mercoledì 23 settembre 2015

L'avvocato, il dottore e la giovanilità negata, quasi ripudiata.


GABRIELLA FILIPPONE

Realmente accaduto, a me, in sala operatoria, il 14 settebre scorso.

Il dottore mi accoglie con un sorriso soave e dice: "Come è giovane questa signora. Che lavoro fa?" 


Gli rispondo: avvocato. Ricambio il sorriso.

Lui cambia espressione, mi guarda con sospetto.. come si guardano gli esattori delle tasse.. i testimoni di Geova, ed altri personaggi "pittoreschi".



Il dottore mi guarda di nuovo e infastidito, a denti stretti, sentenzia: "allora no!



No cosa? 

Chissà a che si riferiva in quel momento!

Cosa elucubrava velocemente il dottore?


Quali formule magiche o quali luoghi comuni aveva spolverato la sua mente in quel momento? 


Nel mentre sto "crepando" di paura, il tizio si sta accingendo ad operarmi e me la mena con queste sue perplessità circa la mia giovinezza/vecchiezza, sul mio lavoro..  e sono nelle sue mani, tra pochi minuti sarò anestetizzata. 


Vorrei piangere o levitare altrove. 


Invece sto lì e vedo solo i suoi occhi, il resto è nascosto dalla mascherina, e forse odia gli avvocati, quindi anche me, penso, confusamente.


Non avevo tempo per chiederlo, il medico stava trafficando con l'equipe e l'anestesista.

Insomma sto caxxo di lavoro è proprio discriminante e lo è nei momenti meno opportuni, come quelli in cui magari rivesti il ruolo delicato di paziente.

Forse siamo l'incubo dei camici bianchi e delle assicurazioni, di tanti altri. 

Siamo cmq diffusamente temuti e odiati come categoria.






SAEZ Jeunesse lève-toi | Giovinezza togliti di qui (video)




Che dire?

Non sono un ricco avvocato, non godo di redditi adatti al "rango",  però i fastidi della professione me il becco tutti in pieno.

Nemmeno dal medico sono al  sicuro  :-( 



A Napoli direbbero:"cornuta e mazziata" . 








"Un medico" di Fabrizio De Andrè  (testo)

Da bambino volevo guarire i ciliegi 
quando rossi di frutti li credevo feriti 
la salute per me li aveva lasciati 
coi fiori di neve che avevan perduti. 

Un sogno, fu un sogno ma non durò poco 
per questo giurai che avrei fatto il dottore 
e non per un dio ma nemmeno per gioco: 
perché i ciliegi tornassero in fiore, 
perché i ciliegi tornassero in fiore. 

E quando dottore lo fui finalmente 
non volli tradire il bambino per l'uomo 
e vennero in tanti e si chiamavano "gente" 
ciliegi malati in ogni stagione. 

E i colleghi d'accordo i colleghi contenti 
nel leggermi in cuore tanta voglia d'amare 
mi spedirono il meglio dei loro clienti 
con la diagnosi in faccia e per tutti era uguale: 
ammalato di fame incapace a pagare. 

E allora capii fui costretto a capire 
che fare il dottore è soltanto un mestiere 
che la scienza non puoi regalarla alla gente 
se non vuoi ammalarti dell'identico male, 
se non vuoi che il sistema ti pigli per fame. 

E il sistema sicuro è pigliarti per fame 
nei tuoi figli in tua moglie che ormai ti disprezza, 
perciò chiusi in bottiglia quei fiori di neve, 
l'etichetta diceva: elisir di giovinezza. 

E un giudice, un giudice con la faccia da uomo 
mi spedì a sfogliare i tramonti in prigione 
inutile al mondo ed alle mie dita 
bollato per sempre truffatore imbroglione 
dottor professor truffatore imbroglione. 




Video: Un Medico - FABRIZIO DE ANDRE








Forse peggiore è stato però il tragitto dal reparto alla sala operatoria.

Provo a riviverlo qui.


Di mattina presto mi prelevano in stanza, imbarellata. 


Mi ero appena fatta una doccia per rilassarmi, non so nulla di yoga e di tecniche di rilassamento, però me le invento sul momento per l'esigenza, cerco di estraniarmi da tutto, esistiamo solo io e la fragranza del bagno schiuma, uno di quelli biologici, delicato, per bambini.


Dicevo.. sono in barrella, attraverso il lungo corridoio del reparto, mi sorridono gli altri pazienti al passaggio, in questo frangente in tanti mi augurano chi i lupi schiattino mentre io dovrei trovarmi in quel  momento preciso nella loro bocca.. situazione complicata anche per un equilibrista da circo.


Entro nell'ascensore, le infermiere mi sorridono. Parlano con me e tra di loro.


Ad un certo punto, una delle due mi guarda, mi fissa negli occhi, si fa una risata acuta e commenta: "Come ti sei fatta bella! - (caxxo mi sono solo lavata) - Vuoi fare colpo su qualcuno in sala operatoria?"



Non posso rispondere, non c'è tempo, non c'è niente da dire,  ho solo il tempo, tra  me e me,  di catalogare l'infermiera tra i soggetti mentalmente disturbati. Vorrei piangere o prenderla a schiaffi, invece accenno un sorriso e faccio timidamente di no con la testa, come un cagnolino mogio e ubbidiente.


Certo, ho proprio bisogno di essere presa per il "culo" dalla infermiera prima di entrare in sala operatoria. Forse nelle ASL si usa così e io non lo sapevo? 

La situazione era irreale, come i dialoghi, le attenzioni e le parole che mi dedicano. I loro goffi tentativi di incoraggiamento.

Li lascerei tutti a lei i preziosissimi  uomini  che mi attendono in sala operatoria. 


Venditti potrebbe scrivere una canzone per le infermiere. Ha già fatto sposare le segretarie con gli avvocati, potrebbe ora dedicarsi alle infermiere, dando loro utili dritte per farsi   sposare dai medici. E' giusto, no? Anzi, mi sembra decisamente giusto. Venditti pensaci! Le infermiere aspettano te! 


Quanto a me,   le avrei  lasciato  pure il mio posto quella mattina. 

Si, esatto, l'avrei lasciato all'infermiera, mica ero gelosa di quel mio status di degente, anzi, glielo avrei ceduto volentieri.. per fuggire via a gambe levate, oltrepassare  gli ingressi dell'ospedale.. e tornare tra i "civili"!

Sognare di poter fuggire, di respirare nuovamente e liberamente.. e chi s'è visto s'è visto! Saluti e baci a tutti! Ciao ciao lavoratori ASL! Ci si vede, belli. Non lavorate troppo, non stancatevi, che poi vi consumate come candele.  "We don't need another hero".. (David Bowie e Tuna Turner).





EDOARDO BENNATO

Dotti medici e sapienti



E nel nome del progresso
il dibattito sia aperto,
parleranno tutti quanti,
dotti medici e sapienti.


Tutti intorno al capezzale
di un malato molto grave
anzi già qualcuno ha detto
che il malato è quasi morto.

Così giovane è peccato
che si sia così conciato
si dia quindi la parola
al rettore della scuola.

Sono a tutti molto grato
di esser stato consultato
per me il caso è lampante
costui è solo un commediante!

No, non è per contraddire
il collega professore
ma costui è un disadattato
che sia subito internato!

Permettete una parola, io non sono mai andato a scuola
e fra gente importante, io che non valgo niente
forse non dovrei neanche parlare,

Ma dopo quanto avete detto, io non posso più stare zitto
e perciò prima che mi possiate fermare
devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare,
di alzarsi e scappare anche se si sente male,
che se si vuole salvare, deve subito scappare!

Al congresso sono tanti,
dotti, medici e sapienti,
per parlare, giudicare,
valutare e provvedere,
e trovare dei rimedi,
per il giovane in questione.

Questo giovane malato
so io come va curato
ha già troppo contaggiato
deve essere isolato!

Son sicuro ed ho le prove
questo è un caso molto grave
trattamento radicale
prima che finisca male!

Mi dispiace dissentire
per me il caso è elementare
il ragazzo è un immaturo
non ha fatto il militare!




Si intuisce che  a pelle non mi fido delle ASL? Non mi fido dei medici e nemmeno delle infermiere. E' un rigetto a pelle. VI ODIO a  prescindere. Sappiatelo. E' più forte di me, ho come un senso di allarme che scatta automaticamente quando mi trovo a contatto con Voi. Chiamatele fobie. Chiamatele come Vi pare. 

Ad ogni modo sappiatelo.


Sappiate pure che non si è trattato di un intervento estetico. Magari!




"L'avvelenata" di Francesco Guccini (testo)

"Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, le attuali conclusioni
credete che per questi quattro soldi, questa gloria da stronzi, avrei scritto canzoni;
va beh, lo ammetto che mi son sbagliato e accetto il "crucifige" e così sia,
chiedo tempo, son della razza mia, per quanto grande sia, il primo che ha studiato...

Mio padre in fondo aveva anche ragione a dir che la pensione è davvero importante,
mia madre non aveva poi sbagliato a dir che un laureato conta più d' un cantante:
giovane e ingenuo io ho perso la testa, sian stati i libri o il mio provincialismo,
e un cazzo in culo e accuse d' arrivismo, dubbi di qualunquismo, son quello che mi resta...

Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa,
però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia;
io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi:
vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...

Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare,
godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare...
se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie:
di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo...

Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista,
io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista!
Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino,
io solo qui alle quattro del mattino, l'angoscia e un po' di vino, voglia di bestemmiare!

Secondo voi ma chi me lo fa fare di stare ad ascoltare chiunque ha un tiramento?
Ovvio, il medico dice "sei depresso", nemmeno dentro al cesso possiedo un mio momento.
Ed io che ho sempre detto che era un gioco sapere usare o no ad un certo metro:
compagni il gioco si fa peso e tetro, comprate il mio didietro, io lo vendo per poco!

Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende alla sera per un po' di milioni,
voi che siete capaci fate bene a aver le tasche piene e non solo i coglioni...
Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete,
un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!

Ma s' io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!"




Video "L'avvelenata" di Francesco Guccini






4 commenti:

  1. Buongiorno Gabriella. Pare che oltre ad avere in comune la professione, condividiamo il piacere della bella musica, quella che ancora fa riflettere. Proprio qualche giorno fa mi è stato presentato un tizio che diceva di essere un dottore. Mi guarda e mi dice: "Avvocato, il suo è proprio un brutto mestiere". Da buon avvocato avrei dovuto attacar briga, invece mi sono limitato a rispondergli: "Qualcuno lo deve pur fare".
    È bello leggerti, mi piace il tuo modo di scrivere. A presto. Paolo

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  2. Buongiorno Collega,
    mi sono trovato nella Tua medesima situazione, ahimé, in più di una occasione, una delle quali aveva visto il medico di reparto, sceso in pronto soccorso, sbagliare clamorosamente la diagnosi di ingresso e diagnosticare, in luogo di una pericardite da virus influenzale, "infarto in corso" e, quindi, sommistrarmi terapia antitrombotica e mandarmi a fare una angioplastica di urgenza!!
    Al rientro in reparto, dopo che la coronografia aveva escluso sia l'infarto che pericolose ostruzioni delle arterie, in sede di compilazione della cartella clinica, alla domanda "professione?", cala il gelo nel reparto.
    Conclusione: prima di dimettermi hanno atteso almeno 3 giorni in più per "farmi calmare" per bene e ridurre il rischio di azione di risarcimento.
    Il nostro lavoro ci penalizza perchè, al netto di cause "meramente speculative", siamo noi lo "strumento primario" per dare giustizia ai torti subiti da medici incompetenti o superficiali!!
    Tanti cai auguri di una pronta guarigione.
    Raffaele Russo

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