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UN'INUTILE DENUNCIA PRESSO LA PROCURA DI BOLOGNA (anno 1999)










Personalmente ho superato la storia in sè ed ho elaborato il lutto e la perdita di mio fratello. E'  passato tanto tempo. Voglio però  far emergere pubblicamente questa storia tragica perché l'Italia continua a sbattersi negli stessi problemi ancora attualissimi


Gli spacciattori erano extracomunitari e il dottore che ricettava e somministrava a mio fratello, nonché a stessa,  una quantità abnorme e criminale  di psicofarmaci e potenti antidolorifici (farmaci per malati terminali) etc.ha un nome cognome: Paola Pesci. Per vicende simili mi raccontava mio fratello che la Pesci in precedenza fu sospesa dall'Albo di medici di Bologna.






AL SIG. PROCURATORE DELLA REPUBBLICA

PRESSO IL TRIBUNALE DI BOLOGNA

La sottoscritto Avv. Gabriella Filippone, nata a (omissis) residente in (omissis) in proprio,
Premesso
 che in data sabato 22 maggio 1999, la Questura di Bologna riceveva una telefonata anonima con cui una voce di accento straniero, extracomunitario, comunicava di un decesso  in Bologna alla via S. Stefano n.84. La Questura intervenuta sul luogo accertava il decesso nella sua abitazione di mio fratello Claudio Filippone (era nato a Milano il 18.2.1956) . Mio fratello veniva ritrovato sul suo letto con due siringhe vicino.


David Gilmour - Comfortably Numb Live in Pompeii 2016

Hello?
Is there anybody in there?
Just nod if you can hear me
Is there anyone at home?





Ritengo opportuno informarVi dei seguenti fatti.
Mia madre telefonava a mio fratello il giovedì precedente, 20 maggio, rispondeva però un estraneo con una voce impastata, il quale informava mia madre che Claudio stava dormendo. Mia madre chiamava nuovamente, la medesima voce rispondeva al telefono, la faceva attendere e dopo una certa pausa la comunicazione le veniva interrotta.


Mia madre mi comunicava l’accaduto, pertanto il venerdì 21 telefonavo più volte a mio fratello, sia al cellulare che risultava staccato che al numero di casa.
A casa di mio fratello rispondeva sempre una voce impastata, straniera, poco comprensibile. Chiedevo di mio fratello e mi diceva che dormiva e che aveva fatto fatica a svegliarlo. Perdevo quasi immediatamente la calma e minacciavo questo soggetto di denunciarlo, gli domandavo se era lui il padrone di casa o mio fratello e gli domandavo perché non me lo passava.   
Nel primo pomeriggio di venerdi 21, constata l’impossibilità di comunicare con mio fratello, telefonavo al 12 chiedendo il numero della Polizia o dei Carabinieri di Bologna.
Mi veniva fornito un numero cui  rispondeva un addetto della Questura di Bologna.
Lo informavo dell’accaduto premettendo che mio fratello si era trasferito a diciottanni da Pescara  per frequentare la facoltà di ingegneria dove si laureava brillantemente con tesi pubblicata che gli conferiva una borsa di studio come ricercatore universitario; si sposava con una psichiatra, dott.ssa Livia (omissis) di Bologna. Avevano un bambino nel 1998.
Pochi anni dopo si separava dalla moglie ed andava a convivere con una certa Paola Pesci, dottoressa, originaria di Castel S.Pietro, che ha fatto uso di sostanze stupefacenti e di psicofarmaci.
 Nel dicembre 97 mio fratello si licenziava dalla ATC di Bologna e riceveva una liquidazione di 180milioni. La Pesci si licenziava. Facevano un viaggio per l’Europa di qualche mese, il resto credo sia stato speso in droga pesante.Questi soldi di TFR finivano nel giro di un anno.
Nel febbraio 99 mio fratello e la Pesci, dopo un rapporto durato otto anni, litigavano e lei andava a stare dai genitori a Castel S.Pietro. Mio fratello entrava nel mese di marzo in una forte depressione, ci telefonava minacciando il suicidio se non gli riportavamo la sua Paola. Precisavo alla Questura che mio fratello aveva appena venduto una sua proprietà immobiliare, pervenutagli in eredità dal padre, deceduto nel 1995, per cui aveva disponibilità di denaro,   che a casa rispondeva un extracomunitario che non mi passava mio fratello, che avevo  motivo di ritenere che a casa di mio fratello potessero trovarsi quantitativi di droga pesanti superiori all’uso personale; che temevo per mio fratello in quanto aveva più volte minacciato di vole morire, chiedevo pertanto un intervento.
La Questura mi rispondeva che riteneva di non poter intervenire in quanto mio fratello era maggiorenne e consapevole, mi consigliava pertanto di telefonare alla Questura di Pescara, spiegando i fatti anzidetti, in quanto la Questura di Pescara doveva  autorizzare la Questura di Bologna a recarsi presso l’abitazione di mio fratello. Demoralizzata dalla risposta richiamavo il 12 chiedendo il numero dell’Antidroga di Bologna, mi veniva fornito il numero. Non riuscivo a contattare l’Antidroga in quanto nelle prime ore del pomeriggio di venerdì 21 ricevevo il segnale di avvio del fax. Provavo anche nelle ore di ufficio senza poter mettermi in contatto con l’Antidroga.
Non chiamavo la Questura di Pescara,  come consigliatomi, perché dopo la conversazione avuta con l’operatore di Bologna temevo di aver potuto esagerare nei confronti di mio fratello, rimandavo al giorno dopo sabato 22 per tentare di contattare l’Antidroga ritenendola più ricettiva  alle mie istanze.
Il giorno dopo mio fratello moriva, le circostanze della sua morte non sono ancora certe.

Rimane il fatto che ha lasciato uno scritto di nove pagine dove racconta alla sua Paola che in casa sua ci sono tre extracomunitari di cui uno “venditore all’ingrosso di coca” ed un altro che confezionava le “palline”, dosi monouso di eroina o cocaina.
All’interno dell’abitazione di mio fratello, domenica 23 maggio, abbiamo trovato siringhe usate quasi in ogni stanza, per terra, in un libro, sul tavolo della cucina; il secchio della spazzatura stracolmo di siringhe. L’ispettore Cantobelli con l’agente Lamparelli della Squadra Mobile di Bologna ha trovato e prelevato dei video porno della Pesci, una lettera di addio di mio fratello indirizzata alla sua Paola, agendine con degli indirizzi.
A me è sembrato di riconoscere la Pesci, con il viso in parzialmente  coperto, su una pagina di una rivista che propone scambi di coppie trovata a casa di mio fratello, insieme a diverse lettere di risposta ad un annuncio da loro stessi fatto pubblicare, sparse in camera da letto.
Faccio presente che nel 1992 mio fratello  prendeva in locazione un appartamento in via S Stefano n.84 dove andava a vivere con la Pesci.  Progettavano certo di rimanervi per molto in quanto ristrutturavano completamente il bagno e la cucina, per far questo mio fratello chiedeva un finanziamento.
Mio fratello non  si trovava bene all’ATC, per cui dal punto di vista lavorativo ci manifestava la sua insoddisfazione, progettava con la Pesci, specializzata in geriatria, con l’aiuto di soci finanziatori, di creare una casa di riposo  per anziani .Chiedevano altresì sovvenzioni statali di sostegno al progetto.
Nel contempo notavo in mio fratello, dopo alcuni mesi dalla morte di mio padre, dei mutamenti. 
Quando tornava a Pescara  non si metteva più in contatto con i suoi amici dei tempi del liceo, si chiudeva in camera con la Pesci per giorni a guardare la televisione, lei a leggere e dormire, lui a dormire, uscivano dalla stanza per mangiare o  andare in bagno.
Iniziavo a notare sul comodino della Pesci fiale consumate di medicinali quali il Valium ogni volta più numerose; schizzi di sangue sulla parete sopra il comodino della Pesci. Erano sempre pallidi e vestivano di nero. Sin dal 97 quando telefonavo a Bologna mio fratello rispondeva sempre con voce roca e impastata, confusa come se si fosse appena svegliato. Ho la certezza che mio fratello assumeva, oltre alla droga, quantitavi massicci di psicofarmaci, che ritengo gli somministrasse la Pesci.
Mio fratello nel 97 o 98 mi raccontava che Paola Pesci aveva una pistola, senza regolare licenza, che si era procurata in quanto svolgendo  il lavoro di guardia medica notturna temeva per la propria incolumità fisica. 
Mio fratello ha lasciato una lettera di addio alla sua Paola, spiegando che senza di lei non ce la faceva a vivere. 
Non credo che si sia ucciso per amore come lui scrive, piuttosto a causa del grave stato di prostrazione fisica e mentale in cui era caduto in conseguenza dell’uso di droghe pesanti e dell’abuso di psicofarmaci e potenti antidolorifici .
Ritengo che vi sia una responsabilità del medico che ha prescritto per anni a mio fratello detti farmaci, chiedo pertanto che si indaghi sul punto, in quanto ammesso che mio fratello necessitasse di psicofarmaci, questi gli sono stati prescritti e dunque assunti in misura sconsiderata.
I documenti rinvenuti a casa di mio fratello sono stati conservati  dalla dott.ssa Livia (omissis) , vedova di mio fratello.
Ai primi di maggio 99  mio fratello era sceso a Pescara in quanto non si sentiva bene ed aveva la febbre. Nel giro di qualche giorno si era ripreso ed aveva iniziato a mangiare dei pasti regolari. Chiedeva soldi a mia madre,  per procurarsi minimi quantitativi di cocaina.
Ci confessava di aver fatto di uso di eroina e di essere riuscito a smettere convincendo Paola nel dicembre 98 a chiudersi  in casa con lei  per una settimana senza praticamente mangiare.  Avevano però in seguito continuato a far uso di cocaina per endovena.
Ci diceva di non poter vivere senza di lei; che nel mese di febbraio l’aveva mandata via da casa perché non ce la faceva a vederla ciondoloni per casa incapace di fare nient’altro.
Lei era andata dai genitori; si erano in seguito riappacificati. Poi avevano un banale litigio, lei ha detto che andava a comprare le sigarette e non è più tornata, se non col padre e i carabinieri per riprendere le sue cose, rifiutandosi in seguito al telefono e di persona.
Raccontava a mia madre che Paola gli aveva rovinato la vita, che non faceva per lui, che gli amici comuni era contenti che si fossero lasciati.
Mio fratello era una persona molto brillante, estroverso ed intelligente. Con Paola aveva smesso di frequentare quasi tutti i suoi amici; quando lei è andata via è rimasto solo e disperato. “Sono morto per tutti” diceva.
Mi raccontava, sempre nel maggio scorso, di aver iniziato a far uso di eroina sei mesi dopo la morte del padre, mentre Paola aveva iniziato da giovanissima, intorno ai sedicianni. Era andata a convivere con un malvivente, dopo che questo aveva convinto il padre di lei a lasciarla andar via puntandogli una pistola in faccia.
Dopo un certo tempo lo aveva  lasciato ed era tornata a casa dei suoi.
Il ragazzo le mandava un mazzo di fiori che la madre gettava nell’immondizia, in seguito le madre le annunciava con estrema freddezza: "Maurizio Salvati si è ammazzato.".
Si era ammazzato per lei.  Mio fratello dunque era morbosamente attaccato a Paola Pesci: pur sapendo che un altro suo uomo è morto per lei, ha rinunciato a vivere, sconfitto dalla droga e dallla depressione in cui in ultimo  versava.
Claudio , il 16 maggio scorso, prima di ripartire per Bologna, aveva promesso alla madre che sarebbe tornato a pescara, tanto che le lasciava degli indumenti sporchi per ritrovarli puliti al suo ritorno. Mia madre gli aveva dato l’opportunità di un lavoro estivo a Pescara.
Lui sembrava avesse accettato, prometteva alla madre di salire a Bologna per dare la disdetta del contratto ai padroni di casa  e per un colloquio di lavoro a Vicenza presso la “Veneta System”.
Quando è morto sul suo letto a fianco a lui c’erano una cartina stradale aperta sul Veneto e l’orario dei treni aperto sulla pagina per Venezia, doveva partire per il colloquio, certamente aveva prelevato dei soldi dal conto  bancario, nel suo portafoglio non si è ritrovata una lira, così come mancava il suo cellulare che risultava staccato da tre giorni. 
Il suo declino è stato rapido: è arrivato a Bologna il 16 a sera ed è stato ritrovato morto vestito nel suo letto il 22 maggio. Ha iniziato con l’eroina nel 1996, non so quando abbia iniziato a far uso di psicofarmaci, tale tempo ritengo coincida con gli anni di convivenza con la Pesci.
 Motivo di crisi del loro rapporto è stato sin dall’inizio il padre di lei, Giulio (omissis), il quale sapendo che mio fratello era separato e con un figlio, aveva deciso di rompere qualsiasi rapporto con la figlia sino a quando non avesse rotto con mio fratello, la quale lamentava molto questa forzata separazione dai suoi genitori.
In ultimo mio fratello mi disse, nel maggio scorso, che Paola era falsa e che se avesse lanciato delle accuse nei suoi confronti per maltrattamenti lui avrebbe mostrato al giudice dei video che mostravano chiaramente quanto lei fosse masochista.
Permane in me l’amarezza per non essere riuscita salvare mio fratello, in quanto la Questura di Bologna, da me chiamata il giorno prima del suo decesso, non ha ritenuto di poter intervenire. Avrei preferito di gran lunga un fratello in carcere ad un fratello al cimitero. Ritengo che la Questura di Bologna abbia ingiustamente omesso di intervenire, precludendomi la possibilità di salvare mio fratello.
Chiedo in ultimo che venga analizzato il liquido prelevato dal medico legale sulla salma di mio fratello affinchè venga stabilita la sostanza che ha procurato la morte di mio fratello.
Tutto ciò premesso, la sottoscritta
DENUCIA
I fatti sopraesposti per le determinazioni o le indagini che la S. V. vorrà prendere o disporre.
Pescara, 20.8.1999
____________________________




Se cerco Claudio Filippone sul motore di ricerca Google resta solo questo di mio fratello:

Welcome!

Hi! We are Paola and Claudio, living in Bologna - Italy.Write us, our favorite arguments are: sex, drug, rock and roll and even job!

Benvenuta/o!

Ciao! Siamo Paola e Claudio di Bologna.Scrivici, i nostri argomenti preferiti sono: sesso, droga, rock and roll e perfino lavoro!


 Paola 

(immagine di Paola Pesci)




_______________________________






Ian Dury and the Blockheads - Sex and Drugs and Rock & Roll






Sex and drugs and rock and roll
Is all my brain and body need
Sex and drugs and rock and roll
Are very good indeed
Keep your silly ways or throw them out the window
The wisdom of your ways, I've been there and I know
Lots of other ways, what a jolly bad show
If all you ever do is business you don't like
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Is very good indeed
Every bit of clothing ought to make you pretty
You can cut the clothing, grey is such a pity
I should wear the clothing of Mr. Walter Mitty
See my tailor, he's called Simon, I know it's going to fit
Here's a little piece of advice
You're quite welcome it is free
Don't do nothing that is cut price
You know what that'll make you be
They will try their tricky device
Trap you with the ordinary
Get your teeth into a small slice
The cake of liberty
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex and drugs and rock and roll
Sex, drugs, rock, roll
Sex, drugs, rock, roll









Come è andata in Italia dagli anni 70' in poi. Date uno sguardo a quello che ha detto Barnard nel 2009, ben dieci anni fa


Ecco come morimmo (Paolo Barnard)



Mario Castelnuovo - Testo Lyrics Sette Fili Di Canapa

Testo della canzone

C'erano sette fili di canapa
e un Abele da uccidere,
sotto il cielo di rame

C'erano sette medici a tavola
e un amore già anemico
dissanguato, per strada

unirò sette fili ed avrò perduto,
unirò sette fili e sarò perduto

C'erano sette Cristi a Follonica
ed un ateo, sul Sinai,
bivaccava e aspettava

C'erano, poi, sette topi sull'edera
e più giù un cavaliere giovane
preso da una tagliola

unirò sette fili ed avrò perduto,
unirò sette fili e sarò perduto.



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