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COME FANNO A CANCELLARTI DA CASSA FORENSE? COSTRINGENDOTI.

Immagine di proprietà di Gabriella Filippone


Ho condiviso e commentato  e commentato un post di Eugenio Naccarato  nel gruppo fb "


AVVOCATURA LIBERA dai contributi minimi obbligatori ed altre vessazioni

Gruppo pubblico 
Gabriella Filippone ha commentato: "quelli" (cieffisti e colleghi malvagi, e ci sono molti esponenti nella categoria dei secondi, i cd. colleghi) ritengono che sono stata cancellata da cassa forense per motivi economici mentre io ho preferito la cancellazione perché la cassa mi scassa troppo, mi sta sul "casso": è ottusa

L'Avvocatura non può essere controllata e cancellata sulla base di decreti ministeriali!
Tuteliamo la nostra libertà, posta a base della difesa dei diritti degli ultimi.
Catania è vicina e noi faremo sentire tutta la nostra indignazione, anche per conto di tutti quei colleghi che sono stati costretti a cancellarsi dall'albo per motivi economici.

Riporto alcuni commenti

Adriana Pignataro Ma se sei iscritta all'Ordine come fanno a cancellarti se è obbligatoria iscrizione
alla Cassa?
Gestire



Gabriella Filippone decidono chi far lavorare e chi no, se non paghi i loro contributi come richiesti, ti tolgono la possibilità di esercitare la professione. [ Altro che" PRIMA GLI ITALIANI"! In CF funziona diversamente] Prima la cassa (magnaccia) poi voi. sai i quanti ricorsi contro le cartelle di equitalia e agenzia entrate riscossione azionate da CF contro gli avvocati?
Gestire






Ulisse Io comunque stanno commettendo dei crimini. e quando li si sente dire che rispettano la legge, a parte che ci sarebbe da ridire su tanti aspetti; ma in ogni caso usare le leggi per raggiungere comunque un risultato vietato dal legislatore non significa essere a posto e rispettosi delle norme. Se si svegliasse la Colleganza, molti finirebbero in manette, e dico in manette, qualora le Autorità preposte "incrociassero" alcuni dati
Gestire



Ulisse Io Altro che riempirsi la bocca parlando di merito, quanto loro stessi occupano certi posti per opera dello spirito santo che devono ringraziare. perche' senza protezione tornerebbero nella popo' della loro ignoranza senza fondo
Gestire



Ulisse Io In un Paese minimamente normale, un luciano era al minimo sospeso dall'attivita' professionale; un gioia di lello alle prese col dover risarcire i danni arrecati, e non semplicemente sparito dalla circolazione e chi s'e visto se visto
Gestire



Ulisse Io i delegati che sparano "minchiate" agli eventi formativi, quantomeno obbligati a frequentare corsi di riqualificazione per colmare le lacune... almeno cazzarola. ma forse cosa peggiore sono i colleghi che le panzane le ascoltano, e poi, o non le sanno riconoscere, ed e' grave, o tacciono, ed e' parimenti grave
Gestire


Ulisse Io Si parla spesso di parassiti. E cos'altro e' in uno Stato dove la previdenza e' gestita dal 97% dall inps e da "funzionari qualificati", una Cassa previdenziale se non una amalgama ed accozzaglia di parassiti. La peggiore,poi, e'priprio quella degli avvocati; perche' sanno, o dovrebbero sapere quale e' il bene pubblico e come perseguirlo, ed invece decantano la bonta' del loro ente. se non e' pazzesco questo 🤔










  Articolo pubblicato su questo blog nel mese dicembre 2017

SI FESTEGGIA: CF MI HA CANCELLATA | Nothing Else Matters


Nothing Else Matters


ADIEU CASSA FORENSE DETESTO I GUAI DA TE PROCURATI  A TANTI AVVOCATI e pure a me


Chansons pour cassà forensèTU FAI SCHIFO SEMPRE


GIGI PROIETTI - NUN ME ROMPE ER CA'





IL MESSAGGIO PEC DI CASSA FORENSE:

Oggetto:
Cancellazione Cassa art. 6 del
Regolamento di attuazione ex
art. 21, commi 8 e 9, l.
247/2012

EGREGIO AVVOCATO
(...)
Le comunico che la Giunta Esecutiva, nella seduta del 24/11/2017, preso atto
della Sua sospensione volontaria ex art. 20, secondo comma, della legge 247/2012, ha
deliberato di procedere alla Sua cancellazione dalla Cassa dal 15/09/2016 come
previsto dall’art. 6 del Regolamento di attuazione ex art. 21, commi 8 e 9, della
suddetta Legge.
Conseguentemente si è provveduto all’annullamento delle eventuali richieste di
pagamento dei contributi non più dovuti.
La informo che qualora dalla verifica della Sua posizione, sia emerso un debito
contributivo, troverà in allegato il/i relativo/i prospetto/i.
Avverso la predetta delibera è ammesso, ai sensi dell’art. 23 dello Statuto,
reclamo al Consiglio di Amministrazione da presentarsi mediante raccomandata con
avviso di ricevimento entro un mese dalla data di ricevimento della presente
comunicazione utilizzando l’apposito modulo presente nel sito internet
www.cassaforense.it.
Ai sensi dell’art. 443 c.p.c., la domanda giudiziaria relativa alle controversie in
materia di previdenza ed assistenza obbligatoria non è procedibile se non quando siano
esauriti i procedimenti prescritti dalle leggi speciale per la composizione in sede
amministrativa.
Distinti saluti.
Il Responsabile del Servizio



Metallica -/ Nothing Else Matters [Live Nimes 2009] 1080p HD(37,1080p)/HQ




"CARA" CASSA FORENSE NON CI PENSO PROPRIO A FARE RECLAMO.

MI VA BENISSIMO DI NON ESSERE ISCRITTA E DI NON FARE PARTE DI UN SISTEMA A PERDERE COME QUELLO DA VOI CONGEGNATO. 

CONTINUATE A "PRODIGARVI" PER I VOSTRI ISCRITTI E SOLO PER LORO. CONTENTI LORO SIETE A POSTO (o ca' loro, per dirlo alla Proietti). E' ovvio dipende dai singoli punti di vista. 

NON APPREZZO LE VOSTRA PRESUNTA LUNGIMIRANZA, LE VOSTRE TATTICHE ESPANSIVE  e il VOSTRO caspitrodi WELFARE. 

RESTATE FUORI COME SAPETE RESTARE, FUORI APPUNTO, DALLA REALTA'.


Siete voi ad avere bisogno di me, non io di voi. Get out! 


Alcune considerazioni personali: 
avevo già un ente previdenziale, l'INPS. Anche pagando ora i contributi a CF, non senza sforzo, non avrei comunque diritto ad una pensione per raggiunti limiti di etàSarei una contribuente silente, che paga i contributi non per costituirsi una pensione (non me lo concedono) bensì verserei - secondo quegli stolti - per vincolo di solidarietà. Se la loro non è follia, le somiglia comunque molto. Malfidenti ed oppressivi all'inverosimile.

C'est a dir: contributi a perdere, contributi in cambio di NIENTE, dello 0 assoluto. E' chiaro? Principio del DO UT DES che si va a fare "fottere".

E come me tanti altri che hanno superato i 40 anni e non si sono mai iscritti prima a CF. 

Tra noi ci sono situazioni reddituali anche a reddito 0 (zero) o di poche migliaia di euro. Dovremmo quindi indebitarci per pagare contributi solidali che non ci danno diritto neanche ad una pensione. E a che dovremmo una tale flagellazione imposta? A titolo di gogna? O a titolo forse del colesterolo alto di coloro che hanno così mal regolamentato? Non si spiega un tale accanimento. 
Ad ogni modo ognuno è libero di percepire come preferisce il "modus" regolamentare di CF. 
Chi ne riceve solo un danno/svantaggio o un indebitamento dovrebbe essere lasciato libero di starne fuori o dovrebbero cambiare il loro regime impositivo. Ottimismo che non nutro in ordine ai dirigenti di CF.


Personalmente non mi compiaccio delle scelte di cassa forense in quanto non le considero "nostre", le considero "loro". 
Scelte distanti dalle mie esigenze; un universo parallelo contrario al mio.
Non posso non richiamare il "drama" di molti che percepiscono l'azione di CF di questi ultimi anni come prevaricazione al diritto costituzionalmente garantito, trattasi di diritto/dovere, a svolgere un lavoro. Renderlo così disagevole non credo rientri in un ambito di giustezza obiettiva, specie se il disagio è procurato da un ente previdenziale privato i cui poteri andrebbero decisamente ridimensionati dal momento che sono così mal esercitati. 

(Fonte articolo: Giuridica News Blog. |  Febbraio 2015)




  • RICERCHE CORRELATE A COSA PUO' FARE CHI SI CANCELLA DALLA CASSA






Sull'argomento vedi



Alcune considerazioni personali:
avevo già un ente previdenziale, l'INPS. Anche pagando ora i contributi a CF, non senza sforzo, non avrei comunque diritto ad una pensione per raggiunti limiti di età. Sarei una contribuente silente, che paga i contributi non per costituirsi una pensione (non me lo concedono) bensì verserei - secondo quegli stolti - per vincolo di solidarietà. Se la loro non è follia, le somiglia comunque molto. Malfidenti ed oppressivi all'inverosimile.

C'est a dir: contributi a perdere, contributi in cambio di NIENTE, dello 0 assoluto. E' chiaro? Principio del DO UT DES che si va a fare "fottere".

http://gabriellafilippone.blogspot.com/2017/12/si-festeggia-cf-mi-ha-cancellata-wow.html





Articolo pubblicato su questo blog il 20 settembre 2017


SOSPENSIONE DALL'ALBO AVVOCATI E MOD. 5 DI CASSA FORENSE


QUESTI DI CF (al secolo Cassa Forense) CONTINUANO A PRETENDERE SOLDI, CHIEDENDOTI DI COMPILARE MODULI IMBARAZZANTI COME CAPESTRI E DI INVIARLI.

MI SONO AUTOSOSPESA DALL'ALBO E dunque NON LAVORO.    |   PER COLPA LORO.   |  NON PER COLPA DELLA CRISI. 

Per me è un caso di idiosincrasia esacerbata sviluppatasi nei loro confronti. Le ho vissute cosi le gesta istituzionali di CF.
HO PRESO MOLTO MALE LA SITUAZIONE NEL COMPLESSO. SITUAZIONE SUBITA. 





MYSTEROUS IDIOSINCRASIA


IDIOSINCRASIA

Incompatibilità o ripugnanza esasperata.

 
Synchronicity II The Police


In medicina, manifestazione di ipersensibilità allergica nei confronti di varie sostanze, che insorge al primo contatto con esse.






ADESSO MI CANCELLO PURE' COSI' NON LI DEVO CONTINUARE A SUBIRE. Possono continuare a fanculizzarsi tra di loro, per quel che mi riguarda. 



I SOLITI SIMPATICONI INDIGERIBILI RENDONO IL SITO di CF ACCESSIBILE SOLO PER PAGARE altrimenti nisba. 

QUELLI STRANI SOGGETTI CHE QUI NON VOGLIO ULTERIORMENTE DEFINIRE (SI DEFINISSERO DA SOLI e come loro aggrada, O AL LIMITE E' UN PROBLEMA (quello di definirli) DEL LORO PSICHIATRA)
















DAL SITO DI CASSA FORENSE:


SOGGETTI NON OBBLIGATI ALL'INVIO DEL MODELLO 5


  • Gli iscritti nel registro dei praticanti non iscritti alla Cassa per l'intero anno solare precedente a quello di invio del modello 5;
  • I soggetti che, per l'intero anno solare precedente a quello di invio del modello 5, erano iscritti negli elenchi speciali dei legali enti pubblici o dei docenti universitari a tempo pieno;
  • Gli avvocati iscritti contemporaneamente in più albi professionali che, a seguito di espressa disposizione legislativa, abbiano esercitato il diritto di opzione per l'iscrizione ad altra Cassa previdenziale entro il 1°/02/2013, ossia prima dell’entrata in vigore della l. 247/2012. Tali professionisti sono comunque tenuti a fornire alla Cassa la prova dell'avvenuta opzione al fine di essere esonerati dall'obbligo di invio del modello 5 e dal pagamento dei contributi.




E GLI ALTRI CHE FANNO CHIAMANO IL VS. CALL CENTRE PER CHIEDERE O VANNO DIRETTAMENTE AL COA A CANCELLARSI?






I MOSTRI ESISTONO VERAMENTE E NON SEMPRE SI TRATTA DI DRAGHI








mail inviata in data odierna alla segreteria dell'ordine avvocati in cui risulto iscritta


"Salve,

da tempo mi sono autosospesa dall' albo avvocati, come da Vs annotazione nello stesso albo (preciso: già dallo scorso anno). 

Volevo inviare mod. 5 alla Cassa. (come mi richiedono indefessi via mail)

E' impossibile inviare mod. 5 senza pagare contributi. Non ritengo siano da me dovuti dei contributi. Non esercito.

Chiedo conferma. 

Diversamente chiederò cancellazione dal Vs.  Albo, in tal caso chiedo di  sapere come si si fa. 

Per evitarmi  richieste e prassi informatiche moleste da parte loro.

Saluti."






Intanto on line, cercando per mio conto nel selvaggio web, non west , intendo proprio web, alias forum e siti istituzionali diversi,  ho trovato quanto pubblico:





Da: avvperpoco18/04/2016 
Neoiscritto alla cassa da un anno stiamo valutando con alcuni colleghi d'università gia' la cancellazione visti i calcoli. Dopo cinque anni paghi rata intera ma tra quattro anni la situazione economica sarà peggio/uguale a quella di ora.
Pochi hanno aperto p.i. io ancora no.
Leggendo newletters sul sito di cassa ho notato alcune cose che non mi piacciono affatto.  Tanto per cominciare non ti puoi "cancellare " ma devi inoltrare domanda con apposito modulo introvabile.
Devono inoltre sussistere o la chiusura della p.i. o un volume affari iva inferiore a determinati parametri facenti rriferimento al triennio prima che un neoiscritto non possiede. Sull' invio del modello 5 anche nell'anno successivo lo capiamo. Sulla restituzione di quanto versato non è chiara la delibera che li dichiara inefficaci prima.
Qualcuno di voi si è cancellato e può dare chiarezza?







Per chi legge in questo blog,  una sintesi di:

La cancellazione dalla Cassa 


Oggi, a causa della devastante crisi economica, soprattutto giovani avvocati chiedono di potersi cancellare dalla Cassa Forense in quanto spesso hanno serie difficoltà a poter far fronte al pagamento dei contributi.
E’ bene chiarire se e quando può aversi la cancellazione dalla Cassa Forense e quindi l’uscita dal nostro sistema previdenziale.
La cancellazione dalla Cassa (disciplinata dall’art. 3 del regolamento approvato con decreto interministeriale del 28.09.1995) può avvenire d’ufficio ovvero a domanda.
La cancellazione d’ufficio dell’avvocato è disposta dalla Cassa a decorrere dalla data di cancellazione da tutti gli albi professionali (pertanto sia dall’albo ordinario che dall’albo dei cassazionisti). In questi casi la cancellazione decorrerà dalla data di cancellazione da tutti gli albi. Molti colleghi si cancellano dall’albo ordinario ma dimenticano di cancellarsi anche dall’albo dei cassazionisti. La permanenza della loro iscrizione a tale albo comporta anche la permanenza della loro iscrizione alla Cassa Forense.
E’ prevista anche la cancellazione d’ufficio del praticante abilitato al patrocinio (che, si intende, aveva scelto di iscriversi alla Cassa non sussistendo nei suoi confronti alcun obbligo di iscrizione) a decorrere dalla data di scadenza del periodo di abilitazione al patrocinio indipendentemente dal relativo provvedimento del Consiglio dell’Ordine.
La cancellazione d’ufficio è poi disposta dalla Cassa nei casi di incompatibilità. La cancellazione decorrerà dalla data di cancellazione dagli albi per incompatibilità oppure dalla data di assunzione.
Occorre distinguere la posizione dell’avvocato da quella del praticante abilitato al patrocinio.

La cancellazione dell’avvocato la relativa domanda può essere presentata  in determinati casi:
1) quando non si realizzi il requisito della continuità professionale (reddito netto professionale Irpef e volume d’affari IVA inferiori ai minimi stabiliti) nel triennio anteriore alla presentazione della domanda. In questo caso la cancellazione decorrerà dalla data di presentazione della domanda.
2) Quando si chiude la partita IVA. La cancellazione decorrerà dalla data di chiusura della partita iva.
3) Quando sussista una qualche incompatibilità.
Per ciò che la cancellazione del praticante abilitato al patrocinio (sempre che egli abbia scelto di iscriversi alla Cassa non sussistendo alcun obbligo di iscrizione) questa non subisce limitazioni di sorta e può essere presentata in qualunque momento e quindi è svincolata dall’effettivo esercizio continuativo della professione.
Per l’avvocato che si cancella dalla sola Cassa, permane l’obbligo di pagamento dei contributi minimi dovuti per l’anno dell’avvenuta cancellazione (ciò in virtù del principio di infrazionabilità dell’anno) nonché delle eventuali eccedenze in autoliquidazione e l’obbligo dichiarativo (invio del Mod. 5) e l’obbligo contributivo (contributo integrativo 4% da esporre in fattura) finché egli rimane iscritto all’Albo. Per l’avvocato che si cancella anche dagli Albi, l'obbligo permane solo per l’anno dell’avvenuta cancellazione. Sarà obbligato all’invio del Modello 5 ancora nell’anno successivo a quello dell’avvenuta cancellazione ed al pagamento delle eventuali eccedenze in autoliquidazione.

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Per il praticante abilitato che si cancella dalla Cassa permarrà l’obbligo contributivo relativo all’anno di avvenuta cancellazione e l’obbligo dichiarativo ancora per l’anno successivo (egli invierà il modello 5 l’anno successivo a quello della cancellazione) salvo essere di nuovo obbligato non appena egli si iscriverà all’Albo professionale.
I contributi versati alla Cassa sino alla data di cancellazione che fine fanno?
E’ possibile anzitutto la ricongiunzione in altra gestione previdenziale. E’ possibile la totalizzazione se il periodo contributivo è di almeno 3 anni su un complesso periodo contributivo di almeno 20 anni. E’ ancora possibile conseguire da Cassa Forense la pensione contributiva ma solo alla maturazione del requisito anagrafico per il conseguimento della pensione di vecchiaia. E’ possibile il rimborso del contributo soggettivo ma solo limitatamente agli anni di iscrizione alla Cassa dichiarati inefficaci ai fini pensionistici. Tale possibilità riguarda solo gli avvocati e non anche i praticanti abilitati al patrocinio in quanto gli anni di iscrizione Cassa di questi ultimi sono sempre validi indipendentemente dalla produzione di reddito.
Un’ultima annotazione. Chi si cancella dalla Cassa per mancanza del requisito della continuità professionale e pertanto mantenga la partita Iva e l’iscrizione all’Albo, automaticamente verrà iscritto (o ha comunque l’obbligo di iscriversi) alla gestione separata INPS.
Massimo Carpino - Delegato di Cassa Forense



"La sospensione temporanea volontaria dall’Albo determina anche la sospensione dell’iscrizione alla Cassa? In caso affermativo debbo pagare i contributi?
Risposta
"la sospensione volontaria dall’albo determina la cancellazione dalla Cassa con la stessa decorrenza della sospensione dall’albo. I contributi restano dovuti per l’anno della cancellazione e non saranno più dovuti dall’anno successivo a quello della sospensione, sempre che quest’ultima permanga per tutto l’anno solare."



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Senza più commenti: cancellata da CF e ed altre storiacce

IL POTERE FORENSE CI USA COME PUPAZZI
Nessuno si lasci annebbiare dal titolo. Ovvio che i Colleghi non sono pupazzi. Non sono in discussione i colleghi. Il commento è per il trattamento elargito da CF a tanti colleghi. Il senso è questo. Non va equivocato.
L'ESPERIENZA DI UNA COLLEGA E CHISSA' DI QUANTI ALTRI COLLEGHI

"Sono un Avvocato del foro di Messina e se mi sono determinata a parlare del mio caso è perché coltivo la speranza che possa dare coraggio a chi si sente vessato e, sotto il peso dei balzelli, ha pensato di gettare la spugna e cancellarsi dall´Albo.

Nell´anno 1996 richiedevo l´iscrizione alla Cassa Forense per poter godere di una tutela previdenziale. In una realtà depressa come quella della mia città, a fronte di guadagni poco consistenti, versavo il minimo contributivo, sino a quando nell´anno 2004 la Cassa deliberava la mia cancellazione d´ufficio per mancato raggiungimento dei minimi reddituali, con conseguente restituzione dei contributi versati (possibilità all´epoca ancora consentita).

La cancellazione d´ufficio, per me che interpreto la professione come, oserei dire, una missione che svolgo compenetrandomi nei casi umani, con una dedizione assoluta alla causa, fu una profonda mortificazione, uno svilimento della mia dignità professionale in un´ottica che non condivido e che poneva il guadagno come requisito per inferire la continuità professionale e il diritto ad una tutela previdenziale.

Continuai a mantenere l´iscrizione all´albo professionale e ad esercitare con discontinuità per una serie di vicende personali che mi impedirono di conseguire i livelli reddituali che avrebbero comportato l´obbligatorietà di una nuova iscrizione alla Cassa.

In forza della legge 31 dicembre 2012, n. 247 la Giunta esecutiva della Cassa Forense nella seduta del 17.12.2014 deliberava la mia iscrizione d´ufficio a decorrere dall´anno 2014. Essendo stata negli anni 2013, 2014 percettore di un reddito annuo inferiore ad € 10.300,00, richiedevo l´applicazione dell´art. 9 del Regolamento di attuazione che prevede, per un arco temporale limitato ai primi otto anni di iscrizione alla Cassa, anche non consecutivi, la facoltà, per i percettori di redditi professionali ai fini IRPEF inferiori a € 10.300,00, di versare il contributo soggettivo minimo obbligatorio in misura pari alla metà di quello dovuto, con il riconoscimento di un periodo di contribuzione di sei mesi in luogo dell´intera annualità. Il Consiglio di Amministrazione di Cassa Forense rigettava la mia richiesta, adducendo l´impossibilità di fruire dei suddetti benefici essendo già stata iscritta alla Cassa, deliberatamente ignorando che il regolamento in nessun punto parla di prima iscrizione, ma di primi otto anni di iscrizione.
La lettura dell´art 9 del reg. di attuazione dell´art 21 della legge 247/12, propugnata da Cassa Forense, volta ad escluderne l´applicazione nei confronti di chi sia stato iscritto alla Cassa e poi cancellato, oltre a non essere conforme a giustizia perché concretizza una ingiustificata disparità di trattamento tra soggetti che si trovino nelle medesime condizioni reddituali, è contraddetta dalle ragioni che hanno portato alla sua introduzione. La ratio delle citate norme regolamentari non è infatti soltanto quella di agevolare i giovani avvocati che si affacciano per la prima volta sul mondo della libera professione forense, bensì quella di consentire ai professionisti percettori di un reddito professionale ai fini I.R.P.E.F. inferiore a € 10.300,00 la riduzione della metà del solo contributo soggettivo limitatamente all´arco temporale relativo ai primi otto anni di iscrizione alla Cassa (non di prima iscrizione!!). Sarebbe pertanto irragionevole escludere dall´applicazione della normativa invocata chi sia stato cancellato dalla Cassa d´ufficio per difetto del requisito della continuità professionale e per il mancato raggiungimento dei parametri reddituali, e che oggi, al momento della iscrizione d´ufficio, si trovi nella stessa posizione di chi non sia mai stato iscritto.

L´irragionevolezza assurge al massimo livello in quanto il versamento dei contributi è imposto a prescindere da ogni considerazione relativa all´età del soggetto che si iscrive all´Albo, il quale, dunque, potrebbe (come nel mio caso) non raggiungere in relazione all´età di iscrizione alla Cassa il numero di anni contributivi necessari per il conseguimento della pensione.
La funzione solidaristica della contribuzione previdenziale viene, evidentemente, interpretata unilateralmente, in quanto nel caso in esame non verrebbe in alcun modo tutelata la funzione previdenziale della contribuzione versata.
Ma non finisce qui.
Nonostante la pendenza di un giudizio sulla legittimità della pretesa creditoria, Cassa Forense ha trasmesso il ruolo all´Agente di Riscossione, costringendomi a proporre ricorso anche avverso la cartella esattoriale. Nel ricorso avverso la cartella esattoriale oltre a sollevare gli stessi motivi di doglianza sollevati nel ricorso avverso la delibera di diniego, ho chiesto che venisse rimessa alla Corte Costituzionale la questione di incostituzionalità dell´art. 21 comma 8, 9 e 10 della L. 31/12/2012 n. 247, e del connesso e conseguenziale art. 2 del Regolamento Contributi emanato dalla Cassa Forense (sia ante che post 2013), che stabilisce un contributo minimo soggettivo obbligatorio dovuto a prescindere da ogni e qualsiasi proporzionalità con il reddito prodotto. Ho chiesto ancora che venisse disposto il rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee dei Regolamenti dei contributi emanati da Cassa Forense, per la verifica della loro conformità rispetto all´art. 15 comma 1 e dell´art. 21 comma 1 della Carta dei Diritti Fondamentali dell´Unione Europea, e ciò ai sensi dell´art. 267 TFUE.
I due giudizi sono stati riuniti e sono tutt´ora pendenti. E´ stata accolta l´istanza di sospensiva avendo il Giudicante ritenuta la sussistenza di gravi motivi, (attinenti esclusivamente alle doglianze sollevate), e ora attendo l´udienza di discussione.

Questa la mia situazione! Avrei potuto cancellarmi, evitando il peso (perché di peso si tratta) di un giudizio contro l´Ente che istituzionalmente dovrebbe tutelarmi, ma mi sono rifiutata di farlo perché io sono e resto Avvocato e come Avvocato devo difendere innanzitutto me stessa.
Ho deciso di non mollare, di oppormi all´eccessiva rigidità del sistema previdenziale che sottopone i titolari di reddito da 0 a 20mila euro ad un´aliquota doppia rispetto all´aliquota normale di contribuzione soggettiva che dal 2017 è pari al 14,50% sino al tetto pensionabile (dal 2021 sarà del 15%, n.d.r.).
Ho deciso di combattere contro l´irragionevolezza del sistema che, per come è strutturato, rischia di portare fuori dalla professione migliaia e migliaia di avvocati, e l´ho fatto confidando nella giustizia. E non solo, ma anche attraverso l´ associazionismo ("Azione Forense", n.d.r.). Infatti, mi sono unita ad altri colleghi che come me hanno deciso di non tacere, di non arrendersi, di ´sfidare´ le istituzioni, non solo forensi, con l´intento di dare voce a quella Avvocatura che ha bisogno di recuperare la propria dignità, la propria funzione costituzionale di garanzia della giustizia, a quella Avvocatura che ogni giorno lotta, soffre e spera nella difesa delle istanze dei cittadini con la consapevolezza che un´Avvocatura che non sa difendere sé stessa, non può difendere adeguatamente i cittadini." Firmato Cetty Di Bella




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L'IGNORANZA DELL'INTERA AVVOCATURA










L'IGNORANZA DELL'INTERA AVVOCATURA



Mario Murano 

a



"La Cassa Forense è una truffa per gli avvocati, però è funzionale ai vari delegati, amministratori e presidenti per accaparrarsi gettoni di presenza, emolumenti e prebende varie. Siamo costretti a fare insaponare le mani agli"apicali" fino a quando non sarà derisa l'ignoranza dell'intera avvocatura che non si ribella a siffatto marchingegno."
Fonte: via facebook


Nell'immagine: Charlie Chaplin




Commenti in rete:


  •     In effetti è abbastanza singolare che gli avvocati non sappiano difendere i loro stessi diritti.



.
  • Non é singolare... basta pensare all'abuso ai danni dei praticanti e giovani colleghi.. il lavoro va pagato
.
  • Io avvocato costretto a fare il cameriere per pagare la cassa


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sabato 17 gennaio 2015


Il CONTRIBUTO MINIMO OBBLIGATORIO AVVOCATI è un "DAZIO VAMPIRIZZATO": l'Interpello presentato dalla Senatrice Gambaro ai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali



In foto: Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica italiana, a Roma | via Wikipedia


Vi rappresento che sul sito del Senato della Repubblica  è consultabile un Interpello /Atto di Sindacato Ispettivo, pubblicato   il 15 gennaio 2015, nella seduta n. 377, rivolto ai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali,  presentato dalla SenatriceAdele Gambaro come primo firmatario. 


La Senatrice dimostra le criticità della riforma della "Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense", statuente l'obbligo, al comma 8 dell'art. 21, per gli iscritti agli albi forensi di  contestuale iscrizione alla cassa nazionale di previdenza forense.

L'interpello in oggetto è una   puntuale e curata descrizione di quanto sta accadendo, in modo "vampiresco"  in danno di molti avvocati.


Vi copio/incollo di seguito il testo dell'Interpello presentato dalla Senatrice Adele Gambaro, ho evidenziato in neretto alcuni punti trattati che ritengo particolarmente significativi. L'atto politico è stato altresì condiviso sulla pagina facebook del Presidente Nunzio Luciano. 



"GAMBARO - Ai Ministri della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali. -

Premesso che:

la riforma della "Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense" approvata con la legge del 31 dicembre 2012, n. 247, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 gennaio 2013, entrata

in vigore il 2 febbraio 2013, statuiva, al comma 8 dell'art. 21, che l'iscrizione agli albi forensi avrebbe comportato la contestuale iscrizione alla cassa nazionale di previdenza forense;

il comma 9 stabiliva che la cassa, entro un anno dall'entrata in vigore, avrebbe dovuto provvedere ad emanare un apposito regolamento attuativo;

in attesa del regolamento attuativo che doveva disciplinare la "vita professionale", e non solo, di migliaia di avvocati italiani, il clima di profonda, e a giudizio dell'interpellante non scusabile, vacatio legis ha provocato malessere, scoramento e sfiducia in larghissima parte di una categoria storicamente importante ma ormai relegata ai margini oltre che del "processo" così come disposto codicisticamente, anche della vita sociale e civile del Paese;

sempre nelle more dell'emanazione dello stesso, la condizione di incertezza che aleggiava su vasta parte della categoria ha prodotto un frenetico dibattito interno alle associazioni rappresentative sulle posizioni di tutela da assumere nei confronti degli iscritti all'albo con bassi redditi da attività forense, finendo col generare conflitti, incomprensioni e spaccature, con grave danno alla credibilità degli organismi dell'avvocatura preposti a fornire risposte adeguate e tutelare i diritti delle fasce professionali più esposte;

considerato che, per quanto risulta all'interpellante:

l'auspicato regolamento è stato licenziato dal comitato dei delegati della cassa forense il 31 gennaio 2014 ed è entrato in vigore il 21 agosto 2014 con approvazione ministeriale pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 192 del 20 agosto 2014;

in base ai dati forniti dagli ordini di appartenenza (già riccamente sovvenzionati dagli iscritti ogni anno), a partire dal novembre 2014 circa 50.000 avvocati italiani, non ancora iscritti alla cassa per legittimi motivi di redditosono stati iscritti d'ufficio e d'imperio alla stessa a decorrere dall'anno 2014 ex art. 1 del regolamento d'attuazione dell'art 21, commi 8 e 9, della legge n. 247 del 2012, eludendo i più elementari e basici diritti della libertà della persona e del professionista;

in base all'art. 12, comma 1, del regolamento, è fatta salva la possibilità di essere esonerati dall'iscrizione alla cassa e dal pagamento dei contributi minimi 2014 e 2015, laddove il professionista si cancelli in via definitiva dagli albi professionali, entro un termine di 90 giorni dalla ricezione della comunicazione postale;

in sostanza, la mancata iscrizione alla cassa e del relativo dazio impositivo "vampirizzato" comporta la cancellazione punitivo-sanzionatoria di un diritto acquisito con un duro esame di Stato svolto per l'abilitazione all'esercizio alla professione legale, superato il quale si conferisce il titolo di avvocato che si ha il diritto, costituzionalmente garantito, di possedere per tutto il tempo che si desidera;



nell'anno 2014 l'importo della contribuzione minima richiesto dalla cassa agli iscritti in maniera forzata sarà di 846 euro (di cui 151 per contributo maternità, anche per i maschi, oltrepassando il comune senso del ridicolo) quindi una ben considerevole cifra, che è dovuta addirittura da chi incassa e dichiara 0 euro da attività forense;

in pratica, all'avvocato che decide di non svolgere la professione forense ma di fare altro e contribuire previdenzialmente in altro modo, gli viene a giudizio dell'interpellante brutalmente, arbitrariamente, da un ente a cui non deve nulla in quanto non sussiste corresponsione di servizi, sottratto il titolo di professionista legittimamente acquisito, violando la Costituzione fin nei suoi più profondi principi;

atteso che, a giudizio dell'interpellante:

si è davanti a una vera e propria discriminazione contributiva, in quanto chi ha un reddito basso deve pagare un importo fisso, slegato dal proprio reddito;

l'art. 21 del regolamento è palesemente iniquo, sotto diversi profili poiché i contributi minimi obbligatori svincolati completamente da qualsiasi parametro reddituale sono palesemente in contrasto con l'art. 53 della Costituzione, che sancisce il principio della progressività contributiva;

i contributi minimi obbligatori violano l'art. 3 della Costituzione, perché creano discriminazione tra coloro i quali hanno un reddito superiore ai 10.000 euro e coloro che hanno un reddito inferiore a tale soglia; i primi, infatti, pagano in base al reddito, con il pieno riconoscimento dei contributi previdenziali annuali, i secondi, invece, non solo pagano in misura fissa, ma essendo pure costretti a usufruire delle agevolazioni previste dal regolamento, hanno il riconoscimento pari alla metà dei contributi annuali versati;

inoltre, gli stessi contributi minimi obbligatori costringono gli avvocati, con un reddito sotto la soglia prevista, alla cancellazione dall'albo e dunque inibiscono l'esercizio libero della professione forense, sia nell'immediato, e cioè nel caso in cui si decida di non usufruire delle agevolazioni previste dal regolamento e si opti per l'immediata cancellazione, e sia nel lungo periodo, ovvero, quando, alla fine delle agevolazioni, chi non ha raggiunto una soglia di reddito sufficiente sarà comunque costretto a pagare i pieni contributi previdenziali, che in alcuni casi potrebbero persino superare la soglia di reddito dichiarata, costringendo così l'avvocato a cancellarsi comunque, rendendo dunque del tutto inutili i contributi faticosamente versati fino a quel momento;

l'intera normativa, inoltre, viola il principio costituzionale della libertà delle professioni intellettuali (art. 33 della Costituzione), che subordina l'esercizio delle stesse al superamento dell'esame di Stato, senza alcun altro vincolo o parametro, tanto meno reddituale,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non intendano porre rimedio, con una pronta disposizione legislativa, a quella che l'interpellante ritiene una vera "barbarie dei diritti", perpetuata a danno proprio di una fondamentale categoria del diritto, intervenendo in maniera decisa e urgentemente, onde evitare spiacevoli situazioni di morosità, a tutela delle sue fasce professionali più giovani e deboli, esonerando chi non produce redditi da attività forense, o chi ne produce pochi, dal "pedaggio" estorsivo richiesto dalla cassa forense;

se non vogliano ipotizzare, laddove non si dovesse realizzare la prima ipotesi, forme di contribuzione alla cassa proporzionali al reddito percepito nello svolgimento dell'attività forense, impedendo che la stessa possa operare la cancellazione di un titolo e diritto precedentemente acquisito che ha già il suo fondamento giuridico sinallagmatico nella tassa che si versa ogni anno all'ordine degli avvocati per l'iscrizione nel relativo albo di appartenenza."






A cura di Gabriella Filippone - In questo contemporaneo deserto politico di indifferenza che mi/ci circonda, e ci lascia a noi stessi, ho proprio necessità fisica di ringraziare pubblicamente la senatrice Adele Gambaro: è arduo trovare qualcuno che CI creda, che comprenda il disagio, il bersaglio di cui siamo vittime involontarie. 

Che percepisca pienamente l'aberrazione di un sistema caotico  ed al contempo futile ed annoiato, sfocato negli obiettivi, sbilanciato, e "maledettamente contro", un sistema che si esplica regolamentando male, tra uno sbadiglio e l'altro dell'opinione pubblica, tra un'invettiva qualunquista riguardo al numero degli avvocati italiani ed altre "perle".

Un'oasi  nell'esacerbante, cinica ed inesorabile, invasione qualunquista   di "taluni colleghi" nella vita e nelle scelte di altri colleghi. 

Esultanza  "draculina"  (da Wikipedia: la draculina è una glicoproteina anticoagulante presente soprattutto nella saliva deichirotteri, secreta dalla lingua dei pipistrelli vampiri  e permette all'animale di leccare il sangue delle prede, che morde delicatamente con i denti affilati, e di fare sì che esso non si coaguli) di troppi Colleghi - quotidianamente dimostrata e ribadita pubblicamente nei network - alla solleticante prospettiva di mettere fuori gioco una fetta considerevole di avvocati, circa 1/3 (tra avvocati a basso  e medio reddito, anche questi ultimi a rischio cancellazione). 

"Colleghi"   che allestiscono in tuo danno un teatrino chiassoso, gaudente o sdegnato (questione di stile altrui) - un'intenzionale sorta di "gogna" pubblica - che vorrebbero stabilire per te, vantando una odiosa tendenza asfissiante nei tuoi confronti, un'azzardata ed altezzosa presa di posizione,  con tanto di spendita, nei tuoi confronti,  di parole PUBBLICHE frastornanti, taglienti e nocive. Illecite interferenze. 

Esercizio di pubblica PROSOPOPEA, per sostituirsi al tuo libero arbitrio, per stimolare in te il bisogno di cancellarti, di diventare una disoccupata ad ogni effetto, o se ti andrà "di lusso" per diventare professionalmente altro.


2CELLOS Luka Sulic and Stjepan Hauser playing their arrangement of Thunderstruck by AC/DC BaRock style!







































BUONA SCASSA FORENSE A TUTTI


CF si occupa (male) di previdenza e lo fa marcatamente scopo di lucro, alla stregua di una unsurance spa privata però ha più potere: se vuole e se non le conviene farti lavorare, riesce di fatto ad impedirti di lavorare.



Non facciamo gli avvocati grazie ad una borsa di studio statale o di CF. 
CF non può permettersi di stabilire chi deve lavorare e chi no, in base a sue valutazioni di mero profitto. 
E' un'istituzione privata o una spa che persegue il lucro? La loro illecita ingerenza nella vita professionale di un avvocato si spinge sino ad impedirgli di lavorare. La loro è una logica predatoria di profitto e nulla più.



Mettere un povero Cristo di avvocato anziano esperto alla stegua di CF è un'aberrazione. Resta il fatto che l'avvocato anziano esperto (quindi anagraficamente vecchio o giù di lì) conta per CF. Se lo tiene caro, almeno finchè lavora.


Il povero Cristo anziano ha un solo merito per CF: quello di pagare senza fiatare i contributi, per molti estorsivi ed inaffrontabili, richiesti da CF. 


Nessuno è al sicuro in questa logica di mercato.


I paletti sono quelli che mette CF alla professione, non sono i paletti posti da un anziano collega esperto. L'esperienza rientra nel bene e nel male tra i fatti suoi privati, non miei.


Di fatti i capi di CF stabiliscono a botte di regolamenti chi far lavorare e chi no. La loro mission è puramente demagogica: è quella di fare da "padroni" .


Vogliono fare, nel senso più negativo del termine, i padroni della professione e "licenziare" chi non arricchisce CF. 

Qualcuno lo chiama "merito" e ci sciacqua la bocca. Io lo chiamo  illecito scopo di profitto di CF.



Intanto ad oggi hanno fatto razzie tra i colleghi perseguendo non il merito come valore bensì il profitto di CF e del loro "managent". SI COMPORTANO ED AGISCONO DA SPA e non altro. 
Il problema sono loro e la loro spietatezza sordida e di comodo.

Non si lavora in queste condizioni, con cf che scatena equitalia addosso agli avvocati. Quelli del" managent" sono liberali nel senso più orrido del termine. Tutti possono essere liberali se fa comodo, anche la mafia.





venerdì 23 febbraio 2018


FABRIZIO MORO su Dell'Utri elencandone i reati al pubblico (2014)

FABRIZIO MORO IN CONCERTO RIPERCORRE LA STORIA POLITICA ITALIANA CITANDO RENZI, BERLUSCONI E DELL'UTRI

VIDEO CONCERTO: Fabrizio Moro esprime il suo pensiero sull'incontro tra Renzi e Berlusconi e rivela tutti i reati di Dell'Utri, fondatore insieme a Berlusconi del partito Forza Italia












venerdì 5 gennaio 2018


E' NUNZIO LUCIANO IL MOLISANO DELL'ANNO 2018 | il Nunziatissimo nostro di noi avvocati


Titolo: Nunzio Luciano, molisano dell’anno
Autore: Enzo Di Gaetano

Immagine: Contado Di Molise e Principato Ultra | via Wikimedia

Dopo l'attore internazionale Robert De Niro e dopo il politico nostrano Antonio Di Pietro, arriva terzo Nunzio Luciano,  potrei dire, per notorietà e fama, nonché soldi
Suvvia gente, gentina, servi della gleba, schiavi più o meno emancipati e gentaglia, basta parlare di famE o di gavetta e tantomeno di vessazioni.
Acclamiamo piuttosto il nostro enfant prodige. 










Immagine: Shirley Temple - Wikipedia
Wikipedia | Shirley Temple ne La piccola principessa




Gennaio 2018 | Avvocato Gabriella Filippone |
Rassegna e commenti notizie on line



"Tutti lo ricordano come il Golden boy di Forza Italia, agli albori del movimento in Molise, quandoa soli 29 anni, nel 1996, divenne coordinatore regionale del partito di Berlusconi, uno tra i più giovani d’Italia."
Resse cinque anni, da puro liberale – eredità di famiglia – e scelse di andar via. Una scelta, quella di abbandonare la politica dal suo ruolo di vertice, che lo avrebbe ripagato.








Oggi Nunzio Luciano, 55 anni, di Campobasso, avvocato civilista, è presidente della Cassa Forense Nazionale, un ente che amministra 12 miliardi di euro l’anno e che ha un attivo annuo consolidato superiore al miliardo
.
Tutto torna in ambito nazionale, l'ex cocco del Berlusca fa parte in qualche modo di quel folto gruppo di  "destresi" arruolati o comunque conclamati dal governo Renzi e dal PD. Gruppo in cui emerge quella che fa tante punture ai bambini con la scusa di vaccinarli, la Ministra della Salute Pubblica. Insomma quella tizia che prende il nome di Lorenzin. Tra gli avvocati ricordo poi il siculo Alfano e consorte, pure lei avvocato.






Come ha fatto un avvocato di provincia, un’etichetta d’origine di cui lui è comunque orgoglioso, proveniente da una regione derelittadel Sud d’Italia, ad arrivare ai vertici di un ente privato di previdenza che ha un bilancio superiore dieci volte a quello della Regione Molise?
"Abbiamo deciso di far sapere ai molisani come, uno di loro, ha scalato le vette di un ente importante come la Cassa Forense, restando praticamente nell’anonimato."
In politica, nel ’96 Nunzio Luciano comincia a farsi conoscere, perché Berlusconi ha scelto lui, un giovane avvocato di soli 29 anni, per guidare il suo partito in Molise. Una scelta sorprendente, certamente.
Luciano, giovane liberale, di famiglia liberale, rispondeva perfettamente ai requisiti berlusconiani di quel tempo. Ventinovenne, professionalmente autonomo, intraprendente.
"Per Nunzio Luciano, la scuola della politica nostrana: cinque anni a discutere e litigare con i ‘boss’ dell’inciucio da bar molisano, fu sufficiente a fargli a capire come funziona il mondo. Un percorso di ‘sofferenza’ utile come scuola di vita




Lasciata la politica per scelta autonoma, dicendo anche no a uno come il coordinatore nazionale Scajola, Luciano si dedica all’avvocatura, come presidente dei giovani legali dell’Aiga di Campobasso, si candida nel 2005 come delegato del Molise alla Cassa Forense Nazionale, l’ente previdenziale privato degli avvocati. Viene eletto tra gli ottanta delegati nazionali, è il più giovane con i suoi 39 anni."
Dopo quattro anni, entra nel Consiglio d’amministrazione della Cassa e anche lì è il più giovane. Mai nessuno, alla sua età, era entrato nel Sancta Sanctorum di un ente che amministra dodici miliardi di euro annui, il bilancio di un ministero.
Luciano nel 2011 viene eletto vicepresidente, nel 2013 presidente nazionale, a soli 51 anni, con 56 voti su 80, un record mai conseguito da nessun presidente di Cassa Forense. Il più giovane mai eletto. Una scalata prodigiosa, nel giro di dieci anni, 2003-2013, Nunzio Luciano si è arrampicato sulla gerarchia previdenziale degli avvocati italiani, arrivando al vertice dell’ente che paga le pensioni, le prestazioni e l’assistenza sanitaria a tutti i 240mila legali del Paese.
Nel 2016 viene riconfermato per un altro quadriennio, fino al 2020, e viene eletto anche vicepresidente vicario dell’Adepp, l’Associazione degli enti di previdenza dei liberi professionisti, cui aderiscono 10 Casse di previdenza (medici, ingegneri ecc.) con un patrimonio complessivo di oltre 85 miliardi e oltre un milione e seicentomila iscritti. 
Una sorta di longa manus o un riconoscimento alle sue capacità?
L’avvocato Nunzio Luciano, 55 anni, molisano, di Campobasso, oggi è uno degli uomini più potenti d’Italia e in Molise lo sapevano quattro gatti. Qual è stato, a parte la freschezza generazionale, il segreto del successo di Nunzio Luciano?
Presto detto, le novità. Il futuro. Il Web. Prima del suo ingresso in Cassa, l’ente era una specie di gerontocrazia imbalsamata dalle carte. Tanto prestigio, tanti Principi del foro, una burocrazia ottocentesca. Luciano, appena arrivato, comincia subito a rinnovare uomini e mezzi. Punta molto sulla comunicazione, chiama ad aiutarlo Francesco Giorgino, volto bello del Tguno. Fa partire il sito Web della Cassa, si comunica con la Pec e attraverso il sito. 
Luciano è un infaticabile organizzatore di convegni, una cinquantina all’anno, in tutte le regioni, con l’obiettivo di essere vicino al territorio, vicino agli iscritti, ascoltare la loro voce, le loro richieste. Tutto viene ripreso e trasferito su YouTube. Nessun iscritto potrà mai affermare di non conoscere quello che fa la Cassa. 
Un’opera di modernizzazione e "trasparenza" guidata con metodi innovativi e partecipativi. 
Si, purtroppo, massicci metodi partecipativi imposti, come l'iscrizione coatta a Cassa forense cui è seguita, manifestandosi, la conseguente indignazione di tanti (ricordo, come una reazione allergica, come un effetto indesiderato, dal  2014 ad oggi, un mio personale spreco a perdere di energia e prostrazione dietro le gesta di Cassa forense).

L'articolo prosegue: "basta comunicare bene per guidare un ente come la Cassa? No, serve anche altro. Serve produrre utili." 


Serve creare ricchezza, perché se lo Stato tra poco non sarà più in grado di pagare le pensioni, la Cassa Forense non può permetterselo. Non è lo Stato, è un ente privato e deve garantire un futuro a tutti gli iscritti, in termini di assistenza, previdenza e rendite pensionistiche. Per questo motivo Nunzio Luciano chiama attorno a sé giovani professionisti della finanza. Bisogna investire il patrimonio della cassa e bisogna creare reddito, un guadagno che garantisca il futuro.
Luciano mette in piedi un Ufficio Finanziario, dove lavorano otto esperti di finanza e mercati, un pool di gente in gamba che deve scovare le opportunità e deve garantire redditività.
La Cassa di Nunzio Luciano si mette a caccia di opportunità, investe in F2I, il fondo infrastrutturale guidato da Vito Gamberale, che nell’ultimo anno ha generato un utile del 7% per gli investimenti fatti dall’ente. Investe anche in CdpReti, l’ente che gestisce le reti gas ed elettriche, e pure lì sono guadagni.
Investimenti anche su Eni, Enel, Telecom e Poste. Infine soldi alla Fei/Bei, il fondo europeo che investe sulle medie e piccole imprese. Luciano ci tiene a far sapere che la Cassa punta molto a sostenere il tessuto produttivo del Sud d’Italia perché il criterio che lo ispira è sempre stato lo stesso: “Se cresce il Sud, cresce il Paese e se cresce il Paese, crescono anche i redditi dei professionisti”. Un concetto elementare, ma sintomatico del modo di fare di Nunzio Luciano un avvocato  partito da Campobasso. 

Nell'articolo non viene fatta menzione dell'attività di legale in senso proprio dell'avvocato Luciano, non ci è quindi dato di conoscere alcunché circa il suo studio legale ed eventuali meriti.











CAMPOBASSO. ‘Totocandidature’, spunta il nome di Nunzio Luciano. Campobassano, 55 anni, avvocato cassazionista e presidente nazionale della Cassa Forense, potrebbe essere lui a correre per Forza Italia al Senato. Il presidente nazionale della Cassa Forense dovrebbe essere il nome di Forza Italia al Senato, con la coordinatrice azzurra capolista blindata alla Camera.

Redazione Dettagli POLITICA & ATTUALITA' Martedì, 02 Gennaio 2018 12:38 ‘Totocandidature’, Nunzio Luciano e Annaelsa Tartaglione in corsa per il…
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