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Quanto costa avere la partita IVA? Aprire la P.I. è gratuito, ci sono però spese salate di mantenimento






Aprire una partita IVA è gratuito: consiste nel comunicare all’Agenzia delle Entrate l’inizio dell’attività, entro 30 giorni dal primo, mediante i modelli scaricabili dal sito. Tali documenti possono poi essere consegnati a mano all’ufficio dell’Agenzia, mediante raccomandata con ricevuta di ritorno altrimenti inviati online, scaricando un apposito software.
Al momento dell’apertura, è necessario scegliere: Codice ATECO (in riferimento all’attività specifica); Regime contabile (forfettario o a contabilità ordinaria).

E' necessario poi recarsi all’Inps per aprire la posizione previdenziale. Dopodiché, chi registra una ditta individuale deve scrivere alla Camera di Commercio e al Comune di appartenenza per comunicare l’avvio dell’attività

Possono aprire la P.I. tutti i titolari di società e i professionisti autonomi.

Quanto costa mantenere la partita IVA? Aprire la P.I. è gratuito; tuttavia, ci sono una serie di spese di mantenimento da considerare. 


In regime a contabilità ordinaria, bisogna considerare circa 80-100€ annui da pagare alla Camera di Commercio, circa 1000€ annui per il commercialista, i contributi Inps, l’Irpef e l’Irap

In regime forfettario, questa tipologia ha l’esenzione dall’IVA e una tassazione ridotta per i primi cinque anni. Per contro, però, non è possibile dedurre né detrarre le spese sostenute.

Fonte: per leggere l'articolo integrale vai su: Economia Finanza Online / Guide / Partita IVA: come si apre e quanto costa



Novembre 2019 | Avvocato Gabriella Filippone | Rassegna notizie on line ed altro tipo pensieri miei o di altri |


Aprire la Partita Iva senza pagare l’INPS è un sogno ricorrente di chi desidera mettersi in proprio.

Molti rinunciano ad una nuova attività in proprio, pur avendone un forte desiderio forte di dedicarsene, perché spaventati dai contributi INPS da pagare. In Italia c’è una cosa che preoccupa tutti coloro che decidono di aprire la Partita Iva: i contributi INPSIl motivo è che chi decide di aprire la Partita Iva non conosce con certezza quanto guadagnerà con la sua nuova attività. Purtroppo, sino a quando non inizi, non sai esattamente. Di certo c’è solo una cosa: le spese
La più pesante ed indigesta riguarda i contributi INPS. La cosa peggiore è che spesso si pagano in ogni caso, anche se non si guadagna nulla durante l’anno. Si inizia a pagarli praticamente da subito. In media dopo solo 3 mesi da quando si è aperto la Partita Iva, motivo a sentirti intimorito.
Due casi, in cui si può avviare un’attività senza l’obbligo di versare dei contributi all’INPS, sono una realtà. Esistono due casi molto diffusi per cui è possibile “evitare” del tutto legalmente il pagamento dei contributi. 
Aprire la Partita Iva senza pagare l’INPS: il dipendente
Molte persone vorrebbero incrementare le loro entrate da dipendente avviando un’attività in proprio, in questa peculiare situazione è possibile aprire la Partita Iva senza versare contributi all’INPS.
I dipendenti con contratto di lavoro full-time, con orario pieno e non parziale, possono beneficiare di una legge che li esonera dal pagamento dei contributi INPS in caso di apertura della Partita Iva. Il motivo di questa agevolazione è semplice. Lo Stato italiano obbliga chiunque lavori a pagare i contributi all’INPS: questi sono fondamentali per andare in pensione in futuro. 
Non è possibile rinunciare alla pensione e non pagare i contributi.


Sei un dipendente i contributi te li paga il tuo datore di lavoro; se invece sei un imprenditore, li devi pagare tu.

Nel caso in cui tu sia entrambe le cose, cioè un dipendente che apre la Partita Iva, puoi chiedere all’INPS l’esonero dai contributi per quanto guadagni con la Partita Iva.

E' normale che sia così: i contributi INPS li stai già pagando come dipendente, perché pagarli due volte?

In pratica, devi presentare una semplice domanda all’INPS nel momento in cui apri la Partita Iva in cui dichiari di essere lavoratore a tempo pieno e pertanto chiedi di essere esonerato dal versamento dei contributi previdenziali, allegando quindi copia della busta paga ed il contratto di lavoro subordinato.
Le eccezioni: questa norma non vale per tutti coloro che aprono la Partita Iva, riguarda solo gli artigiani e i commercianti e non i lavoratori autonomi. Se poi hai un contratto part-time le cose si “complicano” un pochino, sono considerati part-time tutti i contratti con orario di lavoro ridotto. Se il tempo pieno nel tuo settore di attività è di 40 ore settimanali e tu hai un contratto da 38 ore, sei considerato part-time.
Le cose si complicano perché non esiste una regola unica. E' lasciato tutto a discrezione dell’INPS, che decide caso per caso, e ogni sede ha regole diverse, c’è almeno una sede per provincia.
Col contratto full-time,  la domanda verrà accettata. Col contratto part-time, la certezza non c’è.  E' consigliato presentare in ogni caso la domanda e lasciare che siano loro a risponderti.
Aprire la Partita Iva senza pagare l’INPS: i lavoratori autonomi.
L’esonero dai contributi non riguarda i lavoratori autonomi.
Se apri la Partita Iva scegliendo questa categoria hai un vantaggio importante rispetto agli artigiani e ai commercianti.
I lavoratori autonomi pagano - ma solo quelli NON iscritti ad  una specifica Cassa previdenziale di settore, ad esempio i free lance, gli amministratori condominiali, etcetera - i contributi all’INPS in percentuale rispetto al loro guadagno.
Non ci sono contributi fissi da pagare ma è tutto in proporzione.
Se non guadagni nulla, non avrai nulla da pagare.
E non solo, il pagamento avverrà l’anno dopo l’apertura della Partita Iva e non subito, come accade per gli artigiani e i commercianti.
I due casi illustrati sono gli unici in cui è possibile aprire la Partita Iva e non pagare l’INPS in modo trasparente e legale. Fuori dai casi di legge attualmente previsti  puoi rischiare di prendere delle multe colossali.

Fonte: Avviare un'impresa | Il Commercialista al fianco di chi inizia.






Regime forfettario 2020, le novità per le partite IVA

In attesa del testo ufficiale della Legge di Bilancio, quali sono le ultime novità sul Regime Forfettario 2020.
Partite IVA 2020, novità sul regime forfettario: la Legge di Bilancio reintroduce limiti per l'accesso all'imposta sostitutiva del 15% per imprese e professionisti fino a 65.000 euro di compensi o ricavi
Per i titolari di partita IVA il 2020 un'importanti novità è il regime forfettarioIl forfettario e la sua mission agevolare l’avvio di nuove attività
La Legge di Bilancio 2020 ridisegna i confini della tassazione agevolata per le partite IVA, delineando i limiti per l’accesso al regime forfettario in merito a compensi ai collaboratori e redditi da pensione o da lavoro dipendente percepiti.
E' ad ora confermata la stretta su requisiti e condizioni d’accesso al regime fiscale agevolato per le partite IVA.
Sul limite di ricavi e compensi non vi sono novità e, salvo modifiche, dovrebbe quindi restare a 65.000 euro, di contro però, i titolari di partita IVA che intendono accedere al regime forfettario nel 2020, o che vi sono rientrati dal 2019, dovranno fare i conti con il ripristino dei vincoli su dipendenti e compensi ai dipendenti.

Tra le modifiche, vi è anche la possibile estensione dell’obbligo di fattura elettronica, con l’obiettivo di combattere in maniera efficace il fenomeno dell’evasione fiscale.


Il regime forfettario per le partite IVA è stato introdotto con il fine di ridurre la pressione fiscale sulle piccole imprese, semplificare gli adempimenti fiscali, e contrastare possibili condotte evasive.

Con le modifiche al regime forfettario 2020, cosa cambia quindi dal prossimo anno?
Per le partite IVA fino a 65.000 euro, l’accesso alla tassazione agevolata del 15% sarà subordinato alla presenza dei seguenti requisiti:


  • spese per il personale dipendente e per lavoro accessorio non superiore a 20.000 euro lordi;
  • conseguimento di redditi da lavoro dipendente o assimilati e pensioni non superiori a 30.000 euro


Anche le partite IVA minori dovranno farsi carico dell’obbligo dello scontrino elettronico dal 2020, carico che attualmente non prevede esoneri per i contribuenti forfettari.

Il passaggio in Parlamento della Legge di Bilancio 2020 potrebbe portare ad ulteriori modifiche nell’ambito della fiscalità delle partite IVA.

Fonte: per leggere l'articolo integrale vai su: Informazione fiscale  | Regime forfettario 2020, le novità in arrivo per le partite IVA | Anna Maria D’Andrea 




#Crozza #Lotteriascontrini #fratellidicrozza

CROZZA COME FUNZIONA LA LOTTERIA DEGLI SCONTRINI FRATELLI DI CROZZA 






Dal 2020 una vera rivoluzione: lo scontrino elettronico. È un’opportunità o un rischio? 

L’azione di controllo del Fisco si intensifica. Finiranno nella lente di ingrandimento tutti i privati consumatori.


Lo scontrino elettronico si affianca all’obbligo di trasmissione digitale dei corrispettivi giornalieri. Quest’obbligo, già partito dal 1° luglio 2019, sarà esteso a tutti i commercianti e gli artigiani nel 2020. Una vera rivoluzione, che richiede la dotazione di registratori di cassa telematici e riguarderà tutti, anche le Partite Iva in Regime Forfettario.
I corrispettivi saranno generati in formato digitale e alla trasmissione della singola operazione verrà abbinato anche il codice fiscale del consumatore. Gli acquisti con scontrino non saranno più anonimi. Si tratta di un elemento che forse potrebbe scoraggiare la richiesta dello scontrino da parte del cliente, in un momento storico molto delicato in tema di privacy. .

Lotteria degli scontrini 2020: premi fino a 1 milione e sanzioni per i trasgressori

Il cliente non sarà obbligato a chiedere l’inserimento del proprio codice fiscale. Ma proprio per questo sarà introdotta la lotteria degli scontrini. Gli scontrini che abbiano un valore minimo di 1 euro daranno accesso ad estrazioni periodiche che prevedono premi rilevanti. Ogni mese il primo premio assegnerà 50 mila euro, il secondo 30 mila euro e il terzo 10 mila euro. A fine anno verrà estratto il vincitore del super premio di 1 milione di euro. Gli importi delle vincite saranno totalmente esenti da tasse e quindi non si dovranno inserire nella dichiarazione dei redditi. Dal 2021 sono previste estrazioni tutte le settimane. Metodo di pagamento: gli acquisti effettuati con bancomat o carta di credito avranno il doppio delle possibilità di vincere perché i relativi scontrini saranno conteggiati due volte.
Il cliente non è tenuto a richiedere lo scontrino né l’inserimento del codice fiscale. In ogni caso, se il cliente chiede all’esercente di comunicare telematicamente l’operazione e il proprio codice fiscale all’Agenzia delle Entrate, dovrà essere accontentato. In caso di rifiuto del commerciante è prevista una sanzione tra i 500 e i 2000 euro, anche per un solo scontrino. Stessa sorte per quegli artigiani che invece degli scontrini rilasciano ricevuta. Si pensi ad esempio ad idraulici, elettricisti, imbianchini ecc.


Attenti al Lupo del 15/10/2019 - Lotteria degli scontrini: i dubbi di commercianti e consumatori


Tv2000it (video)
"La lotteria degli scontrini è lo strumento che il Governo intende adottare per combattere l’evasione fiscale. Tutti i possibili scenari futuri, con Claudio Carpentieri, Responsabile Dipartimento Politiche Fiscali CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e piccola e media impresa)."




Scontrini e lotteria: quali effetti?

Lotta all’evasione sempre più forte da parte del Governo. Viene incentivata la richiesta degli scontrini da parte dei consumatori. La prospettiva di premi importanti, che non verranno nemmeno tassati, avrà l’effetto di ridurre le operazioni economiche non portate a conoscenza del Fisco. L’uso del contante sarà scoraggiato perché risulterà più conveniente fare pagamenti tracciabili.
Un’ulteriore stretta sugli esercenti che cercano “vie di fuga” dal Fisco e un controllo sulle spese dei privati. Si tratta di un passaggio finalizzato ad abbattere il carico fiscale. L’assioma è pagare tutti per pagare meno. Il Governo punta a recuperare oltre 7 miliardi all’anno dall’introduzione della lotteria. Vedremo nei prossimi mesi se le previsioni saranno rispettate.

Arriva la lotteria degli scontrini: si può vincere fino a 1 milione di euro. Come funziona (Video Fanpage)

12.256 visualizzazioni
5 ott 2019
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Partita IVA senza pagare Contributi INPS: è possibile? Il pagamento dei Contributi INPS, molto più del pagamento delle tasse, rappresenta una spesa davvero esosa per cui incide fortemente sulla decisione di aprire o meno la propria Partita IVA. 

Liberi Professionisti, Freelance, Commercianti o Artigiani pagano i propri Contributi in base a regole diverse tra di loro, alcuni sono tenuti al pagamento di Contributi fissi, altri al pagamento di Contributi in percentuale sul fatturato.

I Commercianti e gli Artigiani  infatti l’ obbligo di iscriversi in Camera di Commercio e sono obbligati al versamento di Contributi INPS alla gestione Commercianti ed Artigiani che prevede il versamento di una quota fissa annuale che è pari a circa 3.600 Euro annuali, da pagare anche in assenza di fatturato, suddivisa in 4 rate trimestrali con scadenze:
  • 16 Maggio – Primo trimestre Gennaio, Febbraio, Marzo
  • 16 Agosto – Secondo trimestre Aprile, Maggio, Giugno
  • 16 Novembre – Terzo trimestre Luglio, Agosto, Settembre
  • 16 Febbraio – Quarto trimestre Ottobre, Novembre, Dicembre


Tutti i Commercianti e gli Artigiani che decideranno di aderire al Regime Forfettario potranno richiedere la riduzione del 35% dei Contributi Previdenziali INPS che verranno quindi ridotti da circa 3.600 Euro annuali a circa 2.400 Euro annuali.


Soggetti esenti
Sono esentati dal pagamento dei Contributi INPS della Gestione Commercianti ed Artigiani tutti coloro in possesso di un lavoro dipendente full time  che decidono contemporaneamente di aprire una Partita IVA.

Per l’ esenzione dal pagamento INPS garantita nel tempo, sarà necessario che il reddito netto generato da Partita IVA risulti inferiore al reddito netto generato da lavoro dipendente.



Titolari di Partita IVA senza pagare i Contributi INPS anche nel caso di Attività Professionali. Tutte le attività Professionali senza un albo di riferimento saranno infatti obbligate all’iscrizione alla Gestione Separata INPS.
Quali sono le Professioni senza un albo di riferimento? Sono ad esempio:

  • Webmaster
  • Grafici
  • Traduttori
  • Copywriter
  • Consulenti informatici, marketing, pubblicitari
  • Social Media Manager
  • Fisioterapisti
  • Assistenti virtuali
  • Personal Trainer
  • Guide turistiche
  • Amministratori di condominio
  • Coach
  • Fotografi
  • Promoter
  • Freelance


Tutte queste Attività Professionali non posseggono un Albo di appartenenza e sono quindi tenuti a pagare i propri Contributi INPS secondo le regole della Gestione Separata INPS.
La Gestione Separata INPS, al contrario della Gestione Commercianti ed Artigiani, non prevede alcun pagamento di quote fisse di Contributi. Prevede soltanto il pagamento di una percentuale di Contributi da calcolare sul proprio reddito lordo.
La Gestione Separata INPS non ha alcun costo fisso annuale, per cui tutti coloro che ne fanno parte se non dovessero fatturare nulla durante l’ anno potranno possedere in ogni caso una Partita IVA senza pagare Contributi INPS.


Fonte: per leggere l'articolo integrale vai su: REGIME FORFETTARIOPartita IVA senza pagare Contributi INPS: è possibile?|







«La differenza tra le persone sta solo nel loro avere maggiore o minore accesso alla conoscenza» (Lev Tolstoj)

La rassegna stampa è una sintesi e fornisce i riferimenti dell'articolo (testata, autore, titolo) per reperire sul quotidiano o altra fonte l'articolo completo. 

Si declina ogni responsabilità per errori od omissioni, nonché per un utilizzo improprio delle immagini o non aggiornato delle notizie e delle informazioni.


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