia 
    La medicina fa degli errori clamorosi, gravissimiSai perché non vanno in galera? Semplicemente perché sono difesi dalla leggeHanno l'esclusiva.
    Non bisogna curare il sintomo ma  curare il fattore causante
    Quando dico a livelli estremo: non bisogna curare il tumore ma la tumorosità del corpo, la tendenza del corpo a creare dei tumori che tutti noi abbiamo delle creazioni continue e anche delle remissioni spontanee. 
    Sono leggi che la medicina non conosce. Sono ignorantantissimi in queste cose.
    Ogni corpo  segue un percorso e tende a difendere se stesso.
    Il corpo tende a guarire. Non va mai contro se stesso"





    "Non viene il dubbio che dietro questa balla della prevenzione  ci sia l'ennesimo affare delle case farmaceutiche?  
    Non esiste il fatto che ci sia fiducia nel nostro corpo e non ammalarsi. Esiste il fatto di dover credere di avvelenarsi e poi star male."




    "La ricerca medica ha fatto tali e tanti passi avanti che quasi quasi non ci sono più persone sane (Aldous Huxley).






    "Purtroppo NON esistono in commercio farmaci privi di effetti collaterali anche seri e le statistiche sulla mortalità parlano chiaro: le cause iatrogene (dovute a errori medici) sono una delle prime tre cause di morte nel mondo, assieme al cancro e alle malattie cardiovascolari!  
     
    La ricerca statistica (basata su lavori scientifici) pubblicata nel 2003, dal titolo inequivocabile: "Death Medicine", denuncia negli Stati Uniti le seguenti cifre:

    "Reazioni avverse da farmaci in ospedale" provocano ogni anno 106.000 morti;
    - "Reazioni da farmaci non in ospedale" --> 199.000 morti;
    - "Gli errori medici" --> 98.000 morti.

    Le reazioni avverse di farmaci prescritti da dottori, provocano (negli Stati Uniti) oltre 300.000 morti ogni anno!
     
    Quando andiamo a “farci guarire” dal dottore, invece di ringraziarlo con reverenza per il tempo dedicatoci, uscendo soddisfatti dallo studio stringendo nelle mani ricette miracolose, impariamo a fare domande e a pretendere delle risposteperché questo ci potrebbe salvare la vita."

    Fonte:
    I gravi effetti collaterali dei farmaci di uso comune | http://compressamente.blogspot.it/


    QUANDO LA SALUTE DIVENTA BUSINESS -IPPOCRATE-









    Aprile  2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
    Rassegna e commenti notizie on line





    In Italia: medici operano pazienti sani per riscuotere tangenti.










    Tangenti in due ospedali di Milano: operazioni inutili ai pazienti sani per intascare i soldi















    La medicina a Roma – Breve storia della medicina 


    La medicina a Roma –  Plinius Caecilius Secundus (Como 23 d.C.- Stabiae 25 agosto 79 d.C.), conosciuto  con il nome di Plinio il Vecchio, nella sua monumentale opera scientifica “Naturalis historia”, scrive che per i primi seicento anni della sua esistenza, Roma non ebbe medici
    Anticamente, il “civis romanus” disprezzava l’arte medica come professione e chi la praticava, perché a pagamento. L’attività sanitaria veniva esercitata esclusivamente in privato dal “pater familiae” su tutti i componenti della sua famiglia allargata (moglie, figli, schiavi), con metodi empirico-naturali (uso di erbe, minerali e pratiche tradizionali), riti e formule magiche. A tali sistemi si affiancava anche una medicina teurgico-sacerdotale, professata nei templi dedicati alle divinità preposte alla salute.

    Dipinto su vaso dell'antica Grecia, che mostra un medico (iatros) che salassa un paziente. | via Wikipedia 
    Il salasso è una delle più antiche pratiche mediche, essendo stato praticato in diversi popoli antichi, tra cui gli abitanti della Mesopotamia, gli Egizi, i Greci, i Maya, e gli Aztechi. In Grecia, il salasso era in uso nel periodo di Ippocrate, che cita il salasso ma che in generale si affidava a tecniche dietetiche. Erasistrato, comunque, teorizzò che molte malattie fossero causate da pletore, cioè eccessi, nel sangue, e consigliò di trattare queste pletore inizialmente con l'esercizio, il sudore, la riduzione di alimentazione, e il vomitoErofilo era a favore del salasso. Arcagato, uno dei primi medici greci a praticare a Roma, utilizzò ampiamente il salasso.



    A partire dal III sec. a.C. (con la corrente innovativa suscitata dall’Ellenismo) e con la conquista della Grecia (divenuta provincia romana dal 27 a.C.), si cominciarono a vedere in giro per Roma i primi medici di professione.

    Medici provenienti principalmente da quella regione del Mediterraneo, che svolgevano a pagamento la loro arte con metodi razionali e che avevano un bagaglio di esperienza e di nozioni frutto di anni di lavoro e di studio.
    La loro attività non ebbe vita facile: a stento, e solo col tempo, riuscì ad essere accettata e a penetrare nelle abitudini dei romani. Furono soprattutto i più ricchi, che iniziarono a rivolgersi ai professionisti, anche perché avevano i mezzi per pagare gli onorari di quelli più bravi. In genere però la medicina, intesa come arte basata sulla scienza, convivesse lungamente con il disprezzo e ladiffidenza della gente comune. Nell'antica Roma, le pratiche curative di carattere religioso, magico, empirico e domestico,  costituivano il bagaglio culturale e cultuale della comunità.
    E' proprio a Roma che, in particolare, si evidenziò con la medicina  la grande dicotomia sempre esistita tra le sue classi economico-sociali. 


    Per tutti i secoli della durata del suo Impero,  mentre i nobili e i più abbienti finirono col convincersi della migliore efficacia dei servigi offerti dai medici razionali (alcune famiglie arrivarono ad acquistare schiavi medici, o a provvedere all’istruzione di quei servi che mostravano di possederne le capacità; altre affrontavano senza batter ciglio onorari spesso proibitivi di professionisti famosi), alla gente più povera o meno colta restava solo il rivolgersi a quei terapisti improvvisati, praticoni e ciarlatani, senza preparazione e attendibilità di cui Roma era piena (era facile a Roma millantarsi medico e, con un’istruzione inesistente o approssimativa, aprire una “taberna medica”, cioè un ambulatorio), oppure rivolgersi alle divinità in attesa speranzosa e fatalistica di una grazia miracolosa.

    I numerosi “ex voto” provenienti dalle favisse (depositi dei templi dedicati agli dei preposti alla salute, quali Esculapio, Minerva Medica, Giunone, Apollo, per nominarne alcuni), che riempiono molte delle vetrine dei musei archeologici moderni, dimostrano la grande diffusione culturale di tale atteggiamento fideistico. Va precisato che l’importanza data all’intervento divino in tutti i fenomeni della vita era una caratteristica comune e presente in tutte le classi sociali dei romani (assai religiosi e anche superstiziosi): pertanto, anche per ciò che riguardava la salute e malgrado la maggiore razionalità propria dei ceti più elevati, esisteva, in tutti e sempre, uno spazio di rispetto e credibilità destinato a poteri religiosi o arcani.
    I primi medici che arrivarono a Roma non erano uomini liberi: con la conquista della Grecia, molti medici stranieri (uomini e donne) vennero presi prigionieri per essere venduti come schiavi. Inoltre, data la crisi economica determinatasi nelle loro regioni originarie a causa del cambiamento politico epocale, molti medici stranieri si vendevano, di loro iniziativa, per poter raggiungere Roma con la prospettiva di riuscire a guadagnare molto danaro e, in seguito, essere in grado di ricomperare la propria libertà. I primi medici furono, perciò, “servi medici”: cioè schiavi che possedevano quel particolare bagaglio di conoscenze e capacità che li distinguevano dagli altri servi, e in virtù del quale riuscivano ad acquisire privilegi, indipendenza e libertà di movimento. Si trattava di schiavi particolarmente preziosi, con cui di frequente i padroni finivano con lo stabilire rapporti affettivi e di fiducia e spesso accadeva che provvedessero essi stessi, spontaneamente, alla loro emancipazione.

    L’attività medica in Roma, quindi, anche se inizialmente disprezzata proprio perché esercitata da persone di condizione servile, dimostrò di fruttare danaro a chi l’esercitava, e la possibilità di fare fortuna a chi riusciva a crearsi notorietà e prestigio professionali.

    La crescente consapevolezza nella società della migliore attendibilità dei metodi scientifici rispetto a quelli tradizionali, indusse Giulio Cesare a favorire l’immigrazione dei medici, concedendo la cittadinanza romana a tutti coloro che esercitavano in Roma.

    Anche Augusto diede a tali professionisti particolari privilegi, ed assicurò a se stesso e alla sua famiglia la presenza continuativa di un sanitario, con il titolo di “medico della casa di Augusto”. 

    Gli Imperatori che seguirono, attribuirono loro molti altri vantaggi, tra i quali l’esenzione dalle imposte e dal servizio militare; assunsero anche medici personali, creando la figura dell’ “Archiater Sacri Palatii” e, col tempo, valutarono politicamente utile assegnare medici ad ogni regione, per assicurare un servizio pubblico di assistenza sanitaria anche alle persone più povere. Ebbero pure medici propri le imprese pubbliche: come i teatri, le palestre dei gladiatori.

    La medicina a Roma – Un medico, venuto a Roma ai tempi di Pompeo Magno e divenuto celeberrimo fu Asclepiade, i cui scritti sono citati da Plinio, Celso, Galeno e Celio Aureliano. Egli fu medico di Crasso e di Cicerone. Accumulò un’enorme fortuna con i proventi della sua professione. Si racconta che sia divenuto famoso quando durante un funerale seppe riconoscere nel defunto un caso di catalessi e riuscì a risvegliarlo. La gente gridò al miracolo e il clamore di tale episodio ebbe vastissima eco.

    I metodi curativi di Asclepiade, seguace di Epicuro, si basavano sul principio di una condotta di vita salutare: diete, ginnastica, passeggiate, corse, idroterapia e movimento del corpo in genere all’aria aperta. Con lui ebbe inizio la fortuna delle palestre, delle terme e dei bagni in acque termali. Fu anche un medico di grande finezza clinica e pratica, che, con un’intuizione che lo avvicina molto a concetti propri dell’epoca attuale, fondava le sue terapie non solo sulla base dell’osservazione attenta dei sintomi, ma anche sullo studio delle circostanze ambientali del malato, considerando parte integrante della cura il favorire situazioni di benessere e felicità psico-fisica quali il godimento della musica o di altre cose gradevoli e rasserenanti.


    Famosissimo divenne Claudio Galeno (Pergamo 129 d.C.- Roma 200 circa). Egli studiò a Smirne, a Corinto e ad Alessandria nella scuola di anatomia. Fu nominato medico dei gladiatori. L’Imperatore Marco Aurelio lo chiamò a corte nel 169. A Roma ebbe modo anche di affermarsi con grande successo. Fondò una scuola di anatomia.

    Galeno impose la sua autorità scientifica su tutte le specializzazioni mediche. Le sue teorie furono considerate una base dogmatica e indiscutibile almeno fino al VII secolo.

    Fu, inoltre, un grande farmacologo: la sua farmacopea comprendeva 473 piante medicinali, che egli raccoglieva personalmente, e che scopriva, specie durante i suoi viaggi. Preparava da sé i farmaci. Studiò le proprietà delle piante e le sue osservazioni costituiscono ancora la base dell’odierna farmacologia galenica.




    I medici di quell’epoca avevano a loro disposizione solo le conoscenze scientifiche e le teorie degli studiosi che li avevano preceduti, il proprio intuito e una meticolosa attenzione nell’osservare i sintomi del paziente. Non disponevano delle certezze fornite dalle tecnologie moderne. Malgrado ciò, furono capaci di diagnosticare un numero notevole di malattie e trovare valide terapie.

    Si crearono molte specializzazioni, sulla base degli studi a cui i medici indirizzavano il loro particolare interesse.

    Vi furono medici specializzati nelle malattie infettive, che a Roma costituivano una delle più ricorrenti cause di morte, specie nelle classi più umili della società. Polmonite, meningite, difterite, tifo, le varie forme di tubercolosi, malattie contagiose in genere, trovavano nelle condizioni ambientali (abitazioni inidonee e sovraffollate, scarsa disponibilità di acqua e, quindi, di igiene, alimentazione inadeguata) terreno fertile per diffondersi, trasformandosi spesso in epidemie.

    Numerosi furono in tutto l’Impero gli oculisti, i disturbi e le malattie degli occhi erano molto frequenti.
    Vi furono chirurghi odontoiatri, la cui scienza e capacità derivavano dalle scuole e dalle esperienze degli Egizi, dei Fenici, dei Greci, e degli Etruschi, e vi furono anche medici chirurghi di ogni altro tipo. L’attività di tutti costoro, in assenza degli anestetici e dei metodi meno invasivi odierni, era sinonimo di tortura e di macelleria. Gli strumenti da essi utilizzati sono in mostra  nei musei archeologici e, al solo vederli, non si può fare a meno di rivolgere un pensiero di umana commiserazione nei confronti dei malcapitati che ne dovettero provare l’uso su di sé.
    Ad una potenza sostanzialmente militare come quella di Roma, non potevano mancare, assegnati ad ogni unità organizzativa dell’esercito, medici e chirurghi specializzati che ne dovevano assicurare la necessaria efficienza e, in particolar modo, il superamento delle inevitabili emergenze causate dai combattimenti.

    Numerose furono le donne che si occuparono di attività sanitarie. Molte a livello empirico: persone che conoscevano le virtù delle erbe e le somministravano ai loro clienti; altre esercitavano nel campo specifico della ginecologia, come le levatrici e le ostetriche che assistevano le donne nella gravidanza e nel parto.

    Vi fu anche un gran numero di donne medico, specializzate principalmente in ginecologia e ostetricia. Ma se ne possono annoverare pure molte altre che si dedicarono a campi scientifici diversi. Plinio il Vecchio riporta i nomi di Salpe di Lemno come valente oculista e Olimpia di Tebe, come nota ginecologa. Famosa fu una certa Cleopatra (II sec.d.C., vissuta a Roma), che scrisse un trattato “De Geneticis” sulla ginecologia, sulla dermatologia e sulla cosmesi, molto utilizzato almeno fino al VI secolo. Però tale opera, essendo stata più volte ricopiata, in seguito finì con l’essere confusa con altre e attribuita ad autori diversi da lei, ovviamente uomini.

    Lo stesso accadde ad Aspasia, che scrisse un testo sulle malattie femminili, ormai perduto, e che, col tempo, fu invece attribuito ad un uomo di nome Aspasio.


    L’attribuzione a uomini di alcune opere di valore: mediche, scientifiche o altro, nei sistemi patriarcali non è un fatto così eccezionale o accidentale. Una spiegazione nella logica del loro “indiscutibile” assioma sull’inferiorità femminile, il quale crea grande difficoltà e, spesso, il rifiuto a riconoscere in genere intelligenza, capacità e meriti alle donne; in modo particolare, poi, quando questi si dimostrano molto elevati, come negli ambiti di maggiore prestigio ed eccellenza, quali possono essere le varie branche della scienza e della ricerca o di coraggio nel caso di altre imprese.

    Le società patriarcali, in simili riconoscimenti vedono vacillare l’impalcatura dei pregiudizi accumulati col tempo a giustificazione della loro misoginia e, quindi, messa in discussione l’esclusività dei valori da esse posti a base dell’identità e del prepotere maschile e ciò si verifica ancora in troppi Paesi.
    Nella cultura occidentale questo fenomeno “sembra” far parte in buona parte del passato, ma per millenni è stata una storica, pesante realtà, sino a tempi recenti.



    Nel video: ricostruzione di una giornata nella casa di un ricco medico dell'antica Roma con rievocazione di un intervento chirurgico su un ferito, recitato interamente in greco e latino. Esposizione di erbe medicinali e offerte votive al dio Tiberino. Evento realizzato all'interno del Museo della Civiltà Romana, a Roma.


    Video - Quattro Sassi - Guida alla Domus del Chirurgo - Rimini






    LO STRAPOTERE DELLA CLASSE MEDICA


    LO STRAPOTERE DELLA CLASSE MEDICA


    Non è questione di fragilità È giustissimo non essere preparati mentalmente a una asportazione decisa dal primo che arriva, pronto  a distruggere delicatissimi equilibri. Una medicina degna di rispetto è quella che punta al ripristino intelligente di tali equilibri, e non a un semplicistico ricorso al bisturi.

    La medicina ignora deliberatamente le funzioni autoguarenti del corpo umano. L’inquietudine, il panico e le paure ingenerati dalle pressioni mediche aggrava le condizioni .

    STARE ALLA LARGA DAL BISTURI È GIUSTO, LOGICO E NORMALE
    Solitamente la classe medica ritiene un organo guaribile (quando lo ritiene guaribile) mediante asportazione, secondo i vezzi, le decisioni e i verdetti di un qualsiasi medico, sia egli mediocre, bravo o anche premio Nobel del settore. Stiamo attenti a difendere con le unghie e coi denti l’integrità inviolabile del nostro corpo.

    I METODI SBRIGATIVI DELLA MEDICINA NON RAPPRESENTANO AFFATTO UNA SOLUZIONE IDEALE
    I problemi  di sovente sono inguaribili coi mezzi della disinvolti ed invasivi della medicina, la quale nulla fa contro il disordine organico o mentale che sta alla base causativa della alterazione in corso, ma si limita a intervenire chirurgicamente.
    VIVERE DA PERSONE MUTILATE NON È AFFATTO UNA CONDIZIONE INVIDIABILE
    Vivere mutilati non è affatto una condizione invidiabile, come quella di vivere da persona medicalizzata e costretta ad assumere farmaci a vita.

    Fonte: Valdo Vaccaro




    Biografia di Valdo Vaccaro


    Valdo Vaccaro, nato a Mattuglie (Fiume), ex-Italia, nel 1943, da padre friulano e madre italo-croata, vive nei pressi di Udine con la moglie di Hong Kong Kathleen e i suoi due figli. Laureatosi in economia nel 1972 all’Università di Trieste, si è dedicato per tre anni all’insegnamento e al giornalismo. Dal 1975, dopo aver girato tutti i continenti per una grossa fabbrica udinese, ha iniziato a collaborare con diverse aziende nazionali per l’affermazione del Made in Italy nell’area asiatica. Parallelamente a questo filone professionale, ha continuato a credere e praticare la sua fede etica e salutistica, ad affinare il suo rispetto irremovibile per gli animali più brutalizzati e meno protetti. Si è laureato nel 2002 in filosofia e naturopatia
    Valdo Vaccaro ha nel suo carnet una manciata di libri completati e altri in preparazione. È autore di “Alimentazione Naturale“,  “Storia dell’Igienismo Naturale” “Alimentazione Naturale 2” e “Dizionario di Salute Naturale“, editi da Anima Edizioni, nonché “Diabete“, edito da Hygea Edizioni. Sono a disposizione del pubblico internazionale “Manual Pratico de Higienismo” in spagnolo, da parte della Ediciones Obelisco. 
    Oltre alle più di 6000 tesine del blog, è seguito dal pubblico in Italia e fuori confine,  da segnalare la direzione della HSU, Health Science University di Imola-Bologna, Scuola Superiore di Salute e di Comportamento, una scuola d’avanguardia igienistico-naturale che si pone in modo costruttivo al fianco del sistema istituzionale e della medicina olistica per offrire una nuova via, per promuovere un nuovo sistema esistenziale che aiuti le persone a vivere in armonia con le proprie necessità fisiologiche, etiche, estetiche, mentali e spirituali.






    Stiamo entrando in una società di controllo


    Si sta sta abbandonando il modello dell'uomo come animale politico, socievole, razionale. (FUSARO)


    DIEGO FUSARO: "Stiamo entrandoè bene averne coscienzain una società di controllo

    Sta finendo l'era della società disciplinare e stiamo entrando in una fase di società di controllo.


    Quello che sta avvenendo molto evidentemente è il fatto che si sta sta abbandonando il modello dell'uomo  come animale politico, socievole, razionale.


    Si sta imponendo, in coerenza con le logiche della tecnicizzazione capitalistica, il paradigma dell'uomo come animale tecnicizzato che sempre più diventa mero supporto della tecnica, un mero giocattolo nelle mani della tecnica, un mero apparato, una mera protesi di questo sistema che ha come fine non certo quello di valorizzare la vita umana rendendola miglioresemplicemente  l'unico valore è la nichilistica crescita autoreferenziale della tecnica stessa."








    Burnout dottori drogati | Bisturi e cocaina: oltre 40mila i medici che fanno uso di sostanze


    Bisturi e cocaina: oltre 40mila medici coinvolti
    Dalla sala operatoria al pronto soccorso. Il dieci per cento dei medici ha problemi di droga e alcol. La fatica e i turni più lunghi aggravano il problema. A Torino è nato un centro per far fronte alla situazione

    Droghe e alcol negli ospedali italiani sono molto più diffusi di quanto si pensi, il problema sembra in aumento con i turni massacranti ai quali sono sottoposti i medici dopo il blocco delle assunzioni e i tagli alla sanità.

    I più colpiti dalle dipendenze sono chirurghi, anestesisti, medici di pronto soccorso, psichiatri e ginecologi.
    In Germania, il medico Kalus Lieb in uno studio condotto a Magonza ha scoperto che un chirurgo su cinque assumeva sostanze psicoattive legali o illegali, mentre il 15% consumava antidepressivi.

    Fonte: L'inchiesta/




    Sindrome di Burnout nei medici 

    Il burnout influenza tutta la vita di una persona – non c’è più niente che funzioni. È lo psicoanalista Herbert Freudenberger (1927-1999)che nel 1974 ha coniato il termine “burn out” per la prima volta. Chi risulta “bruciato” (letteralmente Burn-out) è cinico, isolato e incapace di funzionare in modo efficace. E ciò può avere conseguenze particolarmente gravi specie per quanto riguarda la professione medica.

    I medici spesso effettuano turni di lavoro la cui durata è imprevedibile. Lavorano con pazienti gravemente malati e con i loro familiari preoccupati. Spesso hanno pochissimo spazio da dedicare alla propria vita privata. I tempi di lavoro molto lunghi sono correlati al tasso di sindrome di burnout negli internisti, nei medici di medicina generale, nei medici di cure palliative, nei giovani medici e nei radiologi. Inoltre, i medici ospedalieri spesso sono giovani e inesperti, fattore che contribuisce ad aumentare lo stress. A questo si aggiungono le pressioni ricevute dall’alto dettate dalle potenti gerarchie ospedaliere. Gli studi hanno dimostrato che i medici più giovani soffrono più spesso di burnout rispetto a quelli più vecchi proprio a causa della loro inesperienza.

    Fonte: DockCheckNews



      burnout in inglese significa "bruciarsi"


    La sindrome da burnout (o semplicemente burnout) è l'esito patologico di un processo stressogeno che interessa, in varia misura, diversi operatori e professionisti impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali.
    Maslach e Leiter (2000) hanno perfezionato le componenti della sindrome attraverso tre dimensioni:
    • deterioramento dell'impegno nei confronti del lavoro;
    • deterioramento delle emozioni originariamente associate al lavoro;
    • problema di adattamento tra la persona ed il lavoro, a causa delle eccessive richieste di quest'ultimo.
    Il burnout diventa una sindrome da stress non più esclusiva delle professioni d'aiuto, è probabile in qualsiasi organizzazione di lavoro.
    William Powell ha dimostrato la correlazione tra burnout ed  alienazione negli assistenti sociali.

    La “sindrome del burnout” è una tipologia specifica di disagio psicofisico connesso al lavoro ed interessa, in varia misura, operatori e professionisti impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali.
    Il burnout" colpisce in misura prevalente coloro che svolgono le cosiddette professioni d'aiuto o “helping professions ma anche coloro che, pur avendo obiettivi lavorativi diversi dall'assistenza, entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza. Il problema è stato riscontrato in modo predominante in coloro che operano in ambiti sociali e sanitari come medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, counselors, esperti di orientamento al lavoro, fisioterapisti, operatori dell'assistenza sociale e sanitaria, infermieri, guide spirituali, missionari, agenti delle forze dell'ordine e operatori del volontariato.
    Il fenomeno è stato studiato, esso è stato riscontrato anche in tutti quei mestieri legati alla gestione quotidiana dei problemi delle persone in difficoltà, a partire dai poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco, consulenti fiscali, avvocati, nonché in quelle tipologie di professioni educative (es. insegnanti) che generano un contatto, spesso con un coinvolgimento emotivo profondo, con i disagi degli utenti con cui lavorano e di cui guidano la crescita personale.
    Se non opportunamente aiutati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato (il termine burnout in inglese significa proprio "bruciarsi"). In tali condizioni può anche succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche delle persone a cui badano, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro.

    Il burnout comporta esaurimento emotivodepersonalizzazione, un atteggiamento spesso improntato al cinismo e unsentimento di ridotta realizzazione personale. Il soggetto tende a sfuggire l'ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso e lavorando con entusiasmo ed interesse sempre minori, a provare frustrazione e insoddisfazione, nonché una ridotta empatia nei confronti delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Il burnout si accompagna spesso ad un deterioramento del benessere fisico, a sintomi psicosomatici come l'insonnia e psicologici come la depressione. I disagi si avvertono dapprima nel campo professionale, ma poi vengono con facilità trasportati sul piano personale: l'abuso di alcol, di sostanze psicoattive ed il rischio di suicidio sono elevati nei soggetti affetti da burnout.


    La prevalenza della sindrome nelle varie professioni non è ancora stata chiaramente definita, ma sembra essere piuttosto elevata tra operatori sanitari quali medici e infermieri (ad esempio, secondo un recente studio olandese in Psychological Reports, non meno del 40% dei medici di base andrebbe incontro ad elevati livelli di burnout), insegnanti e poliziotti.

    Le fasi del burnout

    Negli operatori sanitari, la sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi.
    • La prima, preparatoria, è quella dell'"entusiasmo idealistico" che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
    • Nella seconda ("stagnazione") il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L'entusiasmo, l'interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.
    • Nella terza fase ("frustrazione") il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall'ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
    • Nel corso della quarta fase ("apatia") l'interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all'empatia subentra l'indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale".

    Le cause del burnout

    Le cause più frequenti di burnout sono:
    • sovraccarico di lavoro: il disadattamento è presente quando la persona percepisce un carico di lavoro eccessivo (richieste lavorative così elevate da esaurire le energie individuali, da non rendere possibile il recupero), o quando, anche in presenza di un carico ragionevole, il tipo di lavoro non è adatto alla persona (si percepisce di non avere le abilità per svolgere una determinata attività) e quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato (il lavoro scatena una serie di emozioni che sono in contraddizione con i sentimenti della persona).
    • senso di impotenza: il soggetto non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad influire sull'esito di un determinato evento.
    • mancanza di controllo: il disadattamento si verifica quando l'individuo percepisce di avere insufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorità per attuare l'attività nella maniera che ritiene più efficace.
    • riconoscimento: si ha disadattamento quando si percepisce di ricevere un riconoscimento inadeguato per il lavoro svolto.
    • senso di comunità: è presente disadattamento quando crolla il senso di appartenenza comunitario all'ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca il sostegno, la fiducia reciproca ed il rispetto e le relazioni vengono vissute in modo distaccato ed impersonale.
    • assenza di equità: si ha disadattamento quando non viene percepita l'equità nell'ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l'assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l'attribuzione di promozioni e avanzamenti di carriera.
    • valori contrastanti: il disadattamento nasce quando si vive un conflitto di valori nel contesto di lavoro, quando la persona non condivide i valori che l'organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano corrispondenza, a livello organizzativo, nelle scelte operate e nella condotta.
    • facile identificazione del personale con la malattia.

    Le conseguenze del burnout

    A livello individuale

    • Atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti
    • Atteggiamenti negativi verso se stessi
    • Atteggiamenti negativi verso il lavoro
    • Atteggiamenti negativi verso la vita
    • Calo della soddisfazione lavorativa
    • Calo dell'impegno verso l'organizzazione
    • Riduzione della qualità della vita personale
    • Peggioramento dello stato di salute

    Fonte: Wikipedia



    File: BurnOut.JPG







    Il burn out del medico di pronto soccorso
    di Alessandro Sabidussi
    Medico della medicina d’urgenza e pronto soccorso dell’ospedale Gradenigo di Torino

    "Cari colleghi,
    Ogni professione per chi la svolge contiene aspetti di sofferenza e di disagio più o meno connaturati alla professione stessa, ma comunque inevitabili. Spesso sono fortemente caratterizzanti quel tipo specifico di attività, se non addirittura elementi di selezione meritocratica. Pensiamo ad esempio al rischio per la propria incolumità per chi presta servizio nei corpi di Polizia o dei Vigili del Fuoco, l’aspro confronto dialettico per chi professa l’avvocatura o l’attività di rappresentanza politica o sindacale, il peso della responsabilità decisionale per un magistrato o per un funzionario di banca, la necessità di raggiungere e mantenere elevati livelli di concentrazione per un pilota di aerei o per un controllore di volo, l’ansia di produrre un buon pezzo nei tempi stabiliti per un giornalista, l’esigenza di pianificare costantemente strategie vincenti a breve, medio e lungo termine per un manager di azienda, e l’elenco potrebbe proseguire occupando diverse pagine." (continua)

    Fonte: simeublog









    Vi siete mai chiesti in quali mani è la nostra salute? A chi l'affidiamo? E a cosa rinunciamo e perdiamo o rischiamo di perdere delegandola ad altri? Abdicando a noi stessi. 














    ARTICOLI CORRELATI:































    «La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

    La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo. 

    Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.

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